(Spagna, 2009)
Titolo originale: Celda 211
Regia: Daniel Monzón
Cast: Luis Tosar, Alberto Ammann, Marta Etura, Antonio Resinas, Carlos Bardem
“Non fuggire in cerca di libertà quando la tua più grande prigione è dentro di te.” Jim Morrison
Il genere carcerario negli ultimi tempi sembra essere diventato uno dei mezzi migliori per raccontare le contraddizioni anche della società che sta al di fuori dalla gattabuia. La cosiddetta società “libera”. In Francia l’ha fatto lo splendido “Il profeta”, in Spagna il campione al box-office e trionfatore ai Goya (gli Oscar iberici) “Cella 211”.
Juan, per fare buona impressione, si presenta con un giorno d’anticipo al lavoro come secondino. Solo che quando il tuo nuovo posto di lavoro è un carcere, forse faresti meglio a startene a casa con la mogliettina incinta. Anche perché proprio quel giorno nella prigione scoppia una rivolta e lui rimane dentro alla cella 211. Vestito in abiti civili, si fa passare per un nuovo detenuto e riesce ad entrare nella grazie di Malamadre, il leader dei detenuti, una sorta di Vin Diesel ispanico. Dall’interno proverà a mettere fine alla ribellione, ma bastano poche ore dietro le sbarre e la tua concezione del mondo può cambiare radicalmente.
Nelle menzogne, tra Malamadre e l’agente sotto copertura Juan nasce una profonda amicizia che ricorda “Fast & Furious” e naturalmente anche il precursore del genere: “Point Break” di Kathryn Bigelow. Strepitoso il personaggio di Malamadre, un leader criminale con le idee chiare in testa che fa scoppiare tutto ‘sto casino non per evadere, ma per far valere i diritti e migliorare le condizioni dei reclusi in tutta la nazione.
Il film funziona dunque alla grande su due piani. Uno più incentrato sull’azione e sui meccanismi di tensione che è roba da far invidia e molte sceneggiature hollywoodiane (non mi stupirebbe se ne facessero un remake magari proprio con Vin Diesel). La storia è notevole fin dall’inizio con una descrizione dell’ambiente che ricorda la prima parte di “Shining” dedicata all’Overlook Hotel e in grado poi di mantenere costante l’interesse grazie ad alcune svolte narrative non scontate.
Su un altro piano è un’ottima riflessione sulle dinamiche sociali e anche un grido di protesta sulla condizione nelle carceri. Perché anche da una gabbia può partire una rivoluzione.
(voto 8)
ottima recensione che condivido in toto :)
RispondiElimina[visto che questa mattina mi sento piuttosto vanesia, mi domando e dico: ma quel bonazzo da paura di prison break, dov'è?!?!?!?!]
RispondiEliminacià ;)
gran bel film, ma qui da noi solo muccino, buy e volo ?
RispondiEliminaA me è piaciuto parecchio, soprattutto il personaggio di malamadre...che nn so se rende come in versione originale...
RispondiEliminaE dire che ero andata a vederlo senza entusiamo!
Baci
quel bardem è il fratello di bardem :)
RispondiEliminaTosti, questi spagnoli. Da noi quando esce il prossimo cinepurgone dimmerda?
RispondiElimina*robydick
RispondiEliminathanx, a parte su departures mi sembra che siamo abbastanza in sintonia come gusti cinematografici
*agnese
ti concedo che sia bonazzo, ma come attore non mi ha mai convinto granché. magari mi smentirà, ma non credo che farà poi tutta sta carriera nel mondo del cinema. per il momento dopo prison break è sparito.. ma sarà nel nuovo film della saga di resident evil (e io i primi due li ho odiati!)
*harmonica
eh sì. qualche anno fa qui in italia si faceva solo drammoni, oggi si sono buttati tutti sulle commedie famigliari mediterranee. fatte con lo stampino. e hanno già rotto!
*vale
il doppiaggio italiano di malamadre è cazzuto, anzi cazzarone ;)
a me il alberto ammann, che interpreta juan, ricorda un incrocio tra il calciatore raul e javier bardem. di carlos bardem, a parte per il cognome, non avrei mai detto che si trattasse del fratello di javier
*zio scriba
dopo il cineuovo di pasqua, penso stiano preparando il nuovo cinecocomero estivo. in effetti per il cinema di genere in italia non c'è più davvero spazio. e pensare che film così li fanno nelle vicine francia e spagna. noi, se va bene, ci arriviamo tra 10 anni..
e chissà..magari dipende dal fatto che nelle nostre carceri.( tolti gli sfigati e poveracci) comandano i mafiosi..bu (ps. parlo da profana
RispondiEliminaHello,
RispondiEliminainfatti quando mi hanno detto che era il fratello ci sono rimasta di stucco anche perchè nel film in questione recita benissimo!
baci
complimenti per la recensione
RispondiEliminaun saluto
D'accordo su tutto Marco. E' vero, la sceneggiatura è perfetta per un remake americano, strano non sia già uscito...
RispondiEliminaMalamadre grandissimo personaggio, ma ho delle riserve su di lui. Non possiamo vederlo come un personaggio positivo, sarebbe un errore di superficialità. Malamadre è un grandissimo bastardo, un assassino, ma ha anche delle qualità che non ritroviamo in tutti i personaggi "fuori dal carcere" presenti nel film.
Ciao!