giovedì 14 marzo 2013

BERBERIAN SOUND STUDIO, IL PIU’ BEL FILM DA ODIARE

Berberian Sound Studio
(UK 2012)
Regia: Peter Strickland
Sceneggiatura: Peter Strickland
Cast: Toby Jones, Cosimo Fusco, Antonio Mancino, Tonia Sotiropulou, Susanna Cappellaro, Layla Amir, Lara Parmiani, Chiara D’Anna
Genere: sonoro
Se ti piace guarda anche: Blow Out, Pontypool, La conversazione, Suspiria

Berberian Sound Studio poteva essere un cult. Berberian Sound Studio, cui da qui in avanti per comodità mi riferirò con la sigla BSS, è una pellicola interessante e allo stesso tempo un’occasione sprecata di realizzare qualcosa in grado di lasciare davvero il segno.
La pellicola è incentrata sul piccolo Toby Jones, attore già visto in Bianceneve e il cacciatore, Marilyn, Infamous, ma pure voce originale di Dobby in Harry Potter, che credo abbiano creato a sua immagine e somiglianza.



Toby Jones è qui in BSS un tecnico del suono britannico che arriva in uno studio, un sound studio italiano per lavorare al missaggio e all’editing sonoro per una pellicola definibile a essere gentili di serie B. Un horror che però il regista con tono megalomane ci tiene a non definire tale, perché: “It’s not a horror movie, it’s a Santini movie”. BSS omaggia quindi le pellicole anni ’70 italiane di genere thriller e horror, tra Dario Argento, Mario Bava e Lucio Fulci, fin dai titoli di testa, così come pure nelle atmosfere.
Pur essendo un film britannico, è parlato per lo più in italiano ed è quindi godibile così com’è, senza il bisogno di sottotitoli o di traduttori personali. Il mix di britannicità, rappresentato dala freddezza e apatia del protagonista, e di italianità, grazie ai calorosi e sboccati personaggi italiani, dal fantastico producer interpretato da Cosimo Fusco al già nominato esaltato regista Santini (Antonio Mancino), affascina parecchio.
La particolarità maggiore del film è però il suo giocare sul suono. Questo film più che visto, va sentito. Sentito nel senso di ascoltato. Il lavoro sui suoni è straordinario, così com’è notevole pure la colonna sonora, che è poi il motivo principale per cui mi sono approcciato alla pellicola. La soundtrack di BSS è firmata dai Broadcast, poco conosciuto gruppo britannico che ho sempre amato parecchio e che nel 2011 ha purtroppo perso la cantante Trish Keenan, morta all’età di 42. Una piccola grande band autrice di perle di canzoni come questa.



"AAAAAAH! Ho imparato a urlare da Kekko dei Modà!"
Per quanto riguarda suoni e musiche, il lavoro fatto è stato straordinario e da questo punto di vista BSS non delude affatto. Così come a livello visivo, la cura per l’immagine è impeccabile e ci presenta alcuni momenti notevoli. I presupposti per gridare alla pellicola sorprendente, al gioiellino, al nuovo cult c’erano anche tutti. Cosa mi impedisce allora di gridare, come spesso fanno le doppiatrici femminili del film all'interno del film?
BSS non ha una vera evoluzione. Nella parte finale c’è qualche scena più tesa, più thriller, più visionaria, eppura manca il crescendo che ci si sarebbe aspettati fin dall'inizio e il film rimane sospeso, come impantanato nelle sue buone intenzioni. Oltre ai rimandi al cinema italiano 70s di genere, a un certo punto si ha persino l’impressione di potersi trovare di fronte a qualche lampo di stramba genialità alla David Lynch. Uh, addirittura? Purtroppo sono solo lampi brevi, con cui il regista Peter Strickland alla seconda regia dopo tale Katalin Varga dimostra un talento notevole, ma alla fine il film fa rimanere con un palmo di naso.

"Io invece i Modà li sto sentendo adesso. Urca, che dolore alle orecchie!"
Io sono un fan e un sostenitore dei finali aperti, di quelli che non dicono chiaramente cosa succede, di quelli che lasciano allo spettatore un’ampia gamma di interpretazioni possibili. Qui in BSS però si va oltre. Si esagera. La visione a un certo punto semplicemente si conclude. Come se fosse finita la pellicola, come se fossero terminati i soldi e allora si doveva chiudere in qualche modo. Qualunque modo. Ma non così. Io odio giudicare un film dal suo finale, però la chiusura di BSS suona troppo come una presa per il culo. Va bene il finale aperto, ma così è troppo facile. Così finisce in un nulla di fatto, come una partita in cui hai preso due pali e una traversa e intanto il risultato che ti porti a casa è un inutile zero a zero.
BSS è una visione che merita, comunque merita. È un viaggio suggestivo, atmosferico, intrippante, con un sound da cinema, letteralmente. Allo stesso tempo è anche una delle più grosse occasioni gettate via nella storia del cinema recente. Un film così non sai se amarlo o se odiarlo, così come il suo autore, il regista e sceneggiatore Peter Strickland, un nome da tenere d’occhio in futuro. Ripensando al finale, a quel finale, ogni dubbio però sparisce: Peter Strickland e BSS, io non vi amo. Io vi odio!
(voto 6/10)



4 commenti:

  1. Non mi convince fino in fondo, un pò come Pensieri cannibali! Ahahahaha! ;)

    E dato che questo, almeno, me lo posso evitare, per il momento lo tengo in fondo alla lista! ;)

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    Risposte
    1. mi accodo alla grande. Qui c'è forte possibilità di una cannibalata/cammellata assurda. hah

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  2. condivido tutto...un cult potenziale che invece diventa un'occasione sprecata...

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  3. Oh mi è venuto voglia di vederlo

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