lunedì 1 aprile 2019

The Dirt: Mötley Crüe e Lords of Chaos, gli anti Bohemian Rhapsody sono arrivati





Oggi su Pensieri Cannibali si parla di hard rock e di black metal ma no, non è un pesce d'aprile.



The Dirt: Mötley Crüe
Regia: Jeff Tremaine
Cast: Douglas Booth, Richard Colson Baker, Iwan Rheon, Daniel Webber, Pete Davidson, David Costabile, Kathryn Morris, Leven Rambin, Tony Cavalero


Uno che faceva un censimento una volta tentò di chiedermi se mi piace la musica hard rock: mi mangiai il suo fegato con un bel piatto di Pringles e una buona Guinness.


Questo per dire del mio rapporto con la musica hard rock. Che pure io sono cresciuto con la musica rock, però con l'alternative rock. Il grunge dei Nirvana. Quello dall'attitudine punk e indie ante litteram che si opponeva al classic rock e allo stadium rock di band come i Guns N' Roses, i Bon Jovi, i Queen e i Mötley Crüe. Chi osserva il genere da lontano, può inserire tutto all'interno dello stesso calderone. È musica fatta con chitarre elettriche da tipi per lo più drogati che generano un discreto rumore. Per me il rumore dei Nirvana è però diverso dal rumore dei Mötley Crüe. C'è un tipo di suono differente, e anche una concezione esistenziale molto distante. I Mötley Crüe facevano musica per scoparsi più tipe possibili. Cosa comune alla gran parte delle band, almeno agli inizi, con la differenza che per i Mötley Crüe quello era l'unico scopo. Per Kurt Cobain invece non era così. Lui faceva musica per esprimere il suo male di vivere.


A livello sonoro, e a sorpresa anche di estetica, i Mötley Crüe avevano un approccio al rock più vicino a quello dei Queen. Benché orientato “leggermente” più verso l'etero e il macho. Eppure anche loro puntavano molto su un aspetto glam, come e più di Freddie Mercury, con tanto trucco, parrucco e pure pantaloni aderenti da donna. La loro attitudine era però decisamente più cazzara, rispetto ai più seriosi Queen. Inevitabile quindi che la pellicola sulle loro gesta, più che sulla loro musica, uscisse distante da Bohemian Rhapsody. Al punto che si può considerare quasi il suo esatto opposto, nei suoi pregi come nei suoi difetti.


Pur essendo essendo anch'esso un tipico biopic musicale, The Dirt: Mötley Crüe si muove su un territorio distante, in particolare nella prima parte. L'inizio del film, e qua e là qualche scena successiva, sono da commedia goliardica, a metà strada tra Animal House e American Pie. Qui dentro ci sono alcune delle sequenze più esaltanti, folli e spassose dell'annata cinematografica. C'è pure una delle scene più rivoltanti viste di recente, Congresso mondiale delle famiglie escluso. Mi riferisco a quella del piscio con Ozzy Osbourne.


Ecco, Ozzy Osbourne. I Black Sabbath. Un altro gruppo fondamentale della scena hard rock. Tra i massimi capostipiti dell'heavy metal, insieme a Steppenwolf, Deep Purple, Led Zeppelin e pochi altri. Tutti artisti che non fanno parte del mio DNA. Qualche loro pezzo può fare capolino qua e là nelle mie eclettiche schizofreniche playlist, ma non sono i gruppi di riferimento con cui sono cresciuto, né quelli che ho amato, amo o amerò di più. Ciò non toglie che possa apprezzarli, meglio se a piccole dose e in occasioni speciali. Bohemian Rhapsody ad esempio è riuscito a farmi avvicinare, almeno un pochino, persino ai Queen, che mai avevo sopportato prima. The Dirt mi ha messo più in contatto con i Mötley Crüe, che pure avevo sempre snobbato alla grande.


Devo dire che a livello musicale non è che me li abbia fatti rivalutare troppo. Per quanto mi riguarda, sono un gruppo che ha fatto qualche canzone simpatica, tipo Girls Girls Girls, ma l'unico loro pezzo davvero memorabile è Home Sweet Home.



Per il resto, il cantante aveva una voce piuttosto fastidiosa, a livello musicale proponevano un hard rock non particolarmente originale e a livello compositivo non si sono mai segnalati troppo. Non a caso, i pezzi della pellicola che più mi sono rimasti impressi manco sono loro: Solid Gold Easy Action dei T. Rex, che esalta il giovane Nikki Sixx nella sua cameretta, e My Kinda Lover di Billy Squier, interpretata dal futuro cantante del gruppo a un party con la sua cover band.



Eppure i Mötley Crüe erano dei fighi. Degli idoli che incarnavano ciò che il rock'n'roll doveva e dev'essere. La trasgressione. Il vivere senza regole. L'andare contro le comuni convenzioni sociali. Girare sempre a mille, senza pensare al domani. Il pregio di The Dirt è proprio quello di mettere bene in mostra questi aspetti. In tal senso, può essere considerata la versione brutta, sporca, cattiva e sexy di Bohemian Rhapsody.


Molti di quelli che hanno criticato il film sui Queen si sono concentrati appunto sul fatto che fosse un biopic troppo pulitino e commerciale. Ragazzi, non è colpa del film. Il fatto è che i Queen sono stati uno dei gruppi più commerciali nella storia della musica. Se gente come i Nirvana, o anche i Radiohead, se ne sono sempre fregati di diventare famosi, Freddie Mercury era invece un animale da palcoscenico e faceva musica da stadio, non da cameretta. Ha sempre puntato ad arrivare a più persone possibili. La stessa cosa l'ha fatta il film Bohemian Rhapsody. Una pellicola che non si è concentrata troppo sulla vita privata di Freddie, perché lo stesso Freddie l'ha sempre tenuta per sé. Non credo avrebbe gradito una pellicola troppo incentrata sull'aspetto gossipparo, benché ne sarebbe potuto uscire un film più divertente e anche più veritiero sulla sua vita. Freddie Mercury però non voleva essere considerato un'icona gay. Voleva essere considerato un'icona e basta.


The Dirt invece come detto è tutto l'opposto. Lo spazio riservato alla musica è piuttosto limitato rispetto ad altri lavori del genere, oltre a Bohemian Rhapsody penso ad esempio anche a 8 Mile con Eminem. Questo perché della musica dei Mötley Crüe non è che ci sia molto da dire e persino a loro fregava fino a un certo punto. In compenso ci sono il sesso, la droga, il delirio. Quello che ha fatto entrare il gruppo, se non nella storia della musica, nella leggenda della vita da rockstar.


Un'altra caratteristica che contraddistingue i Mötley Crüe è il fatto che i suoi due membri più famosi sono il batterista 🥁 Tommy Lee (interpretato dal fastidioso rapper Machine Gun Kelly), diventato poi noto anche per il suo filmino XXX con l'ex moglie Pamela Anderson, e il bassista 🎸 Nikki Sixx (interpretato dall'interessante Douglas Booth già visto in altri biopic come Loving Vincent e Mary Shelley). Al contrario dei Queen e della gran parte delle band mondiali, il cantante 🎤 Vince Neil (nella cui parte c'è l'emergente Daniel Webber) e il chitarrista 🎸 Mick Mars (Iwan Rheon di Misfits e Game of Thrones) erano invece delle figure un pochino più in ombra. Benché in The Dirt sia riservato uno spazio importante a tutti e 4, cosa che certo non si può dire del mercurycentrico Bohemian Rhapsody.


Ci troviamo quindi di fronte alla figata delle figate?
Non proprio. Laddove Bohemian Rhapsody parte in maniera molto blanda e prevedibile, per poi crescere in una seconda parte capace di toccare persino un anti Queen come il sottoscritto, The Dirt al contrario proprio sul finale si spegne. Quando perde il suo lato cazzone per farsi serio, fallisce nell'obiettivo di emozionare, non quanto vorrebbe. Tanto nei suoi lati più convincenti, quanto nei suoi limiti, il film riesce a esprimere in pieno ciò che i Mötley Crüe sono stati. Spessore vicino allo zero, ma sesso, droga, rock'n'roll e divertimento a mille.
(voto 6,5/10)


Lords of Chaos
Regia: Jonas Åkerlund
Cast: Rory Culkin, Emory Cohen, Sky Ferreira, Jack Kilmer, Valter Skarsgård, Anthony De La Torre


C'è un altro film che può essere considerato l'anti Bohemian Rhapsody. Un film talmente estremo che può essere considerato pure l'anti The Dirt. Al confronto, la pellicola sui Mötley Crüe pare un cinepanettone. Lords of Chaos invece è... il MALE PURO! (d'ora in poi tutte le scritte in CAPSLOCK vanno lette con voce urlata in stile GROWL DEATH METAL)


Lords of Chaos racconta la storia dei Mayhem e di Burzum, i principali esponenti del VERO BLACK METAL NORVEGESE, e presenta dei protagonisti che sono l'esatto opposto di ciò che mi piace. Ascoltano e suonano una musica metal inascoltabile. Un tipo di black metal così pesante che persino i fan di gruppi più “melodici” come Metallica o Slipknot credo facciano fatica a reggere. Hanno idee filo naziste. Vivono in campagna con una scarsa igiene personale e per l'ambiente in cui stanno. Odiano i gatti al punto da dar loro la caccia. Quest'ultimo è un aspetto che non ho ben capito, visto che i felini, specie quelli neri, sono considerati delle creature piuttosto infernali e sono in genere amati dai satanisti. Si veda il gatto Salem nelle serie Sabrina, vita da strega e Le terrificanti avventure di Sabrina. Per volerli morti, devi essere davvero una persona orribile.


Dovrei quindi odiare un film come Lords of Chaos, e invece così non è. Il fatto è che da una parte la pellicola riesce a parlare della scena metal svedese con rispetto e con attenzione. Non a caso a dirigere e a co-sceneggiare il lavoro c'è lo svedese Jonas Åkerlund, ex batterista della metal band Bathory che si è fatto le ossa con la regia di videoclip musicali, tra cui quello parecchio controverso di Smack My Bitch Up dei Prodigy, in seguito autore anche di cose più pop come i video di Ray of Light di Madonna e Telephone di Lady Gaga con Beyoncé. Hey, un momento: loro non sono per niente metal, DANNAZIONE!


Dall'altra parte invece Lords of Chaos propone le vicende, musicali e non solo, del gruppo Mayhem e della one man band Burzum con una certa vena ironica. Un aspetto piuttosto inedito per la scena metal che - evvai di stereotipo - tende di solito a prendersi troooppo sul serio. Lords of Chaos in alcuni momenti riesce a strappare la risata, e poi in altri momenti diventa devastante. Ci sono momenti di ultraviolenza degni di Arancia meccanica. A essere cattivo comunque non è tanto il film in sé. Lo sono i suoi protagonisti. I componenti dei Mayhem, ma soprattutto il fondatore nonché membro unico dei Burzum, alias Varg Vikernes. Un tipo che non è un finto perfido tipo i villain "poser" della Disney, che in fondo in fondo sono buoni e se si sono comportati da cattivoni è solo perché hanno subito qualche ingiustizia o trauma pesante. Varg Vikernes è l'incarnazione del MALE ASSOLUTO. Un incrocio tra Adolf Hitler e Charles Manson.


Riguardo agli eventi narrati non sto a svelarvi troppo. Vi dico solo che la pellicola è tratta da un libro intitolato Lords of chaos. La storia insanguinata del metal satanico. E aggiungo che il cast è formato da una parte della meglio gioventù indie attuale.

💀C'è Rory Culkin, il fratello di Macaulay e Rory Culkin, visto anche in Signs e nella recente miniserie Waco.


💀C'è Emory Cohen, attore rivelazione di Brooklyn recitato al fianco di Saoirse Ronan, e noto al pubblico di The OA nella parte di Homer.


💀C'è Jack Kilmer, il figlio di Val “Iceman” Kilmer, già segnalatosi in Palo Alto di Gia Coppola.


💀C'è poi anche la magnifica Sky Ferreira...


...attrice e cantante che, dopo essere apparsa nella terza stagione di Twin Peaks, tra poco tornerà sulle scene musicali (indie-pop e non metal), con un nuovo album che secondo Pitchfork vale la pena di attendere.



Lords of Chaos è una visione così disturbante che, se l'avessero proiettato lo scorso weekend a Verona al Congresso mondiale delle famiglie, credo ci sarebbe stata gente che si sarebbe cavata gli occhi dalle orbite pur di non vederlo. Cosa che avrebbe provocato scene ancora più splatter di quelle presenti qua e là all'interno del film, quindi DAJE!


Se Bohemian Rhapsody nella sua classicità può essere considerato il Via col vento dei biopic musicali, e The Dirt nella sua cazzonaggine può essere visto come l'American Pie del genere, Lords of Chaos è invece l'American Psycho delle pellicole sulle rock band. Perché è cattivo, cattivissimo, ma con una punta d'ironia. E soprattutto con tanto METALLO!
(voto 7,5/10)


6 commenti:

  1. Mi toccherà recuperare entrambi!

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  2. «Per me il rumore dei Nirvana è però diverso dal rumore dei Mötley Crüe.»
    Aggiungo solo Amen, infatti nel film per sottolineare il cambio di gusti del grande pubblico, si vede una gigantografia di “Ten” dei Pearl Jam. Visto che si parla di un secondo capitolo di “Bohemian Rhapsody” è troppo sperare in uno spin-off di “The Dirt” dedicato ad Ozzy? ;-)

    Hai fatto bene ad accorpare i due film, hanno entrambi dei difetti evidenti, ma mi sono piaciuti tutti e due, il congresso mondiale delle famiglie di Verona con i suoi feti di plastica, e roba scappare piangendo anche il “Blackster” più tosto! Cheers

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  3. Se su The Dirt siamo pienamente d'accordo -divertente ma non così equilibrato- con Lord of Caos hai suscitato la mia curiosità. So già che appena lo proporrò al giovine metallaro impazzirà di felicità, e io che lo avevo snobbato pensando fosse un horror!

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  4. Più leggo di The dirt più ho voglia di vederlo, se arriva al cinema vicino casa vado, sennó lo cercherò in DVD!

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  5. Piccolo appunto, solo a Dead non piacciono i gatti...

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  6. Incredibile, siamo d'accordo su entrambi.
    Ho adorato l'essere cazzoni dei Motley e sono rimasto inquietato dal mondo metallico norvegese, davvero disturbante.

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