Serie del mese
Dieci capodanni
(miniserie)
Buon anno! Buon anno a tutti!
No, non sono impazzito. Non più del solito. Solamente, c'è che sono improvvisamente diventato un fan del Capodanno. Un giorno che non ho mai amato in maniera particolare. Sì, sono tra quelli che alla domanda: "Cosa fai a Capodanno?" ti rispondono alzando il dito medio. Finora. Dopo aver visto la stupenda serie spagnola Dieci capodanni, co-creata da Rodrigo Sorogoyen (il regista di Madre e As bestas) con Sara Cano e Paula Fabra, sto cominciando ad apprezzare il Capodanno. Quello degli altri. Quello di Óscar e Ana. Manco fossimo dentro a una canzone dei The Kolors: un ragazzo incontra una ragazza, poi che succederà?
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"Wow, allora è vero che esistono delle opere d'arte all'infuori delle canzoni di Simone Cristicchi" "Pensavo che lui avesse il monopolio esclusivo" |
In questa serie boy meets girl seguiamo il rapporto tra questi due personaggi vedendoli in ogni episodio per un unico giorno all'anno, per dieci anni. In pratica prende lo spunto narrativo di One Day, però in versione spagnola e ambientata nel giorno di Capodanno e però è più bella di One Day, sia il film che la serie (il libro di David Nicholls invece non l'ho letto).
Dieci capodanni, nove capodanni, otto capodanni, sette, sei, cinque, quattro, tre, due, uno... buon anno, e soprattutto buona serie a tutti!
(voto 8/10)
Le altre serie
Sweetpea
(stagione 1)
La serie Sweetpea parte con la protagonista che fa una lista delle persone che vorrebbe uccidere. Io non faccio la mia per evitare problemi legali. Mi limito a domandarmi perché una serie così adorabile, grazie al suo dark humor malato e a una protagonista folle ma per cui è difficile non fare il tifo anche perché è interpretata in maniera splendida dalla splendida Ella Purnell, non sia ancora stata trasmessa in Italia. Bisogna arrivare alla minacce perché qualcuno si decida a mandarla in onda anche da noi?
(voto 7+/10)
Storia della mia famiglia
(stagione 1, episodi 1-5)
Per farla breve, Storia della mia famiglia è una specie di This Is Us de 'noantri con protagonista una famiglia napoletana che abita a Roma. Ci sono momenti commoventi, ma il lato comedy è più accentuato rispetto ai colleghi americani. Inoltre la serie italiana si fa notare per una volta anche per la componente musicale. Oltre a un'ottima colonna sonora in cui spiccano "The Universal" dei Blur e "I Fought the Law" dei Clash, la chicca sono le t-shirt di gruppi alternativi indossate da alcuni personaggi della serie. Tra un episodio e l'altro si intravedono le magliette di band come Sonic Youth, Stone Roses, Fugazi e Jesus and Mary Chain.
Lo so che a gente che non capisce un kazz0 di musica qualcuno potrà sembrare solo un dettaglio di poco conto, invece per me sono l'evidente testimonianza di come Storia della mia famiglia, pur essendo a prima vista una serie nazional-popolare, riesce a deviare almeno un pochino dai soliti percorsi già percorsi da altre produzioni tricolori simili. Il diavolo è nei dettagli, e pure nelle belle serie.
(voto 7+/10)
Paradise
(stagione 1, episodi 1-6)
Il pregio di Paradise è che un po' è una serie thriller spionistica, un po' è una vicenda fantascientifica distopica mystery tra Lost e Black Mirror e un po' è un family drama. Dopotutto il creatore è Dan Fogelman, lo stesso di This Is Us.
Il limite di Paradise è che vuole essere persino troppe cose e non tutte le componenti sono ugualmente riuscite. Oltre al fatto che una miriade di altre serie oggi in circolazione giocano con un mix simile.
Nonostante un senso di déjà vu faccia capolino in più occasioni, la serie pur non raggiungendo livelli paradisiaci sa affascinare, non a caso è già stata rinnovata per una seconda stagione. Il merito va alla scrittura di Dan Fogelman e a un buon cast che comprende Sterling K. Brown, Julianne Nicholson, Sarah Shahi e un James Marsden in versione presidente degli Stati Uniti.
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"Vi piacerebbe avere me come presidente, vero? Se continuate a votare con il buco del chiulo però non succederà mai" |
Il contesto è del tutto differente, ma anche per via del frequente uso di flashback un certo retrogusto di This Is Us emerge qua e là. E la cosa certo non mi dispiace.
(voto 6,5/10)
Apple Cider Vinegar
(miniserie)
La nuova serie Apple Cider Vinegar, che nonostante il titolo non va su Apple TV+ bensì a sorpresa su Netflix, ripercorre la vera storia di una influencer accusata tra le altre cose di finta beneficenza. Vi ricorda per caso qualcuno?
No, non si parla di quella nota influencer italiana. La storia è invece quella dell'australiana Belle Gibson e cos'ha fatto non ve lo dico. Vi invito a scoprirlo guardando questa miniserie che all'inizio non mi aveva convinto granché, complice una protagonista a dir poco detestabile, ma ha saputo conquistarmi episodio dopo episodio fino a un crescendo finale niente male.
Forse sarebbe stata ancora più efficace con una maggiore asciuttezza, ma anche così Apple Cider Vinegar è una visione must have sugli strani tempi che viviamo e su come la percezione di una persona possa cambiare radicalmente in un baleno. Anzi, in un tweet.
(voto 7/10)
Zero Day
(stagione 1)
Una delle serie evento dell'anno. Un thriller politico di forte attualità incentrato su un devastante attacco informatico. Un cast stellare guidato da Robert De Niro come protagonista principale e che comprende anche Jesse Plemons + Lizzy Caplan + Connie Britton + Dan Stevens + Matthew Modine + Joan Allen + Angela Bassett, giusto per citarne alcuni.
Le belle premesse c'erano. Il risultato sembra invece generato da un'intelligenza artificiale che ha rielaborato le trame di altre serie simili come 24, Designated Survivor e The Night Agent, senza un briciolo di personalità. Senza riuscire a dare spessore a personaggi che compaiono e scompaiono troppo rapidamente. Persino l'onnipresente e onnipotente personaggio di Robert De Niro, che recita per 6 episodi con un'unica espressione corrucciata sul volto, poteva essere approfondito meglio, soprattutto per quanto riguarda il suo lato più "visionario".
La produzione è quella delle grandi occasioni, il cast pure, ma la sensazione è quella di una gigantesca occasione sprecata. Oltre che di una serie d'attualità arrivata ormai fuori tempo massimo, superata da una realtà politica che nel frattempo negli USA, e non solo negli USA, è diventata ancora più inquietante, minacciosa e assurda di quella qui rappresentata.
(voto 5/10)
Belcanto
(stagione 1, episodio 1)
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"Il mio sogno è quello di entrare a far parte de Il Volo" "Se quello è il tuo sogno, non oso immaginare i tuoi incubi, caro ragazzo" |
Musica lirica ai livelli de Il Volo o giù di lì, una recitazione amatoriale, sceneggiature e dialoghi scritti con i piedi. Poteva se non altro essere un buon intrattenimento trash, invece Belcanto non è manco quello. Che poi anche il titolo è ingannevole. Ma bello dove???
(voto 4/10)
Cobra Kai
(stagione 6)
Il gioco è bello quando dura poco. Qualcuno avrebbe dovuto dirlo agli autori di Cobra Kai qualche stagione fa. Partita come una serie divertente, esaltante, capace di catturare lo spirito del Karate Kid originale degli anni '80 rinnovandolo in maniera intrigante, in particolare per lo spazio dato al "villain" Johnny Lawrence. Da lì in poi gli sceneggiatori si sono fatti prendere un po' troppo la mano, hanno inserito nuovi/vecchi cattivoni in continuazione, la serie è diventata ripetitiva e ha perso quello slancio che aveva all'inizio. Si poteva chiudere già alla terza o quarta stagione, invece siamo arrivati fino alla sesta, addirittura divisa in 3 parti da 5 episodi l'una, quando un unico episodio conclusivo sarebbe stato abbastanza. Allungare il brodo fa parte della serialità, solo che qui si è esagerato un pochino.
Ironia della sorte, per quanto un po' stremato, sono arrivato a fine visione con un filo di (balorda) nostalgia. Questi personaggi mi mancheranno, mannaggia a loro. Questo però non suoni come un appello per fare un'altra stagione. Siamo a posto così, grazie.
(voto alla sesta e ultima stagione 5/10
voto alla serie 6,5/10)
Cotta del mese
Miriam Leone (Miss Fallaci)
A distanza di 10 anni da L'Oriana con Vittoria Puccini, Oriana Fallaci torna a essere raccontata sul piccolo schermo e questa volta a vestire i panni della celebre giornalista c'è Miriam Leone. Nonostante sia trasmessa da Rai 1 non ci troviamo di fronte alla solita Rai Fiction lagnosa e carica di retorica, bensì a un telefilm vecchio stile brillante e in cui a brillare è soprattutto la protagonista. Della Fallaci potete pensare quello che volete e a mio personale parere negli ultimi anni della sua vita mi sa che s'era un po' bevuta il cervello, così come potete pensare quello che volete di questa rilettura del personaggio probabilmente edulcorata e stravolta, ma certo che se a interpretarla è Miriam Leone è proprio difficile non volerle bene.
(voto alla serie dopo i primi quattro episodi 6+/10)
Guilty Pleasure del mese
Amare da morire
(stagione 1, episodi 1-4)
Al protagonista viene diagnosticato un cancro e da lì a poche settimane dovrà sottoporsi a un complicato intervento chirurghico. Non ci sarebbe niente da ridere, eppure questa serie spagnola riesce a essere divertente... da morire. Nonostante il tema trattato, Amare da morire mi mette di buonumore, perché si può anche parlare di malattia senza essere dei pesantoni e senza cercare la lacrima gratuita. Qualcuno lo vada a spiegare a quell'autoproclamato Dio in terra di Simone Cristicchi.
(voto 6,5/10)
Questo mese senza tanto avvertire Netflix ha rilasciato due-tre serie interessanti... posso dire finalmente?
RispondiEliminaI presidenti seriali per quanto alle prese con la fine del mondo sono più credibili di quello reale, mentre ancora applaudo ai Dieci Capodanni, preparo i fazzoletti per la famiglia di Cupellini.