sabato 30 aprile 2011

Ma va così di moda parlare con i morti?

Bedlam
(serie tv, stagione 1)
UK 2011
Rete inglese: Sky Living
Rete italiana: non ancora arrivata
Creata da: Chris Parker
Cast: Charlotte Salt, Theo James, Will Young, Ashley Madekwe, Hugo Speer, Sean Maguire
Genere: soprannaturale
Se ti piace guarda anche: Being Human, Ghost Whisperer, Medium, Il sesto senso

Dall’Inghilterra arriva una nuova serie fantasy. Prima di bagnarvi, devo però premettere che non si tratta di una figatonza assoluta stile Misfits. Si tratta più di una produzione media stile Being Human che non sconvolge la vita ma che comunque può risultare affascinante e misteriosa al punto giusto. Una conferma che le produzioni del Regno Unito, anche quelle non del tutto trascendentali, sono giunte a un livello che non ha ormai nulla da invidiare a quelle degli Stati Uniti. Anzi.

Ma di cosa acciderbolina parla questa serie? Protagonisti sono un gruppo di più o meno 30enni che convivono tutti insieme da buoni Friends: c’è la zoccola, c’è la tipa più introversa, c’è il tipo che sembra gay ma in realtà non lo è e che ha perso in circostanze misteriose il fratello, e poi c’è il nuovo arrivo, il cugino della zoccola, che a quanto pare ha il potere di parlare con le persone morte. Sì, lo so: che palle. Dal Sesto senso in poi sembra quasi che non sei normale se non sei in grado di palare con i deceduti. Cioè, non sei un medium? Ma che razza di sfigato, sei, cioè, non ti parlo più insieme, tipo!
Però lui non solo ci chiacchiera insieme, ma può vedere pure il modo in cui sono morti, cosa che lo rende una sorta di investigatore dell’occulto. C’è di più, perché l’appartamento in cui convivono è stato costruito in un palazzo dove prima c’era un istituto psichiatrico e naturalmente gli spiriti di ‘sti pazzi pericolosi prenderanno vita… Vabbè, alla fine della fiera la storia è già stata raccontata: in pratica è Ghost Whisperer meets Friends, il tutto però in versione UK.

Nel cast di volti più o meno sconosciuti si segnala Will Young, già popstar dopo aver vinto una decina di anni fa l’edizione number 1 di Pop Idol, uno dei primi talent-show in assoluto nella storia della tv e della musica; il precursore di X-Factor e Amici. Insomma: grazie tante, Will, grazie davvero tante! Tra l’altro Will aveva cantato una cover easy-listening di successo anche in Italia di “Light my fire” dei Doors, resa una mezza schifezza. Recentemente ha iniziato la carriera come attore e in questa serie veste i panni di un tizio che sembra gay e invece non lo è, un ruolo curioso per lui dichiaratamente omosessuale. Non sarà ancora un attore eccezionale, ma comunque è meglio qui che come cantante.

Difetti della serie, oltre a una certa mancanza di originalità? La colonna sonora è di ottimo livello, peccato che rimanga più che altro usata come sottofondo. E allora che spreco! A differenza di molte altre irresistibili serie british degli ultimi anni, poi, qui a mancare surprise surprise è proprio lo humour. La serie sembra infatti prendersi troppo sul serio e non riesce a regalarci quelle sane sghignazzate da pub tipiche delle produzioni provenienti dalla terra d’Albione, da The Office ai già nominati e imprescindibili Misfits.

Niente di nuovo sotto il sole in fin dei conti, sarà perché l’England è famosa più per le sue giornate uggiose che per il sole? Il tempo in casa Bedlam (già confermata per una seconda stagione) difatti è un po’ così: uggioso. Ogni tanto arriva qualche lampo, qualche visione degli spiriti, giusto per animare la situazione, e poi ritorna la pioggia.
Se siete appassionati di serie fantasy, paranormali e di storie con gente che “vede la gente morta”, allora troverete non un telefilm sconvolgente, ma perlomeno da tenere d’occhio. D’altronde prima di vedere la gente morta è sempre meglio vedere una serie viva, o forse no, visto che al giorno d'oggi parlare con gli spiriti sembra essere tanto di moda...
(voto 6)

venerdì 29 aprile 2011

Se sc*pi ti sposo

(Secondo e, prometto, ultimo post dedicato alle nozze reali)

Il matrimonio di Will & Kate è stato uno degli eventi anche televisivi dell’anno e certo da noi nessuno è voluto essere da meno. Su Canale 5 un’emozionante e incalzante Cesara “occhi da Marilyn Manson” Buonamici ha condotto in studio una telecronaca così avvincente da far rimpiangere quelle di quella buonanima di Bruno Pizzul. Ah, non è morto? Evvabbè uno vivo non può avere una buon’anima, adesso?
Ma passiamo a vedere cos’è successo, minuto per minuto o quasi, dato che ogni tanto finivo in catalessi.
Alfonso Signorini -immancabile- sottolinea un errore di stile di David Beckham, ma sinceramente non sono fashionista (o gay?) abbastanza per capire quale fosse tale errore. Poi parte un servizio drammatico barra tragico su William che sembra sia appena morto, con la splendida “Father & Son” come sottofondo insieme (involontariamente) alla meno splendida voce della Cattivamici che parla in sovrimpressione.
Presente all’appello anche Cristina Parodi, molto elegante, una persona di stile che stona in generale con Canale 5. E c’è anche un certo Enzo Miccio, un wedding planner che viene interpellato non si sa bene per quale motivo. Ah già, forse perché è un wedding planner.
Ed ecco che arriva il principe William in auto e saluta la folla esultante, manco fosse appena uscito vivo dalla casa del Grande Fratello. Con lui c’è anche il fratello Harry, su cui tutti noi puntiamo euro e sterline affinché mandi (letteralmente) a puttane il matrimonio e faccia qualcosa di incredibilmente stupido e divertente. Vai Harry, sei tutti noi!
Willy non di Bel Air ma di Galles indossa un abito rosso sul ridicolo andante, checchè ne dicano gli espertoni di stile come Enzo Miccio Capatonda. Quando si toglie il cappello mostra poi un imbarazzante calvizie ormai nemmeno più incipiente, roba da far invidia a Zinedine Zidane.
Per evitare che Harry fosse l'unico a fare gaffe,
hanno invitato pure Mr. Bean
Su Canale 5 comunque danno talmente tanta pubblicità che ogni tanto i consigli per gli acquisti sono inframmezzati persino da qualche saltuaria immagine delle nozze.
Su La7D le cose vanno un po’ meglio, con una Iena come inviata e con dei commentatori bastardi al punto giusto da riuscire a tenermi in stato di veglia. Ad abbassare il livello ci pensa però con i suoi interventi idioti la conduttrice Francesca Senette, una professionista lanciata dal TG4 di Emilio Fede, e quindi sappiamo tutti bene come abbia fatto a far carriera…
...lavorando molto sodo, naturalmente, cosa pensavate?
La regina Elisabetta arriva vestita in giallo fosforescente, tanto per farsi vedere anche dagli alieni, che secondo Studio Aperto starebbero seguendo con attenzione l’evento. L'anziana signora, anche nota per aver ispirato il film The Queen, Indossa anche un cilindro all’ultima moda, di quelli che non vedevo dai tempi in cui leggevo le avventure di Zio Paperone.
A questo punto manca solo lei, la sposa. E io mi chiedo: ma se Kate Middleton facesse come Julia Roberts in Se scappi ti sposo, cosa succederebbe? In Inghilterra scoppierebbe una guerra civile?
Guardate in basso la bambina inquietante: è lei l'idola del giorno
Comunque per fortuna della pace nel mondo (oddio, non che ci sia tutta ‘sta pace nel mondo ora come ora) arriva anche lei. Impressioni? Come direbbe un qualunque Lord inglese: “Me cojoni!”. Briatore intervistato precedentemente (davvero senza motivo, a meno che sia wedding planner pure lei) aveva detto che la Kate Middleton non è niente di che… ma vai a pigliartelo in quel posto tu, Elisabetta Gregoraci e già che ci siamo pure Nathan Falco!
La “testimona” della sposa è la sexy sorella Super Pippa Middleton. Dai, non fatemi fare battutacce volgari sul suo nome in un'occasione così solenne, che non mi sembra proprio il caso. Dico solo che in studio c’è Signorini che perde ogni ritegno e si fa una pippa guardando le immagini di questo matrimonio da favola.
Sembra intanto che in Chiesa ci sia David Beckham in lacrime. Ma forse è solo perché ha appena scoperto che prima dell’inizio del mega party di Harry si deve prima sorbire tutta la sucata di cerimonia.
Kate e William si dirigono all’altare al ralenty, per la gioia di Beckham e per la nostra, e finalmente dopo 6 ore ci arrivano, con il principe che sussura alla sposa qualcosa di romantico tipo: “Yo I love ya, biatch. You’re fuckin’ beautiful!”, frase pare consigliata all’addio al celibato dal rapper Snoop Dogg. O forse è andata così...


Lo scambio di voti nuziali è incredibilmente veloce e sembra già tutto finito. Hell yeah! E invece no. La cerimonia va ancora avanti tra canti e sermoni vari e comunque Studio Aperto ci ricamerà sopra ancora molto per le prossime ore, giorni, settimane, mesi, anni, lustri, decenni, secoli, millenni finché morte non ci separi.

Dopodiché parte un corteo a cavallo con Londra che si trasforma in un tripudio pazzesco, manco l’Inghilterra avesse vinto i Mondiali. Quindi un altro giro in Rolls-Royce e forse adesso sono ancora lì che stanno girando, mentre Harry sarà già completamente sbronzo e strafatto al sobrio party post matrimonio organizzato da lui con escort, musica, fiumi di birra, super alcoolici, e ancora escort.
E a cantare al ricevimento nuziale, Will & Grace Will & Kate avranno a disposizione Ellie Goulding, mica la banda del paese…
A seguire il blog Officina in trasformazione trasmetterà la prima notte nuziale.

Il matrimonio del mio migliore amico

Doveva essere il matrimonio del secolo, ma se si rivelerà il matrimonio dell’anno sarà già tanto, visto che la maggior parte degli inglesi sembra che preferirebbe essere presente alle nozze di Kate Moss con il rocker Jamie Hince dei Kills. Anzi, rischia persino di non essere nemmeno il matrimonio della settimana, visto che negli ultimi giorni si è parlato più delle ostacolate nozze di Ruby Rubacuori che di queste.
Anyways, salvo altri clamorosi eventi mediatici mondiali dell’ultimo minuto, tipo una nuova resurrezione di Gesù Cristo, dovrebbe perlomeno essere l’evento della giornata e quindi ecco un post (più o meno) celebrativo dedicato a loro e al filmetto tv sulla loro storia d’amore trasmesso mercoledì sera da Raiuno all’interno del ciclo “Cinema d’autore”.

William e Kate - Una favola moderna
(film tv - UK, USA 2011)
Regia: Mark Rosman
Cast: Camilla Luddington, Nico Evers-Swindell, Samantha Whittaker, Jonathan Patrick Moore, Richard Reid, Ben Cross, Serena Scott Thomas, Christopher Cousins, Trilby Glover, Mary Elise Hayden
Genere: amori reali
Se ti piace guarda anche: le nozze di William & Kate che si tengono oggi (per quei 2 o 3 che ancora non lo sapessero)

Vi avevo già parlato di una fantastica produzione del canale americano Lifetime, Amanda Knox: Murder on Trial in Italy, la favolosa ricostruzione del caso di Perugia in chiave sentimental-americana-cazzatona. E ora da questo Rete 4 d’Oltreoceano arriva anche una nuova fiction: William e Kate - Una favola moderna, la versione televisiva della relazione tra il principe William di Galles e la “plebea” Catherine Elizabeth “Kate” Middleton.
Se come già per la fiction su Amanda Knox il livello qualitativo è bassissimo, la cosa più importante da verificare è: come sono gli attori ingaggiati per le parti dei due protagonisti? Lui, Nico Evers-Swindell, ha per un’oraemmezza la stessa espressione da piacione lesso, ma comunque risulta più affascinante e soprattutto ha più capelli del William vero. Lei, Camilla Luddington, è una gran figa, persino meglio di Kate Middleton (che comunque non è certo da buttare). Se le loro interpretazioni non sono da Oscar, i comprimari sono persino imbarazzanti, su tutti un certo Ben Cross che interpreta un pessimo principe Carlo cui non somiglia nemmeno un po’.

Pure il resto del prodotto è a livelli decisamente infimi e infatti non ho resistito dal rimbalzare tra questo amore reale e la partita del Real contro il Barca. La sfida è finita purtroppo in disfatta per il mio idolo nonché modello di vita Mourinho, cosa che mi ha fatto tornare con le pive nel sacco su questa merda di fiction… no, intendevo dire: “bellissima fiction”.
La storia d’amore è piuttosto carina e, almeno credo, leggermente romanzata per renderla più vicina alle commedie romantiche americane. La prima parte fa sperare in una sorta di teen movie alla American Pie (ma purtroppo non è così) con William che finisce in un’università in mezzo a studenti normali che lo seguono e lo indicano con il dito dicendo: “Guarda, c’è il Principe: che figo! Credi che mi sposerebbe?” Parole pronciate dalle ragazze quanto dai ragazzi della scuola.
Da segnalare, tra i pochi momenti segnalabili, la scena in cui Kate Middleton a una sfilata di beneficenza indossa un notevole completino intimo e leggenda vuole che il principe azzurro si sia innamorato di lei proprio in questo momento. Ma sappiamo tutti bene che non è stato il cuore l’unica parte del suo corpo a innamorarsi, in quel momento. Dopo di chè la storia procede tra alti e bassi tipici di ogni relazione, tra lui che va a mignotte a Londra mentre lei è casa sotto il piumone a nascondersi dai papa-parazzi che non vogliono fare altro che distruggerla e demolirla come già fatto con Lady D. Evito di fare confronti tra l’una e l’altra, perché stuoli di fan della principessa Diana potrebbero andare in subbuglio, però io personalmente, parlo a un livello estetico, preferisco la Kate (nonostante il suo discutibile gusto per i cappelli trash). Ok, non sarete d’accordo, però non ci posso far niente se preferisco il fascino proletario di una discendente di minatori, mentre quello di nobili e reali non mi attira per niente. A proposito: l’ho già detto che il film Il discorso del re mi ha fatto cagare?
Il pregio di questa ricostruzione, se ne ha uno, è allora quello di rimanere più che altro concentrato sull’ambiente universitario, piuttosto che sugli ambienti soporiferi della Corona, e così il filmetto risulta un teen tv movie (quasi) guardabile, almeno tra uno zapping e l’altro.
(voto 4)


E adesso via alle nozze di William e Kate. Lo so che direte “No, ma io non le guardo, I don't fuckin' care!” Però finirete comunque per sorbirvele in qualche modo, tra telegiornali e servizi vari che infesteranno tv, giornali & internet nei prossimi giorni, quindi tanto vale beccarsele subito live from London. E poi vorrete mica perdervi davvero i fior di inviatoni messi in campo da Rai e Mediaset come Cristiano Malgioglio e Fabrizio Corona?

Intanto ecco la parodia preventiva delle nozze più attese del secolo, dell’anno, del giorno.

giovedì 28 aprile 2011

Vera Fede

Non ho niente contro George Michael. Non è il mio cantante preferito, però negli anni ’80 ha inciso alcuni irresistibili pezzi pop con gli Wham! come “Wake me up before you go go”, “Club Tropicana”e “Last Christmas”, e quindi ha firmato notevoli canzoni anche da solista, da “Faith” a “Fastlove” da “Freedom” ad “Amazing”.
Non ho niente nemmeno contro il vocoder, l'auto-tune e le voci effettate, con cui sono state fatte cosa ottime ad esempio da gente come Kanye West, Air e Bon Iver.
E non ho niente nemmeno contro le cover. Oddio, preferisco chi scrive canzoni originali, però a volte anche le reinterpretazioni possono avere il loro perché.
Ho però molto contro questa cover davvero imbarazzante realizzata da George Michael con il vocoder di una delle canzoni migliori degli anni ’80, “True Faith” dei New Order. Ma come si fa a rovinare così tanto una canzone così bella?
Se la sua reinterpretazione è agghiacciante, perlomeno il titolo resta azzeccato, perché ci va Vera Fede per arrivare alla fine dell’ascolto di ‘sta roba senza bestemmiare.
Domani George canterà “You and me” di Stevie Wonder alle nozze di William e Kate. Spero per loro che il vocoder lo lasci a casa, altrimenti mi sa che questo matrimonio non s’ha da fare…


La canzone originale dei New Order: tutta un’altra musica.

Io vagabondo che son io, soldi in tasca non ne ho, ma lassù m’è rimasto un fucile

Hobo with a shotgun
(Canada, USA 2011)
Regia: Jason Eisener
Cast: Rutger Hauer, Gregory Smith, Molly Dunsworth, Nick Bateman, Brian Downey
Genere: Grindhouse di serie B
Se ti piace guarda anche: Machete, Planet Terror, Furia cieca, Furia cavallo del West

Trama semiseria
Rutger Hauer è un vagabondo che dopo aver visto cose che noi umani non possiamo nemmeno immaginare arriva in una cittadina dominata da crimine, corruzione e prostituzione. Praticamente Arcore. E, come un magistrato giusto più violento, cercherà di fare un po’ di pulizia. Volendo potrebbero farne un remake italiano: anziché Hobo with a shotgun (translation: vagabondo con un fucile), Ilda with a shotgun.

Recensione cannibale
Uh, attenzione gente: c’è un nuovo film della serie Grindhouse. Mattetevi a sedere con i vostri cazzo di popcorn, la birra ghiacciata e non fiatate se non per ruttare, che ne vedremo delle belle. O forse no.

Nel corso della doppia proiezione originale di Death Proof - A prova di morte di Quentin Tarantino + Planet Terror di Robert Rodriguez erano stati inseriti anche alcuni trailer di pellicole fittizie. Bene, ora alcuni di questi promo si stanno trasformando in pellicole vere: è capitato all’esaltante Machete dello stesso Rodriguez e ora a questo Hobo with a Shotgun di un certo Jason Eisener, decisamente molto meno esaltante.

Gli ingredienti per un cult movie ci sarebbero anche, eppure manca qualcosa. Cosa?
Da buon film pulp in stile Grindhouse, ci sono naturalmente varie scene molto estreme e violente, peccato si siano dimenticati a casa il senso dell’umorismo. Bruciare dei bambini in uno scuolabus sulle note di “Disco inferno” non è divertente. Non lo dico per fare del moralismo; semplicemente bruciare dei tizi tamarri che ballano in una discoteca sulle note di “Disco inferno” sarebbe ironico, mentre bruciare dei bambini con la stessa canzone non lo è. Piuttosto perché non hanno utilizzato “School’s out” di Alice Cooper? Quello sarebbe stato già più ironico.
Ci sono anche le battutone di Rutger Hauer prima di sparare a qualcuno, del tipo “Hallelujah” o “Madre Teresa è una santa”. Solo che non hanno molto senso, visto che Rutger Hauer è un barbone, mica un prete, quindi anche qui dove ca**o sta la ca**o di ironia? Da nessuna parte, ecco dove sta, e frasi mitiche come “Machete don’t text” sono di tutt’altro planet (terror).

A livello di sceneggiatura poi uno non è che si aspetti idee rivoluzionarie, visto che l’intento del Grindhouse è quello di fare B-movie retrò con trame che sono più che altro pretesti per un po’ di brutale violenza, però almeno un minimo… in Machete ad esempio Rodriguez aveva inserito un sottotesto politico nient’affatto scontato, qui invece ci dobbiamo accontentare di un giustizialismo di bassa lega (Nord).
A differenza delle selezioni musicali magistrali di Tarantino, la colonna sonora concede poche soddisfazioni (giusto sui titoli di testa e di coda), così come il cast. Rutger Hauer è un attore che non mi è mai piaciuto, sarà che mi ricorda un mio zio che non sta esattamente al top della chart delle mie persone preferite nel mondo. Tra i cattivoni c’è Gregory Smith, universalmente conosciuto per il ruolo dell’introverso pianista Ephram Brown in Everwood; vederlo in una parte da “bad guy” è una mossa sulla carta interessante, peccato che i risultati non siano all’altezza di quelli di un James Van Der Beek, trasformato da tenero Dawson Leery a spietato Sean Bateman in Le regole dell’attrazione (di Roger Avary, ex amico e collaboratore di Tarantino, tanto per rimanere in tema). Persino la fighetta di turno, la sconosciuta Molly Dunsworth, non è poi così fighetta.


Insomma, questo film è guardabile e con qualche punto a suo favore come dosi abbondanti di sangue, scene splatter e cattiveria e una buona fotografia dai colori saturi. Però il fatto è che nonostante gli ingredienti per un buon piatto siano serviti in tavola, manca del tutto l’originalità nel prepararli e soprattutto manca il genio. Sono mica tutti Quentin Tarantino, d’altronde. E non ce n’è neanche un briciolo di talento. Sono mica tutti Robert Rodriguez, d’altronde. C’è solo un aspirante regista di culto che però anziché prendere appunti dai maestri dovrebbe trovarsi una via sua, anche perché c’è una differenza sottile tra cult e scult, tra trash e tra-gico, tra B-movie che vola ai playoff per la serie A e quello che sprofonda giù nell’inferno dei playout per la C. Attento, Jason Eisener, perché è proprio lì dove tu rischi di finire.
(voto 5)

mercoledì 27 aprile 2011

Brit-poppe

Ecco un nuovo gruppo scoperto incredibilmente su Virgin Radio! Dico incredibilmente visto che di solito gli artisti più giovani che passano si chiamano Elvis Presley o Jerry Lee Lewis e nello spazio new generation sono capaci di trasmettere “Rock around the clock”.
Loro invece si chiamano Brother, sono inglesi anzi inglesissimi, hanno fatto uscire un paio di singoli e stanno preparando l’album d’esordio previsto per settembre insieme a Stephen Street, lo storico produttore dei Blur. E non a caso suonano proprio come… i Blur (e un filo anche come gli Oasis, of course), piena metà anni ’90, periodo d’oro del Brit-Pop, yeah yeah yeah.
Allora vai di revival, fratello


Se le maniache sono tutte così, stalkeratemi pure!

The Roommate
(USA 2011)
Regia: Christian E. Christiansen
Cast: Leighton Meester, Minka Kelly, Cam Gigandet, Alyson Michalka, Danneel Harris, Billy Zane, Nina Dobrev, Katerina Graham, Matt Lanter
Genere: teen thriller
Se ti piace guarda anche: La mia peggiore amica, Swimfan, New Best Friend, Paura - Fear, Attrazione fatale

(in Italia doveva uscire in questo periodo, poi è stato rinviato a data da destinarsi, probabilmente arriverà in estate)

Trama semiseria
Sara arriva all’università di Los Angeles per studiare una materia seria: moda. Come compagna di stanza si becca una tizia che si chiama Rebecca e che si rivelerà peggio di Rebecca Black. Siete terrorizzati? Io sì, peccato che si rivelerà anche la solita storia della psicopatica stalker già vista più e più volte. Un film da evitare, dunque? Assolutamente no: le protagoniste (ma anche i personaggi minori) sono delle sgnacchere, c’è un bacio lesbo e delle tipe si menano sotto la doccia!

Recensione cannibale
Vorreste avere una compagna di stanza come Leighton Meester? Io personalmente sì, molto volentieri. Però attenti, perché la cosa potrebbe ritorcervisi contro.
È quanto capita alla protagonista di questo The Roommate, thrillerino guardabile ma anche piuttosto stupidotto che ci presenta una vicenda dagli spunti potenzialmente molto interessanti. Una tizia che da bambina ha perso l’amata sorellina si ritrova al college con una compagna di stanza che è in pratica la sua copia sputata; le due attrici Minka Kelly e Leighton Meester si assomigliano parecchio e come conseguenza logica sono entrambe delle gran gnocche. La compagna di stanza sviluppa per lei un’ossessionante ossessione ossessiva, del tipo che si incazza se rientra tardi la sera insieme a un ragazzo e del tipo che cerca di fare fuori ogni altra persona che cerca di entrare in contatto con lei. Cose normali di questo tipo, insomma, per una psicopatica che ci tira fuori dal cilindro qualche bel momento di sana cattiveria, come staccare il piercing dalla pancia di Alyson Michalka (hurrah!). Il rapporto malato che la tipa fuori di testa instaura con la sua compagna di stanza potrebbe giocare con il tema del doppio, tanto che le premesse ci potrebbero far immaginare una versione collegiale (anzi "Colegiala") de Il cigno nero - Black Swan, o perlomeno potrebbe essere un thrillerone bello teso. E invece non succede niente di tutto questo.
Gli spunti iniziali vengono infatti subito bruciati, per giocare con tutti i cliché che da Attrazione fatale in avanti si sono già stancamente ripetuti più volte. Si sarebbe potuto giocare molto di più sulla somiglianza tra le protagoniste, oppure su una possibile attrazione saffica, e invece l’unico momento “scandaloso” della pellicola è un bacio lesbo, ma non è detto che sia proprio tra loro due…

Il cast di The Roommate (suggerimento per il titolo italiano: Quella zoccola della mia compagna di stanza) è quanto di più telefilmico ci possa essere: Leighton Meester è la perfida Blair Waldorf di Gossip Girl, qui virata in versione psycho bitch, e nei panni della stronza se la cava sempre più che bene. La ragazza che finisce vittima delle sue maniacali attenzioni è Minka Kelly, la bonazza della serie Friday Night Lights recentemente vista anche in Parenthood. Ci sono anche Danneel Harris di One Tree Hill e quella puttanella di Alyson Michalka di Hellcats (che come detto sopra subisce la punizione che si merita) e in piccoli, piccolissimi ruoli compaiono poi da The Vampire Diaries Nina Dobrev e Katerina Graham; e sempre a proposito di vampiri c’è pure Cam Gigandet (il cattivone del primo Twilight qui in versione buona). D’ordinanza e telefilmica persino la soundtrack, con la musica giusta dei gruppi giusti (Temper Trap, Empire of the Sun, K’naan) al momento giusto: tutto molto cool, quindi, ma nulla più.

E inzomma un teen thriller che purtroppo non vira mai verso il teen horror, né ha lampi di tensione particolari. Le psicologie dei personaggi sono costruite in maniera troppo superficiale, con una psicopatica che agisce “senza motivo”, ma non un “senza motivo” geniale come in Rubber. Per fare i fighi hanno inserito nel film una mostra di Richard Prince, l’artista visivo famoso per le sue infermiere inquietanti (anche usate nell’artwork di “Sonic Nurse” dei Sonic Youth), peccato che si siano poi dimenticati di inserire ad esempio una scena con la nostra psycho bitch protagonista vestita da infermierina sexy. Ma si può? Se si fossero spesi non dico tanto, ma 10 minuti in più a pensare alla sceneggiatura, ci saremmo trovati di fronte a qualcosa di interessante e coinvolgente, magari non da farcela fare adesso nei pantaloni, però almeno in grado di garantirci qualche brividino sulle braccia. Così resta giusto una pellicola guardabile più che altro per la gradevolezza della confezione e, soprattutto, delle due protagoniste.

E comunque, nonostante tutto quello che possa combinare in questo film, nonostante la follia, le manie da stalker, nonostante persino i piccoli omicidi tra amici, io una compagna di stanza come Leighton Meester me la terrei comunque.
(voto 6)

martedì 26 aprile 2011

A far ca*are cominci tu

Lo so che era il video che stavate tutti aspettando. Il pezzo sta già impazzando nelle radio italiane, sarà il sicuro tormentone della pazza estate 2011 e quindi la curiosità per vedere su quali livelli si sarebbe innalzato il videoclip era tanta. Senza indugiare oltre, ecco quindi qui “Far l’amore” di Bob Sinclar and Raffaella Carrà.


Il verdetto: Incredibilmente sì, il video (una sorta di Eyes Wide Shut come lo girerebbero i Vanzina) è persino più ridicolo della canzone! Impresa certo non facile...

lunedì 25 aprile 2011

Pasquetta in Nord Africa

Cosa li avrà fatti spaventare così tanto?
Hanno visto tutto il film oppure solo Laura Esquivel?
I hurt myself today. Stavo pensando di farmi del male ed ero indeciso se tagliarmi le vene, accendere la tv sul TG4 (ma anche sul TG1 o sul TG5) oppure guardarmi Natale in Sudafrica. Alla fine ho propeso per quest’ultima opzione, mi sembrava la più estrema di tutte. E così dopo aver seguito Sanremo ed essermi sparato l’ultimo disco inferno di Vasco, mi cimento in una nuova missione davvero ai limiti umani e stavolta metto ancora più a rischio la mia stessa vita.
Perché lo faccio? Per lo stesso motivo per cui certa gente fa paracadutismo o si butta col bungee jumping; il senso del brivido è lo stesso, e poi perché è facile parlare e dire: “I cinepanettoni fanno schifo”, ma per vederli e poi giungere alla conclusione: “I cinepanettoni fanno davvero schifo”, allora lì sì che ci va del fegato. E anche molta, molta stupidità.
Ma ora che la rischiosa e suicida missione africana abbia inizio.

Non lamentatevi se poi l'elefante recita meglio di voi...
Natale in Sudafrica
(Italia, purtroppo, 2010)
Regia: Neri Parenti, ma credo sia stato sostituito da una scimmia in molte riprese
Cast: Christian De Sica, Max Tortora, Belen Rodriguez, Massimo Ghini, Giorgio Panariello, Laura Esquivel, Barbara Tabita, Serena Autieri, Brenno Placido, Alessandro Cacelli, un elefante, un leone e un ippopotamo (questi ultimi di gran lunga i migliori del cast)
Genere: panettone indigesto
Se ti piace guarda anche: un buco nero, vi darà all'incirca la stessa sensazione di vuoto

Trama
Adesso volete anche una trama... Il massimo che potete pretendere è un trauma (cranico).

Recensione
Sapevo sarebbe stata dura, ma già i titoli di testa promettono malissimissimissimissimissimissimo, con una scena di animazione in computer gra-fica magari anche gra ma di sicuro poco fica con degli elefanti che ballano sulle note di una versione tarocca del Waka Waka NON cantata da Shakira (si vede che avere i diritti per la canzone originale sarebbe costato più che dar da mangiare agli elefanti e a Panariello). Roba da rimpiangere, con tanto di lacrime VERE agli occhi, gli spot delle suonerie dei cellulari.

(sì, questa è una marketta: sono stato pagato dal gatto Virgola in persona)

Visto che non sa recitare, almeno le fanno fare scarico merci.
In quello se la cava
Ma siamo solo all’inizio: la voce fuori campo ci annuncia che il personaggio di Massimo Ghini è un dottore e si chiama Massimo Rischio. Uahahah, che risate! Giorgio Panariello invece fa il macellaio, solo perché in una scena successiva i due si scambieranno di parte e quindi si potrà fare la mitica e poco abusata battuta del dottore-macellaio. Uahahah, basta ragazzi: se continuate così mi farete schiattare dalle risate. O magari mi farete schiattare e basta, che un safari in Africa al momento mi sembra meno pericoloso.

Vuoi poi non giocare la carta delle parlate dialettali? Vuoi far mancare proprio questo al popolone nazional-popolare? Sarebbe come privare una leonessa dei suoi cuccioli. Sia mai, e allora raddoppiamo addirittura la razione con la moglie di Christian De Sica siciliana (Barbara Tabita) e l’ex moglie napoletana (Serena Autieri). Nonostante le due mogli, per una volta nell’episodio di De Sica non si gioca (non tanto almeno) su una storia di corna, ma c’è un intrigo internazionale che lo vede coinvolto con il fratello Max Tortora. Si tratta di roba forte, una situazione carica di tensione e di emozioni indescrivibili che ha a che fare con scambi di soldi falsi e di gioielli. Sembra che persino Leonardo DiCaprio, memore di Blood Diamond, si fosse interessato alla sceneggiatura, preferendo poi girare Inception. Avrà fatto bene? Comunque, tra tutta la banda, De Sica è quello che mi suscita maggior simpatia, sarà per quella paresi facciale da troppi lifting. Vabbè, più che simpatia me fa’ pena, daje, ché pure lui se vede che s’è rotto er cazzo de fa’ ste cojonate.

Sì, più che dal film quelli là in alto erano spaventati da lei...
La coppia Ghini-Panariello invece è letale. Sti due non fanno ridere nemmeno a minacciarli con un leone, cosa che pure capita nel mezzo delle mirabolanti avventure confezionate da Neri Parenti, che a questo giro non ha potuto contare sulla sceneggiatura “d’autore” di Fausto Brizzi, già troppo impegnato a sfornare i suoi capolavori personali con il dittico Maschi contro femmine e Femmine contro maschi (no, purtroppo non si tratta di due pellicole pornografiche). Eh sì che non sarebbe poi nemmeno troppo difficile tirare fuori qualche momento divertente giocato sulle avance (naturalmente senza successo) di entrambi con la Belen Rodriguez. L’argentina ci mette poi del suo, visto che più che recitare sembra stia facendo un provino per comparire nel prossimo spot di Alfonso Luigi Marra. Il suo corpo però recita piuttosto bene.

Per ammiccare al pubblico adolescenziale, anzi diciamo a quello dei massimo 12enni, quel volpone di Parenti ha ingaggiato pure quella cacacazzo del Mondo di Patty. Che poi il motivo del successo dell'altra argentina Laura Natalia Esquivel (meglio nota come Esquifezz) è davvero un mistero: è ‘na cozza a vedersi, ‘na capra con l’italiano, ‘na cagna a recitare, chi caaaa**o è che c'ha spedito questo strano incrocio di razze animali? Una volta dall’Argentina c’arrivava Maradona, che pur con tutti i suoi "piccoli" difetti era pur sempre meglio di 'sto scherzo della natura. Mi chiedo dove andremo a finire se continueremo così, quale destino spetterà ai nostri figli, cosa sta succedendo a questo mondo malato?

Non lamentatevi:
io come punizione per un film così vi avrei fatto anche di peggio...
Scusate lo sfogo personale. Mi ricompongo per segnalare qualche altro scempio, ehm volevo dire esempio di atrocità presente in questa pellicola. A proposito di figli, c’è Brenno Placido, il solito raccomandato, anche se non credo sia stato raccomandato dal padre (che pure ad esempio con Genitori & figli: agitare bene prima dell’uso le sue schifezze le fa pure lui). Oltre alla sigla, ci sono anche altri effetti speciali da mettersi le mani tra i capelli, come in un momento di trash supremo in cui Panariello con un rutto terrorizza un leone (il colpo di genio degli sceneggiatori!), e un finale con delle farfalle animate che vorrebbe (ipotizzo) essere forse poetico. Naturalmente c’è anche una marketta poooco spudorata: alla Monezza di Patty suona il cellulare LG con una scritta WIND a caratteri cubitali. Non contenti, c’hanno messo dentro pure uno spot vocale: “Wind, stiamo trasferendo la sua chiamata alla segreteria telefonica” pronunciata dal capo di una tribù africana che aveva il cellulare di Panariello in pancia.
Perché il capo di una tribù africana aveva il telefonino di Panariello dentro la pancia? Sì, è una storia lunga e questo film ha una trama molto articolata, ve l’ho detto: dietro ci sono fior fiori di sceneggiatori. Ma la domanda da farsi comunque è un’altra: il prossimo anno di nuovo Natale in Sud Africa?
Abbelli, eh no: io vi spedirei -adesso- a fare una bella Pasquetta in Nord Africa…
(voto 2-)

Ci sono più cose nel mio hard-disk, Orazio, di quante ne sogni la tua filosofia

Viviamo nell’era dell’abbondanza. Tutto: ogni film, serie tv, disco, persino quasi ogni persona è a disposizione attraverso un click e l’unica cosa che manca è abbastanza tempo per “consumare” tutto questo ben di Dio.
Comunque, nella moltitudine infinita di tale grandiosa offerta dalla rete, sono andato a pescare alcuni dei dischetti che negli ultimi tempi ascolto, o meglio “sento”, di più.

The Kills “Blood Pressures”
I Kills non deludono mai. Anche noti come Alison Mosshart (pure nei Dead Weather con Jack White) e Jamie Hince (pure futuro marito di Kate Moss per quelle che saranno le VERE nozze dell’anno), i due hanno sfornato un altro ottimo disco. Il loro capolavoro assoluto secondo me ce l’hanno in canna e non l’hanno ancora tirato fuori, però fanno sempre il rock’n’roll più cool in town.
(voto 7,5)


Noah and the Whale “Last night on Earth”
Noah e la balena hanno fatto uno di quei dischetti di canzoni pop irresistibili e “facili”. Ma questo non significa che sia facile farli dischi del genere, anzi. Una volta ci riuscivano i Travis, ad esempio, oggi loro. Non cambieranno la storia della musica, ma forse cambieranno la vostra giornata. O anche la vostra nottata, perché "Tonight’s the kind of night".
(voto 8)



Yelle “Safari Disco Club”
Un disco di pop elettronico francese sbarazzino è quanto di meglio riesco a immaginare per la primavera/estate. E, nonostante il nome dell’artista, potete ascoltarlo tranquillamente: Yelle non porta iella!
(voto 7,5)


Yuck “Yuck”
Il revival dell’alternative rock anni ’90 parte da loro.
E parte bene.
(voto 7/8)


The King Blues “Punk & Poetry”
Si chiamano King Blues, il loro album si chiama “Punk and Poetry”, quindi che razza di musica faranno questi guys from London? Blues? Punk? Faranno poesia di strada?
Direi tutte le cose messe insieme, più un po’ di parlata rap cockney alla The Streets e un pub sound tipicamente british.
Incredibilmente esaltanti, anzi exciting.
(voto 7)

domenica 24 aprile 2011

Jukebox DeLorean, Beck

Beck “The New Pollution”
Anno: 1997
Genere: hip-folk
Provenienza: Los Angeles, USA
Autori: Beck Hansen, John King e Michael Simpson (Dust Brothers)
Album: Odelay
Canzone sentita anche in: Daria (il cartone di Mtv)
Nel mio jukebox perché: è ritmo, invenzione, idee, fantasia (e per la scena del video in cui un tizio barbuto si sbrodola il latte addosso)





She's alone in the new pollution

La banda dei Babbazzi Pasquali

Pasqua è l’occasione buona per riciclare panettoni e pandori rimasti dal Natale. E lo stesso vale per i film, quindi beccatevi questo avanzo delle scorse festività.

La banda dei Babbi Natale
(Italia 2010)
Regia: Paolo Genovese
Cast: Aldo Baglio, Giovanni Storti, Giacomo Poretti, Angela Finocchiaro, Giovanni Esposito, Antonia Liskova, Silvana Fallisi, Lucia Ocone, Sara D’Amario, Giorgio Colangeli, Remo Girotti, Mara Maionchi
Genere: spot Wind
Se ti piace guarda anche: tutti gli altri film con Aldo, Giovanni e Giacomo

C’è qualcosa di davvero triste in chi continua a ripetersi sempre e sempre e sempre sempre. Vasco, per dire, o anche Liam Gallagher che con i Beady Eye fa esattamente la stessa cosa che con gli Oasis. Peccato che a forza di ripetere sempre gli stessi argomenti, in alcuni casi già magari nemmeno così interessanti all’inizio, questi mostrino i propri limiti e quindi si rischia di far affogare chi ascolta nella noia più totale.
Visto che si parla di ripetitività, già qualche tempo fa avevo tirato fuori la questione in un post e pure io quindi mi vi divento ripetitivo: c’è chi guarda sempre gli stessi programmi, gli stessi film, ascolta le stesse canzoni, fa sempre le stesse cose e vive benissimo. Tanto di capello a chi ci riesce. Io invece mi annoio con una facilità impressionante e ho bisogno sempre di qualche stimolo costante, nuovo e inaspettato. Di un film come La banda dei Babbi Natale quindi non so proprio che farmene. Se invece trovavate Al John e Jack divertenti in passato e non ne avete ancora avuto abbastanza, rimarrete soddisfatti pure di questo.

Aldo, Giovanni e Giacomo una volta avevano una comicità fresca e spumeggiante. Una volta. Adesso sono come quei tre amici (anzi conoscenti, più che amici) al bar che a forza di raccontare le stesse barzellette non fanno più ridere nemmeno se ti pagano. Che poi si può andare avanti tutta la vita a raccontare le stesse barzellette, Berlusconi ne è l’esempio più lampante, tanto qualcuno che non si stufa mai c’è sempre. Per me comunque più che divertente, è una cosa deprimente.
Il trio (una volta) comico con quest’ultima fatica (è proprio il caso di dirlo) è tornato alle origini, raccontando una storiella costruita su una lunga serie di flashback e di scenette, proprio come ai tempi dell’esordio Tre uomini e una gamba. Peccato che siano passati 14 anni da allora e il repertorio non è cambiato. Nemmeno di una virgola. Questa volta i due milanesi + il terùn cercano di costruire un affresco maggiormente elaborato e complesso che in passato, fallendo però nelle loro ambizioni. Riciclare per riciclare, persino le citazioni presenti non è che siano proprio di primo pelo: Il grande Lebowski, Il silenzio degli innocenti, Matrix (davvero tremenda la parodia di quest’ultimo)… chi non ha già citato/parodiato questi film fino allo sfinimento?

Oltre ai tre, qui dentro non funzionano nemmeno i comprimari, su tutti va sottolineato come Angela Finocchiaro (già presente nel Cosmo sul comò, che per fortuna mi ero risparmiato) NON funzioni assolutamente. Non so perché si è diffusa questa mania di volerla fare recitare a tutti i costi in qualunque film, sia drammatico che brillante, e c’è chi esalta pure il suo talento (?!) comico. A me però no fare minimamente ridere. No no no. Quasi meno di Enrico Brignano...
Completano l’infelice quadro una colonna sonora a dir poco ridicola (non fatevi ingannare da "Little Green Bag" nel trailer, per altro rubata dalle Iene, quelle di Tarantino non  il programma), in quello che è l’unico campo in cui un film comico non deve necessariamente esserlo, e una comparsata non richiesta dell’odiosa Mara Maionchi che il trio ci poteva risparmiare, ecchecazzo.
Il peccato capitale, ancor di più all’interno del genere comico, in cui il film casca con tutti e due i piedi comunque è un altro: la noia. L’unico momento davvero divertente è quando Giovanni cerca di confessare alle sue due compagne (tra cui una è la Liskova, tanto per essere inverosimili) l’esistenza dell’altra e continua a essere interrotto da venditori/suonatori ambulanti vari.

La banda dei Babbi Natale è quindi un film per nostalgici della comicità di Aldo, Giovanni e Giacomo che, stando a vedere dai lusinghieri incassi/inkazzi natalizi, sono ancora numerosissimi. Ma non un film per me. Non più, almeno.
Davvero gustoso comunque. Sì, quanto un panettone (scaduto) a Pasqua.
(voto 3)

sabato 23 aprile 2011

Le Freaks c’est chic

Freaks!
(web-serie, stagione 1)
Italia 2011
Regia: Matteo Bruno (Canesecco) e Claudio di Biagio
Creata da: Claudio di Biagio (di “Nonapritequestotubo”), Guglielmo Scilla (alias Willwoosh) e Giampaolo Speziale
Cast: Ilaria Giachi, Guglielmo Scilla, Andrea Poggioli, Claudia Genolini, Claudio Di Biagio
Musiche: About Wayne
Sito: Freaks!
(thanx ad Antonio per avermi segnalato questa web-serie)

C’è una via alla fiction in Italia che non passi per forza dalle direttrici Rai-Mediaset? A quanto pare sì e oltre alle produzioni Sky tipo Boris o Romanzo criminale, adesso c’è anche un’altra strada decisamente più alternativa: la rete.
Un gruppo di celebrità nostrane di YouTube ha così deciso di unire le forze per realizzare una vera e propria serie tv: Freaks! Gli episodi della durata intorno ai 10 minuti vengono trasmessi attraverso il tubo; a dirla tutta in realtà al momento c’è stata solo la puntata pilota, vista circa 400.000 volte in un paio di settimane, ed è appena arrivata la parte 1 della seconda, ma in tutto sono previste 7 puntate.
Qual è la storia? Siamo dalle parti di una sorta di Misfits/FlashForward in versione romanesca, con un gruppo di giovani i cui destini si incrociano in una notte in maniera misteriosa e durante un blackout acquistano dei superpoteri. Ma dietro potrebbe esserci un oscuro uomo…
Per il momento è ancora difficile sviluppare un giudizio completo, ma le premesse sono decisamente buone e la realizzazione tecnica è assai valida, per un prodotto low-budget ma ad alto tasso di idee.
Al di là del promettente prodotto in sé, la cosa più interessante comunque è vedere come si possa creare e sviluppare anche da noi una serialità fresca, coraggiosa, interessante, alla faccia di Rai e Mediaset che ancora vivono in un altro millennio.
(voto 7)


venerdì 22 aprile 2011

Kristo Kirsten

E così è finalmente giunto il momento del mio primo post su Ladri di bellezza, la neo banda di criminali di cui faccio parte. Potete leggerlo QUI e dall'immagine avete già un'indicazione di cosa o di chi si parla...




Ah, se siete i soliti distratti e non l'avete ancora fatto: iscrivetevi tra i lettori del nuovo blog, please

AAAAAAAAAAAAH X 4

Scream 4
(USA 2011)
Regia: Wes Craven
Sceneggiatura: Kevin Williamson
Cast: Neve Campbell, Courteney Cox, David Arquette, Lucy Hale, Shenae Grimes, Anna Paquin, Kristen Bell, Brittany Robertson, Aimee Teegarden, Hayden Panettiere, Emma Roberts, Marielle Jaffe, Alison Brie, Marley Shelton, Erik Knudsen, Rory Culkin, Nico Tortorella, Adam Brody, Anthony Anderson, Mary McDonnell, Heather Graham
Genere: teen-horror
Se ti piace guarda anche: gli altri Scream, So cosa hai fatto, Scary Movie

“Qual è il tuo film dell’orrore preferito, Cannibal?”
“Hey, un momento, come fai a sapere il mio nome? Comunque anche se sei un pazzo squilibrato che mi sta per fare fuori te lo dico, visto che non ho dubbi in proposito: Scream!”

La saga di Scream è come un amico fidato e se ti pugnala, lo fa solo per ridere. A distanza di 11 anni dal terzo episodio, fanno dunque il loro gradito ritorno Ghostface, Sidney e compagnia inquieta direttamente dagli anni ’90, senza dimenticare che: nuova decade, nuove regole. E quindi: anche le vergini potranno morire!

Anche le vergini potranno morire? Tranquille, tanto voi non lo siete certo
Il primo Scream ha rappresentato una rivoluzione assoluta per il genere horror, con un effetto analogo a quello del Grande Fratello sulla televisione moderna. Attenzione: non li sto certo paragonando a livello qualitativo, ma solo in quanto a impatto avuto. Scream ha infatti presentato un tipo di cinema dell’orrore (ma non solo) nuovo, che con dosi impressionanti di ironia si fa beffe del genere, svelando i trucchi del gioco. Tutto è finzione e niente va mai preso troppo sul serio. “Why so serious?” domanderebbe il Joker. Praticamente il mio manifesto ideale non solo di cinema, ma proprio di vita.
Imitatissimo da in pratica ogni teen-horror arrivato successivamente, Scream è anche l’esempio supremo del metacinematografico e dell’antirealismo; anche il nuovo episodio prosegue sulla stessa scia, portando la sfida a un livello ancora superiore, riuscendo così non solo a non deludere le notevoli aspettative, ma a portare nuova linfa vitale alla saga e al genere pauroso.

Scream 4 è metacinema allo stato puro e non è nemmeno semplice cogliere tutti i suoi mille e uno riferimenti, perlomeno se non si è ben allenati e non si ha una conoscenza enciclopedica non solo della Saga, ma anche del cinema horror e dei telefilm in generale.
Per prima cosa non manca quindi l’autoironia sulla serie stessa, riprendendo gli omicidi del primo capitolo ma con qualche sostanziale differenza, riproponendo il film fittizio dentro il film Stab (Squartati), con un primo episodio diretto da Robert Rodriguez (!) e persino scherzando sulla relazione anche all’infuori dal set tra Courteney Cox e David Arquette.
Ci sono un sacco di citazioni e riferimenti poi ad altri horror recenti, da L’alba dei morti dementi a Final Destination, dal voyeurismo di Paranormal Activity all’infinita serie di Saw - L’enigmista, bollata come semplice pornografia senza minima cura nella psicologia dei personaggi. I personaggi di Scream invece non contenti di vivere a Woodsboro, che è una specie di Avetrana + Cogne + Novi + Erba + Columbine, passano anche tutto il loro tempo a vedere solo pellicole horror e a parlare al telefono con tizi dalla voce inquietante che ti chiedono “Qual è il tuo film dell’orrore preferito?”.
Insomma, se i carabinieri facessero delle intercettazioni a Woodsboro non si beccherebbero mica discorsi sulle escort, al limite qualche psicopatico che urla, anzi screama: “Ti faccio fuori, puttana!”.

Se in Scream 1 era tutto nuovo un po’ come nella prima edizione del Grande Fratello, qui ci troviamo in un’edizione che cerca di reinventare il brand attraverso una serie di nuove e vecchie trovate, mentre per quanto riguarda il cast siamo più dalle parti dell’Isola dei famosi; compaiono infatti un sacco di personaggi più o meno celebri soprattutto dal mondo telefilmico, che vanno a costituire un testo all’interno del testo, con le accoppiate di vittime predestinate formate da fighette di diverse generazioni tv: Kristen Bell (Veronica Mars) con Anna Paquin (True Blood); Lucy Hale (Pretty Little Liars) con Shenae Grimes (90210); Brittany Robertson (Life Unexpected) con Aimee Teegarden (Friday Night Lights). Ma nel film sono presenti anche altri numerosissimi volti di serie tv, da Hayden Panettiere (Heroes) ad Alison Brie (Mad Men) e Adam Brody (il mitico Seth Cohen di O.C.).

Pur nel suo giochino autoreferenziale al massimo, Scream 4 riesce però in maniera paradossale a dare una rappresentazione feroce, spietata ma dannatamente vera del mondo di oggi, tra iPhone, Facebook, multimedialità, voglia di essere ripresi sempre comunque dovunque, seguendo la filosofia del diventare famosi a tutti i costi, costi quel che costi.
La cosa però forse non è nemmeno così paradossale, perché quel vecchio Krueger di un Wes Craven ha capito che per dare una rappresentazione fedele dell’assurda reality di oggi la maniera migliore è proprio quella di fare un prodotto che si dichiara in maniera esplicita come fiction. Semplificando, quindi: i reality sono finti? E allora rappresentiamo la realtà con un prodotto che si mostra senza vergogna in tutta la sua finzione.

La sceneggiatura del film è firmata di nuovo da Kevin Williamson, che aveva saltato il terzo capitolo (non a caso il meno riuscito) e che come la serie si è preso un decennio sabbatico anche in tv, per tornare dopo Dawson’s Creek a sfornare un altro grande successo di oggi: The Vampire Diaries.
Non mancano poi all’appello nemmeno i protagonisti storici: Neve Campbell, Courteney Cox e David Arquette, con qualche rughetta in più intorno agli occhi ma pure con ancora la voglia di combattere contro le giovani leve e contro la lama affilata di Ghostface.
A questo giro spunta poi un nuovo psicopatico doc di livello davvero notevole che ovviamente non vi svelo. E se nella prima parte il film si diverte e ride di se stesso e del genere, nel gran finale regala pure una dose notevole di tensione in grado di pugnalare alle spalle qualsiasi cazzo di episodio della saga di Saw o degli altri horror venuti nell’ultimo decennio.

“Qual è il tuo film dell’orrore preferito di quest’anno, Cannibal?”
“Facile: Scream 4! E comunque smettila di rompere le palle a me e vai a stalkerare qualche fichetta.”
(voto 7,5)

(per chi non l'avesse capito, e vi capisco se non l'avete capitolo: il titolo del post è la traduzione italiana del titolo del film)

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