sabato 12 novembre 2011

Berlus-gone?-i

Non so per quale motivo di preciso, chissà?, ma in questi giorni, in queste ore, mi è ritornato in mente, bello come era forse ancor di più, un vecchio racconto che avevo scritto tre anni fa. Eccolo qui di nuovo. Piuttosto attuale, credo.


Le ultime ore di Silvio
Se ne sta con la canna di una semiautomatica calibro 8 puntata alla tempia, a guardare le lancette mentre scandiscono ore minuti secondi per sempre perduti. Non gli piace proprio starsene lì con le mani in mano (si fa per dire, visto che in mano c'ha una pistola).
Ci sono persone che vanno a fare la spesa al supermercato e alla cassa devono fare una lunga coda. Persone che dal medico e all’aeroporto siedono in una sala ad aspettare per ore. Persone che fissano gli orologi senza fare nulla. Persone che passano la vita in una lista d’attesa.
Per lui è la prima volta. Non ricorda quando e se ha mai fatto la spesa. Il dottore ce l’ha sempre avuto personale. Il jet privato parte a un suo fischio e gli orologi li guarda solo per sapere quando è ora di chiudere un colloquio che dura da troppo tempo e gli sta facendo scemare l’attenzione.
Eppure se ne sta lì seduto su una poltrona rossa imbambolato a guardare quelle lentissime lancette che fanno tic-tac tic-tac come la canzone di Madonna o quella di Gwen Stefani. Per la prima volta in vita sua è indeciso. Non sa che cosa fare.
“Basta solo che lo fai.”
I dubbi gli alitano sul collo.
“Fallo senza pensarci. Come hai sempre fatto.”
L’ambizione lo fa apparire graziosamente brutto, mentre fuori sta scoppiando la rivoluzione.
“Le cose andranno meglio, dopo che l’avrai fatto.”
Essere cancellato dalla faccia della Terra ma restare impresso nei libri di Storia.
“Proprio così: tu sarai Storia.”
Andare con la mente in posti in cui non era mai stato prima. In posti in cui nemmeno un jet privato sarebbe potuto arrivare.
“Allora, non hai ancora deciso? Guarda che stanno venendo a prenderti. Sono già qui fuori.”
Organizzare il grande addio. Doveva organizzare almeno il grande addio. Essere sicuro che nessuno avrebbe potuto rovinare il suo ricordo.
“La storia ti brama. Tutti i più grandi ti stanno aspettando, lassù. Non vedono l’ora di averti nel loro club esclusivo.”
Riflettere un momento. Ripensare a un modo per apparire ancora più memorabile e potente. Una statua! Ma certo, erigere una statua di dimensioni mastodontiche (non a scala reale, perché se no sarebbe stata troppo piccola) che ne riportasse intatte le sue fattezze in tutti i secoli dei secoli, amen. 
“Eccola, la parolina giusta: amen. I dubbi, quelli lasciali ai perdenti. Tu sai sempre cosa fare, anche ora. Basta indecisioni.”
E allora il colpo parte all’interno della canna. Lacera la carne. Rimbomba per tutto il salone. Sul muro si forma una chiazza di sangue. Si domanda se qualcuno la pulirà o se invece la lasceranno lì per farla vedere agli studenti in visita guidata.
Fermi un attimo. C’è qualcosa di strano se con i suoi stessi occhi vede questa grossa macchia di sangue colare sul muro e se si sente ancora così maledettamente vivo?
“Cristo Santo! Non ha funzionato… Ricarica e ritenta, sarai più fortunato.”
Un altro colpo esplode BANG stavolta fa pure eco BAAANG per il salone BAAAAAAANG ed ecco comparire un’altra macchia di sangue sul muro.
Ma anche stavolta, niente da fare. In fondo l’aveva sempre sospettato e adesso ne aveva la prova certa.


“Sei immortale. Siamo immortali. Vedremo la muraglia cinese venire giù, i vampiri morire uno ad uno così come tutte le persone intorno a noi. Alla fine ne rimarrà solo uno, e non sarai tu, Christopher Lambert. Sarò io. Saremo noi.”
Sicuro di sé per la non del tutto inaspettata ma comunque piacevole scoperta appena fatta, si toglie finalmente la canna della calibro 8 dalla tempia e avvicina il telefono all’orecchio. Chiama gli addetti alle pulizie extracomunitari, chè quelle chiazze rosse non si possono proprio vedere, non si possono.
Tempo tracorso trentaseisecondi ed eccoli lì in salone a pulire quelle macchie di sangue dal muro senza fare domande.
“Non bisogna necessariamente essere morti, per entrare nella Storia. Tu sei vivo. Noi, noi siamo vivi. Questo è un nuovo giorno, questo è un nuovo inizio. Abbiamo ancora tanto da fare.”
Le macchie sono totalmente sparite. Non vi è più alcuna traccia di quello che è capitato lì dentro. I ragazzi delle pulizie hanno fatto un buon lavoro. E bravi gli extracomunitari. Il muro è tornato ad essere immacolato, perché questo è un nuovo giorno, questo è un nuovo inizio.
“E adesso via, verso l’infinito e oltre.”





That's all, folks?



5 commenti:

  1. che bella storia! ironica, accattivante e surreale.....peccato però per il finale! XD

    anyway, I'm kidding....finalmente l'Imperatore se ne va!

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  2. Il racconto è molto cinematografico..bello.
    ..chissà le altre puntate come saranno..

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  3. che bel racconto!!!
    strepitoso!!!!

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