venerdì 1 luglio 2016

Pi greco – L'ospitata del delirio





Per darvi un'idea di quanto sia disperata oggi la situazione lavorativa, soprattutto tra i giovani, vi posso dire che persino un sitarello piccoletto come Pensieri Cannibali riceve – non dico ogni giorno, ma comunque piuttosto spesso – richieste per poter collaborare o proprio lavorare.
In genere io rifiuto gentilmente. Pensieri Cannibali non è un sito collettivo. Nonostante in qualche occasione eccezionale abbia ospitato gli interventi di colleghi blogger come AlmaCattleya o Lisa Costa, e la rubrica sulle uscite cinematografiche della settimana sia scritta insieme al mio rivale Mr. James Ford, Pensieri Cannibali è una pura espressione del mio ego e del mio punto di vista personale.
Questa volta però ho voluto fare un'eccezione. Tra i vari curriculum vitae ricevuti, ce n'è uno che mi ha colpito in maniera particolare. Era di una ragazza. Specifico subito che non era accompagnato da una foto, quindi non so se sia carina o meno e quindi il mio giudizio non è stato influenzato da fattori estetici.
Il curriculum di questa ragazza di appena 15 anni di suo è già impressionante. Ad esempio ha pubblicato un libro, girato video e cortometraggi, scritto sceneggiature, registrato canzoni... Insomma, in pratica ha fatto più lei a 15 anni che io a 34. Al di là di ciò, la cosa che più mi ha sorpreso è stata la forma scelta: un curriculum scritto a mano (va beh, col font di Word che simula la scrittura a mano) su un foglio a protocollo, come se fosse un temino delle elementari.
È il curriculum più geniale che io abbia mai visto e così ho deciso di dare una possibilità a questa giovane promessa della creatività italiana. Qui di seguito vi propongo una sua particolare recensione rimata e ritmata del (gran) film di Darren Aronofsky π – Il teorema del delirio.
Per la serie: piccole cannibali crescono, ecco a voi Lucrezia Romussi.
Se volete, potete contattarla all'indirizzo  lucreziaromussi@yahoo.com, ma non fate i soliti stalker, mi raccomando!

π – Il teorema del delirio


Pi greco il teorema del delirio,
un film che racconta il martirio
di un matematico all’apparenza antipatico
ma in realtà speciale e geniale.
Il protagonista accademista è Maximilian Cohen
interpretato dall’amato Sean Gullette e amico del regista altruista
Darren Aronofsy di religione e devozione ebraica.
Il matematico e come dice lui non numerologo
e nemmeno tuttologo
ha tre teorie che confessa tra le vie della città:

1 - la natura
(anche se questo può far paura)
parla attraverso la matematica.

2 - Tutto ciò che ci circonda
si può rappresentare (e spiegare) attraverso i numeri.

3 - Tracciando il grafico (mitico) di qualunque sistema numerico
consegue un sistema (senza nessun problema)
quindi ovunque in natura ci sono schemi
anche nell’unica borsa economica.

Successivamente e intelligentemente Maximilian Cohen
sostiene e non teme
che ovunque ci siano spirali reali.
Il protagonista a 6 anni, senza inganni,
guardò il sole e per un momento restò senza parole.
Riuscì innanzitutto a comprendere il tutto,
però, per aver fissato e guardato quella luce
abbagliante e strabiliante
ha sovente, anche tra la gente, forti emicranie.
Il suo obbiettivo primitivo è quello di trovare e apprezzare
il sistema di predire le azioni della borsa che va di corsa.
Il maestro onesto
gli dice di non provare a cercare
perché sarebbe stato inutile e impossibile
ma lui continua e insinua una nuova teoria.
Quando tutto sembra a portata di mano sfugge lontano
perché il computer con gli amati dati
si guasta e stampa una serie numerica di 216 cifre.
Il protagonista, allo stesso tempo ogni momento,
è cercato attentamente e insistentemente
da un'azienda apprezzata nonché quotata a Wall Street.
Incontra poi un ebreo studioso e affannoso
che analizza e teorizza leggi di numeri sulla Torah.
Lui cerca di ingaggiare e incoraggiare il matematico
a lavorare alle sue idee
esposte al meglio con orgoglio come azalee
in un giardino botanico.
Cohen dopo farneticazioni e dubitazioni accetta senza fretta.
Il vero scopo però sia dell’importante
sicuramente non un'azienda fra tante
sia del rabbino che si dimostrerà non tanto carino
per scoprire il vero e non austero nome di Dio
che pare essere formato e inventato da 216 cifre
è avere in loro potere la sequenza stampata in precedenza.
Nel finale sicuramente speciale
Cohen non rivelerà a nessuno taluno numero
e smetterà di pensare che la matematica sia l’unica essenza di vita
ma diventerà più irrazionale e meno razionale.
Il capolavoro, a mio parere più prezioso dell’oro,
è stato realizzato e pubblicato nel 1998,
anche se può sembrare non vero, è in bianco e nero.

5 commenti:

  1. Capolavoro di film e ortimo esempio di recensione. Grazie.

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  2. Il film, purtroppo, non l'ho visto e, a questo punto, me ne rammarico. Perchè la recensione di Lucrezia è davvero intrigante e originale. Bravissima! Continua così: sei una bella speranza per questi tempi bui.

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  3. Il film lo detestai, ma la recensione è a suo modo molto "cannibale".
    Ci sta che tu l'abbia scelta.

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  4. Che filmoneeee, uno dei miei preferiti in assoluto e che mi ha fatto conoscere Aronofsky. Lo ricordo ancora con piacere nonostante, devo ammetterlo, dopo un certo numero di visioni ha perso un po' il suo fascino

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  5. Film delirante (nome omen) ma bellissimo, complimenti alla nuova stella del firmamento blogger! :D

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