domenica 31 ottobre 2010

Don't dream it. Be it

The Rocky Horror Picture Show
(USA, UK 1975)
Regia: Jim Sharman
Musiche di: Richard O’Brien
Cast: Tim Curry, Susan Sarandon, Barry Bostwick, Peter Hinwood, Richard O’Brien, Meat Loaf, Patricia Quinn, Nell Campbell, Jonathan Adams
Genere: rock musical
Links: IMDb, mymovies
Se ti piace guarda anche: Glee, Arancia Meccanica, Moulin Rouge, Grease

Non avevo mai visto il Rocky Horror Picture Show. Era sempre stato uno di quei super classici, super cult di cui senti parlare tanto ma che poi per qualche inspiegabile ragione tu ti sei sempre perso. Colpevolmente.
Poi arriva la puntata di Halloween della serie tv Glee e ti propone uno speciale dedicato proprio al Rocky Horror e allora decidi che finalmente è arrivato il momento di vederlo. The time is come.
Finalmente lo guardi e capisci perché dopo 35 anni se ne parla ancora: perché il Rocky Horror Picture Show è una figata!

Una coppia di neofidanzatini verginelli composta da un certo Barry Bostwick e da Susan Sarandon (che non credevo potesse essere così maledettamente sexy) in un giorno di pioggia incontrano Licia per caso… ehm, no, non incontrano Licia, bensì bucano una gomma e finiscono in un misterioso castello: l’umile dimora dell’eccentrico dottor Frank-N-Furter, uno scienziato travestito proveniente (non a caso) dalla Transilvania che ha appena creato una sorta di Frankenstein bello biondo e palestrato (Rocky Horror) soltanto per il suo puro piacere fisico.
I due fidanzatini finiscono quindi loro malgrado risucchiati dentro un vortice di lussuria e personaggi strambi che è una splendida metafora di come il conformismo sociale e il conservatorismo possa essere spazzato via da un po’ di sana trasgressione e di ricerca del piacere, il tutto a suon di canti e balli dal gusto glam rock 70s.

Il punto di forza di un musical come si deve però sono necessariamente le canzoni e diamine! quelle del Rocky Horror sono davvero fenomenali. In particolare il pezzo d’apertura “Science Fiction/Double Feature” è diventata subito una delle mie canzoni preferite di tutti i tempi. Un autentico capolavoro che sembra uscito da Ziggy Stardust.


Ma ci sono un’altra sequela di pezzi cui davvero le orecchie e i piedi non possono resistere, l’accattivante “Dammit Janet”, l’antemica “The Time Warp”, l’inno rocknrolla “Whatever happpened to Saturday night”, la Samantha Fox/Britney Spears ante-litteram “Toucha-toucha-toucha-touch me”.

Un film fondamentale per l’immaginario visivo, musicale e pop-culture dei decenni successivi. Certo, è una mia colpa non averlo visto prima. Però comunque è una cosa bella sapere di poter scoprire delle perle provenienti dal passato di cui ignoravi lo splendore.
Il film di Halloween ideale (vabbè, Donnie Darko a parte) per mettere da parte per un giorno la normalità e indossare una maschera di follia.
Don’t dream it. Be it.
(voto 8+)

Halloween Halloween

(Ecco un mio classico raccontino di Halloween. L'avevo già proposto in passato, ma se non l'avete ancora letto eccolo qui leggermente aggiornato)

“La paura è una delle emozioni primarie. E come le altre emozioni si può imparare a controllarla.” Se avessi un dollaro per ogni volta che il Dr. Steinberg mi ha ripetuto questa frase adesso sarei stufo di essere ricco. Frase che è una grandissima stronzata, diciamocelo. La paura non può essere controllata. Un’altra cosa che mi ripete sempre il Dr. Steinberg è che ci sono diversi modi per definire la paura, a seconda del suo grado di intensità: c’è il semplice spavento, gli attacchi di panico, il terrore puro e poi c’è la paranoia. Lo spavento è una cosa breve, a volte basta un attimo e già se n’è andato. Lo spavento non è niente. Gli attacchi di panico sono improvvisi e non sono dovuti a nessun motivo particolare. Vengono e basta. Ma tempo mezzora e sono passati. Mi fanno una sega. Quando arriva il terrore l’uomo diventa come un animale. Non sei più in grado di distinguere tra il bene e il male. Agisci e basta, senza pensarci. La paranoia invece è la percezione di essere perseguitati sempre e ovunque da un mostro che ti insegue fino a non riuscire a farti vivere.

Con le parole del Dr. Steinberg che girano ancora per la testa insieme ai miei due soliti fedeli neuroni vado a prendere mio figlio da Stephanie, la mia ex. Mi ha mollato perché diceva che sono mentalmente instabile. Grandissima stronzata pure questa. Quando apre la porta sembra sorpresa: “Sei arrivato in anticipo,” mi dice col fiatone. Si tira su una spallina dell’abito rosso che ha indosso, quello che le avevo regalato io molto tempo fa. Dopo un po’ sbuca fuori Michael, il suo nuovo “compagno”. Si tira su la patta dei pantaloni. Mio figlio invece “non c’è ancora. Oggi aveva il dopo scuola. L’hai dimenticato come fai sempre con tutte le cose?” Dico che no, “non me ne sono dimenticato. Ho preso le mie pastiglie, oggi.” Agito il tubetto mezzo vuoto di pasticche. “Vedi?” Poi arriva. Insieme ad una ragazzina bionda mai vista prima. Si stanno scattando delle foto col cellulare, probabilmente per metterle su Facebook. “Chissà se se la fa?” mi chiedo. Mio figlio si chiama Eugene (non guardate me, il nome l’ha scelto la madre…) ha 12 anni, ascolta i Paramore (lo so perché ha indosso una loro t-shirt), su myspace il suo nickname è Black Nightmare e ha 3.227 amici (almeno fino alle 11 di stamattina quando ho controllato che qualche pervertito non gli avesse lasciato dei commenti sconci). E basta. Non credo di sapere altro su di lui. Quella strega di sua madre non me lo lascia vedere molto spesso. Anche il giudice ha sentenziato che sono “mentalmente instabile” e io in aula ho gridato “Grandissima stronzata. Ma che è? Vi siete messi tutti d’accordo per dire la stessa maledetta bugia?” Stasera però la strega e Michael devono andare alla festa di Halloween organizzata dagli amici di lui (considerata la sua età, sospetto si tratti di una cosa della confraternita) e siccome anche Ashley la baby-sitter tettona stasera ha da fare (probabilmente sarà pure lei a quella festa), Stephanie ha pensato di concedermi la possibilità di “Fare il padre, per una volta. Almeno provaci,” mi ha detto. E dunque eccomi qui a fare “dolcetto o scherzetto” insieme a questo tween che non conosco per niente. Provo a farci due chiacchiere: “Hey, giovanotto. Chi era quella bionda? La tua fidanzatina?” Lui mi guarda shockato e mi fa: “Stai parlando di Tiffany?” scuote la testa. “Certo che no, mioddio.” Tempo qualche mese o forse solo qualche giorno e cambierà idea. Gli ormoni prenderanno il sopravvento. In ogni caso, primo tentativo di approccio da parte mia: fallito. Sposto l’argomento su Halloween: “Cosa vuoi indossare per andare in giro?” Lui scrolla le spalle incurante: “Mamma ha detto che sei tu quello bravo con i travestimenti e anche con i cambiamenti di personalità. Non ho capito esattamente di che stesse parlando ma credo mi potrai dare una mano.” Quella strega dovrebbe smetterla di dire stronzate sul mio conto, ma almeno grazie a questo mio potere mutante ho l’occasione giusta per diventare il padre figo dell’anno. Prima però devo trovare un travestimento all’altezza.

Andiamo al negozio del vecchio Joe, quello dove mio padre mi portava sempre a scegliere i vestiti per Halloween. A quei tempi la scelta era tra i Ghostbusters, Michael Jackson e Batman. Oggi la scelta è tra il vampiro di Twilight, il lupo mannaro di Twilight, Lady Gaga, il cantante dei My Chemical Romance e il Joker. Ma la maschera di oggi che mi terrorizza di più è certamente quella da Sarah Palin. Se avessi una femmina penso proprio che gliela farei indossare. A Eugene (ma che razza di nome!) dico invece che col Joker quest’anno va sul sicuro. Lui accenna un “ok” non troppo convinto, come se qualunque vestito non avrebbe cambiato lo stato delle cose: una noiosa serata a rendersi ridicolo insieme al vecchio anziché essere alla festa strafica col “patrigno” e i suoi amici a mala pena maggiorenni. “Bene Joker, why so serious?” gli chiedo vedendo il suo volto corrucciato. Lui coglie il riferimento e mi accenna quasi un sorriso. Andiamo a prepararci per la serata nel mio appartamento. È la prima volta che ci entra e va subito in salone a spulciare nella mia vasta collezione di cd e dvd. “Non siamo poi così diversi,” sembra suggerire il suo sguardo. Io esco dalla mia camera vestito da Batman. Eugene mi guarda come se fossi pazzo. Grandissima stronzata, io non sono pazzo. “Non sono uguale a Christian Bale?” gli chiedo e stavolta lo vedo tutto il suo sorriso. Finisco di mettergli il rossetto sbavato sulle labbra e siamo pronti a sfoggiare i nostri costumi in strada. Appena fuori vedo un flash. Qualcuno ci sta scattando delle foto. Ma dov’è? Cerco di vedere da dove sia arrivata la luce accecante ma è impossibile individuarla in mezzo al muro di marmocchi vestiti da Justin Bieber accompagnati da adulti nascosti sotto le maschere da Obama, Snooki di Jersey Shore o cosi blu di Avatar.

Andiamo a bussare alla porta della signora Anberlin, la mia anziana vicina di casa. “Signora Anberlin, dolcetto o scherzetto?” Non risponde. Mi accorgo che la porta è soltanto socchiusa, così entro. È tutto buio, le uniche luci arrivano dalle lanterne di Jack che sbucano inquietanti qua e là per la casa, io però mi muovo con sicurezza, come se quel posto mi fosse familiare. Eugene sta defilato dietro ai miei pantaloni. Quando mi giro a guardarlo fa il suo solito sguardo indifferente, ma mi sa che se la sta facendo sotto. “Signora Anberlin, ce l’ha qualche dolcetto da darci?” Entriamo in soggiorno e non si vede un accidenti. Eugene inciampa su qualcosa e finisce a terra, lamentandosi per il dolore al ginocchio. Una luce si accende. Seduta su una poltrona compare inquietante la signora Anberlin, cornetta del telefono appoggiata all’orecchio. “Ho già chiamato il 911,” minaccia. “Ma signora, sono il suo vicino.” Lei prova a guardarmi nell’oscurità ma non riesce a vedermi. “Questo dovrai dimostrarlo ai poliziotti, non a me,” mi intima. Prendo Eugene per mano e ce la filiamo fuori. “Questa è proprio svitata,” sorride Eugene. Il dolore al ginocchio se n’è già andato. “Che spavento quando l’ho vista in faccia!” mi confida in uno di quei momenti padre-figlio che ho sognato ogni giorno di questi ultimi 12 anni.

Tornati in strada vedo Tiffany, l’amichetta di mio figlio. È vestita da Hannah Montana. “È carina, vacci a parlare,” suggerisco a Eugene. Lui fa “Naah,” ma lo vedo che ha voglia di andare a salutarla. “Dai, io ti aspetto qui. Prometto di non farmi vedere.” Eugene è lì, insieme alla sua Hannah Montana, e da qualche parte arriva la musica di Nightmare Before Christmas e tutto è così perfetto. E poi, succede ancora una volta. Quando tutto sembra andare bene nella mia vita lui compare. All’inizio striscia come un’ombra. Quindi diventa carne. Lo vedo comparire dietro Eugene. Vengo colto da un attacco di panico e me ne resto lì paralizzato. La piccola Hannah Montana guarda terrorizzata alle spalle di mio figlio. Eugene si gira e mi vede “Oh, quello è solo mio padre,” la rassicura. L’ombra che striscia è sparita nel nulla. Ci siamo solo io, Eugene e la bionda. Gli facciamo “ciao ciao” con la manina e ce ne andiamo. “Avevi promesso che non saresti comparso,” si lamenta Eugene. “Qui non è sicuro,” gli faccio io, guardandomi in giro torvo. “Non è che incominci con uno di quei tuoi attacchi? Com’è che li chiama mamma?” ci riflette su, poi sentenzia: “Ah si, attacchi di paranoia.” Le sue parole affilate fanno a pezzettini il mio ego. “Non devi ascoltare quello che dice tua madre sul mio conto. Sono tutte stronzate,” riprendo il controllo della conversazione. Dopotutto tra noi due quello adulto sono io. “È solo che io sono il cavaliere oscuro e vengo fuori dall’oscurità.” Adulto, ma fino a un certo punto. “Buahuahuah,” mi metto a sghignazzare. Lo faccio ridere ancora una volta. È un nuovo record! In lontananza vedo una casa con il giardino ripieno di ragazzi sfatti e di macchine parcheggiate a caso. “Dev’essere una festa,” penso. “Dev’essere LA festa della confraternita,” realizzo. “Andiamo un po’ lì a fare dolcetto o scherzetto,” suggerisco a Eugene. Dal tono del suo “ok” direi che è tornato al solito stato da zombie pre-adolescente indifferente a tutto.

Bussiamo alla porta e veniamo accolti da un quarterback ubriaco: “Bei costumi ragazzi, entrate! Io intanto me ne vado a fare un giro sulla mia Mercedes nuova,” fa sventolando le chiavi. Ci accomodiamo in salotto. Alcune ragazze stanno ballando e si stanno baciando su "I Kissed a Girl" di Katy Perry. Copro gli occhi di Eugene, poi mi chiedo “Ma che sto facendo? Queste sono cose che DEVE vedere.” Gli tolgo la mano dagli occhi e ce ne stiamo tutti e due lì imbambolati per un bel po’. Veniamo interrotti dalla voce da strega di Stephanie: “E voi che ci fate qui?” A cui seguono frasi del genere “Ma ti sembra un posto in cui portare un bambino?” cui io replico “Ti sembra il posto in cui portare una quasi-quarantenne?” e il mio sguardo va a incrociare quello del suo “compagno” Michael. Seguono alcuni bicchierini di Jack per calmarmi, Eugene-Joker che viene accarezzato e vezzeggiato “Ma che ragazzino carino!” dalle tipe che prima si baciavano, qualche flash che mi acceca, fiumi di birra, un paio di pezzi di Drake e altre studentesse sexy che ballano. Fino a che Stephanie ci prende e ci porta fuori: “Ho sbagliato a fidarmi di te,” punta il suo dito accusatore. “Adesso riportalo a casa e poi salutalo, perché è l’ultima volta che lo vedi.”

Sulla strada di casa siamo così un Batman e un Joker un po’ tristi, ma Dio sa se ce la siamo spassata! Ci avviamo verso il mio appartamento per toglierci i costumi, quand’ecco che rivedo Tiffany-Hannah Montana. È insieme a un uomo che non riesco a vedere bene perché se ne sta nell’oscurità. Mi avvicino, ma è come se il suo volto stesse sempre di spalle. Però ne sono sicuro: è l’ombra che mi perseguita. Sempre la solita. Adesso che è diventata carne e ossa prende la manina di Tiffany e se la porta via. “Seguiamoli,” faccio a Eugene. “Ma di chi diavolo stai parlando?” mi chiede lui. “Della tua amichetta, insieme a quel tizio.” Li indico mentre fuggono via. “Intendi Tiffany?” fa Eugene guardandosi intorno. “Sono due ore che io non la vedo.” “Era lì,” gli faccio e corro verso quella direzione. Li scorgo mentre entrano nella casa della signora Anberlin. L’uomo ha in mano un coltello. La porta è ancora semiaperta. Entro ed è sempre tutto così maledettamente buio, non vedo un tubo. “Tiffany!” grido. “Dove sei?” Non arriva nessuna risposta. Allora ritento: “Hannah?” grido sempre più forte. “Hannah Montana, ci sei?” Il terrore si è ormai totalmente impossessato di me. Sento dei rumori. Non vedo Tiffany, né Hannah Montana, però scorgo l’ombra che mi perseguita. La sento respirare, è davanti a me. Le luci si accendono improvvisamente. Adesso riesco a vedere il volto dell’ombra. È la mia faccia, rinchiusa in uno specchio proprio di fronte a me. “Eccolo!” grida la signora Anberlin. “È lui, arrestatelo.” Alcuni poliziotti sbucano fuori dal nulla e mi mettono le manette ai polsi. Fuori è un casino di sirene, luci e flash che immortalano il mio volto. Il mio volto. Il volto dell’ombra che mi perseguita da sempre. Sono io. Il mio peggior nemico, la causa di tutte le disgrazie della mia vita sono io.

Cerco di vedere dietro ai flash. Ci sono Tiffany ed Eugene che mi stanno scattando delle foto. “Ragazzi, state bene?” chiedo loro. Non ricevo risposta, chè sono già spinto dentro la volante degli sbirri. La mattina seguente, in carcere ricevo la visita di Stephanie. “E Eugene?” le chiedo. “Dov’è Eugene?” “L’hai lasciato in mezzo alla strada,” mi grida, evitando di rispondere alla mia domanda. “Dov’è Eugene?” provo a ripeterle. “Come hai potuto? Nemmeno da te mi sarei mai aspettata una cosa del genere. Il Dr. Steinberg dice che sono tre mesi che non ti fai vedere.” “Sì, lo so. Ho fatto una stronzata, come al solito. Ma Eugene dov’è?” comincio a preoccuparmi. “È passata una Mercedes. Un ragazzo ubriaco uscito dalla festa.” Mi fa lei. Il quarterback. La Mercedes nuova. So già come sta per finire quella frase. “Li ha presi sotto. È morto. Eugene è morto. E anche la sua amica, Tiffany. Come hai potuto lasciarli lì da soli?” mi chiede in lacrime e mi fissa, fino a che il tempo per le visite finisce. Mi riportano in cella. Sono accusato di essermi introdotto più volte in casa della signora Anberlin negli ultimi mesi e di averle rubato soldi e gioielli per potermi comprare degli psicofarmaci contro la paranoia e contro i vuoti di memoria. Paradossalmente me ne sono scordato. Questo spiega perché la casa della signora Anberlin mi sembrava così familiare. Naturalmente sono anche accusato di abbandono di minore. Quanto basta per farmi restare qui dentro un bel po’. Dentro questa cella piccola e fredda, dove però non sono solo. Ci sono Eugene e Tiffany che ogni tanto mi fanno visita e mi scattano delle foto da mettere su myspace. C'è il Dr. Steinberg che mi incoraggia “Puoi controllarla! Se ti impegni puoi sconfiggere la paura,” e stronzate del genere. C’è anche uno specchio alla parete. Dentro vedo la mia faccia che continua a ripetere: “Sei tu, sei sempre stato tu. E l’hai sempre saputo.”

sabato 30 ottobre 2010

True Blood

Carrie – Lo sguardo di Satana
(USA 1976)
Titolo originale: Carrie
Regia: Brian De Palma
Cast: Sissy Spacek, Piper Laurie, Amy Irving, John Travolta, William Katt, Betty Buckley
Links: IMDb, mymovies
Genere: teen horror
Se ti piace guarda anche: The house of the devil, Il giardino delle vergini suicide, Psycho

Regia di Brian De Palma, storia tratta da un romanzo di Stephen King (il primo pubblicato), favolose musiche di Pino Donaggio e protagonista una giovane e allucinata Sissy Spacek. Scusate, ma ci troviamo di fronte a una pietra miliare e a un capostipite dell’horror adolescenziale (e non solo adolescenziale).

Carrie è una delle storie di vendetta più pazzesche e sanguinose di tutti i tempi. E il sangue è il protagonista fin dalla prima scena, un ralenty poetico che inizia come una tranquilla scorrazzata nei spogliatoi delle ragazze e finisce in un bagno di sangue, con le prime mestruazioni di Sissy Spacek.

Carrie è una ragazza disadattata, continuamente presa per il culo dalle superficiali compagne reginette di bellezza e con una madre fanatica religiosa ai limiti del ridicolo. Con l’inizio del ciclo però diventa donna e cominciano a manifestarsi i suoi inquietanti poteri di telecinesi: quando si incazza, infatti, sono cazzi per tutti gli altri. Ma un giorno la sua mediocre vita può cambiare. Un ragazzo infatti la invita al ballo di fine anno e quella per lei sarà una serata magica. Fino a quando qualcosa andrà storto…

L’atmosfera 70s del film è totalmente affascinante e la regia di De Palma è magistrale, con echi di Hitchcock ma anche momenti di puro “teenage dream”. C’è persino un giovane & scemo John Travolta. Consigliatissimo per Halloween.
(voto 7/8)

Sai qual è il problema?

Ecco perché Ruby è finita in Questura: vendeva cd masterizzati
Il problema non è che ti piace scopare, fare le orge, fare magari anche bunga bunga. Il problema non è che sei invischiato in storie, vere o meno che siano, di sfruttamento della prostituzione minorile e non minorile e favori sessuali in cambio di poltrone in Parlamento o posti davanti alle telecamere. O sotto le telecamere.
Il problema non è che sei, sei stato o sarai indagato per corruzione, tangenti, falso in bilancio, evasione fiscale, finanziamento illecito ai partiti, compravendita illecita di diritti televisivi, concorso esterno in associazione mafiosa.
Il problema non è nemmeno che i pentiti di Mafia fanno il tuo nome con una maggior frequenza di quello di Don Corleone, Tony Ciccione, Tony Soprano e Totò Riina.
Il problema non è che su Wikipedia c’è una pagina dedicata ai procedimenti giudiziari a tuo carico lunga più di quella dedicata a matrimoni e divorzi di Elizabeth Taylor.
Il problema è che tutte queste questioni messe insieme fanno di te due cose: o il più grande criminale nella storia d’Italia o il più grande perseguitato nella storia del Mondo. La seconda è quella a cui ti piace credere e a cui ti piace farci credere. Benissimo. Chi vuol credere all’esistenza di Babbo Natale è libero di farlo, ci mancherebbe ancora. Il problema non è stabilire in questa sede se Babbo Natale esiste o meno. Il problema è che tu, caro Silvio, non sei Babbo Natale. Al massimo ti si può considerare Babbo Bastardo.

Il problema è che, criminale o martire tu sia, non puoi governare questo Paese. Se hai un minimo di coscienza e di amore per l’Italia, cosa che da grande Statista quale ti ritieni dovresti avere, ti faresti semplicemente da parte. Perché una persona a cui scoppia tra le mani almeno uno scandalo mediatico a settimana, e questo nelle settimane più tranquille, non può avere tempo, concentrazione, energie per pensare anche a governare uno Stato. Stato tra l’altro pieno di problemi non da poco, come disoccupazione, precariato, immondizia, crescente mancanza di fiducia nelle Istituzioni e questo solo per citarne alcuni.
Il problema è che Paris Hilton, Lindsay Lohan e Amy Winehouse tutte e tre messe insieme finiscono in meno casini di quanti ne siano capitati a te solo nell’ultimo mese. E lo so che loro tre le vorresti mettere in uno dei tuoi Casini. Quello dell’UDC però non lo inviti. Così impara.

Il problema non è che possiedi 3 reti televisive e ora pure la Rai. Il problema è che con i tuoi amichetti M&M (Masi & Minzolini) vorresti controllare anche il resto della programmazione. Il problema non è che la maggior parte dei talk-show e programmi di approfondimento politico in Rai sono condotti da persone che stanno più a Sinistra che a Destra. Il problema è che un programma come Annozero fa 6 milioni di telespettatori e medie più alte del Grande Fratello, il problema è che Report, Ballarò e Saviano fanno ascolti record per Raitre. Il problema è che i tuoi Belpietro, Paragone e compagnia brutta i programmi politici non li sanno fare, o semplicemente sono talmente noiosi che non li guarda nessuno. Quindi se non hanno ancora preso il posto di Santoro è per una pura e semplice questione di mercato, cosa che un imprenditore come te ben dovrebbe sapere, non politica.
Il problema è che il TG1 di Minzolini nell’ultimo anno ha perso più di un milione di telespettatori, per non parlare dei sondaggi di credibilità e imparzialità che sono colati a picco. Per una questione meramente commerciale ed economica, quindi, Minzolini fa perdere introiti pubblicitari alla Rai e alle casse dello Stato e per questo, se non per altro, andrebbe licenziato senza nemmeno pensarci troppo.

Tornando comunque all’ultimo (per questa settimana) scandalo, il problema non è una questione di moralismo. Anche perché i moralizzatori dovresti cercarli innanzitutto nella tua Destra conservatrice da Family Day con cui hai sempre fatto comunella. Il problema non è che sei stato incastrato da un diabolico e astuto piano della Sinistra. Magari ci avessero pensato. Magari ce ne fosse uno lì in mezzo a quella manica di zombie in grado di pensare a un piano per mandarti via. Ce ne fosse anche solo uno, di te ci saremmo già liberati da tempo. Diciamo dal 1994. Il problema è che i problemi per te vengono fuori principalmente dal tuo esercito di schiavetti, escort, prostitute, starlette, ex mogli, papponi che frequenti.
Il problema è che, per quanto mi riguarda, possiamo mettere da parte tutta la questione sessuale. Tralasciamo che un politico, in quanto persona pubblica il cui comportamento deve essere giudicato dall’elettorato, dovrebbe in teoria fare tutto alla luce del Sole. Questo adesso non ci interessa. Tralasciamo anche il fatto che ti credi di essere Casanova ma dimentichi che Casanova non aveva bisogno di pagarle, le donne. Tralasciamo anche il fatto che, incredibilmente, ci siano ancora donne che votano per te, quando la tua unica palese considerazione femminile è: donna=buco.
Il problema è che effettuare una telefonata in Questura per far rilasciare una 17enne arrestata per furto di questo tipo:

Dottore, volevo confermare che conosciamo questa ragazza, ma soprattutto spiegarle che ci è stata segnalata come parente del presidente egiziano Mubarak e dunque sarebbe opportuno evitare che sia trasferita in una struttura di accoglienza. Credo sarebbe meglio affidarla a una persona di fiducia e per questo volevo informarla che entro breve arriverà da voi il consigliere regionale Nicole Minetti che se ne occuperà volentieri.

non si può considerare un atto magnanimo o da “persona di cuore”. Anche perché voglio vedere se per un cessone la cornetta l’avresti alzata oppure le avresti detto: “Goodbye Ruby tuesday”. Mettendo da parte l’evidente menzogna e figura di m. internazionale che hai fatto coinvolgendo Mubarak, una telefonata del genere può essere considerata in un unico e solo modo: ABUSO DI POTERE. Il problema è che in qualunque paese democratico del mondo, e forse persino in qualche dittatura, per una telefonata del genere saresti stato cacciato con effetto immediato e con una pedata nel didietro.
Sai qual è il problema, Silvio? Il problema è che questo schifoso sistema di telefonate, favori, raccomandazioni è il CANCRO di questo nostro Belpaese, quello che uccide ogni possibilità di meritocrazia, vero talento e Giustizia.

venerdì 29 ottobre 2010

Ho ammazzato la cheerleader - Parte seconda

(Un mio racconto di Halloween in 2 parti, leggi la PRIMA)

Più tardi, nel garage di Jeremy.
“È tutto pronto?” Krispin, impaziente come un liceale che sta per perdere la verginità.
“Dannazione. Ancora non riesco a credere che mi hai convinto a farlo!” Jeremy, in versione stregone, stava mescolando uno strano intruglio.
“Amico, in fondo al cuore sai che questa è la cosa giusta. Devi solo cercare dentro te e guardare nel profondo. Ti meraviglierai di ciò che puoi trovare. E poi, non dimentichiamo che tutta questa storia degli incantesimi per farsi spompinare è partita da te, Mister Moralità. Io nemmeno sapevo che esistesse una cosa simile… A proposito, su che sito hai trovato l’incantesimo?”
“Uff,” Jeremy nella sua solita versione sbuffante.
“E va bene. Ogni mago ha i suoi trucchetti. Errore mio, facciamo che non te l’ho mai chiesto. Hey, si tratterà mica di quel sito di porcelline coreane che ti ho consigliato io?”
“Uff uff,” ancora Jeremy, ancora sbuffante.
“Ok, ok. Ti sto deconcentrando, lo so. Ora mi tappo la bocca e ti lascio concludere il tuo magico incantesimo. A proposito… ci vorrà ancora molto?”
Jeremy pucciò un dito nell’intruglio fumante. “Sì, mi sembra pronto.”
“E ora? E ora?” Krispin l’impaziente.
“Ora verso qualche goccia della pozione sulla foto dell’annuario di Lizzy Grable.”
“Lizzy Grable? Ommioddio… È la mia cheerleader preferita!”
“Lo so benissimo, pezzo di coglione. È per questo che ho scelto proprio la sua foto.”
Boom. Una grossa esplosione. In mezzo al fumo che si dirada per il garage sgangherato di Jeremy, si materializza Lizzy Grable, in carne e ossa.
“Ommioddio… ci sei riuscito.” Krispin rimase per la prima volta in tutta la serata, e forse in tutta la sua vita, senza parole.
Cinque minuti di sguardo da pesce lesso dopo, Lizzy Grable lo prende per mano e lo porta su dalle scale.
“Credo… credo che andremo in camera tua a… a… a fare del sesso, amico,” balbettò Krispin. Lo faceva solo quando era davvero, davvero emozionato.
Jeremy si ritrovò lì in garage, da solo. Si mise a sfogliare l’annuario della scuola, così per passare il tempo. Quando capitò sulla pagina dei giocatori di football. Alla vista di quella serie di facce dagli zigomi perfetti e dai capelli perfettamente pettinati all’indietro, lo gettò a terra.
“Dannati loro. Hanno tutto quello che vogliono, senza bisogno di incantesimi, e nemmeno se ne rendono conto.” Per il nervoso, Jeremy diede un calcio alla pozione, che si riversò sulle pagine aperte dell’annuario scolastico. “Ooooops.”
Subito dopo aver serrato il garage, corse sopra a bussare alla porta di camera sua. Era chiusa a chiave. “Krispin, aprimi. Presto! Abbiamo un problema.”
“Uff,” stavolta era Krispin a sbuffare, mentre apriva la porta semi-vestito. “Tu e i tuoi problemi. Beh, che c’è?”
“Dobbiamo andarcene di qui. Subito. Le foto dell’annuario si sono animate!”
“Fantastico, amico! Ciò significa un sacco di cheerleader vogliose tutte per noi,” sorrise Krispin, in versione Mitch Buchannon il piacione di Baywatch.
“Vedi, non sei a conoscenza di un piccolissimo dettaglio: l’annuario in quel momento era aperto sulla pagina dei giocatori di football. E non mi sembrano affatto amichevoli quanto le cheerleader.”
Rumori. La porta del garage era stata sfondata. I giocatori di football stavano salendo su per le scale rumorosamente.
“Presto,” fece Jeremy, spingendo Krispin e la sua cheerleader zombie avvolta nelle lenzuola verso la finestra. “Usciamo di qui!”

Lo strano trio corse fuori nell’oscurità. In giro non c’era più nessuno. Halloween aveva lasciato giusto qualche strascico. Rotoli di carta igienica avvolti intorno ai rami degli alberi nei giardini e uova marce rotte contro le finestre dei vecchietti avari che avevano scelto “scherzetto” anziché “dolcetto”.
Un irreale silenzio li circondava. Finalmente un po’ di tranquillità. L’esercito di giocatori di football sembrava esser stato seminato. Poteva quindi scattare il momento confessioni.
“Allora, amico. Com’è andata con la cheerleader dei tuoi sogni? Spero di non avervi interrotto mentre…”
Krispin fece: “No, no. Avevamo già finito.”
“Già finito?”, Jeremy, lo stupito. “Oooh, non è una cosa positiva” realizzò poi. “Coraggio, amico. Sono cose che capitano anche ai migliori.”
“Beh, grazie,” Krispin, in versione imbarazzo portami via lontano da qui.
“Perlomeno la tua cheerleader non ha perso le braccia,” constatò Jeremy, girandosi verso di lei.
“Ehm,” lo interruppe. “Ho dimenticato di mostrarti una cosa.”
Krispin levò il lenzuolo dal corpo di Lizzy Grable. Oltre a essere totalmente nuda, non aveva più le braccia.
“Però è viva. Strano…” riflettè Jeremy.
“C’è anche una cosa che non ti ho detto,” fece con un filo di voce Krispin. “Forse so perché è ancora viva.”
“Racconta, che stai aspettando?” Jeremy, impaziente come una pensionata alla fine di una puntata di Beautiful.
“Ehm, è un po’ imbarazzante.”
“Ti ho chiamato nel mezzo della notte per dirti che una cheerleader mi è morta in mezzo alle gambe mentre mi stava spompinando. Credi che a questo punto mi faccia ancora problemi riguardo a qualche cosa?”
“Ok. Ti dico quello che è successo: Lizzy si è spogliata ed, ehm… eravamo sul punto di farlo. Io ero mooolto eccitato ed ehm… non so se mi spiego. Sono venuto. Allora lei, molto paziente, mi ha pulito e poi ha cominciato a succhiermi beh, lì sotto. È stato in quel momento che le sono cascate le braccia.”
“È capitato anche a me. So di cosa stai parlando. Ma poi? Che è successo poi?”
“Beh, io sono venuto un’altra volta. Sulla sua faccia. Mentre lei stava perdendo le braccia. Lo so, è una cosa malata, ma non sono riuscito a trattenere l’eccitazione.”
“Vuoi dirmi che credi sia stato il tuo sperma a tenerla in vita?”
“No, amico. Dopo è successo qualcos’altro.”
“Sono tutto orecchi.” Jeremy e la sua più completa attenzione.
Krispin proseguì il racconto: “Dopo che le sono cadute le braccia stava diventando debole, sempre più debole. La vedevo morire davanti a me e non c’era niente che io potessi fare per farla stare meglio ed è stato a quel punto che le ho detto…”
“Cosa? Che cosa le hai detto?”
“Le ho detto: “Ti amo, Lizzy Grable. Ti amavo quando eravamo in prima elementare e tu non mi rivolgevi nemmeno la parola. Ti amavo alle medie quando ti ho tirato le trecce bionde e tu con un destro mi hai steso e ho dovuto passare il resto dell’anno scolastico in ospedale. Ti amavo quando fino a ieri mi toccavo guardandoti chiuso in un armadietto buio degli spogliatoi mentre tu avevi finito uno dei tuoi allenamenti. Ti ho sempre amato e ti amerò per sempre, Lizzy Grable.”

Ecco, dopo averle detto tutte queste cose lei si è rianimata ed è tornata ad essere una cheerleader zombie in piena forma. Quindi, sei arrivato tu, hai bussato alla porta e hai spezzato il nostro momento di intimità.”
“Beh, scusa.”
“Non fa niente, Jeremy. In fondo è camera tua. O dovrei dire: era, camera tua. Dopo il passaggio di tutti quei giocatori di football inferociti non so cosa ne sia rimasto.”
“Grazie per avermici fatto pensare, amico.”
“Fortuna che i tuoi sono andati via, questo weekend. Hey!” gridò Krispin.
“Che c’è?” chiese Jeremy, preoccupato.
“Pensi che stiano facendo sesso, in questo momento. Tuo padre e tua madre, intendo. Iiih, che schifo…”
“Krispin!” Jeremy in versione urlo di Munch.
“Forse ho esagerato. Scusa, amico. Non avrei dovuto dire quelle cose sui tuoi geni…”
“Krispin, abbassati!”
Grazie al suggerimento dell’amico, Krispin evitò per un pelo un grosso giocatore di football zombie che gli stava volando addosso. Quindi spuntarono fuori anche tutti gli altri. Ormai erano circondati.
“Ci sarà pur qualcosa che possiamo fare per fermarli,” pensò a voce alta Krispin. “In fondo, noi due siamo dei quasi geni. Pensa solo all’incantesimo che siamo riusciti a fare. Loro invece, loro sono solo un ammasso di muscoli che di cervello ne avevano poco già da normali. Figuriamoci in versione zombie.”
“A me non viene in mente nessuna soluzione, amico. Sicuro che siamo dei geni?”
“No. Ho usato il termine quasi geni proprio perché non ne sono sicuro.”
“Più che quasi geni, mi sa che siamo quasi spacciati.” Jeremy guardò tutti quei giocatori di football sempre più vicini e poi il suo sguardo si posò su Lizzy Grable, la cheerleader senza braccia ma ancora in vita. E realizzò. “Lizzy Grable!” si mise a gridare.
“Sì, è una gran figa, anche se è una storpia senza braccia,” fece Krispin. “Mi dispiace che la tua cheerleader sia deceduta in circostanze poche fortunate, ma non ho intenzione di dividere Lizzy con te. Senza offesa, amico: lei è mia.”
“Non è questo che intendevo,” fece Jeremy mentre scansava a fatica un grosso energumeno rabbioso. “Ripensavo a ciò che hai fatto. Le hai detto che la ami. Esattamente ciò che ogni ragazza, anche una ragazza zombie, vuole sentirsi dire. Sono state le tue parole a salvarle la vita e allora saranno delle altre parole a mettere fine alla patetica esistenza di questi stronzi.”
“Hai ragione. Ma cos’è che un giocatore di football non vorrebbe mai sentirsi dire?”
“I tuoi muscoli sono flaccidi!” gridò Jeremy. Uno zombie cominciò ad arrancare.
“Hai un inizio di calvizie!” urlò Krispin. Un altro zombie giù per terra. “Hey, amico: funziona!”
“Avete perso una partita, anzi, avete perso l’intero campionato,” Jeremy con tutto il fiato in gola. Un gruppetto di giocatori morti sul colpo.
“Tutti in biblioteca” gridò poi Krispin. E di giocatori di football non ne rimase in piedi nemmeno uno.
“Amico, hai fatto strike,” Jeremy andò ad abbracciarlo.
“Ok ok,” Krispin si liberò dalla stretta. “Poniamo subito fine a questo momento gay. Ho una ragazza, adesso,” disse facendo l’occhiolino alla sua pollastrella senza braccia.
Il volto di Jeremy si corrucciò.
“Andiamo, uomo…” lo consolò Krispin.
“Dove?”
“A farti una ragazza cheerleader zombie, naturalmente.”
“Credi davvero che dovremmo continuare con gli incantesimi, dopo tutto quello che è successo questa notte?” chiese Jeremy in versione Jeremy il ragazzo dai mille scrupoli morali.
“Certo che sì, amico. Certo che sì,” fece Krispin in versione uomo che non deve chiedere mai. “Don’t stop, ‘til you get enough.”

Bunga Bunga - Parte seconda

Tiro mancino

Federico Zampaglione il cantante è autore di un onesto e piuttosto classico pop italiano come questo



Federico Zampaglione il regista invece sorprende con un film dalle tinte horror di cui si può dire tutto, tranne che sembra un classico film italiano.
Nessun drammone famigliare, nessuna commedia degli equivoci, niente scoregge vanziniane: insomma, non sembra proprio una pellicola realizzata da un italiano nel panorama attuale. Ma nemmeno sembra scimmiottare le pellicole hollywoodiane. Zampaglione sembra piuttosto guardare a un cinema da paura dalle nordiche atmosfere. E fa centro.

Un centro pieno come in musica non gli è forse mai riuscito. È vero, ha fatto alcune belle canzoni (“La descrizione di un attimo”, “Per me è importante”, “I giorni migliori”), c’è stato un periodo in cui qualcuno avventatamente ha parlato di lui persino come di un nuovo Battisti. I veri talenti musicali nei Tiromancino però erano probabilmente Riccardo Sinigallia (autore come solista della splendida “Bellamore”), ma anche il fratello di Federico, Francesco Zampaglione.
Lui invece sembra nato per essere regista. Oddio, l’esordio Nero bifamiliare era passato inosservato tra il pubblico e persino sbeffeggiato dalla critica. Io non l’ho visto quindi evito commenti, però guardando questo Shadow si nota un talento visivo davvero pregevole. In attesa di dare un ascolto al nuovo album dei Tiromancino “L’essenziale” (il primo da 6 anni a questa parte), in uscita proprio in questi giorni, il futuro che mi sento di consigliare a Zampaglione è sicuramente nel cinema.

Shadow
(Italia 2010)
Regia: Federico Zampaglione
Cast: Jake Muxworthy, Karina Testa, Ottaviano Blitch, Chris Coppola, Nuot Arquint
Genere: horror
Links: IMDb, mymovies
Se ti piace guarda anche: Hostel, Saw – L’enigmista, i video “Karma Police” dei Radiohead “Come To Daddy” di Aphex Twin
Shadow è una di quelle storie di caccia infinita alla Duel di Steven Spielberg, o sullo stile del combattimento infinito tra Peter Griffin e il pollo gigante


In Shadow una coppia di bikers finisce per essere vittima di un tiro mancino, inseguita e braccata da due cacciatori folli, con nessuna ragione logica addosso se non la pura sadica cattiveria umana. Dico umana, perché in una scena che ho trovato simbolica (ma magari è stata solo una mia impressione) c’è un cane che prima si mette al loro inseguimento e poi si blocca, come se capisse che quell’odio cieco è inutile. Una cosa che i due uomini sembrano invece non capire.
La prima parte in mezzo ai colli e alle strade di campagna è davvero eccellente. La seconda parte, un po’ meno riuscita, scivola invece nel sadismo più profondo, tra Hostel e Saw – L’enigmista, con un’ottima scena di inseguimento sullo stile del video di “Karma Police” dei Radiohead, ma con le stranianti note del pezzo del 1943 “La strada nel bosco” di Gino Bechi.


Funzionali ma non particolarmente memorabili gli attori, eccezion fatta per l’angosciante mostro interpretato da Nuot Arquint che sembra uscito dal video “Come To Daddy” di Aphex Twin.
Un film inquietante, molto ben girato, dalle splendide atmosfere e, ciliegina sulla torta, il buon Zampaglione ci ha messo dentro pure un messaggio sulla guerra.
(voto 6/7)

giovedì 28 ottobre 2010

Ho ammazzato la cheerleader - Parte prima

(Un mio racconto di Halloween in due parti. Domani la seconda)
Titolo originale: The Fuckin' Cheerleader Is Fuckin' Dead

“Ho ammazzato la cheerleader!”
“No, un momento. Che cazzo vai dicendo, uh?”
“Sto dicendo che quella puttanella mi è morta tra le gambe mentre mi stava staccando un pompino. È questo che sto dicendo.”
“La cheerleader ti stava facendo una pompa? Ma grande!” esultò Krispin come fosse un’innocente matricola. Adesso che era al secondo anno di liceo era troppo grande per gesti infantili del genere.
“Sì, d’accordo. Yuppie! Sono grande, sono un grande. Lo so. Ma vedi,” Jeremy cercò di spiegargli con Santa Pazienza, “Il punto della questione qui non è che quel gran pezzo di figa mi stava succhiando via l’uccello. Il dannato punto della dannata questione è che quel gran pezzo di figa è morta. Stecchita. Andata. Kaput. Goodbye, England rose. Giusto lì,” indicò col dito un punto dello spazio nero davanti a sé. “Cosa facciamo adesso?”
“Cosa facciamo?” chiese stupito Krispin. “Amico, vorrai dire: cosa fai TU?”
“No, amico. Intendo cosa facciamo noi due. Ti ho messo a conoscenza del fatto, quindi tu sei mio complice. Se solo provi ad abbandonarmi, ti trascino nel merdoso fondo insieme a me.”
“Oh, andiamo uomo. Questo non è corretto.”
“È corretto, invece. Sono io a dettare le regole, adesso.” Jeremy si mise sul petto i gradi da generale.
“Ah sì, bello? E da quando?”
“Da quando sono così figo da farmi una cheerleader.” Pausa. “Cioè, mi facevo, visto che quella mi è trapassata davanti agli occhi giusto pochi istanti fa.”
“E va bene. Tu sei il capo e diciamo che io sono diventato tuo complice. Cosa facciamo, adesso?” domandò Krispin, con la sua tipica faccia da pesce lesso.
“Ecco bravo. Siamo in questa situazione insieme.” Pausa. “Direi che a questo punto ti porto a vedere la cheerleader morta.”
“Hey, amico. Andiamo… Lo sai che odio la gente morta.” Pausa di imbarazzo politically correct. “Volevo dire, odio vedere la gente morta. Sai che intendo? Non sono un razzista. Non ho niente contro la gente morta. È una scelta di vita, o di non vita, rispettabile come tante altre. Non ho niente contro i finocchi. Non ho niente contro i fottuti portoricani. E non ho certo niente contro i morti. Io amo la gente morta. Lo sai questo, vero?”
“Lo so, amico. Lo so. Però è necessario che tu veda con i tuoi occhi.”

Jeremy e Krispin. Due nerd al secondo anno di liceo davanti al corpo semi-nudo di una cheerleader morta.
“Gran pezzo di figa. Bella carrozzeria, anche se un po’ pallidina,” fu la prima cosa che disse Krispin, vedendola.
“Per forza, pezzo di coglione: è morta!” fu la prima cosa che gli disse Jeremy, guardandolo in quei due occhi da pesce lesso.
“Sto solo commentando quello che vedo. E quello che vedo è il corpo nudo di un gran bel pezzo di figa.”
“Questo te lo concedo. Però vogliamo concentrarci un momento sulla questione basilare. Vogliamo?”
“Veramente non vorrei…” Krispin, impegnato nel suo passatempo preferito: sprecare fiato.
Occhiata truce di Jeremy.
“E va bene. Vogliamo, vogliamo.” Quindi aggiunse, come una spoa davanti all’altare: “Lo voglio.”
Silenzio. Imbarazzante silenzio.
“Dunque… Quale sarebbe questa questione fondamentale? Anzi, basilare?” chiese poi Krispin.
“La questione è che la cheerleader è morta. Te lo sto spiegando da ormai più di dieci minuti. E non ha le braccia. Le si sono staccate le braccia dal corpo.”
“Rewind, amico,” Krispin chiese un time-out. “Lei ti stava facendo un succhia succhia senza fine, non un lavoretto di mano. Esatto?”
“Mmm…” grugnì Jeremy.
“Ok, non c’è bisogno che ti arrabbi. Sto cercando di analizzare i fatti in maniera obiettiva e per farlo devo raccogliere tutti gli indizi come farebbe coso…” Pausa riflessiva. “Grissom!”
“Quindi, qual è la sua conclusione, agente ehm… Grissom?”
“La situazione è parecchio complessa,” Krispin cominciò a strofinarsi gli occhiali da vista con il fazzoletto che teneva in tasca. Fazzoletto sporco, ovviamente e con fare riflessivo si mise a lisciarsi il pizzetto immaginario. “Questa cheerleader era impegnata con la bocca e le sono cadute le braccia. Dico solo che è strana, come cosa. Non credi? Però un’altra cosa non mi torna di tutta questa faccenda: perché diavolo la cheerleader stava succhiando l’uccello a te?”
“Che vuoi dire?” Jeremy, in versione permalosa.
“Andiamo amico. Non sei nella squadra di football. Né sei un… come dicono i francesi? Ah, sì. Non sei certo un tombeur de femme, ecco.”
“Ti ringrazio. Davvero. Grazie mille.”
“Oh, come on. Intendevo senza offesa, uomo. Cioè, voglio dire: quelli come me e te di solito se lo sognano di farsi una cheerleader. Io per esempio me lo sono sognato giusto ieri sera. Quindi, amico mio, se cerco di capire come hai fatto è solo perché voglio farlo anch’io.”
“Tu sei senza speranza, amico.”
“Oh, ti ringrazio anch’io. Tu sì che sei una persona veramente con un gran tatto, complimenti.”

Krispin rimase lì a fare l’offeso per un po’. Fino a che Jeremy non gli lanciò un contentino: “Ti dico come ho fatto se tu mi prometti di non dirlo ad anima viva.”
“Beh, non vedo molte anime vive, qui intorno,” Krispin indicò il corpo della cheerleader morta stecchita.
“Ah ah. Molto divertente,” Jeremy e la sua finta risata. “Davvero, me lo devi promettere che la cosa non esce fuori di qui.”
“Promesso. Sono un tomba.” Mano sul petto. Quando prometteva una cosa, Krispin tornava sempre serio.
“Ho fatto un incantesimo,” confessò Jeremy.
“Cazzooo!” Krispin, in versione urlo di Munch.
“Sì, lo so. Sono patetico. Prendimi pure per il culo.”
“Amico, io non ti sto affatto giudicando. Voglio dire: tu sei un genio. Un fottuto genio, cazzo.”
“Non ti sembra una cosa da sfigati, fare un incantesimo per farsi la ragazza più figa della scuola?”
“Sì beh, cioè. Forse un pochino.” Pausa di riflessione. “Ma no… ma che dico? Tu sei un genio e basta! Insomma, i giocatori di football la possono conquistare con i muscoli, una ragazza così. Tu l’hai fatto con l’intelletto, o meglio ancora: con un incantesimo. Sei un cazzo di genio. Amico, sono fiero di essere tuo amico! Voglio dire, spiegami come hai fatto che lo faccio pure io. Immediatamente, Santissimo il Signore. Facciamo l’incantesimo, così posso finalmente perdere anch’io la mia fottutissima verginità.”
“Ti vorrei solo far notare che nell’immediato abbiamo un’altra questione più urgente da affrontare della tua verginità,” interruppe bruscamente i suoi piani Jeremy. “Una cheerleader morta, senza braccia, probabilmente come tragica conseguenza del mio sciagurato incantesimo. Ricordi?”
“Già. Beh, quelli sono problemi suoi. Contrattempi del mestiere. Se è questo il prezzo che dobbiamo pagare per farci la più gran figa di tutti i tempi, o per lo meno la più gran figa della squallida cittadina in mezzo al nulla in cui viviamo, beh amico: io sono pronto a pagarlo.”
“Sei pazzo!” lo guardò di striscio Jeremy, come a mostrare il suo profilo da duro a una telecamera immaginaria. Pensava che se da tutta quella stramba vicenda avessero tratto un film, la sua parte avrebbe dovuta farla Jason Schwartzman. Nella parte di Krispin sarebbe invece andato benissimo uno sfigato qualsiasi, pensava anche.
“Tu dici: pazzo. Io dico: realista. Tu dici: cheerleader morta. Io dico: scopiamo. Voglio dire, questo è il nostro secondo anno al liceo e questo è l’unico modo che abbiamo per farci qualche cheerleader superdotata. Certo, a meno che tu non voglia farti un bell’abbonamento in palestra e cominciare a giocare a football.”
“Mettiamo tu abbia ragione…” Jeremy distolse il pensiero dalla versione cinematografica della sua vita e cominciò a riflettere sulle parole di Krispin.
“Amico, io ho ragione. Devi solo cominciare a vedere le cose con chiarezza.”
“E quindi? Cosa suggerisci di fare?”
“Ce la spassiamo, amico. Questo è ciò che suggerisco di fare. È la notte di Halloween. Buttiamo il corpo di questa troietta giù nel fiume, ci liberiamo del sangue e di tutte le maledette tracce e se anche restiamo un po’ sporchi, chissenefrega? Penseranno tutti solamente che abbiamo un trasvestimento molto realistico e molto fico. Adesso andiamo a fare un altro di questi bei incantesimi che mi tenevi nascosti. A moi, il tuo migliore amico. Dovresti vergognarti per non avermene parlato prima.”
“E se un’altra ragazza dovesse morire?” Jeremy in versione riflessiva, mano sul mento. Lisciarsi il pizzetto immaginario va molto di moda, tra i ragazzi del secondo anno.
“Hey, è il liceo. È duro. Solo i più forti sopravvivono e si evolvono. Sono le regole, non sei stato attento durante la lezione su Darwin?”

(fine prima parte)

Bunga Bunga

La scomparsa di Gemma Arterton

La scomparsa di Alice Creed
(UK 2009)
Titolo originale: The disappearance of Alice Creed
Regia: J Blakeson
Cast: Gemma Arterton, Martin Compston, Eddie Marsan
Genere: rapimento
Links: IMDb, mymovies
Se ti piace guarda anche: Hard Candy, Misery non deve morire, Boxing Helena, Ransom – Il riscatto

Ultimamente stanno circolando un sacco di ottimi film che sono interpretati in pratica giusto da 2/3 attori (Monsters, L’estate d’inverno, Hard Candy), al punto che mi chiedo se non sia più facile scrivere una sceneggiatura con pochi personaggi. Ma probabilmente no. Non è facile tenere viva l’attenzione con un budget ridotto, location limitate e due personaggi in croce. Eppure è il potere della scrittura. Un buon script può supplire alle altre mancanze, rendendo persino i mezzi ridotti un pregio. E La scomparsa di Alice Creed è un altro ottimo esempio di scrittura creativa.

Due tizi organizzano il rapimento perfetto. Sono perfettamente organizzati, hanno messo a punto un piano studiato nei minimi dettagli, niente può andare storto. Vittima è la povera Alice Creed. Che poi non è così povera, visto che ha un padre ricco cui i due lestofanti chiedono un sostanzioso riscatto.
Sì, direte voi e ho detto anch’io: solita storia claustrofobica e criminale. Eppure le cose prendono una piega diversa. Ci sono colpi di scena e svolte inaspettate. Il thriller si fa presto più intricato e sorprendente di quanto inizialmente previsto e la tensione è ben distribuita per tutta la durata.

Da segnalare tutti e tre gli attori, a partire della splendida Gemma Arterton, la povera-ricca Alice Creed: già vista in Prince of Persia, I love Radio Rock e Scontro tra titani, è destinata ad essere la next big thing del cinema britannico e le sue curve sono già decisamente the big thing. Davvero bravi anche i due rapitori: l’inquietante Eddie Marsan (La felicità porta fortuna, Sherlock Holmes) con quella faccia da animale (un tasso?) e Martin Compston (Sweet Sixteen, Il maledetto United). Un’ulteriore dimostrazione di come gli attori britannici siano di un livello molto superiore alla media internazionale (per tacere di quella nazionale).
(voto 6/7)

Il film era annunciato in uscita in Italia, adesso non se ne sa più nulla. Almeno in DVD però dovrebbe prima o poi uscire, ma comunque è disponibile in lingua originale con sottotitoli. Insomma: la solita scomparsa dei distributori italiani.

mercoledì 27 ottobre 2010

Chicken premiere

Gruppo: Peau
Album: Premiere mue
Canzone: Premiere mue
Provenienza: Francia
Genere: trip-pop o pop trip?
Se ti piace ascolta anche: Portishead, Elastica, Cibo Matto, Fever Ray, Bjork

Rivelazione dalla Francia. Di loro non ne so molto e forse nemmeno mi interessa saperne di più. Perché togliere fascino a qualcosa di così affascinante, proprio perché così maledettamente misterioso?
(voto 7+)

Caso umano 39

Case 39
(USA, Canada 2009)
Regia: Christian Alvart
Cast: Renee Zellweger, Jodelle Ferland, Bradley Cooper, Ian McShane, Callum Keith Rennie, Cynthia Stevenson
Links: IMDb, mymovies
Genere: bambini inquietanti
Se ti piace guarda anche: Orphan, The Ring, The Orphanage

Se per caso dovessi occuparmi del casting di un film, Renee Zellweger non sarebbe certo la mia prima scelta come protagonista di una pellicola. Probabilmente non sarebbe nemmeno tra le mie prime mille scelte, ma tant’è che quelli del casting di questo Case 39 hanno scelto proprio lei. E il film si lascia pure guardare.

La nostra Bridget Jones stavolta è un’assistente sociale iper-impegnata già in 38 casi. Quando il suo boss le mette sulla scrivania il 39esimo caso, quello di una bambina che al solo vederla in foto c’è da cacarsi addosso dalla paura, lei invece di spaventarsi non fa una piega, accetta di buon grado il caso e inconsapevole dà il titolo al film: Case 39.
La bambina, contrariamente a quanto inquietante possa sembrare, si rivela un agnellino vittima di genitori pazzi che vogliono farla fuori. Allora la Zellweger, armata del suo solito esercito di faccette sceme, arriva in suo soccorso e la salva dalla terribile situazione. Peccato che a volte le prime impressioni non siano proprio sbagliate e quella che in foto sembrava una bimba spaventosa si rivelerà esattamente… una bimba spaventosa. Anzi, una specia di figlia di Satana o di adorabile compagna di giochi della Samara di The Ring. Una cocca di mamma, in pratica.

Nel cast oltre alla bella Renee (bella poi neanche tanto, l'ho detto più che altro per fare il verso al bel René) si segnala anche il protagonista della serie Deadwood e Bradley Cooper, l’attore di Una notte da leoni che fa coppia con Bridget Jones anche fuori dallo schermo. Se fossi un attore di Hollywood e potessi scegliermi qualunque mia collega fighetta, la Zellweger non rientrebbe tra le mie prime mille scelte, però contento lui…

Se la prima parte del film ha un’inaspettata vena da dramma sociale, la seconda si va a infilare sui soliti prevedibili binari del genere thriller-horror con bambini inquietanti. Niente di nuovo sotto il sole, ma la tensione è garantita da una scena con delle vespe spaventose che ha un impatto piuttosto brutale, oltre al fatto che la bimba Jodelle Ferland (già vista in Eclipse, Tideland, Silent Hill e in un episodio di Smallville quando ancora, non so perché, guardavo Smallville) è davvero inquietante.
(voto 6-)

(il film è uscito in Italia direttamente in DVD)

martedì 26 ottobre 2010

Hai paura del buco?

The Hole in 3D
(USA 2009)
Regia: Joe Dante
Cast: Chris Massoglia, Haley Bennett, Teri Polo, Nathan Gamble, Bruce Dern
Genere: teen horror
Links: IMDb, mymovies
Se ti piace guarda anche: Disturbia, Gremlins, Small Soldiers

Joe Dante era un grande regista. E dal fatto che abbia usato il passato, quelli tra voi attenti al lessico saranno subito giunti alle più drammatiche conclusioni su questo suo ultimo lavoro. Ma andiamo con ordine.

Il protagonista di questo The Hole in 3D (che però non ho visto in 3D) è il classico teenager come lo può immaginare una persona di una certa età: maglietta dei Killers, taglio di capelli a metà strada tra un emo e un Kakà, look che lo fa sembrare uscito da una puntata di The Vampire Diaries, atteggiamento negativo e ostile per via del trasferimento con la madre divorziata da Brooklyn a una città di provincia, cuffiette sempre nelle orecchie con musica pseudo-rock sparata a tutto volume. Chissà, forse i teenagers di oggi sono davvero così. Fatto sta che in questa galleria di stereotipi ti aspetti solo che da un momento all’altro saltino fuori anche Hannah Montana e Justin Bieber e poi siamo a posto.
Tra le citazioni ggiovani ci dobbiamo invece accontentare di una battuta divertente sui Jonas Brothers e dell’Eric Cartman (South Park) pupazzo tirato giù nella botola. Tra le citazioni meno ggiovani c’è invece la teenager protagonista femminile (Haley Bennett, da tenere d’occhio) che legge (Joe) Dante Alighieri e uno svitato che somiglia a Doc Brown di Ritorno al futuro.

Esaurita la parte di stereotipi adolescenziali, il ragazzo protagonista insieme al suo pestifero fratellino e a una vicina bonazza scoprono nello scantinato una botola, un misterioso buco apparentemente senza fine. Per la prima mezz’ora sembra un film della Disney, con i tempi dei perfidi Gremlins che sembrano davvero lontani per Joe Dante.
Però attenzione, perché a un certo punto la pellicola si trasforma in horror, con una escalation non da poco di lampi inquietanti che vanno a scavare tra le paure più nascoste e profonde (come un buco nero) dei personaggi: la scena nel bagno con una bambina spaventosa, un clow pupazzo very creepy, visioni da incubo continue, una bambina che potrebbe essere la sorella della Samara di The Ring e altre mostruosità uscite direttamente dal bucio in cantina.
E allora ti rendi conto che Joe Dante probabilmente non è più un grande regista. Però è ancora un regista perlomeno valido e questo è un horror adolescenziale godibile. E a tratti un pochino, giusto un pochino, spaventoso.
(voto 6+)

lunedì 25 ottobre 2010

Faccia da Munch

Scatta l’Halloween week su Pensieri Cannibali, con recensioni di film horror e racconti dedicati alla festa più spaventosa dell’anno. Quale modo migliore per iniziare allora se non il trailer di Scream 4, il nuovo capitolo della saga horror più spettacolare degli anni ’90?

Ghostface è tornato. La maschera che sembra uscita da un quadro di Munch è pronta per dare nuove pugnalate e stavolta, insieme ai membri storici del cast (Neve Campbell, Courteney Cox, David Arquette), ci saranno un sacco di nuove potenziali vittime proveniente in gran parte da serie tv: Hayden Panettiere (Heroes), Anna Paquin (True Blood), Kristen Bell (Veronica Mars), Adam Brody (O.C.), Lucy Hale (Pretty Little Liars), Brittany Robertson (Life Unexpected), Shenae Grimes (90210), Aimee Teegarden (Friday Night Lights) e la ottima nipotina di Julia Roberts, Emma Roberts.
Per gli amanti delle serie adolescenziali una buona occasione per vederli, per chi li odia un’ottima occasione di vendetta…

Il denaro non dorme mai. Gordon Gekko nemmeno

Wall Street – Il denaro non dorme mai
(USA 2010)
Titolo originale: Wall Street: Money Never Sleeps
Regia: Oliver Stone
Cast: Shia LaBeouf, Michael Douglas, Carey Mulligan, Josh Brolin, Frank Langella, Vanessa Ferlito, Susan Sarandon, Eli Wallach, Oliver Stone, Charlie Sheen
Genere: alta finanza
Links: imdb, mymovies
Se ti piace guarda anche: Wall Street, W., American Psycho, L’inventore di favole, Thank You For Smoking

Siete nella cacca. Ancora non ve ne rendete conto, ma siete la generazione dei 3 niente: niente lavoro, niente stipendio, niente risorse. Davvero un gran bel futuro.

Money never sleeps. Il denaro non dorme mai. Parte con uno slogan in stile horror alla The Ring (anche Samara non dorme mai!) il sequel di Wall Street. Se quel film riusciva a rendere una fotografia vivida gli scintillanti superficiali anni 80 in tutte le loro contraddizioni, questo ritorno al futuro prova a fare lo stesso con la crisi economica attuale.

Gordon Gekko is back. Dopo 8 anni di galera è un uomo libero. Lo so che in Italia può sembrare una cosa fantascientifica, ma Gekko per le sue porcate da broker finanziario disonesto e per le sue frodi fiscali è finito sotto processo e persino in galera. Da noi sarebbe un film sci-fi.
Quando esce di gattabuia con ciò che aveva lasciato all’ingresso, telefonino preistorico compreso, ad attenderlo all’uscita non c’è nessuno, mentre una limousine arriva a prendere un gangsta-rapper rilasciato. Fin dalle prime inquadrature capiamo quindi che i tempi sono cambiati, il mondo è cambiato da quegli anni 80 che dominava. Ma Gordon Gekko e quelli come lui sono davvero cambiati? Dalla recente crisi finanziaria potete dedurre facilmente che la risposta è no. Anzi, sono proprio questi squali dell’economia la principale (seppure non unica) causa scatenante di tutta la merda che dobbiamo subire oggi.
Gekko per molti aspetti sembra Berlusconi: egocentrico, ambizioso, avido. Disonesto. Con la differenza che Gekko non è sceso in campo in politica per evitare il carcere. E il carcere l’ha cambiato, almeno in parte. Almeno un po’. Forse.

Questa volta Gekko fa team con il novello Charlie Sheen Shia LaBeouf, un broker che sta per sposare la figlia proprio di Gordon che ha le splendide fattezze di Carey Mulligan, dopo l’educazione sentimentale di An Education ormai pronta per il grande passo.
Tra i difetti della pellicola possiamo annovererare una leggera verbosità, qualche minuto di lunghezza di troppo (come in qualunque film di Oliver Stone che si rispetti) e un finale un po’ così, non del tutto convincente. Però Wall Street – Il denaro non dorme mai è un film di una grandezza esagerata, rappresentato con una classe d’altri tempi eppure in grado di raccontare alla perfezione la società e l’economia di oggi; un raro caso di sequel necessario, giunto con la sceneggiatura giusta al momento giusto che non fa assolutamente rimpiangere l'originale.

La regia di Stone si concede varie finezze, con un montaggio superlativo, un’ottima colonna sonora firmata soprattutto David Byrne & Brian Eno e un cast eccellente (forse il migliore quest'anno dopo Inception). Shia LaBeouf non sarà un attore fenomenale, però è un mio idolo personale e con il look leccato da broker sembra perfettamente a suo agio. Su Carey Mulligan non posso essere imparziale perché penso di amarla, lei e quel suo faccino triste anche quando ride. Josh Brolin è un gigante come al solito e c’è una particina per Vanessa Ferlito, la bomba sexy del tarantiniano Grindhouse – A prova di morte (quella che ballava la lap-dance, per intenderci). Immancabile e simpatico poi un piccolo cameo per Charlie Sheen e comparsata davanti alla cinepresa pure per Oliver Stone.
È ancora lui l’uomo che, con film come Natural Born Killers o il sottovalutato W. su George W. Bush, sa raccontare la società americana (e non solo quella) meglio di chiunque altro. Che anche lui non dorma mai?
(voto 8)

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