lunedì 22 luglio 2019

Pedro Almodolor y Gloria





Dolor y Gloria
Regia: Pedro Almodóvar
Cast: Antonio Banderas, Penélope Cruz, Asier Etxeandía, Leonardo Sbaraglia, Asier Flores, César Vicente, Cecilia Roth, Rosalía


Un bel film, finalmente! Era da un po' di tempo che non mi capitava di vederne uno. Magari è colpa mia. Non ho visto quelli giusti e a dirla tutta di recente, e non solo di recente, ho prestato più attenzione alle serie che non alle pellicole. O magari negli ultimi mesi non è che siano usciti tutti questi film clamorosi. Dolor y Gloria non è che sia un film clamoroso. È semplice. È naturale. È personale. È proprio in questa sua apparente semplicità che sta la sua forza. Pedro Almodóvar non punta agli effetti speciali, cosa che d'altra parte non ha mai fatto, ma nemmeno a trucchi, maschere o travestimenti. Il regista spagnolo si mette a nudo con un coraggio che sbalordisce, soprattutto per uno che, se è davvero come il suo alter-ego cinematografico Antonio Banderas in questo film, soffre di attacchi di panico e di ansia.


La cosa più difficile per un artista, per un uomo in generale, è presentarsi per quello che è. Dolor y Gloria è la storia di una persona presentata senza filtri. Con tutti i suoi difetti, i suoi dolori, fisici come mentali. Dolor y Gloria è quel file che si tiene nascosto sul computer, manco fosse un porno, senza farlo leggere a nessuno, senza l'intenzione di pubblicarlo o di renderlo mai noto. Pedro Almodóvar invece ha deciso, credo non senza pensarci e ripensarci su mille volte, di renderlo pubblico. Con Dolor y Gloria è come se dicesse: “Questo sono io. Così è, se vi piace”. Alcune parti saranno romanzate, l'esperienza con l'eroina ad esempio l'avrà avuta per davvero o l'ha solo immaginata? Il cuore della pellicola sembra però ampiamente autobiografico. Stabilire quanto ci sia di vero comunque non è così importante. Il bello del film è il suo mixare realtà e fiction, immaginario e non immaginario, passato e presente, vita vera e cinema. Tutto si fonde in un qualcosa che possiamo definire con due parole: Pedro Almodóvar.


A questo punto si può pensare che lo spagnolo si sia fatto una sega. Qualcosa di così autoreferenziale che solo chi ha visto tutti i suoi film cento vole può comprendere e apprezzare. Un'autocelebrazione megalomane di sé e del suo cinema. Così non è. Per niente. Dolor y Gloria è un film umile, in cui l'egocentrismo del regista superstar lascia posto alle insicurezze dell'uomo. Quasi come se fosse un Carlo Verdone in chiave meno comedy. Il regista trasforma il suo Dolor esistenziale in Gloria artistica. Non troppo distante da quanto fatto da Mattia Torre, purtroppo scomparso lo scorso weekend, con la sua bellissima e sottovalutata serie La linea verticale.

Dolor y Gloria è una seduta di autoterapia che non fa bene solo a lui, ma a chiunque possa e voglia ritrovarsi anche soltanto in alcuni aspetti del protagonista. Protagonista che è il regista in crisi Salvador Mallo, interpretato da un Antonio Banderas al massimo della sua forma recitativa. Non a caso ha conquistato il Prix d'interprétation masculine al Festival di Cannes 2019 e – chissà? – potrebbe ottenere pure una nomination ai prossimi premi Oscar. Non sono un fan dell'attore mugnaio che parla con la gallina Rosita, ma riconosco che questa volta è davvero bravo. A un certo punto, mentre guardavo Dolor y Gloria, sullo schermo ho visto materializzarsi Pedro Almodóvar. Giuro che non mi sono fatto di eroina, io. Non so se sia stata un'allucinazione dovuta al caldo, fatto sta che a un tratto sullo schermo non ho più visto Antonio Banderas, ho visto Pedro Almodóvar. Questo per dire quanto l'interpretazione dell'attore spagnolo sia riuscita.


Un'altra cosa miracolosa avvenuta è che durante la visione non ho avuto voglia di massacrare il film, o anche solo criticarlo un pochino. Cosa di questi tempi assai rara. Di recente la mia natura di critico acido brutto bastardo è venuta fuori più che mai. Persino guardando la nuova stagione del mio adorato Stranger Things, sebbene con gli ultimi due episodi abbia finito per adorarlo ancora una volta, ho trovato delle cose che non ho apprezzato particolarmente. Con il film Rocketman non parliamone. In teoria il biopic su Elton John può essere considerato come un lavoro gemello di Dolor y Gloria. Presenta temi molto simili: dipendenza, depressione, omosessualità, rapporto conflittuale e ansiolitico con la fama, la relazione con la madre, l'oscillazione tra passato e presente, etc.. In pratica è invece l'esatto opposto. Tanto è appariscente, sfolgorante, ma incapace di proporre una riflessione autentica dell'uomo che si cela dietro al personaggio Rocketman, tanto è privo di orpelli quanto sincero Dolor y Gloria. Pure la breve apparizione all'inizio della popstar spagnola del momento, Rosalía, è assolutamente al servizio della storia e all'insegnà dell'umilità, non una strizzatina d'occhio al glamour o al pubblico ggiovane.


Il miglior attore non è chi piange, bensì chi lotta per trattenere le lacrime”, dice in una scena Salvador Mallo/Antonio Banderas. Il segreto della riuscita di questo piccolo grande film è analogo. Non è un lavoro urlato, esagerato, che cerca la scena madre o gli applausi a scena aperta a tutti i costi. È un film che lotta per trattanere le sue emozioni, ma alla fine le lacrime riesce a provocarle lo stesso.
(voto 8+/10)


6 commenti:

  1. Film meraviglioso, sincero, sentito, sorprendente, e ispiratissimo, qui Almodovar ha dato il meglio di se ^_^

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  2. Una delle visioni più belle dell'anno.
    E, fatti questo favore, recupera i film che ti mancano di Pedro. Ne vedrai delle bellissime.

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  3. Felice di vedere che i bei film li vedi anche tu, e che colpiscono anche te :)
    Pedro continua a campeggiare indiscusso nel mio blog, un film che si costruisce come piace a me: per immagini piene di poesia, per parole che si ascolta incantati.

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  4. Hai detto bene: piccolo grande film!
    Non può rivaleggiare con Fellini (si ispira a 8e1/2, ma con toni minimalisti) ma in una stagione come questa, dove nelle sale hanno prevalso i fumetti e i filmuzzi spaccaspacca, sia lode agli Dei del Cinema per la coppia Pedro y Antonio

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  6. Devo ancora recuperarlo, ma ho come l'impressione che, purtroppo, saremo d'accordo. Del resto, quando il Pedrone è in forma, spacca.

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