lunedì 13 ottobre 2025

Una scomoda circostanza per una scomodo Darren Aronofsky





Una scomoda circostanza - Caught Stealing
(titolo originale: Caught Stealing)

Potrei fare il solito post polemico in cui mi domando com'è possibile che un film in originale intitolato Caught Stealing, cioè "Sorpreso a rubare" ma anche un riferimento al baseball che gioca un ruolo importante all'interno del film, in Italia sia diventato Una scomoda circostanza, ed è per altro tratto da un romanzo di Charlie Huston (che ha pure firmato la sceneggiatura della pellicola) sempre intitolato Caught Stealing e che da noi è uscito con il titolo A tuo rischio e pericolo, ma ormai ho smesso di cercare una ragione dietro a queste scelte. Quindi non farò un post del genere.

"Meno male! Avrei preferito essere menato di nuovo che leggere
un altro post di Pensieri Cannibali sui titoli italiani dei film"

Passiamo allora direttamente al film, o meglio al regista del film. Se non l'avessi saputo prima, arrivato ai titoli di coda (tra l'altro molto fighi), mai avrei detto che Una scomoda circostanza è stato diretto da Darren Aronofsky. Un regista noto soprattutto per i suoi film criptici come π - Il teorema del delirio, Requiem for a Dream, The Fountain - L'albero della vita e Madre!. Persino la protagonista di quest'ultimo lavoro Jennifer Lawrence, in passato compagna di Aronofsky, ha dichiarato ironicamente che ha capito ben poco della pellicola e quel poco che ha compreso è stato solo perché aveva il vantaggio di andare a letto col regista.

"Jennifer, ti ricordi quando sei venuta a letto con me?"
"Certo! Come potrei dimenticare quei fantastici 30 secondi?"

Anche altri suoi film relativamente più accessibili come Il cigno nero e The Whale richiedono qualche bello sforzo d'interpretazione, così come Noah. In quest'ultimo caso però c'è da specificare che è tratto da un libro che nemmeno due religioni nel corso di numerosi secoli sono riuscite a spiegare, quindi la colpa in questo caso non è nemmeno del povero Aronofsky. Il suo lavoro probabilmente più diretto e più comprensibile, il più "normale", è The Wrestler, non a caso il titolo preferito della sua filmografia da chi di solito detesta il regista.

"In realtà The Wrestler non parlava davvero di un wrestler ed era tutta un'allegoria..."
"Ah Darren, ma che ca**o stai dicendo?!?"

Adesso Darren Aronofsky ha girato un altro film decisamente "normale", almeno per i suoi standard, che però a sua volta si distanzia sia da The Wrestler che dalle sue altre opere, sia per stile registico che per i toni. Una scomoda circostanza è un gran mescolone di generi. Fondamentalmente si tratta di una vicenda gangster thriller, con qualche elemento comedy e action, ambientata nel 1998 e che vede un giovane barista ritrovarsi suo malgrado ad avere a che fare con alcuni gruppi criminali per una questione di droga.


Come tipo di pellicola, diciamo che siamo nella zona di Fuori orario, e infatti guarda caso nel cast in un ruolo minore è presente il protagonista del film di Martin Scorsese, Griffin Dunne. Anche qui il protagonista è un tipo qualunque che si trova ad avere a che fare con una (dis)avventura più grande di lui in quel di New York City. Siamo anche dalle parti di certi film pulp anni '90 nati sulla scia del successo del cinema di Quentin Tarantino, e volendo a tratti può ricordare persino il recente premio Oscar Anora, sebbene con meno romanticismo e con un ritmo meno indiavolato.


Una pellicola insomma che uno, o almeno non io, non si sarebbe mai aspettato da Aronofsky, e c'è da applaudirlo per il coraggio di aver abbandonato la sua comfort zone fatta di film al limite dell'umanamente comprensibile, per cercare di avvicinarsi a un cinema più "commerciale". Qualcuno gli potrebbe anche dare del venduto, però, a vedere gli scarsi risultati al box office, l'operazione di arrivare al grande pubblico non si può dire riuscita.


Così come non del tutto riuscito è il film nel suo complesso. Possiamo definirlo più che altro un cult mancato, ma nonostante ciò è tutt'altro che disprezzabile. Il suo (s)porco lavoro d'intrattenimento lo sa fare e, per quanto a fine visione non giri in testa a lungo come altri film di Aronofsky che stai a domandarti per giorni cosa cacchio volessero dire, ha diversi punti di forza a suo favore.


In primis proprio la regia di Darren Aronofsky, che con le scene action dimostra di sapere il fatto suo più di tanti registucoli di cinecomics. La colonna sonora firmata dagli idoli IDLES poi è bella cazzuta, originale e post-punkeggiante. Uno scossone rispetto alle solite già sentite partiture orchestrali in stile John Williams e compagnia che accompagnano molti altri film.

Matt Smith con il suo look punk inoltre è uno spettacolo nello spettacolo. E personalmente avrei dato un maggior spazio al suo personaggio.


Anche se il vero idolo del film mi sa tanto che è il gatto Bud.

"Così si arriva con stile su un red carpet. Così"

E a proposito di gatti, nel cast c'è anche Catwoman, al secolo Zoë Kravitz, che è sempre un piacere vedere e che io sogno ancora di rivedere, prima o poi, in una seconda stagione della prematuramente cancellata High Fidelity.


Se molti ingredienti sembrano essere al posto giusto, a non permettere al film di diventare un autentico piccolo cult ci sono un paio di aspetti che non mi hanno convinto. Uno è la sceneggiatura, che ricalca troppo il modello di altre storie gangster simili. L'altro è il protagonista Austin Butler. Al suo personaggio capita qualsiasi tipo di sfiga nel corso dei 107 minuti di durata del lungometraggio, solo che lui è troppo figo perché si possa provare davvero pena per lui. Credo che persino i modelli di Calvin Klein facciano fatica ad empatizzare con uno del genere, figuriamoci noi comuni spettatori mortali. Mi spiace, Austin, ma hai un difetto, un solo difetto: anche ricoperto da cicatrici e ferite varie, sei troppo oggettivamente bello per i ruoli da perdente.


Una scomoda circostanza funziona quindi per certi aspetti, meno per altri, ma la scomoda verità è che a mancare è fondamentalmente una cosa: l'enigmaticità tipica del regista. Sì, bravo Darren, hai dimostrato di saperti cimentare anche con un tipo di cinema lontano dalle tue solite corde e, dopo la staticità del "casalingo" The Whale, una botta più adrenalinica e movimentata come questa ci voleva proprio. Però arrivare alla fine di un tuo film con tutte le risposte in tasca e senza dover passare almeno qualche ora, se non qualche giorno, con degli enormi punti interrogativi in testa a domandarsi quale fosse il suo ca**o di significato, da te faccio proprio fatica ad accettarlo.
(voto 7-/10)




Nessun commento:

Posta un commento

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

DISCLAIMER

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica, pertanto non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. L'autore, inoltre, non ha alcuna responsabilità per il contenuto dei commenti relativi ai post e si assume il diritto di eliminare o censurare quelli non rispondenti ai canoni del dialogo aperto e civile. Salvo diversa indicazione, le immagini e i prodotti multimediali pubblicati sono tratti direttamente dal Web. Nel caso in cui la pubblicazione di tali materiali dovesse ledere il diritto d'autore si prega di Contattarmi per la loro immediata rimozione all'indirizzo marcogoi82@gmail.com