Breve rassegna discografica sui nuovi album di quattro artisti molto differenti tra loro. Cos’hanno in comune?
Niente, a parte il fatto di essere tutti quanti uomini e di comparire in questa rubrica sui dischi passati nelle ultime settimane sulle frequenze di Pensieri Cannibali.
Paolo Nutini è bello, bravo e pure simpatico. Da premesse simili, è difficile non farselo stare sulle balle. Allo stesso tempo, è difficile pure odiarlo, perché il ragazzo ha talento. Non è un nuovo genio musicale come qualcuno, tipo Fabio Fazio all’ultimo Sanremo, vuole farci credere, però ha talento. Con questo terzo album Paolo lo scozzese di origini italiane dimostra di possedere anche un certo coraggio nel proseguire per la sua strada. "Caustic Love" riesce a essere un buon incrocio tra i sue primi due lavori, senza ammiccamenti ai suoni cool o alle tendenze musicali del momento. C’è dentro il gusto per le ballatone messo in mostra soprattutto ai tempi dell’esordio (ricordate le splendide "Last Request" e "Rewind"?), e confermato qui con inedite doti da crooner, si senta la ballatona strappamutande “One Day”. Allo stesso tempo c’è dentro pure quel sapore retrò-vintage del secondo album e che qui appare ancora più accentuato.
Paolo Nutini ha tirato fuori un nuovo disco molto soul/R&B, quasi come se fosse una versione bianca e maschile di Janelle Monae, la quale non a caso figura come prestigiosa guest-vocal del brano “Fashion”. Il limite del disco è solo quello di scivolare in maniera un po’ troppo tranquilla nella parte finale. Qualche brano uptempo in più come il primo singolo “Scream (Funk My Life Up)” non avrebbe guastato, ma nel complesso si può considerare un perfetto ascolto da domenica mattina: rilassato, sciallato e tranquillo. E un tizio che ti tira fuori un disco così, sebbene sia bello, bravo e simpatico, è difficile da odiare.
(voto 7/10)
Per me parlare di Damon Albarn è un po’ come per un cristiano affrontare l’argomento Gesù Cristo o la Santificazione dei Papi. Ho un forte senso di soggezione e di gratitudine nei suoi confronti. Il Damon è uno dei pochi eroi degli anni ‘90 che nel corso della sua ormai lunga carriera non mi ha mai deluso. Qualche lavoro un po’ sottotono l’ha realizzato pure lui, che manco Dio è perfetto. I supergruppi The Good, the Bad & the Queen e Rocket Juice & the Moon ad esempio non mi avevano entusiasmato e le colonne sonore delle opere teatrali Dr. Dee e Monkey: Journey to the West ce la poteva pure risparmiare. Per il resto, Albarn non ha mai sbagliato un disco, né con i Blur, né con i Gorillaz. Dopo aver realizzato decine di lavori e molteplici progetti differenti, Damon Albarn è ora giunto al suo primo album solista vero e proprio, se si esclude l'EP "Democrazy". E com’è, questo “Everyday Robots”?
È un’albarnata pazzesca! Questo è il grande pregio così come l’unico piccolo limite del lavoro. Per chi conosce bene il suo percorso artistico, qui dentro è difficile trovare novità enormi. È come sentire i Blur senza la componente più rockettara fornita da Graham Coxon, o come ascoltare i Gorillaz privi della parte più hip-hoppara. L’album è più che altro una raccolta di ballate autobiografiche molto sentite e personali, alcune, la maggior parte, davvero splendide come la title-track "Everyday Robots", l’incantevole “Hostiles” (una delle canzoni più belle degli ultimi 120 anni), la malinconicissima “Lonely Press Play”, la sognante “The Selfish Giant”, e la molto soul “Heavy Seas of Love”, che ricorda “Tender” dei Blur. Manca solo quell’innovazione musicale che aveva sempre contraddistinto i suoi lavori passati. In compenso è ben presente una classe enorme e una capacità di scrivere canzoni eterne, fuori dal tempo, come pochi altri oggi sanno fare. A 20 anni dall’uscita di “Parklife” dei Blur, del periodo d’oro del Britpop e delle rivalità con i fratelli Gallagher, “Everyday Robots” è l’ulteriore, definitiva conferma che Damon è il migliore autore della sua generazione. Vi sembra poco?
(voto 8/10)
Skrillex è un tamarro?
Sì.
Skrillex è un truzzo?
Sì.
Skrillex ha cambiato la musica degli ultimi anni?
Che vi piaccia o meno, anche la risposta a questa domanda è affermativa. Sonny John Moore (questo il suo vero nome), ha cominciato nella scena metal con i From First to Last, per poi reinventarsi come deejay e producer elettronico e inventare un suono nuovo. Skrillex non ha creato il genere dubstep, ma è riuscito a darne una sua particolare declinazione, commerciale e tamarra fin che si vuole, ma anche dannatamente efficace. Musica che va suonata a massimo volume col subwoofer a stecca, per assaporare in pieno i bassi, sentirseli pompare dentro al corpo e fare incazzare i vicini di casa.
Nel corso degli ultimi anni, Skrillex è diventato il nome di punta, il poster boy della scena dubstep e l’ha fatto con una manciata di singoli, di EPs, oltre ad aver contribuito alla devastante colonna sonora del cult movie più cult movie degli ultimi anni, Spring Breakers. Il suo primo album vero e proprio è arrivato solo adesso, si chiama “Recess” ed è un lavoro fico, pieno di bombe da dancefloor, come “Recess”, “Ragga Bomb” e “Ease My Mind”, pezzi capaci di polverizzare tutto. Allo stesso tempo il disco manca il bersaglio grosso, quello di diventare un vero e proprio manifesto del genere, l’album simbolo del dubstep. Skrillex si dimostra ancora come un tipo più da canzoni singole che da long playing, ma quando alzerete il volume dei suoi pezzi e sentirete le finestre tremare, potrete anche chiudere un occhio (e un orecchio) su questo aspetto.
(voto 6,5/10)
Pharrell Williams “G I R L”
Ormai non se ne può più. “Happy” è una canzone contagiosa, riuscitissima, capace di mettere subito di buon umore. Fino a qualche tempo fa. Dopo che è stata suonata ovunque, dagli Oscar al Grande Fratello, in qualunque servizio di telegiornale, spot, promo, e usata in qualsiasi balletto, c’è poco da fare, ormai ascoltare “Happy” fa diventare sad. E fa persino morire.
Il secondo album solista di Pharrell “G I R L”, dopo il non troppo riuscito “In My Mind”, ha il problema di essere costruito proprio intorno a quel fortunatissimo pezzo, un po’ troppo in fretta e furia. Qualche singola canzone come “Marilyn Monroe” o la nuova collaborazione con i Daft Punk “Gust of Wind” funziona, solo che nel complesso il disco manca di una sua coerenza generale e finisce per suonare a tratti come una versione di serie B di Justin Timberlake. Da Pharrell, producer e autore geniale, io mi aspetto qualcosa di più per farmi davvero happy.
(voto 5,5/10)
L'ultimo di Skrillex l'ho ascoltato con molto piacere.
RispondiEliminaMi è abbastanza piaciuto.
Sto notando che sta avendo un effetto contrario tra la massa: si sta passando dall'amore all'odio verso il personaggio.
Il mio gruppo d'amici lo sta iniziando ad odiare. Nemmeno loro sanno il motivo.
Io me ne sbatto e continuo ad ascoltarlo.
Sicuramente questo ragionamento bacato lo farà anche il fan di Gigi D'Alessio XD
skrillex ha sempre avuto un sacco di haters.
Eliminapazienza, peggio per loro! ;)
Marco caro, adoro Paolo Nutini e mi fermo qui..gli altri anche se bravi , vengono oscurati....
RispondiEliminaHai ragione , puro sapore di spiccata simpatia scozzese!
Perdonami , sono colpevole..ammetto tutto e poi lo devo di nuovo intervistare a luglio..wow!!!!
va bene l'amore, ma che paolo nutini oscuri damon albarn non esiste proprio :)
EliminaPaolo Nutini mi piace parecchio (in tutti i sensi), l'album devo ascoltarlo meglio, ma a caldo mi è sembrato anche un po' troppo sciallato.
RispondiEliminaConcordo su Pharrell Williams, deludente.
Non conosco benissimo Skrillex e Damon Albarn, lo ammetto, però "Out of Time" fa parte della playlist della mia vita.
se adori out of time, allora recupera SUBITO l'intera discografia dei blur e di damon albarn! ;)
EliminaSe sento un'altra volta, una sola altra volta Happy, mi sanguinano le orecchie.
RispondiEliminaBasta.
È uno degli esempi in cui la sovraesposizione ti fa odiare qualcosa o qualcuno.
Venendo a Skrillex, di cui ho semplice osannato Bangarang, il suo nuovo lavoro l'ho trovato rozzo e deludente. Son gusti, eh.
Preferisco Pharrell, anche se il probabile tormentone dell'estate fa cadere le sue quotazioni, quindi, pensando a poco più in là, andrei su Albarn.
RispondiEliminaAttendo Damon, gli altri nemmeno se me li regalano e mi danno 100 euro ad ascolto :)
RispondiEliminaHappy è il male, come le ballerine. Nutini mi piace, devo ancora ascoltarlo il disco nuovo ma il tizio è da un pò che lo tengo d'occhio e non mi ha ancora deluso.
RispondiEliminaSe sento ancora Happy in giro potrei commettere una strage...
RispondiEliminaL'album di Nutini mi piace, dai, quello di Damon devo ancora sentirlo e pare meriti... :-)
"Sunny side up" è uno dei pochi dischi che ho comprato coi miei soldini! Anche quello è un bel disco, da ascoltare la Domenica mattina!
RispondiEliminaL'hai mai sentita la cover di "Cry me a river" di Justin Timbarlake, fatta da Paoluccio il nostro tesoruccio?
E dal vivo è davvero trascinante. Lo inviterei a pranzo (giuro!).
nostro tesoruccio adesso non esageriamo ahahah :)
Eliminacomunque non l'ho sentita, ma la cercherò su youtubbbe