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domenica 10 agosto 2014

DELIVERY MAN, L’UOMO DAL SEME MAGICO





Delivery Man
(USA 2013)
Regia: Ken Scott
Sceneggiatore: Ken Scott
Ispirato al film: Starbuck – 533 figli e… non saperlo!
Cast: Vince Vaughn, Cobie Smulders, Chris Pratt, Britt Robertson, Jack Reynor, Matthew Daddario
Genere: clonato
Se ti piace guarda anche: Starbuck – 533 figli e… non saperlo!, Generation Cryo: Fratelli per caso

Delivery Man è un film inutile, ma nella sua inutilità riesce a rendersi utile. Questa pellicola è infatti la rappresentazione più cristallina della crisi, o meglio del vuoto creativo attuale che c’è a Hollywood. Con questo non intendo parlare del cinema americano in generale, capace di proporre cose interessanti soprattutto in ambito indie. Mi riferisco alle major cinematografiche che continuano a sfornare sequel, prequel, reboot o in questo caso remake la cui necessità sta sotto lo zero. Il riciclo delle idee è stato sempre fatto anche in passato, per carità non lo metto in dubbio. Solo in questo preciso momento storico si sono raggiunti nuovi impensabili picchi.

"Carino questo Starbuck. Perché non lo rifacciamo scena per scena?"
Delivery Man altro non è che il remake di Starbuck – 533 figli e… non saperlo!, pellicola canadese recentissima, uscita in patria nel 2011 e che in Italia è arrivata appena pochi mesi fa, da me tra l’altro puntualmente recensita. Non stiamo parlando di un film realizzato in Kosovo o in Transilvania, bensì di un film del Canada, nazione confinante con gli Stati Uniti. Se si sono sucati Celine Dion, gli americani per una volta potrebbero sucarsi anche una pellicola girata in lingua francese. Invece no. Piuttosto che doppiarli o vederli sottotitolati, gli yankee pretendono di vedere film solo ed esclusivamente in inglese, altrimenti al cinema non ci vanno, a parte per quella gran cacchiata de La passione di Cristo, che era in latino e aramaico ma se lo sono sparati ugualmente. Peccato che, per quanto fosse tutto in lingua English, gli americani non siano andati a vedere questo Delivery Man, che in patria si è rivelato un discreto flop e in Italia è uscito giusto ora in sordina nel periodo in cui molti multisala sono chiusi per ferie o, al massimo, trasmettono Transformers 4 a sale unificate.

"Se non facciamo almeno qualche cambiamento, se ne accorgeranno."
"Ma figuriamoci..."
Cosa cambia rispetto al film canadese?
Niente, o quasi. Il regista è lo stesso, il modesto Ken Scott che ha scritto anche la sceneggiatura, auto plagiando se stesso in un’operazione che ricorda quella fatta da Michael Haneke con le sue due versioni di Funny Games. Solo che in quel caso la versione fotocopia americana appariva come uno sberleffo punk del regista austriaco nei confronti del sistema hollywoodiano, mentre qui sembra più che altro un’operazione di asservimento nei suoi confronti. Con questo non sto dicendo che Ken Scott abbia fatto male. L’han pagato, spero per lui profumatamente, quindi ha fatto bene. Così come il pubblico ha fatto bene a ignorare questo film.

Se volete guardarvi una delle due versioni, andate su quella canadese. Non si tratta di una pellicola fenomenale, è una commedia piuttosto standard, però appare più genuina, mentre il remake americano sa di finto, di contraffatto. Sarà che l’effetto dejavu è stato per me particolarmente forte, visto che non sono passati molti mesi tra una visione e l’altra. Le differenze a livello di sceneggiatura sono quasi inesistenti. La storia è la stessa ed è anche carina. Un uomo con la sindrome di Peter Pan un giorno scopre che la sua fidanzata è incinta e poi scopre pure di essere già padre di 533 figli, frutto del suo amore solitario quando era un giovane donatore di sperma. Vicenda curiosa e ricca di spunti interessanti ispirata a un vero fatto di cronaca, che tra l’altro ha ispirato pure la reality-serie di Mtv Generation Cryo: Fratelli per caso, e sviluppata in maniera piuttosto efficace nella pellicola canadese. In quella americana non cambia praticamente nulla, se non qualche dettaglio. Uno dei figli del protagonista ad esempio è un campione di basket anziché di calcio. Poi naturalmente si è deciso di prendere per questa versione USA degli attori famosi…

"Hey, come diavolo avrà fatto Cannibal a capire che per scrivere
la sceneggiatura di Delivery Man è bastato fotocopiare quella di Starbuck?"
Famosi, insomma, più o meno: Vince Vaughn è una stella ormai in fase calante, se mai è stato una stella, e tra l'altro era stato curiosamente il protagonista di un altro remake fatto pari pari di un film giusto un pochino più importante, un certo Psyco, mentre Cobie Smulders di How I Met Your Mother, Chris Pratt di Everwood e Parks and Recreation e la teen-gnocca Britt Robertson di Under the Dome, Life Unexpected e The Secret Circle sono volti noti al pubblico telefilmico, ma per l’americano medio sono nomi anonimi quanto quelli degli attori del film canadese, quindi non si può nemmeno parlare della presenza di interpreti di enorme richiamo per giustificare questa (fallimentare) operazione commerciale.
A parte il cast e poco altro, tutto è uguale rispetto alla pellicola originale, tranne una cosa. Sarà per via della produzione di Spielberg e della sua DreamWorks, eppure in questo Delivery Man tutto appare più ruffiano, ripulito, buonista. Potere di Hollywood.
(voto 4,5/10)

domenica 25 agosto 2013

SAFE HAVEN, L’ULTIMO DRAMMA NICHOLASSPARKSTICO




Vicino a te non ho paura – Safe Haven
(USA 2013)
Titolo originale: Safe Haven
Regia: Lasse Hallström
Sceneggiatura: Dana Stevens, Gage Lansky
Tratto dal romanzo: Vicino a te non ho paura di Nicholas Sparks
Cast: Julianne Hough, Josh Duhamel, David Lyons, Cobie Smulders, Irene Ziegler, Mimi Kirkland, Noah Lomax
Genere: nicholassparkstico
Se ti piace guarda anche: Hart of Dixie, La memoria del cuore, I passi dell’amore, The Last Song, Dear John, Ho cercato il tuo nome

Diffidate dalle imitazioni. Non è una vera storia di Nicholas Sparks se non ci sono:

✞ Qualcuno malato o morto di cancro.

✞ Drammatici incidenti in auto e/o in barca.

✞ Mogli morte o figli ammazzati o fidanzati in guerra o genitori in fin di vita o tutte queste cose insieme.

✞ Una lacerante e melensa storiona d’amore.

✞ Ragazzini che parlano e si comportano come adulti, ma in realtà sono dei bimbiminkia totali.

"Pescato qualcosa? Non so, magari qualche spettatore boccalone?"

✞ Ambientazione in una cittadina stile Capeside di Dawson’s Creek, di quelle che nella realtà non esistono.


✞ Pseudo attorucoli provenienti dal mondo della musica. In Safe Haven, la cantante country e ballerina Julianne Hough, diventata celebre per aver vinto ben due edizioni di Ballando con le stelle USA (stica!), va a raccogliere il testimone dalla Mandy Moore de I passi dell’amore, dalla Miley Cyrus di The Last Song e dallo Zac Efron di Ho cercato il tuo nome.

"Questa scena l'avete inserita soltanto per farmi mettere a 90°, vero?"

✞ Il manzo del momento. In Safe Haven, il marito della cantante dei Black Eyed Peas Fergie, al secolo Josh Duhamel, raccoglie il testimone dallo Shane West de I passi dell’amore, dal Ryan Gosling de Le pagine della nostra vita, dal Channing Tatum di Dear John, dal Liam Hemsworth di The Last Song e dal già citato Zac Efron de Ho cercato il tuo nome.


✞ Una colonna sonora talmente sdolcinata da poter provocare un attacco immediato a un diabetico, così Nicholas Spark è contento perché c’è un dramma in più.

✞ Personaggi con un passato misterioso e tormentato.

✞ I buoni che non sono buoni, sono buonisti, e i cattivi che non sono cattivi sono mega cattivoni micidiali, in questo caso il pessimo David Lyons della pessima serie Revolution.

"Dopo Revolution, un film da Nicholas Sparks? Il mio agente mi odia davvero!"

✞ Un regista mercenario professionista in pellicole ruffianissime. In Safe Haven ritorna lo svedese Lasse Hallström, evidentemente non pago della precedente esperienza con Dear John.

✞ Almeno una scena romantica in barca.


✞ Almeno una scena romantica sotto la pioggia che regala ai protagonisti un amore d'altri tempi, anziché un raffreddore d'altri tempi.


✞ Una (non più di una) scenona di sesso iperpatinato in cui non si intravedono manco un pelo pubico o mezzo capezzolo (se no è peccato).


✞ La frase “I love you” ripetuta una dozzina di volte.

✞ Drammi, drammi e ancora drammi.

✞ L'immancabile morale cattolica.

✞ Qualcuno malato o morto di cancro, l’ho già detto?

Nicholas Sparks mentre fa una faccia furba.
Safe Haven non è un’imitazione. Rientra in pieno all’interno del tipico dramma nicholassparksitico e non è nemmeno tra i peggiori. L’ultimo con Zac Efron era stata una mazzata insuperabile. Non rientra nemmeno tra i migliori, forse perché non esistono drammi nicholasparkstici migliori.

Perché continuo a guardare film tratti da Nicholas Sparks?
Perché Nicholas Sparks è la mia nemesi. Lo odio talmente tanto da conoscere la sua opera in maniera profonda. E pensare che manco ho mai letto un suo Harmony romanzo, ma mi limito a studiare le pellicole spiritate dai ispirate ai suoi libri. Know your enemy è il mio mantra. Devi conoscere il tuo nemico, per disprezzarlo sul serio. E io lo Sparks lo disprezzo perché le sue storie sono piene di momenti troppo palesemente ruffiani e strappalacrime, oltre che di buoni sentimenti, e spargono una profusione assurda di romanticismo a buon mercato.
Però non riesco nemmeno a stargli lontano e così mi sono avventurato pure in questo ultimo Safe Haven, tratto dal romanzo uscito in Italia con il penoso titolo Vicino a te non ho paura.

A differenza delle solite storielle sparkstiche, a questo giro c’è l’aggiunta di una componente thriller. Roba da rimanere senza fiato.
La protagonista Julianne Hough è una giovane donna accusata di omicidio. Un detective le dà una caccia spietata, ma lei riesce a fuggire e a trovare rifugio nella più classica cittadina costiera americana. Qui non la conosce nessuno, probabilmente perché qui nessuno l'ha vista in Ballando con le stelle o in Rock of Ages, e così si può rifare una vita, trovando anche l’amore con Josh Duhamel, padre di due bimbi e vedovo. Naturalmente vedovo, perché se no che storia sparkstica era?
Il resto ve lo potete immaginare da soli, che non ci va una grande fantasia a capire dove Nicholas Sparks andrà a parare. Nella solita love story stucchevole, ecco dove, fino a che il passato della ragazza non ritornerà a galla…

Motivi ragionevoli per vedere questo film?
La protagonista Julianne Hough.
Julianne Hough è una grande figa?
SIIIIIIIIII’
Julianne Hough è una grande attrice?
NOOOOO
Say OOOOOH…
OOOOOH!
Say OOOOOH-OOOOOH…
OOOOOH-OOOOOH!!


Altri motivi per guardare Safe Haven, a meno che non siate scatenati fan o – come me – scatenati detrattori del Moccia americano, non ne vedo. A parte farvi del male, molto male, con un drammone prevedibile in tutto e per tutto, tranne che per un inaspettato e terrificante finale. Davvero terrificante, peggiore persino di quanto ci si potrebbe aspettare. Se non vi sono cadute le palle durante le due ore precedenti, con la scena conclusiva vi abbandoneranno definitivamente. Bye bye, balls!
Nicholas Sparks, vicino a te io ho paura.
(voto 4/10)


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