sabato 5 luglio 2025

Final Destination Bloodlines: un film consigliato a chi soffre di paranoia, non perché ve la farà passare ma perché vi farà sentire meno soli

 



Final Destination Bloodlines

Final Destination è uno dei film più esistenzialisti mai girati. Nel senso più letterale del termine. È una di quelle rare pellicole in cui tutti, ma dico proprio tutti, si possono riconoscere, perché tutti prima o poi moriremo e il succo della storia è proprio questo. Certo, ci sono alcune esagerazioni e alcune leggere forzature narrative, però in fin dei conti viene messa in scena la storia più antica del mondo. Non sto parlando del mestiere più antico del mondo, quello è un altro discorso. La storia più antica del mondo è quella della morte che insegue tutte le persone, e più in generale tutte le creature viventi, finché un bel giorno - bello si fa per dire - raggiunge il suo scopo.


Final Destination è quindi un film universale ed è una riflessione sulla vita e sulla morte più profonda di ciò che potrebbe apparire a uno sguardo superficiale. Pensare che ai tempi della sua uscita, nel 2000, nonostante un buon successo al box office, la critica e il pubblico l'hanno bollato più che altro come una cazzatina adolescenziale buona solo per la MTV Generation. Nel tempo il lavoro di James Wong, pur lontano dall'essere un capolavoro, ha ottenuto una sua parziale rivalutazione, si è trasformato in un cult e ha dato vita a un franchise che oggi gode di un'ottima salute. Mai stato così in forma. Il nuovo Final Destination Bloodlines è il sesto capitolo e nel giro di poche settimane è diventato il maggiore incasso e il titolo meglio recensito dell'intera saga. E chi l'ammazza più, questa saga?


Occhio, però, bisogna stare attenti. Il pericolo è sempre in agguato. A qualcuno può solo sembrare una saga assurda, un pretesto per mettere in fila una serie di morti spettacolari e una sequela di scene una più splatter dell'altra. Io invece la trovo parecchio istruttiva. Già sono pieno di fobie di mio, dalle grandi altezze ai cani, ma dopo la visione di ogni nuovo Final Destination mi ritrovo a stare ancora più attento a ogni potenziale pericolo presente nell'ambiente circostante. Sotto questo aspetto mi sono ritrovato decisamente nel personaggio della protagonista di Final Destination Bloodlines che, proprio come sua madre, è molto paranoica in tal senso. Lo so, non è un bel vivere, non è un vivere sereno, e la visione di film come questo peggiora ulteriormente la situazione.


Entrando in questo Bloodlines più nello specifico, difficile chiedere di più a un sesto capitolo di una saga. La nuova pellicola riprende la formula fortunata (fortunata si fa per dire, vista la sfiga dei protagonisti) dei suoi predecessori, regala qualche variazione sul tema, come la prima parte ambientata negli anni '60, propone diverse altre immancabii scene di morte più o meno memorabili e contiene un emozionante cameo del veterano del franchise Tony Todd, che nella realtà è stato raggiunto dalla morte lo scorso anno.


Per il resto si rinnova con tanti personaggi nuovi, in cui spicca l'idolesco menefreghista Erik Campbell, interpretato da Richard Harmon, attore già visto in altri horror e in serie come The Killing e The 100, e che spero d'ora in poi venga ingaggiato un po' ovunque.


È in particolare grazie a questo personaggio, ma non solo, che Final Destination Bloodlines tocca nuovi vertici umoristici e ironici, già presenti qua e là negli scorsi capitoli e qui ancora più accentuati. Si può ridere della morte?

Questa saga ci insegna di sì, ma soprattutto ci ricorda che bisogna temerla, bisogna cercare di sfuggirla il più a lungo possibile e tenere sempre alta la guardia. Quindi, se siete paranoici, dopo aver visto Final Destination Bloodlines lo sarete ancora di più, ma se non altro troverete dei personaggi in cui specchiarvi e vi sentirete meno soli.
(voto 6,5/10)




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