Ho da poco finito di lavorare per un periodo di circa 6 mesi all’interno di un centro commerciale. 6 mesi che sono passati lenti come una ballata country. Mi piace ricordare di essere stato una specie di inviato in incognita mandato a documentare la (non)vita dentro a un ipermercato, anche se ciò non è vero, perché così mi sembrerà di non aver buttato nel cesso parecchi mesi della mia vita in attesa di fare qualcosa di maggiormente stimolante, come riprendere gli studi ad esempio.
Occupandomi unicamente di prestiti e finanziamenti non avevo certo una mole insostenibile di lavoro e la noia risultava il principale nemico da affrontare per arrivare alla fine del giorno senza provare la tentazione insopprimibile di puntarmi una pistola alla tempia. Per fortuna avevo a disposizione un pc tutto per me, ma naturalmente giuro e spergiuro di averlo usato solo e unicamente per finalità appropriatamente lavorative e mai ludiche. La noia è stato il nemico principale ma non l’unico. In un’occasione ho avuto a che fare con una cliente psychopatica che mi ha minacciato di morte solo perché non le era passato un insignificante finanziamento per un cellulare, cosa tra l’altro di cui io non avevo la benchè minima responsabilità.
Da buon osservatore quale sono, l’occasione mi è sembrata allora interessante più che altro per uno studio sociologico della popolazione che si annida all’interno di quello strano cosmo parallelo che è il centro commerciale. Il quadro che ne viene fuori non è certo dei migliori dipinti: zombie che lavorano senza stimoli e senza reali prospettive di un miglioramento futuro solamente per arrivare con le loro lego-paghe alla fottutissima fine del mese. Turni a tutte le ore del giorno, tutti i giorni della settimana, del mese, dell’anno, della vita perché RICORDA il centro commerciale non chiude mai. È la dura legge della giungla, pardon del mercato. Le luci al neon non si spengono mai.
Le persone migliori che mi è capitato di incontrare qui dentro sono, e non lo dico per fare il Bonolis o il Fazio della situazione, le donne delle pulizie. Gente che meriterebbe grandi soddisfazioni di grande si ritrova solo una gabbia mascherata da libertà capitalista. Mascherata poi nemmeno troppo bene, dato che i sistemi di sorveglianza all’interno del centro sono paragonabili a quelli di un carcere di massima sicurezza, ma attenzione soltanto per i dipendenti. I ladruncoli, quelli no. Loro girano numerosi e inarrestabili. La sorveglianza è rigorosa soltanto per coloro che hanno la fortuna di lavorare all’interno.
Se le persone più umili e intelligenti mi sono sembrate le donne delle pulizie, i promoter e gli altri impiegati sul gradino inferiore della fantozziana piramide aziendale, devo dire che non è vero che più sono in alto e più sono peggio. È solo quando più si credono in alto e più sono delle teste di cazzo. Se sei un caporeparto, tanto per fare un esempio a caso, non è che sei Dio. Nel grande disegno delle cose sei un emerito nessuno tanto quanto me o tanto quanto il direttore. Quindi è inutile che ti comporti come se il peso dell’Universo gravasse interamente sulle tue spalle. Rilassati, fratello. Era dai tempi di Stefano Accorsi ne L'ultimo bacio che non vedevo qualcuno così sclerato... Ma è tutto il sistema che sembra aver perso di vista ciò che è reale e che conta veramente.
Lavori interinali, contratti a progetto, co.co.co.coccodè. La realtà sta assumendo contorni sempre più precari e paradossali. Una fuga into the wild per quanto disperata e destinata al fallimento è un’ipotesi mica da scartare a priori, perché almeno lì fuori saprai di respirare ossigeno, non aria condizionata e quando guarderai verso il cielo vedrai le stelle, non dannate luci al neon che non si spengono mai.
Occupandomi unicamente di prestiti e finanziamenti non avevo certo una mole insostenibile di lavoro e la noia risultava il principale nemico da affrontare per arrivare alla fine del giorno senza provare la tentazione insopprimibile di puntarmi una pistola alla tempia. Per fortuna avevo a disposizione un pc tutto per me, ma naturalmente giuro e spergiuro di averlo usato solo e unicamente per finalità appropriatamente lavorative e mai ludiche. La noia è stato il nemico principale ma non l’unico. In un’occasione ho avuto a che fare con una cliente psychopatica che mi ha minacciato di morte solo perché non le era passato un insignificante finanziamento per un cellulare, cosa tra l’altro di cui io non avevo la benchè minima responsabilità.
Da buon osservatore quale sono, l’occasione mi è sembrata allora interessante più che altro per uno studio sociologico della popolazione che si annida all’interno di quello strano cosmo parallelo che è il centro commerciale. Il quadro che ne viene fuori non è certo dei migliori dipinti: zombie che lavorano senza stimoli e senza reali prospettive di un miglioramento futuro solamente per arrivare con le loro lego-paghe alla fottutissima fine del mese. Turni a tutte le ore del giorno, tutti i giorni della settimana, del mese, dell’anno, della vita perché RICORDA il centro commerciale non chiude mai. È la dura legge della giungla, pardon del mercato. Le luci al neon non si spengono mai.
Le persone migliori che mi è capitato di incontrare qui dentro sono, e non lo dico per fare il Bonolis o il Fazio della situazione, le donne delle pulizie. Gente che meriterebbe grandi soddisfazioni di grande si ritrova solo una gabbia mascherata da libertà capitalista. Mascherata poi nemmeno troppo bene, dato che i sistemi di sorveglianza all’interno del centro sono paragonabili a quelli di un carcere di massima sicurezza, ma attenzione soltanto per i dipendenti. I ladruncoli, quelli no. Loro girano numerosi e inarrestabili. La sorveglianza è rigorosa soltanto per coloro che hanno la fortuna di lavorare all’interno.
Se le persone più umili e intelligenti mi sono sembrate le donne delle pulizie, i promoter e gli altri impiegati sul gradino inferiore della fantozziana piramide aziendale, devo dire che non è vero che più sono in alto e più sono peggio. È solo quando più si credono in alto e più sono delle teste di cazzo. Se sei un caporeparto, tanto per fare un esempio a caso, non è che sei Dio. Nel grande disegno delle cose sei un emerito nessuno tanto quanto me o tanto quanto il direttore. Quindi è inutile che ti comporti come se il peso dell’Universo gravasse interamente sulle tue spalle. Rilassati, fratello. Era dai tempi di Stefano Accorsi ne L'ultimo bacio che non vedevo qualcuno così sclerato... Ma è tutto il sistema che sembra aver perso di vista ciò che è reale e che conta veramente.
Lavori interinali, contratti a progetto, co.co.co.coccodè. La realtà sta assumendo contorni sempre più precari e paradossali. Una fuga into the wild per quanto disperata e destinata al fallimento è un’ipotesi mica da scartare a priori, perché almeno lì fuori saprai di respirare ossigeno, non aria condizionata e quando guarderai verso il cielo vedrai le stelle, non dannate luci al neon che non si spengono mai.
Non e' mai sprecato il tempo che ci matura e ci insegna realta' diverse dalla nostra che molta gente vive per tirare avanti.
RispondiEliminaUn saluto ed un buon w.e.
Dual.
Molto istruttivo. Fra le mie tante esperienze lavorative mi manca (per fortuna). Hai fatto un quadro sufficientemente deprimente. Poi capisco chi ci deve lavorare, penso a quelli che ci passano le loro domeniche di svago!
RispondiEliminafin quando si ha la voglia di evadere appena si può vuoldire che si è ancora vivi...il guaio qnd l'unica ragione di vita è il proprio lavoro...quando non si vorrebbe mai tornare a casa...nè uscire...
RispondiEliminaW la fuga...ahaha....
Buonagiornata!!!!!!
Ciao Marco, in effetti la logica maledetta dei supermercati e dei call-center è quella dealla riduzione dell'individuo a semplice numero. Credo che la tua esperienza sia interessante ed istruttiva.
RispondiEliminaPenso anche che questo mondo (o meglio l'Occidente...) non possa proseguire ancora per molto lungo questa strada. C'è troppo scontento in generale e manca, soprattutto, un progetto in cui credere per il futuro. Si naviga a vista, al piccolo cabotaggio, con la paura di affrontare nuove sfide. Credo perciò che nei prossimi anni qualcosa cambierà di certo e forse le logiche prettamente materialistiche finalizzate al consumo e al profitto saranno meno opprimenti nella vita dei singoli individui.
Certo, non mi aspetto il trionfo dello spirito in assoluto, ma forse saremo meno materialisti di quanto accade ora.
Paride
questo eri tu,pero'.
RispondiEliminain questo racconto,c'eri tu.
[e ogni tanto ci sta]
{che mondo del cazzo,quello.pero' istruttivo,vero.}
Per una volta non sono d'accordo con te..il centro commerciale e un luogo come un altro dove fare spese e divertirisi,ma non è un punto di ritrovo per zombie senza prospettiva...la vita e sorprendente prorprio perche lascia aperte un infinita di porte,e quindi nessuno di noi puo sapere se la cassiera dall'aria stanca in realta sia felice o se il caporeparto dal sorriso a 30 denti sia depresso..nessuno lo puo sapere,perche ognuno di noi ha una realta fuori dalla vista degli altri,che e fantastica in qualsiasi modo sia,grande o piccolo!!!!
RispondiEliminasarà che sono pazza, ma io ho sempre pensato che al centro commerciale succedano le cose più impensate...
RispondiElimina[cosa che ho scritto in post di due estati fa]
@dual
RispondiEliminami sa che hai ragione..
@lucien
beato te che ti sei perso questa esperienza :)
@follementepazza
evasione come stile di vita? yes!
@paride
ecco, tu spieghi bene quel che volevo dire con questo post: la realtà di call-center, centri commerciali e aggiungerei anche quella delle agenzie interinali è una non realtà che spero sia destinata a fallire nell'immediato futuro. la società capitalista è forse arrivatata a un punto di non ritorno, ma io mi auguro che ci sia ancora la possibilità di un ritorno a una concezione più equilibrata e sana dei consumi. staremo a vedere..
mIsi@Mistriani
io sono uno dei molti personaggi a mia disposizione e per spirito democratico appaio ogni tanto ma senza prevaricare gli altri
@ponga
il mio è solo un punto di vista molto personale e forse un pochino estremizzato e quindi ci sta che tu non ti ci ritrovi.
una cosa che volevo sottolineare però è che chi lavora all'interno dei centri commerciali sicuramente non ha un grande spazio per le iniziative personali che non vengono assolutamente nè premiate nè incentivate, quindi diciamo che non vi è una reale possibilità per una realizzazione professionale, quindi è un lavoro che difficilmente dà gioia o gratificazione
@ballerotta bohémien
di cose impensate e insensate ne succedono, eccome, ma non sempre belle..
del tuo post puoi scrivermi il link? ho provato a cercarlo ma ne hai pubblicati centinaia :)
io sono un portatore sano di sicuro precariato, canta Bersani.
RispondiEliminaBel bel bel post. mi è sembrato quasi di leggere me. :)
Stella
Mii è piaciuto come hai impostato questo post. Efficace l'atmosfera di decadenza che si respira in certi luoghi. Ottimo il riferimento alle donne di pulizia: anch'io spesso trovo che le persone più sincere e vere sono quelle che non si situano ai cosiddetti vertici sociali.
RispondiEliminagià però quel che riguarda il lavoro precario e che fa schifo non è prerogativa solo dei centri commerciali...ovunque è una merda
RispondiEliminaprobabile che la cliente psicopatica fosse la mia mamma!! si inkazza cn tutti x tutto... anke x delle stronzatexD no dai skerxo...hihi cmq voglio tanto arirvare alla fine dell'anno,arrivare alle vacanze d'estate...u.u nn ce la fo +!!u.u
RispondiEliminaxD ciaoOoOoO
http://ballerottabohemien.blogspot.com/2007/07/costatando-ilsupermercato.html
RispondiEliminanon ricordo se era olo questo....dovrebbe essercene un'altro...
comunque se si è capito che sono confusa allora lo sono proprio davvero...uff -_-
@stella
RispondiEliminane deduco che anche tu hai, o spero per te hai avuto al passato, una qualche esperienza del genere..
@mio capitano
decadenza è un bell'eufemismo :)
le donne delle pulizie nonostante il lavoro non esaltante erano sempre le prime ad avere un sorriso o una battuta carina, quindi respect
@gatta bastarda
vero, però il centro commerciale è una sorta di apoteosi e summa maxima del precariato, visto che il 90% o forse anche + degli impiegati ha contratti di questo tipo
@gattina
sono (quasi) sicuro che tua mamma non arriverebbe a tanto..
le vacanze estive mi sa che sono ancora un tantino lontane, almeno considerando che la temperatura dalle mie parti si aggira sui -10 gradi..
@ballerotta
RispondiEliminaletto il post, in effetti non è molto lontano dalla mia visione del centro commerciale
forse se si capisce che sei confusa in realtà non lo sei..
dopo aver letto il tuo post, capisco quello che c'è dietro l'apparenza di un centro commerciale.... sembra così pieno di vita, ma in realtà è un covo di zombie, di persone che si credono paragonabili a Dio, ma soprattutto di persone che che perdono l'identità per un certo lasso di tempo svalutandosi a favore di altri che hanno come principale macchinazione quella di sfruttare gli altri finché servono...
RispondiEliminano.. esperienze del genere no.. i centri commerciali li ho visti solo dall'occhio del cliente. Osservo, anche da fuori.. lo faccio parecchio.. e ho l'impressione che abbiamo un occhio simile :)
RispondiEliminastella
Capisco benissimo la situazione.
RispondiEliminaMi sto impuntando per cercare almeno di provare a fare quello che amo.
Alla soglia di non so cosa, dei trenta forse, deciderò.
Ma allora ti piace Tonight dei Franz? Perché lo trovo così simile agli altri. Ballabile, ma categoricamente non promuovibile! ;P
Intanto buon anno, a presto, ciau