martedì 30 novembre 2021

Serial Killer di Novembre 2021: le serie mensili de Roma e del resto del mondo





Manca poco al periodo più bello dell'anno. Perché arriva il Natale?
Ma va, sono mica Mariah Carey. Perché stiamo per essere inondati da una marea di classifiche di fine anno, quelle di Pensieri Cannibali comprese. Mi spiace per chi odia le classifiche...
Anzi no, come si fa a odiarle? E' qualcosa di inconcepibile, come odiare dei teneri gattini indifesi che ti guardano con gli occhioni dolci, prima di ficcarti un'unghia nella carne.
In attesa che la super classifica show abbia inizio, ecco intanto l'ultimo appuntamento del 2021 con la rubrica Serial Killer, dedicata alle serie belle e brutte passate su questi schermi nelle ultime settimane.



Serie Top del mese

Strappare lungo i bordi

Diciamolo pure: Zerocalcare c'ha avuto la classica botta de culo. Quante probabilità c'erano che capitasse una pandemia? Mentre noi ce ne stavamo sul divano a meditare sul da farsi, cioè a non fare un cazzo, ecco che lui se ne stava sì sul divano, ma da lì sopra progettava i suoi video a cartoni Rebibbia Quarantine, con i quali si faceva conoscere e amare anche da quei due stronzi rimasti che ancora non avevano letto i suoi fumetti: io e il mio armadillo. La pandemia è stata la botta de culo di Zerocalcare per conquistare i non fumettari, e pure la mia che ho avuto l’occasione di scoprire la sua opera.

"Botta de culo?
Ma che scrive 'sto infame?"

Fiutando il business, ecco che prontamente Netflix l'ha messo al lavoro – con sua grande gioia, immagino – su un'intera serie TV. Lui l'ha sfangata con appena 6 episodi della durata di 20 minuti circa l'uno, sigla e titoli di coda compresi. Nun te sforzà troppo, Zero, me raccomando. Comincio a vedere il primo episodio di Strappare lungo i bordi e penso che forse a questo giro ha fatto il passo più lungo della gamba. C'è un flusso di coscienza fatto di gag divertenti e riflessioni niente male, solo che mi sembra tutto un po' sfilacciato e non riesco a vedere il quadro complessivo. 'Ndo 'sta il quadro complessivo?

"Questo non capisce proprio 'na mazza."

Passano gli episodi e il dannato quadro complessivo si compone, non risparmiando un bel pugno allo stomaco. Io mi ritrovo a piagne come un Dawson Leery qualsiasi. Non solo piagne. È più che altro un misto di risate e lacrime, accompagnato dal pensiero che anche questa volta Zerocalcare ce l'ha fatta. Ha portato a casa la pagnotta e pure qualcosa in più. M'ha strappato l'anima, senza manco seguire i bordi. 'Tacci sua.


Yellowjackets

Ci sono quelle serie che manco nei miei migliori sogni riuscirei a immaginarle. Sarà che i miei sogni si devono sforzare di più? Cosa devo mangiare prima di coricarmi per avere una qualità onirica di livello cinematografico/televisiva?
Tra le serie che sogno di sognare, negli ultimi mesi sono arrivate Cruel Summer, Brand New Cherry Flavor e ora Yellowjackets. Cos'hanno in comune?


Sono tutte e tre ambientate negli anni '90, quindi in pratica basta fare una serie ambientata in quel decenno e io sono contento così. Nel caso di Yellowjackets, c'è inoltre un alternarsi tra il presente e i 90s, con uno stile nel ricostruire una vicenda passata ricca di contorni oscuri che mi ha ricordato quello de Il giardino delle vergini suicide. A ciò aggiungiamo un naufragar m'è dolce in questo mare in stile Lost/The Wilds, più un cast di giovani fighett... ehm, promesse capitanate da Sophie Nélisse, Ella Purnell e Sophie Thatcher e accompagnate da un paio di glorie 90s come Juliette Lewis e Christina Ricci, una colonna sonora da favola che solo nei primi due episodi propone Smashing Pumpkins, Hole, PJ Harvey e Portishead, e la mia nuova serie TV preferita è bell'e che servita. Ci va tanto?

"Non sto mica piangendo, è che mi entrata una puntata di Strappare lungo i bordi negli occhi."


Succession

Se ancora non state seguendo Succession – mannaggia a voi! – vi do un buon motivo per farlo. Nel terzo episodio della terza stagione c’è il miglior uso di una canzone dei Nirvana possibile e immaginabile. Di quale canzone si tratta non ve lo dico, così siete costretti a guardare la serie per scoprirlo. Al riguardo Courtney Love, una che non concede spesso i diritti dei pezzi di Cobain in film o serie, sui social ha scritto: “Non mi sono mai sentita così bene ad approvare l'uso di una canzone di Kurt. Sono sicura che ne è orgoglioso”.


Che poi ci sono anche vari altri motivi per guardare Succession. Ad esempio Kieran Culkin, qui nei panni di uno dei personaggi più idoleschi nella storia dei personaggi idoleschi. Siamo ai livelli del Kevin McCallister interpretato da suo fratello Macaulay Culkin in Mamma, ho perso l’aereo. E non è nemmeno l’unico personaggio cult della serie.


Un’altra ragione è perché racconta in maniera spietata e divertente le complesse vicenda dei Roy, famiglia fittizia a capo di uno dei più grandi imperi televisivi e mediatici degli USA, ed è un po’ come sbirciare dentro la casa (di lusso) dei Berlusconi americani. O come assistere a un incrocio tra una tragedia e una commedia shakespeariana, davanti alla quale lo stesso Bardo s’inchinerebbe.

"Ti prego Pier Silvio, elimina Barbara D'Urso dai tuoi canali una volta per tutte."

Un altro motivo è che, se ancora non state seguendo Succession, vi state perdendo una delle serie migliori degli ultimi anni, che a ogni stagione non fa che migliorare. A parte queste cose, comunque, non vi perdete mica niente di che.



Serie così così del mese

Dexter: New Blood

C'è qualcosa di rassicurante, nella nuova stagione revival di Dexter. Cosa che per una serie su un assassino psicopatico non è che sia così positiva. Anche se adesso si fa chiamare Jim Lindsay, il serial killer precedentemente noto come Dexter Morgan resta sempre lo stesso. Si è messo a fare il boomer boscaiolo in una cittadina sperduta di montagna e le atmosfere assolate di Miami sono solo un ricordo, ma il suo "passeggero oscuro" continua a fargli compagnia e la serie, pur essendosi data una rispolverata, gioca come in passato con la paranoia e i pensieri malati del suo protagonista.

"Ucciderei per riavere il caldo di Miami."

Dopo i primi tre episodi, New Blood si dimostra più intrigante rispetto all'ottava deludente stagione, quella che nel 2013 aveva messo una (pessima) fine provvisoria alle avventure insanguinate di Dexter. C'è però da aggiungere che non ci andava molto a fare di meglio e per ora questo revival sembra ancora alle fasi introduttive. Nella speranza che il suo potenziale esploda del tutto nei prossimi episodi, per il momento bentornato caro vecchio rassicurante Dexter Morgan. Pardon, Jim Lindsay.



Serie Flop del mese

Vita da Carlo

Che vita di merda, la Vita da Carlo. E' Verdone il primo ad ammettere che vive proprio male. E che serie di merda, la Vita da Carlo. Magari questo farà più fatica ad ammetterlo. Bisogna però dire le cose come stanno, perché quanno ce vo, ce vo. Nei momenti migliori, la prima (e si spera ultima) serie autobiografica ideata, interpretata, scritta e diretta da Carlo Verdone strappa un sorriso di compassione. Nei momenti peggiori, è proprio imbarazzante. Come l'apparizione di Morgan, che vorrebbe essere un po' una sorrentinata e invece finisce per essere solo una trashata degna di un programma condotto da Barbara D'Urso.


Uno allora pensa che almeno quando Verdone si limita a fare il Verdone funzioni. No. Tutt'altro. Dentro Vita da Carlo c'è persino troppo Verdone e dal titolo si poteva mettere in conto, solo che è un Verdone che ormai non sembra avere più niente da dire. Quando tenta di far ridere, piazza delle gag sorpassatissime e ricche di stereotipi, tenute insieme da una risicatissima trama che vede il protagonista candidato come sindaco di Roma. Quando poi si sforza di fare il profondo, è 'na tragedia.

"Io pensavo che per passare per profondi bastasse fare una scena sul terrazzo mentre mi fumo una sigaretta e della musica pensierosa sotto.
Non è così?"

Lo so che la serie si chiama Vita da Carlo ma, se solo lui si spostasse un po' più in là e ci lasciasse vedere anche gli altri personaggi, qualcosa di buono magari verrebbe fuori. Io ad esempio guarderei volentieri uno spin-off dedicato al personaggio di sua figlia, interpretata non dalla vera figlia di Verdone, bensì dalla figlia di Margherita Buy, Caterina De Angelis, giovane attrice di cui credo sentiremo parlare ancora. Carlé, te invece mi sa che è meglio se ti butti in politica veramente, che tanto peggio de così...



Cowboy Bebop

Della serie anime Cowboy Bebop ricordo poco. Giusto che l'hanno data per qualche tempo su MTV Italia tra la fine dei 90s e i primi Anni Zero ed era una figata pazzesca. Adesso hanno provato a fare l'adattamento live action, dove si vede che si sforzano a tutti i costi di fare i fighi, ma senza successo. Perché chi è figo, lo è e basta. Persino Brad Pitt se si sforzasse di fare il figo, finirebbe per non esserlo...


Ok, probabilmente Brad sarebbe figo lo stesso. Cowboy Bebop con attori in carne e ossa invece no. Sarà che gli attori scelti non è che siano proprio l'ideale. A partire dal protagonista John Cho, che per me è e resterà sempre Harold del duo Harold & Kumar, i protagonisti della commedia demenziale American Trip - Il primo viaggio non si scorda mai, quindi nei panni del cacciatore di taglie Spike Spiegel per me è del tutto inverosimile.


Certe cose non andrebbero toccate, non così almeno. Preferisco tenermi il ricordo di Cowboy Bebop, serie anime fighissima che con il suo stile ha anticipato cosette tipo Matrix e Kill Bill, piuttosto che pensare a questo maldestro adattamento che avrebbe anche un senso, solo se non cercasse a tutti i costi di scimmiottare l'originale.



Guilty Pleasure del mese
Hawkeye

Odio il Marvel Cinematic Universe, a parte qualche rara eccezione come WandaVision e Avengers: Endgame, e odio i film natalizi Disney con gli animali, a parte qualche rara eccezion... no, li odio tutti. In compenso amo Hailee Steinfeld. Che cosa ne penso allora di Hawkeye, una serie Marvel-Disney ambientata a Natale con protagonisti Hailee Steinfeld e un cane?
Con cane non intendo Jeremy Renner, sebbene non sia proprio l'attore più da Oscar del mondo, ma un cane vero e proprio che fa bau bau. No, ribadisco: non sto parlando di Jeremy Renner, anche se la serie si chiama Hawkeye, cioè Occhio di Falco, quindi dovrebbe essere il protagonista principale, mentre in realtà ha così tanto carisma da risultare un personaggio secondario persino nella sua stessa serie. Comunque, com'è 'sta serie?


A sorpresa, la sto trovando decisamente gradevole, perlomeno i primi due episodi usciti. Tutto merito di Hailee Steinfeld?
Nooo, non del tutto. Diciamo soltanto al 99%. Resta fuori un dignitoso 1%, in cui la serie ha altre frecce nel suo arco da tirare. Tipo Hailee Steinfeld che tira con l'arco. Dite che pure questo rientra nel suo 99% di meriti?
Al momento non mi viene in mente nient'altro, sorry, però Hailee Steinfeld da sola vale il prezzo del biglietto. Ricordo che è riuscita a rendere simpatica persino Emily Dickinson che, insomma, grandissima poetessa e tutto, ma non è che fosse conosciuta come Miss Simpatia, e invece nella serie Dickinson Hailee riesce a ribaltare qualsiasi preconcetto sul suo conto. Così come qui mi sta rendendo piacevole la visione di una roba festiva Marvel+Disney uniti per distruggermi. Miracolo di Natale?
No, Miracolo della Steinfeld, che sarebbe una delizia pure in una serie su Giorgia Meloni... mmm, forse.

"Chi è Giorgia Meloni?
Una cattivona tipo Thanos?"



Cotta del mese
Simona Tabasco (Luna Park)

Luna Park è una serie TV italiana Netflix che tutto sommato non mi è dispiaciuta. Ha alcuni momenti da fiction Rai, però possiede anche qualche buona idea, un'intrigante colonna sonora post-moderna, una bella ambientazione nella Roma degli anni '60 e soprattutto c'è Lei. Simona Tabasco. Un mix tra Matilda Lutz ed Emilia Clarke. Ogni volta che è presente in scena, è impossibile non guardarla con gli occhi a forma di cuore. 😍
Insieme a lei, un giretto al Luna Park non è affatto male anche per chi come non è particolarmente fan dei Luna Park.




6 commenti:

  1. Per ora ho visto solo Hawkeye, visto lo scarsissimo tempo a disposizione: con la prima puntata volevo morire, la seconda si è ripresa, aspetto l'arrivo di Florence Pugh, ovviamente.
    Zerocalcare e Yellowjacket sono in lizza da mo', spero o di beccarmi 6 mesi di covid o di ricevere dal mio datore di lavoro un'offerta di ferie illimitate, altrimenti non saprei davvero come o quando guardarle ç_ç

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  2. Segno Yellow jacket!
    Zerocalcare adorato.

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  3. Nonostante il mio amore per gli anni 90, temo questa nuova ondata nostalgica, tanto che di tre titoli non ne ho visto mezzo.
    Così come mi sto tenendo gli episodi di Succession per una maratona come si deve e Dexter solo per quando mi diranno che ne vale la pena, il tuo giudizio sospeso ma non troppo convinto, non mi aiuta a sbilanciarmi.
    Mai stata fan di Verdone, non vedo perché cominciare dalla sua Vita, mai stata fan della Marvel, e dopo WandaVision non mi frega più: un Universo troppo complesso in cui entrare e che so che alla fine tutto torna ad essere in stile Marvel. Hailee me la godo come Emily.

    Insomma, di questa carrellata, almeno la più bella, quella di Zerocalcare, l'ho vista.

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  4. Mi chiamo la signora Milani Cinzia e sono una negoziante. Noto che al momento sono come il più felice del mondo. Vengo in testimonianza di un prestito tra privati ​​che ho appena ricevuto. Ho ricevuto il mio prestito grazie al servizio del signore Pierre Michel. Ho avviato le pratiche con lui martedì scorso e venerdì, alle 10:30, ho ricevuto conferma che oggi, venerdì, mi era stato inviato sul mio conto corrente il bonifico di 44.000€. Ecco la sua email: combaluzierp443@gmail.com

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  5. Io ho dei seri problemi, uno di questi è che a dispetto della maggioranza degli umani Strappare lungo i bordi di Zerocalcare non mi ha sconvolto. È un problema non indifferente anche perché Michele Rech mi piace. Seguendo e leggendo solitamente cose di matrice comunista rivoluzionaria anarchico pantofolai sturo duro e vaffanculo ho imparato a conoscerlo e ad apprezzarlo relativamente presto. Seppur il suo primo fumetto letto sia stato Kobane Calling. Ecco uno dei punti a mio sfavore, io preferisco quel genere di racconto: quello impegnato. Gente che si impegna a raccontare realtà distanti dalla nostra e che ci insegnano che il mondo ha una struttura complessa e non è fatta solo di donne, madri, cristiane e italiane e tutte le altre sono delle povere stronze. O di uomini che suonano citofoni o difendono i sacri confini italici bloccando navi in mare tanto chi cazzo se ne frega io diffondo solo messaggi a senso unico posso? No. Il mondo ha una struttura eterogenea e disastrosa e va raccontato da chi può farlo.

    Zerocalcare lo sa fare ed io lo apprezzo molto per questo. Grazie, ciao. Condivido molto meno il suo abbracciare lo straight edge, ossia l'astinenza da tabacco, alcol, droghe. In Strappare lungo i bordi consumano spesso gelato, anzi è proprio una sorta di tormentone. Dai senti, prendiamoci un gelato e ne parliamo. Ma come cazzo si fa ad affrontare argomenti seri come i tormenti esistenziali mangiando gelato?! Sì, è un mio problema ma da spettatore qui la mia soglia di credibilità del tutto viene seriamente minata. È pur vero che se Zerocalcare bevesse e si drogasse molto probabilmente i suoi racconti sarebbero tipo Trainspotting (non a caso citato nella serie con una immersione nel divano). Vabbè. Come da sua ammissione, Strappare lungo i bordi è strutturato su digressioni verticali che poi aprono ad una trama orizzontale. C'è insomma un filo che (no spoiler) viene fuori negli ultimi due episodi. Un tema assai delicato che viene affrontato in modo sì splendido. Perché questo è uno dei tanti punti fighi di Zerocalcare, farti sorridere e renderti malinconico allo stesso tempo. Ma, per quanto mi riguarda, se non vi fossero stati quei due episodi a me la serie avrebbe lasciato un po' di vuoto. Come quando qualcuno viene a casa mia e poi se ne va. I racconti sul quotidiano vivere sono divertenti, il cesso dei maschi e delle femmine, il discorso sul curriculum lo si condivide perché lo si vive, la questione di quando si va a vivere da soli e casa tua diventa una mappa divisa in territori in stile Il trono di spade (quello mi ha fatto molto ridere lo ammetto, perché è dannatamente così che funziona). Ma a lungo andare sono piccole avversioni quotidiane che trovano il tempo che trovano. Sono quel tipo di cose per le quali Fabio Volo è diventato ricco scrivendo libri di merda. Oddio, Zerocalcare è di un altro livello, okay, non offendiamo, ma certe forme di racconto dan spazio (in modo simpatico) al proprio ego ma poi cosa rimane fra le pagine chiare e le pagine scure? Ho letto che Zerocalcare ha scoperto in ritardo Bojack Horseman e che ne è rimasto conquistato. Al punto da, come dice lui, aprirgli delle finestre nel cervello. Strappare lungo i bordi, deve qualcosina a Bojack Horseman. Per me Bojack rimane superiore, ma non solo perché si sta di merda e ci si alcolizza e non si mangia gelato. È superiore perché quei piccoli strati di disagio creano poi una struttura ben salda, una struttura di un'inquietudine molto più credibile e dolorosa. Faccio riferimento al cavallo solo perché lo ha citato Zerocalcare. Strappare lungo i bordi, come detto, riesce a trovare questa dimensione sul finale. Limortacci, daje! Non ho pianto nel finale ma avrei pianto se quel finale non ci fosse stato, perché sarebbe stato uno spreco. Ancor peggio della mia vita. A proposito, io non strappo mai. Uso direttamente le forbici. Scusa per il pippone ma ci stavo pensando oggi e avevo bisogno di farmi mandare al diavolo. Ciao. ��

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    1. Capisco quello che dici e fondamentalmente sono d'accordo. Senza gli ultimi 2 episodi la serie sarebbe stata una delusione. Solo che quei 2 episodi ci sono e fanno vedere anche i precedenti sotto una luce diversa. Alla fine quindi credo abbia avuto ragione lui, a scegliere una struttura così in crescendo, che ricorda alcune stagioni di BoJack che esplodevano nel finale. Se fosse stata una bomba fin dall'inizio, forse non avrebbe avuto lo stesso effetto.

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