giovedì 24 dicembre 2009

Natale al centro commerciale

In attesa delle nuove classifiche di fine anno (film, canzoni, video, il peggio del 2009...), vi propongo un mio racconto che avevo scritto per lo scorso Natale. Eccolo

Tutti amano il Natale. Non Jason. Tutti odiano Jason. E lui odia il Natale.
Suo papà quel tragico anno 1994 doveva portargli il Game Boy arrivando giù per il camino travestito da Santa Claus, ma l’hanno beccato giusto la vigilia con dei travestiti a pagamento. Niente Game Boy per Jason. Niente Natale felice con la famigliola riunita intorno all’albero illuminato. Un bel niente di niente. Solo un padre trattenuto in prigione, una madre fuggita via lontano lontano per la vergogna e una casa vuota che se non si è Macaulay Culkin è troppo una tristezza. Jason quell’anno promise vendetta. Vendetta contro il Natale.

14 anni dopo, Jason era diventato un post-adolescente atomico. Era entrato in una cellula terroristica di piccole dimensioni ma di grandi ambizioni. Tra i progetti per l’immediato futuro aveva la distruzione immediata di qualcosa come un migliaio di persone. Obiettivo: il centro commerciale della sua città. Giorno: la vigilia di Natale.
Era stato Jason stesso a proporre il piano ai suoi colleghi terroristi. Quello era il luogo perfetto in cui un sacco di gente si sarebbe accalcata per comprare gli ultimi incerti regali. E quello era il giorno perfetto. Avrebbe rovinato il Natale a tutti quanti. In ogni angolo del globo la notizia sarebbe rimbalzata veloce come una pallina da ping-pong e sarebbe discesa da tutti i camini al posto di quel vecchio lardoso con la barba bianca.
Durante i sopralluoghi effettuati per studiare la strategia d’attacco migliore, Jason guardava con disprezzo tutte quelle persone che non volevano altro che un Natale-Guitar Hero felice come in uno spot pubblicitario. Se lui non l’aveva mai potuto avere, perché gli altri avrebbero dovuto? Non gli sembrava affatto una cosa giusta.

L’unico con cui parlava volentieri all’interno di quel non-luogo era il vecchio signor Evil. Anche Evil sembrava odiare il Natale dal profondo del suo cuoricino: sua moglie la notte della vigilia di molti anni prima stava tornando a casa per aprire i regali insieme a lui, quando un finto Babbo Natale ubriaco centrò in pieno la sua auto. Da allora il signor Evil aveva cominciato a bere e il periodo delle feste era sempre quello più duro da passare. Nemmeno i suoi figli oramai volevano più incontrare quel vecchio alcoolizzato e tutti i Natali finiva a passarli insieme alla sua unica compagna rimasta, la fida bottiglia di Jack Daniel’s.
Jason passava dal suo negozietto di cianfrusaglie e gli sentiva l’odore dell’alcool addosso. Promise quindi a se stesso che quell’anno il signor Evil non avrebbe dovuto sopportare un altro triste e solitario Natale. Quell’anno sarebbe saltato in aria insieme a tutti i clienti e agli altri dipendenti dell’ipermercato: jingle bells, jingle all the way.

La sera del 23 dicembre, Jason si travestì da Babbo Natale e i suoi terroristi colleghi da elfi. Indisturbati, passarono sotto gli occhi delle guardie del centro commerciale e suscitarono i sorrisi dei bambini. Rapidamente, piazzarono la carica esplosiva sotto l’enorme albero addobbato a festa piazzato proprio al centro dell’ipermercato.
Mentre stava andando via con disinvoltura natalizia, Jason fu fermato da una voce. Era quella del signor Evil, che riconobbe il suo inconfondibile volto da post-adolescente atomico sotto quella barba finta.
“Ragazzo! Ma tu non lo odiavi, il Natale?”
“Già, ma per soldi si fa questo e altro…”
“Beh, visto che lo spirito natalizio ormai si è impossessato del tuo corpo, perché domani non vieni al mio pranzo della vigilia?”
“Si è impossessato del mio corpo, ma non della mia anima.”
“Oh, andiamo… Ti aspetto domani per mezzogiorno. Sai dove abito.”
Il giorno dopo Jason suonò alla porta del vecchio Evil. Inaspettatamente, quando la porta si aprì non sentì un profondo pozzo di solitudine ma un gran schiamazzo di risate tipicamente infantili.
“Accomodati,” sorrise Evil. “Sapevo che alla fine saresti venuto.”
Evil aveva deciso di smetterla una volta per tutte di bere e aveva invitato nella sua enorme casa vuota i bambini orfani del quartiere. A ognuno aveva preparato un pacchettino con dentro un regalo e tutti erano felici come forse mai prima in vita loro. Il signor Evil consegnò un pacchetto anche a Jason. Sopra il pacchetto c’era persino scritto il suo nome. Jason tolse la carta dalla confezione con una strana eccitazione addosso. Le sue mani tremavano. Quando gli levò tutta la carta di dosso, il regalo rimase lì davanti ai suoi occhi tutto nudo: era un vecchio Game Boy, quello che aveva sempre sognato di ricevere. Guardò i bambini che lo stavano circondando, trattenne una lacrima e poi si concentrò sull’orologio: era quasi ora che il signor Evil tornasse al lavoro ed era quasi ora che lui raggiungesse i colleghi terroristi per premere il bottone magico. Tra due ore il centro commerciale sarebbe saltato per aria. Negozio del signor Evil compreso.

Ore 16:55. Vigilia di Natale. L’ipermercato era pieno di gente, come previsto. La frenesia degli ultimi acquisti era lì dentro i loro occhi. Jason li passava tutti in rassegna, uno ad uno. Sapeva cosa sarebbe successo a quegli occhi di lì a 5 minuti e sorrideva. Però adesso doveva uscire, per godersi lo spettacolo dalle retrovie.
Alle ore 17 e 00 Jason, seduto sul sedile del passeggero di un Suv parcheggiato appena fuori dal centro commerciale, schiacciò il bottone magico che faceva partire la detonazione. I suoi colleghi terroristi lo fissavano con eccitazione e con un pizzico di invidia per non essere stati i fortunati prescelti a poterlo premere. BOOM. Si sentì il rumore di una grossa esplosione, seguito da qualche lungo istante di quiete.
Poi si sentì ridere. AHAHAHAH. Una irrefrenabile e contagiosa risata proveniva dall’interno dell’ipermercato anziché le previste urla di morte terrore & disperazione.
“Che diavolo sta succedendo, lì dentro?” chiese uno dei colleghi terroristi.
“Andiamo subito a vedere,” fece un altro.

Quando il gruppetto di terroristi entrò dentro il centro commerciale vide una scena che non avrebbe mai immaginato. Il rosso era dappertutto, ma non era quello atteso del sangue di centinaia di vittime innocenti. V’erano ovunque dei coriandoli rossi che saltavano fuori dal gigantesco albero di Natale in cui sarebbe dovuta deflagare la bomba. I bambini avevano la testa all’insù e facevano la doccia in quei coriandoli. Jason andò in mezzo a loro e cominciò a danzare. Il signor Evil lo guardava e sapeva che quel ragazzo aveva a che fare con l’esplosione, in qualche strano modo. Non appena i magici coriandoli di Natale si poggiarono sui loro volti, i colleghi terroristi cominciarono a bruciare come vampiri al sole, mentre Jason smise i panni di post-adolescente atomico e ritornò bambino. Per ore rimase lì a danzare e danzare ancora insieme agli altri ragazzini, insieme ai coriandoli e insieme al vecchio signor Evil. Questo è stato il Natale più bello della loro vita.

1 commento:

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

DISCLAIMER

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica, pertanto non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. L'autore, inoltre, non ha alcuna responsabilità per il contenuto dei commenti relativi ai post e si assume il diritto di eliminare o censurare quelli non rispondenti ai canoni del dialogo aperto e civile. Salvo diversa indicazione, le immagini e i prodotti multimediali pubblicati sono tratti direttamente dal Web. Nel caso in cui la pubblicazione di tali materiali dovesse ledere il diritto d'autore si prega di Contattarmi per la loro immediata rimozione all'indirizzo marcogoi82@gmail.com