sabato 29 febbraio 2020

Serial Killer di febbraio 2020: L'amica geniale, Hunters, BoJack e altro ancora





Che siate forzatamente reclusi, auto-reclusi o non-reclusi, c'è sempre un buon motivo per guardare una nuova serie TV. O recuperarne una in giro già da un po'. O evitare di cominciarne una che non merita. Ecco i consigli seriali, ma da non prendere troppo sul serio, sui telefilms usciti durante le ultime settimane nella consueta rubrica mensile di Pensieri Cannibali amichevolmente intitolata Serial Killer.


Serie top del mese

L'amica geniale
(stagione 2, episodi 1-6)

Esiste ancora la rivista Cioè?
Credo di sì, anche se, cioè, non ne ho la certezza. Nel caso la pubblichino ancora, consiglio loro di realizzare, se non l'hanno già fatto, un test: “Sei più una Lenù o una Lila?”.
Dopo aver visto la prima folgorante stagione, pensavo di essere più una Lila.


Guardando la seconda stagione Storia del nuovo cognome, ancora più notevole rispetto alla prima, sospetto invece di essere più una Lenù.


Considerazioni fondamentali come a quale delle due protagoniste somigli di più a parte, L'amica geniale, grazie a un Saverio Costanzo cresciuto moltissimo e agli episodi “vacanzieri” a Ischia diretti da Alice Rohrwacher, oggi può essere considerata una delle serie meglio girate nel mondo intero. Si veda la scena quasi horror della violenza su Lila fatta dal marito. O quel gioiellino vintage di sigla che si ritrova.



Oltre alla regia, My Brilliant Friend è proprio nel complesso una delle cose migliori in circolazione a livello globale. È una serie molto italiana, molto napoletana, e allo stesso tempo può piacere a tutti dappertutto. L'amica geniale è come la pizza.


I Am Not Okay With This
(stagione 1, episodi 1 e 2)

Caro diario,
sto seguendo una nuova serie che è... una fottuta figata!

Come lascia intendere il claim di lancio “dai produttori di Stranger Things e dal regista di The End of the F***ing World”, I Am Not Okay With This si colloca a metà strada tra le due. Ha un leggero tocco paranormale come la prima e racconta del disagio adolescenziale con un'ambientazione fuori dal tempo come la seconda. Ha per protagonisti dei teen, ma può benissimo piacere anche a un pubblico di adulti. Ha come protagonisti due attori di It e It - Capitolo due, Sophia Lillis e Wyatt Oleff, e per fortuna ricorda vagamente più le atmosfere di It che non di It - Capitolo due. Che poi, come ha notato anche Nikki di Tropical Pizza su Radio Deejay, non si capisce bene quando è ambientata esattamente. Ci sono vari riferimenti agli anni '80, ma pure a Carrie - Lo sguardo di Satana che è del 1976, e allo stesso tempo qualcuno ha notato la presenza di VHS di film dei primi 2000 e di cellulari qua e là che la farebbero collocare in un periodo più recente, anche se forse non proprio il presente.


Dopo aver visto un paio di episodi, questa novità Netflix appare come una serie caotica, non perfetta, che dà la sensazione di un antipasto, è alla costante ricerca di una sua identità, eppure è ricca di fascino e a suo modo è in qualche modo riuscita. Proprio perché in questa incertezza riesce a ricreare bene la confusione adolescenziale, ed esistenziale in generale. Per adesso, I am okay with this.


Hunters
(stagione 1, episodi 1 e 2)

Hunters rischia di essere la tarantinata dell'anno. Senza nemmeno che Quentin c'abbia messo il suo zampino, non in maniera diretta. È più che altro un'influenza che alleggia nell'aria, un'ombra che si proietta sulla serie TV di Amazon Prime Video. Hunters racconta di un gruppo di cacciatori di nazisti molto variegato, che va dal giovincello Logan Lerman al veterano Al Pacino. Una specie di Bastardi senza gloria con toni vendicativi alla Kill Bill, ambientato però in una New York di fine anni '70 che ricorda I guerrieri della notte, il tutto condito da un tocco pulp, molto pulp, pure troppo [Bebo Storti alias Thomas Prostata cit.].



Per quanto mi riguarda, ci sono poi fin troppi personaggi e fin troppi salti temporali, cosa che rischia di farla diventare fin troppo dispersiva. In tutto questo “troppo”, dopo aver visto i primi due episodi il potenziale per trovarci di fronte a una bombetta di serie in grado di scoppiare anziché stroppiare comunque è ben presente.



Serie così così del mese

BoJack Horseman
(stagione 6, seconda metà)

Dire addio a BoJack Horseman. Sigh. Negli ultimi anni l'uomo-cavallo e gli altri personaggi che gli ruotano intorno sono diventati una presenza costante nella mia/nostra vita. L'annuncio che la sesta stagione, divisa in due parti, sarebbe stata l'ultima è quindi giunta come una mazzata. Una volta visti gli episodi della prima metà veniva però il dubbio che oramai BoJack fosse giunto alla sua ultima corsa senza più molto altro da aggiungere rispetto a quanto visto in passato e che quindi era meglio non proseguire per altre 10 mila stagioni. Un'impressione purtroppo confermata anche dalla seconda metà, che parte pure in maniera interessante, con un episodio diverso dal solito in cui BoJack sembra aver finalmente trovato la maturità, diviso tra l'insegnamento e l'amore paterno.


Un'illusione, perché le cose tornano poi a precipitare nuovamente. Peccato che si prosegua con una serie di episodi riempitivo che risultano ben lontani dai vertici altissimi raggiunti dalla serie in passato e che l'hanno fatta diventare la serie animata più bella dai tempi di Daria, e una delle più belle in generale in assoluto. La stagione si riscatta parzialmente con il penultimo visionario episodio e a mio avviso ancor di più con l'ultimo. Il controverso finale, che non spoilero, ha lasciato interdetti in molti. Io invece l'ho adorato. Anziché cercare il colpo di scena conclusivo a tutti i costi, si ferma così, in maniera molto bojackiana. La corsa dell'uomo-cavallo si è arrestata qui, per ora, ma io non escludo il ritorno.



Serie flop del mese

Luna nera
(stagione 1, mezzo episodio 1)

In genere non mi piace parlare di una serie di cui non ho visto almeno un episodio intero. Con Luna nera, novità italiana targata Netflix, mi è invece bastato circa mezzo episodio per essere sicuro della mia valutazione. I livelli di recitazione sono - a essere ancora generosi - inferiori a quelli della telenovela piemontese di Mai Dire Gol e nel complesso il mio giudizio verso questa serie italiana Netflix è positivo quanto...



Katy Keene
(stagione 1, episodio 1)
"Grazie per avermi prestato questa giacca leopardata, Aria... volevo dire Katy."

Katy Keene è lo spin-off fashion/musicale di Riverdale. Ce n'era bisognooo???
Francamente, per quanto Riverdale sia stato ed è sempre uno dei miei guilty pleasure preferiti, direi proprio di no. I legami con Riverdale per altro sono parecchio limitati: Katy Keene, interpretata dall'ex pretty little liar Lucy Hale, è comparsa nella serie “madre” per tipo 10 secondi durante una trasferta newyorkese di Veronica Lodge (Camila Mendes), ed è inoltre presente Josie McCoy (Ashleigh Murray), uno dei personaggi più trascurati di Riverdale che a ben vedere non meritava un ulteriore approfondimento. Magari con i prossimi episodi riuscirà a trasformarsi in una piacevole trashata ma, dopo il pilot, Katy Keettesencula mi sembra solo una gran perdita di tempo.



Guilty Pleasure del mese
Party of Five
"Bocciata Luna nera?"
"Ma noi volevamo proprio guardarla!"

Ve lo ricordate Party of Five?
Probabilmente no. Magari perché siete troppo giovani e degli anni '90 conoscete giusto i Nirvana e (forse) Twin Peaks. O magari perché in Italia, dov'era conosciuto – o meglio non conosciuto – come Cinque in famiglia, è stato trasmesso un po' alla cazzo, e non è che abbia mai riscosso un particolare successo. Negli Usa invece era molto apprezzata in particolare dalla critica e anche a me ai tempi piaceva decisamente. Era un teen drama, ma un teen drama particolare. Triste, perché raccontava di cinque fratelli che avevano appena perso i genitori per un incidente d'auto, e più maturo rispetto agli altri teen drama allora in circolazione. Oggi lo possiamo considerare quasi un antenato di This Is Us.

Tra le note di merito c'era poi un cast parecchio azzeccato che ha lanciato la carriera di attori come Matthew Fox, poi in Lost, Scott Wolf, poi in Everwood e oggi in Nancy Drew, Lacey Chabert, poi in Mean Girls, e delle future scream queens Neve Campbell e Jennifer Love Hewitt. Come non amare una serie con Neve Campbell e Jennifer Love Hewitt?


Bene. Noiosa Bella lezione di Storia televisiva. Ma perché ne parlo proprio ora?
Perché proprio ora è arrivata la serie reboot di quel telefilm so '90s. Come va di moda negli ultimi tempi, si veda il riuscito Roswell: New Mexico e il meno riuscito Charmed, anche in questo caso ci troviamo di fronte a una “cover” latinoamericana di un successo anni '90. Niente reggaeton, tranquilli, non temete. A essere latinoamericano è il cast e non le sonorità. Lo spunto di partenza di questo Party of Five tutto nuovo è meno drammatico ma più socialmente impegnato e attuale rispetto all'originale: cinque fratelli si trovano costretti a vivere da soli, questa volta non perché i genitori sono morti, ma perché sono stati deportati in Messico. Vivevano negli Stati Uniti da una ventina d'anni senza che nessuno gli facesse storie, poi è arrivata l'amministrazione Trump e bye bye USA.

"Uèèè, e io che dal titolo pensavo fosse una serie piena di party."

Nonostante le differenze e nonostante gli anni passati, si respira la stessa aria famigliare e c'è anche un certo look rétro anni '90. Dopotutto gli autori della serie sono rimasti gli stessi: Amy Lippman & Christopher Keyser. Per chi cerca un teen drama nuovo, ma allo stesso tempo in qualche modo “vecchio” per ispirazione e atmosfere, questa è un'ottima scelta.



Cotta del mese
Audrey Gerthoffer (Party of Five)

Nella nuova versione di Party of Five, Audrey Gerthoffer ha una parte simile a quella di Jennifer Love Hewitt nell'originale. Ed è assolutamente all'altezza di un tale confronto. Roba mica da tutte. Dovesse continuare così, il ruolo da protagonista in un ipotetico reboot di Ghost Whisperer - Presenze se l'è già prenotato.



Episodio del mese
This Is Us, s04e12, A Hell of a Week: Part Two

Gli episodi “solisti” con protagonista Kevin Pearson (Justin Hartley) sono sempre i migliori di This Is Us. C'è poco da fare. Sono episodi come questo che mi fanno ricordare perché ancora seguo e (occasionalmente) amo questa serie. E sono episodi come questo che ci mostrano Kevin come una specie di BoJack Horseman, solo al 100% umano e un buon 80% più figo, ma ugualmente tormentato e autodistruttivo. Bellissimo poi, e fondamentale a livello narrativo all'interno della puntata, l'utilizzo di Will Hunting - Genio ribelle.


C'è inoltre da dire che tutta la parte finale della quarta stagione sta mostrando un This Is Us quasi ai livelli dei primi tempi. In altre parole: le lacrime sono tornate a scorrere a fiumi.




13 commenti:

  1. Anche a me piace molto la serie tv "L'amica geniale"! Molto azzeccato il paragone con la pizza! :)

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  2. Per me terribile, terribile I am not okay with this. Un fritto misto senza un briciolo di fantasia, il nulla cosmico. L'amica geniale, al contrario, si conferma meraviglioso.

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  3. Un disastro Luna nera! Grande idea, pessima realizzazione.

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  4. La telenovela piemontese di Mai dire TV! Quanti ricordi!!!

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  5. Cioè hanno avuto il coraggio di fare una serie italiana con il titolo Luna Nera, bah

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  6. Sono molto curioso per This is us e Bojack, che devo ancora finire.
    Per il resto, vedo tante cannibalate che non mi attraggono più di tanto.

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  7. L'Amica geniale è sempre bellissimo, anche per chi ha letto i libri. La serie arricchisce l'intera storia di nuove sfumature e le due attrici sono davvero bravissime.

    Hunters: sono ferma al primo episodio e non perché non mi piaccia, anzi. Purtroppo non ho tempo di seguire nulla ma per ora mi piace da impazzire ç_ç E' trash, seria e splatter come piace a me.

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  8. I am not ok with this non so... mi sembra l'ennesima riproposizione di una formula che sinceramente inizia un po' a stancare. Sul finale di Bojack concordiamo alla grande invece. L'amica geniale penso di essere l'unica al mondo a non averne mai visto nemmeno un episodio... Di This is us ho visto solo i primi quattro o cinque episodi, ma non sono riuscita ad "innamorarmene".

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  9. Alcune tipiche cose americane che non sopporto più di vedere: gli autobus degli studenti, il disagiato che cammina in mezzo al corridoio, il disagiato in mensa, il diario, il chiudersi nei cessi per isolarsi, il tipo idiota col giubbotto della squadra, il burro di arachidi, il ballare sul letto, il camminare o ballare in mezzo alla strada, il fast food, la mamma che lavora tanto e torna tardi.

    Il fratellino, i binari e il fischio del treno merci, il bowling, le bevande (galloni di latte o ogni tipo di alcolico), l'amico che ti capisce, il rugby, il guardare il soffitto.

    Lo scantinato, la figura paterna, l'amica del cuore, la festa in casa (coi soliti bicchieroni rossi), stare con le scarpe appoggiate sul letto o sul divano. Provare discorsi motivazionali davanti allo specchio, le lezioni di chimica, il ballo di fine anno... Tuttavia
    I Am Not Okay With This mi è piaciuta. Sophia Lillis, dopo It (un'ottima Beverly) dà conferma di sapersela cavare anche qui. Buffa, divertente ma anche credibilmente introspettiva per episodi che durano poco più di 20 minuti (dico, è perfetto quando non hai voglia o tempo di concentrarti su cose più lunghe. Tipo, hai sonno ma non abbastanza. Devi uscire ma è ancora presto). Nonostante tutte le cose così americane e in fondo anche per questo, e di proposito in seno alla memoria cinematografica statunitense, la serie di Jonathan Entwistle è oltremodo godibile e a tratti esplosiva.

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  10. party of five lo ricordo, i fratelli tutti belli ma di una pesantezza unica.
    L'amica geniale non mi capacito come possa piacere a me, a mio figlio di 10 anni e a mia suocera contemporaneamente: trovo che la lingua napoletana, le atmosfere, gli sguardi tra le protagoniste concorrono a creare un linguaggio magico per il telespettatore. Invece la scenografia del rione (al contrario dei bellissimi interni) e la voce narrante fatico a trovarli calzanti.
    I Am Not Okay With This...piccolo gioiello. Penso che tutte le cose che ha elencato Leroy siano stucchevoli quando la serie o il film sono semplicemente brutti, ma quando gli attori sono così bravi puoi solo applaudire e amare i loro cliché pop
    barbara

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  11. A questo giro sono indietro con parecchie cose.
    Troppe.
    Hunters stuzzica, ma temo la partenza a bomba e il perdersi in un ritmo lento, in ogni caso la proverò.
    Nessuna chance avevo concesso ai tuoi flop, e ne vado fiera, mentre la nuova The end of the f* world/Stranger Things/Sex Education non ha niente di nuovo, anzi, ricicla tutto, ma lo fa in quel modo in cui non puoi ignorarla.

    Quanto a Party of Five era un appuntamento del sabato pomeriggio (credo, la programmazione era davvero scostante) e a ruota libera mi innamoravo dei vari fratelli/fidanzati. Una bella dose di drama, il che mi ricorda che pure This is Us mi manca, recuperata la prima parte di questa stagione sotto Natale ora devo trovare le forze per riprenderla.

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    1. E qui mancava un commento su L'amica geniale, che continuo a evitare per quanto ho amato i libri, ma visto l'entusiasmo generale, la bellezza che esce anche solo dalle foto, mi sa che al terzo giro cederò.

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