lunedì 18 febbraio 2019

Io non sono Mia, ma vi parlo di Io sono Mia




Io sono Mia
Regia: Riccardo Donna
Cast: Serena Rossi, Maurizio Lastrico, Nina Torresi, Dajana Roncione, Antonio Gerardi, Edoardo Pesce


Sai, la gente è strana. E soprattutto, la gente è stronza. Conoscevo solo marginalmente le voci che circolavano intorno a Mia Martini. Sì, quelle che dicevano che portasse sfiga. Non immaginavo però fino a quali conseguenze avevano portato nella sua carriera. Negli ultimi tempi va di moda dire che “grazie” ai social network è tutto un proliferare di fake news. Un proliferare di malignità gratuite. Persino un intellettuale del livello di Umberto Eco, qualche anno fa, disse le famose, ma più che altro famigerate parole: “I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l'invasione degli imbecilli”.

Falso. Gli imbecilli una volta non venivano subito messi a tacere. Quella messa in giro da Umberto Eco, pace all'anima sua, più che un'opinione personale suonava come una fake news. La Storia è ricca di esempi di imbecilli che non sono stati subito messi a tacere e nel suo piccolo lo è pure la vicenda della cantante di Almeno tu nell'universo. La triste e pure assurda storia di Mia Martini è la dimostrazione più lampante di come la voce degli imbecilli anche negli anni '70/'80 potesse danneggiare la collettività, una carriera e una vita intera. Vedendo il film/fiction Io sono Mia, a tratti sembra di assistere a una pellicola fantascientifica. Si fa fatica a credere che sia successo per davvero. Pensavo che sulla Martini, all'anagrafe Domenica Rita Adriana Bertè ma anche nota come Mimì, ai tempi facessero giusto qualche battutina scema. Non che fossero arrivati addirittura a un folle boicottaggio. Vedendo questo lavoro biografico viene da pensare che l'umanità un bel meteorite in testa se lo meriterebbe proprio. Non per portare sfiga, eh.

Passando a intonare note più positive, per qualcuno forse pure troppo, ancora una volta mi tocca parlare bene di una Rai Fiction. Nel film TV, che però prima di essere trasmesso su Rai Uno è passato pure nei cinema quindi forse andrebbe definito film e basta, c'è una scena molto bella in cui Mia e il suo futuro innamorato sono al loro primo appuntamento.


Per conoscersi meglio, decidono di confessare l'un l'altra le proprie debolezze, in modo da conoscere  da subito i reciproci difetti. Tra le mie debolezze, una sono sicuramente le Rai Fiction. Non ci posso fare niente. Sarò un sempliciotto io, però quasi ogni volta che le guardo cado vittima del loro fascino nazional popolare non con uno, ma con tutti e due i piedi. In modo particolare i lavori biografici, persino su personaggi come Oriana Fallaci che prima di vederli in versione Rai Fiction mi stavano sulle scatole e che poi ho rivalutato. In modo ancor più particolare i lavori biografici su artisti musicali. Grazie alle Rai Fiction ho avuto modo di approfondire la conoscenza di personaggi di cui, da non amante della musica italiana, conoscevo ben poco. Uno dei primi casi è stato Rino Gaetano - Ma il cielo è sempre più blu con Claudio Santamaria, che mi ha fatto esclamare: “Ah però, 'ste Rai Fiction non è che sono poi tutte delle porcate!”. Dopodiché è arrivato il turno ad esempio di Walter Chiari - Fino all'ultima risata con Alessio Boni, di Volare - La grande storia di Domenico Modugno con Beppe Fiorello (ebbene sì), e più di recente di Fabrizio De André - Principe libero con Luca Marinelli.

Non è che stiamo a parlà di capolavori cinematografici, certo. Nemmeno un titolone internazionale campione d'incassi e candidato agli Oscar come Bohemian Rhapsody lo è. Il merito di questi lavori però sta anche in questo. Nel farsi da parte da parte dei registi, nel caso di Bryan Singer fino a essere licenziato ma questa è un'altra storia, per lasciare la scena unicamente al personaggio raccontato. Alla sua vita. Alla sua musica. Io sono Mia è un biopic parecchio tradizionale. Usa un espediente narrativo classico: quello dell'intervista in un momento chiave della carriera dell'artista, per poi procedere a ritroso nelle altre tappe chiave, in modo che i flashback siano giustificati. 


Espediente narrativo classico, quanto usato in maniera efficace. Anche perché questa fiction, pardon questo film, ha il merito di non voler raccontare TUTTO. Alcuni episodi sono giusto citati, altri rimangono avvolti nel mistero. Al centro della narrazione, il cuore della pellicola resta comunque sempre lei, Mia, ed è giusto che sia così.


A offrire una notevole interpretazione della sfortunata (e ci tengo a precisare che ho detto sfortunata, non portasfortuna) Mia Martini c'è Serena Rossi. Nonostante a tratti mi abbia ricordato più Nina Dobrev e Ambra Angiolini che Mia Martini, ma questo credo sia dovuto più che altro a una mia distorsione mentale causata dalla visione prolungata di The Vampire Diaries e Non è la Rai, l'attrice e cantante partenopea non si limita a una semplice imitazione.

"Ma non è vero che somiglio a Nina Dobrev..."

"E di sicuro non sembro Ambra. Giusto?
Giusto???"

Serena Rossi entra del tutto nel personaggio. Fa rivivere Mimì, e non è solo un modo di dire. O un mio tentativo di corteggiamento nei suoi confronti, nel caso per caso navigando sul web finisca su questo post. Se però lo facesse, si senta libera di contattarmi in privato, che le lascio il mio numero di telefono.


In piccoli ruoli hanno inoltre modo di segnalarsi gli autori di successi della Martini e artisti che hanno lavorato con lei come Franco Califano, Charles Aznavour e Bruno Lauzi. E poi naturalmente la sorella Loredana Bertè, interpretata da un'attrice emergente da tenere d'occhio: Dajana Roncione, che gli esperti di gossip e i patiti dei Radiohead conosceranno anche come fidanzata di Thom Yorke.


Chissà cosa ne pensa Thom Yorke, di questa Rai Fiction che la sua girlfriend sicuramente l'avrà costretto a guardare?

"I haven't understood a word of this Rai Fiction, because I don't speak Italian, but it didn't totally suck."

In ogni caso, io a questo punto spero che venga realizzata anche una Rai Fiction tutta su Loredana Bertè, magari sempre interpretata dalla Roncione, visto che nelle poche scene in cui compare è un'idola totale.


Io comunque una Rai Fiction la vorrei su qualunque cantante. Se la facessero, riuscirei ad apprezzare persino Vasco Rossi. Forse. Mi guardarei pure il biopic su Gigi D'Alessio, soltanto per vedere a chi danno la parte di Anna Tatangelo. Magari alla stessa Tatangelo, che tanto anziché invecchiare ringiovanisce sempre di più. Una Rai Fiction su Kekko dei Modà però no, dai. Almeno lui nell'universo dei cantanti, no grazie. Sarebbe troppo persino per me.
(voto 7/10)


10 commenti:

  1. Canonico, televisivo, ma la prova della Rossi fa la differenza. E' uscita da Un posto al sole, mica dall'Actors Studio, eppure (banalmente ma non troppo) mostra che se hai cuore, se hai empatia, compensi a tante lacune. Alcune cose non si insegnano. Manco la civiltà, purtroppo, a Fossati e Zero, qui latitanti. Difetti a parte, ammetto che mi ha emozionato parecchio. Brava la Rai!

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  2. Permettimi di dire che la fiction su Rino era una boiata pazzesca. Hanno stuprato il personaggio facendolo passare per un tossico depresso. Poi come fai a fare un film su Rino Gaetano senza parlare di certe tematiche che ha toccato nelle sue canzoni (i famosi messaggi nascosti...)?
    Il film su Mia Martini invece mi è piaciuto, bravo Lastrico e brava la Rossi (anche se effettivamente, risentendo, la voce non ci assomiglia per niente...), ma la cosa che mi ha più colpito, in quella sera, è stato leggere nel dettaglio questa storia del "portare sfiga".
    Sapevo delle voci, ma non fino a quel punto.
    Infatti la scene più emozionante della fiction (oltre al finale con la vera Mia Martini) è stata quella in cui Mia si infuria contro i suoi discografici proprio per la vicenda delle calunnie sul portare sfiga.

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  3. Nella seconda foto (la prima oltre quella di coperina) il tizio sembra filipporoma delleiene.
    I ogni caso vista la fiction in questione, molto meglio di tante altre analoghe, la Rossi perfetta.

    Moz-

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    1. In effetti sembra Filippo Roma, ma in realtà è Maurizio Lastrico, che pure lui fa Le Iene.
      Ormai escono con lo stampino. :)

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  4. Io invece continuo ad essere snob. Non posso farci niente, fra una fiction Rai e un'ennesima serie tv estera, preferisco quest'ultima. Per dire, sto rivedendo la prima stagione di True Detective in mancanza di altro. Prima o poi mi ci cimento, facciamo che parto da Rocco Schiavone però.

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    1. Fai attenzione perché, una volta che entri nel tunnel delle Rai Fiction, rischi di non uscirne più. :D

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  5. Anche a me è piaciuto molto.
    Mi piace anche la tua riflessione sulle fake news/ balle, riassumibile in "la madre e prima ancora la nonna del cretino era sempre incinta!".

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  6. Salve
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    Cordiali saluti

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  7. Quando ho visto la pubblicità, avrei scommesso che non te la saresti persa!
    Ad ogni modo, non sembra così male, ed il personaggio della Martini merita di essere conosciuto.

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