martedì 5 febbraio 2019

Tutti pazzi per Green Book






Green Book
Regia: Peter Farrelly
Cast: Viggo Mortensen, Mahershala Ali, Linda Cardellini


Ci sono un tipo di colore e un italoamericano interpretato da un attore statunitense di origini danesi.
No, non è l'inizio di una barzelletta a sfondo razzista di quelle che facevano furore ai tempi d'oro dei Bunga Bunga party. È invece lo spunto di partenza del nuovo film dei Farrelly, ma di nuovo no, non è il loro classico film comico e goliardico. Anche perché c'è da specificare che a realizzarlo è stato uno solo dei due fratelli Farrelly, quelli che per semplificare possono essere considerati, o potevano essere considerati, i fratelli Vanzina d'Oltreoceano. Non so bene perché, ma questo nuovo film è firmato soltanto da Peter Farrelly e non vede la partecipazione né come regista, né come sceneggiatore e manco come produttore di suo fratello Bobby. Non so adesso se hanno litigato, se hanno voluto prendersi momentaneamente una pausa l'uno dall'altro, se Bobby aveva di meglio da fare che girare un film da Oscar una volta tanto che ne poteva realizzare uno o se è un semplice caso. A ogni modo posso confermare che Bobby Farrelly è vivo e vegeto.

Peter e Bobby Farrelly. Stabilite voi che chi è Peter e chi è Bobby.

Qualunque sia la ragione della loro “rottura”, diciamo che ha fatto un gran bene a Peter Farrelly, che erano anni che non realizzava un lavoro decente. Diciamo dal 2001 con quel guilty pleasure sublime che era Amore a prima svista. Quando li ho definiti i Vanzina d'Oltreoceano non intendevo comunque in senso dispregiativo. Così come loro avevano fatto pellicole parecchio divertenti come Sapore di mare, Vacanze di Natale e Vacanze in America, anche i Farrelly in passato sono stati autori di film esilaranti. Dei miei autentici cult comici personali. C'è gente che è cresciuta con Frankenstein Junior e Una poltrona per due, che a me non fanno ridere manco per sbaglio, io sono cresciuto con i sottovalutati Scemo & più scemo e Tutti pazzi per Mary.

Scemo & più scemo come anche il più scemo tra voi potrà intuire senza manco averlo visto è sì un film scemo & ancora più scemo di quanto potreste immaginare. Allo stesso tempo è però anche clamorosamente geniale. Una delle più geniali idiozie che il cinema comico ci abbia mai regalato. Un inno alla stupidità che a tratti rasenta il sublime.

Una scena dal film Scemo & più scemo.
E sopra Jim Carrey e Jeff Daniels.

Tutti pazzi per Mary era ancora meglio. Una commedia parecchio divertente, ricca di scene cult – non solo quella del “gel” per capelli di Cameron Diaz – e allo stesso tempo con una sceneggiatura strepitosa. Un film con un umorismo politicamente scorretto che oggi sarebbe inimmaginabile proporre senza denunce o senza gente che grida allo scandalo e che inoltre stravolgeva lo stereotipo che le romcom fossero prevalentemente rivolte a un pubblico femminile. Aprendo così la strada a tutto il cinema di Judd Apatow e Seth Rogen, per dire.


In apparenza, il nuovo Green Book è un lavoro del tutto differente dai lavori dei Farrelly passati. È sì una commedia, ma una commedia per una volta adorata dalla critica, capace di portarsi a casa il Golden Globe di miglior film comedy dell'anno e di correre addirittura agli Academy Awards. Un film dei Farrelly nominato agli Oscar? Per me è un sogno che si avvera, e poco importa che tecnicamente non sia un film dei Farrelly, ma un film di un Farrelly solo. Qualcuno potrà accusare Green Book di essere un lavoro ruffiano e studiato a tavolino per fare incetta di Oscar, magari a ragione, ma io non credo che a Peter Farrelly sia mai passato manco per l'anticamera del cervello di realizzare un film da Oscar.

A guardarlo meglio, Green Book in fondo è un classico film dei Farrelly. Soltanto questa volta un po' più impegnato, un po' più serio, un filo meno cazzone. Per fortuna però è anche un film che quando vuole sa essere cazzone e che regala numerose battute e situazioni favolose. La componente comica, seppure tenuta leggermente a freno, è quindi ben presente. Così come c'è anche un ribaltamento degli stereotipi, proprio come capitava in Tutti pazzi per Mary. All'inizio non si direbbe, visto che sembra di stare dentro a una commedia sugli italoamericani di quelle che una volta le facevano interpretare a Robert De Niro, e adesso invece hanno chiamato un attore americano di origini danesi come Viggo Mortensen. Non nego che dopo la prima mezz'ora mi stavo domandando: “E così questo sarebbe stato definito dalla critica uno dei migliori film degli ultimi anni? Ma che davvero?”.


Non va dimenticato però che Green Book è un “on the road movie” e inoltre è un diesel. Quando l'avventura si sposta sulla strada, la pellicola finalmente ingrana la quinta e diventa davvero splendida. A tratti esilarante, a tratti emozionante. Era dai tempi dell'accoppiata Arrival + La La Land che non mi commuovevo così per una pellicola. Ora, non sto dicendo che Green Book sia agli stessi livelli, sia da un punto di vista cinematografico - per quanto possa voler bene a Peter Farrelly questo film non è girato in maniera poi così stellare -, sia da un punto di vista emotivo. Però funziona.


Green Book è un buddy movie on the road giocato sull'amicizia tra due uomini e può quasi essere visto come una versione meno scema di Scemo & più scemo. Anche se il paragone più calzante credo sia quello con Quasi amici. In attesa che esca anche nei cinema italiani il rifacimento americano vero e proprio (The Upside con Kevin Hart e Bryan Cranston), Green Book può essere visto come un suo quasi remake. Questa volta con il tema razziale al posto di quello della disabilità. E con inoltre un'altra differenza fondamentale, in grado di ribaltare il solito cliché. Il personaggio simpa e cazzaro di turno in questo caso è il bianco, mentre il nero è quello più serioso e raffinato. Può sembrare una differenza da poco, ma così, a memoria, non mi vengono in mente altri casi del genere. Qualcuno potrà dire Danny Glover in Arma letale, però è pur sempre quello famoso per aver detto: “Sono troppo vecchio per queste stronzate!”, quindi non è che fosse proprio il re dei raffinati.


Il personaggio interpretato dall'ottimo Mahershala Ali è quello di un pianista di colore che si comporta come il più snob tra i bianchi e che come autista – perché se la tira talmente tanto da aver bisogno di un autista – ingaggia un italoamericano. All'inizio vedere Viggo Mortensen che fa l'italoamericano lascia piuttosto straniti, però anche se la sua pronuncia italiana non è esattamente quella da perfetto guaglione, minuto dopo minuto riesce a convincere sempre di più e si trasforma in un autentico idolo. Personalmente mi sono ritrovato di più nel personaggio di Mahershala Ali, con il suo atteggiamento altezzoso da radical-chic e con il suo sentirsi costantemente fuori posto, ma un pizzico di me l'ho trovato pure nella cazzoneria e nell'incazzo facile di Viggo Mortensen.

"Amico, pensavo facessi musica hip hop e invece sembri uscito da La compagnia del cigno. E che cazzo!"

Si può stare a disquisire di qualità cinematografica fin che si vuole, ma alla fine ci sono film che ti arrivano e altri che non ti arrivano. È tutta una questione di soggettività. Per questo mi fa strano che sull'aggregatore di recensioni Rotten Tomatoes ci siano lavori che totalizzano il 99%, o addirittura il 100%. E poi la chiamano libertà di pensiero... libertà sì, di pensarla tutti uguale. Mi chiedo come sia possibile che un film possa piacere a tutti. Molti dei più grandi capolavori nella storia del cinema all'epoca dell'uscita non è che abbiano fatto impazzire tutti. Basta prendere alcuni titoli della filmografia di Stanley Kubrick. Quando è arrivato nei cinema, 2001: Odissea nello spazio è stato definito geniale da alcuni, mentre altri lo hanno considerato una cagata pazzesca. Shining non parliamone. Per quel film Kubrick mica era stato nominato agli Oscar. L'avevano candidato ai Razzie Awards, vi rendete conto?


Quanti invece dei presunti capolavori oggi osannati universalmente dalla critica come Roma (che su Rotten Tomatoes ha il 96%) saranno considerati capolavori anche tra 30 anni, o anche solo tra 10? Ma soprattutto, chi nella vita se lo vorrà mai rivedere una seconda volta, un mattonazzo del genere in cui non succede un bel niente?


Tutto questo per dire che in una pellicola – non necessariamente un capolavoro a livello cinematografico – ci si può ritrovare o meno in un personaggio, e nel caso di Green Book mi sono ritrovato un po' in entrambi i protagonisti ed è forse per questo che alla fine mi è arrivato. Eccome, se mi è arrivato. E mi ha emozionato. Eccome se mi ha emozionato.
(voto 7,5/10)


8 commenti:

  1. Un film tutto buoni sentimenti, però bisogna anche riuscire a farli i film così. Che poi alla fine è un “Road movie” come “Scemo & più scemo”, solo appena un po’ meno beh, scemo ;-) Cheers

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  2. Paraculo, ma glielo si perdona perché funziona alla perfezione. Anche se l'emozione non si è fatta sentire, purtroppo, soprattutto in quel finale troppo stucchevole, troppo natalizio, per essere vero.

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  3. Una scena dal film Scemo & più scemo.
    E sopra Jim Carrey e Jeff Daniels.
    E sotto il coglione che scrive.

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  4. A me quella di Scemo e più Scemo mi ha ribaltato dalla sedia, seppure (qui lo dico e solo qui) li ho votati i cinquestelluti.
    Ma ci vorrebbe un tastino per condividerla al volo... o è già in qualche tuo altro sprazzo social?
    Ghizzo, un po' d'ironia, cribbio! O eri ironico e non ho capito io?
    Hombre, un po' d'ironia, cribbio!

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    1. L'immagine l'ho trovata per caso su Twitter.
      Purtroppo non è stata una mia idea. :)

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  5. INcredibile. Concordo dalla prima all'ultima parola, nonostante abbia adorato Roma. Forse siamo davvero un pò come Mortensen e Ali.

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  6. Salve
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