giovedì 9 giugno 2016

La felicità è un sistema complesso con un panino, la felicità





La felicità è un sistema complesso
(Italia 2015)
Regia: Gianni Zanasi
Sceneggiatura: Gianni Zanasi
Cast: Valerio Mastandrea, Hadas Yaron, Giuseppe Battiston, Filippo De Carli, Camilla Martini, Domenico Diele, Maurizio Donadoni, Teco Celio, Daniele De Angelis
Genere: felice
Se ti piace guarda anche: Chiedimi se sono felice, La ricerca della felicità, Into the Wild – Nelle terre selvagge, I sogni segreti di Walter Mitty

Il mio rapporto con il cinema italiano è un sistema complesso. È un sistema di tipo amoreodio. Con le cose italiane in generale è così. Siamo nemiciamici come Susan Sarandon e Julia Roberts. Con la musica italiana devo dire che la relazione pende più dalla parte dell'odio. Il fatto è che il pop e il rock poco si adattano alla nostra lingua. È una questione di fonetica. L'italiano va molto meglio ad esempio con la lirica. Il problema è che io ooodio la lirica. Ciò nonostante, quando le parole riescono a trovare un loro posto nella musica, può succedere qualcosa di magico e alcune canzoni italiane possono arrivarmi persino più di quelle in inglese. O quasi. Lo stesso vale per le persone e per la cultura italiana nel loro complesso. Da una parte sto dalla loro parte, faccio il tifo per loro, grido: “Forza Italia!”... anzi no, quello mai. Dall'altra invece sono ipercritico nei loro confronti. A volte attraverso periodi di vero e proprio ripudio verso di loro. E adesso?

"Anche fare le bolle di sapone è un sistema complesso."

Adesso no. Adesso è uno di quei periodi in cui le cose italiane mi piacciono. Non so neanche bene perché. È una cosa che mi sentire strano. Mi fa sentire sporco. Il nazionalismo è una cosa che non mi appartiene. Attualmente però mi sento di stare dalla nostra parte, dalla parte degli italiani, almeno per quanto riguarda il cinema. Quando sento dire: “Il cinema italiano di oggi fa schifo” credo che sia detto o da persone che di cinema ne capiscono ancora meno di me, o da persone che sono rimaste indietro di qualche anno e non si sono rese conto che la scena attuale propone un sacco di cose interessanti.
A livello di registi credo che, oggi come oggi, possiamo vantare alcuni dei maggiori talenti visivi in circolazione. Io non vedo tanti paesi, osannati Usa compresi, che hanno dei fenomeni dietro la macchina da presa come noi. Adesso non sto a ripetere i soliti nomi perché non c'ho voglia, però, parlando esclusivamente di aspetto estetico, di capacità nel far parlare le immagini, di gusto per la (grande) bellezza, i nostri registi non sono secondi a nessuno. E non sto parlando dei Vanzina o di Neri Parenti, echeccazzo.
E no, nemmeno del “regista” Paolo Ruffini.

Ho fatto il solito pippone introduttivo che si è dilungato troppo e che avevo già fatto parlando di Non essere cattivo di Claudio Caligari e quindi se volete approfondire il mio rapporto con il cinema italiano – anche se non vedo perché una persona sana di mente dovrebbe provare il desiderio di farlo – vi rimando a quel paese a quel post. Il fatto è che, da allora, le cose sono ancora migliorate. I due film che mi sono piaciuti di più visti negli ultimi tempi sono due lavori made in Italy: A Bigger Splash di Luca Guadagnino – di cui parlerò a breve – e La felicità è un sistema complesso di Gianni Zanasi, già autore di Non pensarci che non avevo visto, visto che era uscito in uno di quei periodi in cui il cinema italiano lo ripudiavo, e che a questo punto mi sa che mi tocca recuperare. Così come ancora mi tocca recuperare alcune delle pellicole nostrane più celebrate degli ultimi mesi, come Perfetti sconosciuti, Lo chiamavano Jeeg Robot, La pazza gioia e Veloce come il vento, che potrebbero ulteriormente cambiare le sorti della mia relazione con il cinema italiano.


La felicità è un sistema complesso ha qualcosa a che fare con Non essere cattivo. Di mezzo c'è sempre Valerio Mastandrea, uno che a livello recitativo magari non è tutto 'sto fenomeno paranormale, ma nella scelta dei progetti da realizzare spesso e volentieri ne capisce. Eccome. È lui ad aver prodotto Non essere cattivo e ad aver fortemente voluto far tornare dietro la macchina da presa Claudio Caligari, ed è inoltre nel cast del maggiore successo italiano della stagione, Zalone escluso, ovvero Perfetti sconosciuti. Ciliegina sulla torta: è pure in Fiore, lavoro presentato alla Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes 2016 che sembra sia stato parecchio apprezzato.


Valerio Mastandrea in La felicità è un sistema complesso è il protagonista assoluto. Se quindi non lo reggete come attore potreste avere qualche problema a entrare del tutto in sintonia con la visione. Spettatore avvisato, mezzo salvato.
Valerio Mastandrea qui ha la parte del...
Ecco, non ve lo dico. La sua professione in questo film è... un sistema complesso, diciamo. A un certo punto però lo scoprirete. Non subito. Il bello della pellicola è proprio quello di svelare le cose con calma, di prendersi i suoi tempi senza fretta. Non è uno di quei film che quando inizia sai già dove vorrà andare a parare. La felicità è un sistema complesso non ha una sceneggiatura perfetta, di quelle hollywoodiane studiate a tavolino. È imperfetto e imprevedibile. Ha al suo interno riflessioni esistenziali e pure una mezza storia sentimentale boy meets girl, tutt'altro che scontata però, che vede coinvolto Mastandrea con l'attrice rivelazione israeliana Hadas Yaron, già vista in La sposa promessa, almeno per chi quel film l'ha visto e io personalmente non l'ho fatto e quindi per me lei è una rivelazione totale. Così com'è una rivelazione totale lo stile indie, ma non un indie scopiazzato dagli Usa, del regista e sceneggiatore Zanasi.

"Quando hai finito di fissarmi le tette mi avvisi?"

Qualcuno potrà obiettare che il finale non è che sia così sorprendente, ed è vero. Però i finali sono una cosa su cui il cinema italiano ha ancora da lavorare. Il percorso che conduce alla conclusione della pellicola è però piuttosto inaspettato e ha dei momenti davvero notevoli. Gianni Zanasi sa inoltre usare molto bene una colonna sonora fatta di pochi, ma molto efficaci brani, tra i quali sfilano Rolling Stones ("protagonisti" pure di A Bigger Splash), Turtles (la band anni '60, non i ninja con la passione per la pizza e per Megan Fox), Nouvelle Vague, pezzi originali di Niccolò Contessa alias I Cani, e poi quella bomba di pezzo di “Victim” del gruppo electro-rock Win Win con il rapper Blaqstarr che, se non conoscete, è una cosa normale, però ascoltatela che vi piacerà e se non vi piacerà le vostre orecchie sono un sistema davvero complesso e forse pure fallato. E poi?



E poi niente. L'ho già detto che questo film mi è piaciuto, e pure parecchio?
No?
Allora lo dico adesso. La felicità sarà anche un sistema complesso, ma per questa pellicola non è stato complesso darmi la felicità, almeno per due orette. Come finale di post questo non sarà il massimo, così come i finali di varie pellicole italiane non lo sono. Amateodiateci allora, però lasciateci fare, che possiamo ancora migliorare.
(voto 8/10)

9 commenti:

  1. Devo assolutamente vederlo, Mastandrea mi piace troppo.
    Ieri ho ri-visto Perfetti sconosciuti: una perfetta commedia italiana, ribadisco.

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  2. Io sto facendo incetta di film italiani e non me ne sto pentendo. Ieri sera “Fiore”, davvero molto bello.
    “Non pensarci” potrebbe piacerti, soprattutto per il protagonista e la colonna sonora.
    E guarda Perfetti Sconosciuti. Già rido provando ad immaginare una possibile recensione XD

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    1. Suggerisco Marco, Ford e altri loschi figuri alla stessa tavola, ma voglio i diritti. Eh.

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  3. Perfetti Sconosciuti l'ho recuperato giusto ieri sera. Scrittura intelligente e attori davvero superlativi. Recuperalo appena puoi. Io mi segno questo intanto.

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  4. Sulla - anche se non clamorosa - ripresa del Cinema italiano sono d'accordo, e questo film potrebbe essere un'ulteriore conferma.
    Certo, comunque, che hai scritto un post proprio fordiano! ;)

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  5. Eh mi sa che siamo sulla stessa lunghezza d'onda... quel brano che c'é nel finale e che citi giustamente poi,mi é entrato nelle vene. Una piccola postilla da rompicoglioni: la recitazione del ragazzino con i capelli alla Valderrama (mori) l'ho trovata agghiacciante

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  6. Visto che il cinema italiano mi ha dato grosse soddisfazioni, cerco di passare sopra all'aria di pesantezza (a causa anche di quella malinconia che si porta sempre appresso Mastandrea) che sembra avere questo film e lo recupero. Colpa tua, eh.

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