Le luci della centrale elettrica "Per ora noi la chiameremo felicità"
Le luci si accendono di nuovo. Atto secondo. Vasco, intendo il vero Vasco ovvero Vasco Brondi, è tornato a illuminare la scena indie italiana. Scena in cui per sua stessa ammissione si sente un estraneo e al “Mucchio” dichiara ad esempio di trovare più allettante la possibilità di essere tra un anno a Londra a tagliare insalata in un Mc Donald’s piuttosto che tornare alla routine concerto-promozione-aperitivo cool della sua odierna vita da musicista celebrato nei circoli indie milanesi. O magari finirà a lavorare in un call center
vedrai che scopriremo delle altre Americhe io e te
che licenzieranno altra gente dal call center
che ci fregano sempre
che ci fregano sempre
che ci fregano sempre
che ci fregano sempre…
In attesa dalla grande fuga, Vasco Brondi alias Le luci della centrale elettrica ci regala un nuovo album che di base prosegue senza grosse novità il discorso iniziato con il primo fenomenale “Canzoni da spiaggia deturpata”.
Un difetto in “Per ora noi la chiameremo felicità” quindi c’è: manca l’effetto sorpresa. Questo disco l’ho ascoltato e me lo ascolterò ancora parecchie volte, però è innegabile che stavolta non ci sia lo sconvolgimento rivoluzionario della prima volta. Un aspetto che era già da mettere in conto, cui sopperisce un’accresciuta capacità di giocare con le parole, raccontare la nostra vita (precaria) e scrivere (quasi)canzoni, a volte persino con (quasi)ritornelli, come nella splendida “Cara catastrofe”, probabilmente il pezzo di maggior impatto del suo intero repertorio. E ne “L’amore ai tempi dei licenziamenti dei metalmeccanici” affiora una inedita delicatezza “into the wild”.
Per il futuro sarebbe interessante vedere evoluzioni sonore, magari con un tocco di elettronica come hanno fatto Il teatro degli orrori collaborando con i Bloody Beetroots e lo stesso Vasco 2.0 afferma di voler provare direzioni diverse, visto che con il nuovo album ha ormai chiuso una trilogia composta dal suo esordio e dal libro “Cosa racconteremo di questi cazzo di anni zero”.
In attesa di rivoluzioni o di una grande fuga, per ora questo disco mi dà la felicità (o quella che chiameremo felicità) con l’ironia nascosta nei suoi testi, mi fa commuovere, mi fa avere gli “occhi lucidi come le Mercedes” e mi fa ridere. Perché il nostro ridere fa male al Presidente.
(voto 7/8)
potete trovare il disco qui
RispondiEliminahttp://www.stefanocobucci.com/blog/25/10/2010/le-luci-della-centrale-elettrica-per-ora-noi-la-chiameremo-felicita/
e gli splendidi testi qui
http://www.letlovegrow.it/?p=224
XXX:D oddiuuuu son contenta che qualcuno la pensi come me riguardo al VERO vasco! son pochi i gruppi italiani che m'hanno preso quest'anno, due son citati da te in questo post, poi ci sono i 'Non voglio che Clara' (anche se m'ha colpito maggiormente l'album precedente all'ultimo), 'i Bachi da pietra', Enrico Falbo, Sado, Edda… :
RispondiEliminaAd ogni modo, sempre travolgente.
RispondiEliminami tuffo sul link alla velocità della luce! anche se non ci fossero novità rispetto all'ulbum precedente sarebbe comunque da applausi.
RispondiEliminain fondo certe conferme fanno bene quanto le novità..
Ora sento. Aspettavo da tempo.
RispondiEliminaCiddì comprato, ieri sera. Insieme al biglietto per vederlo :)
RispondiEliminaE da oggi è in heavy rotation sul mio pc.
Dopo l'ennesimo ascolto, mi rendo conto che mi piace sempre di più.
Bentornato Vasco (Brondi)!
devo aggiornarmi al più presto, azz.
RispondiEliminami spiace ma stavolta il ragazzo ha bevuto un po' troppo dalle pozzanghere. caruccio si, ma due palle così.
RispondiEliminaDevo ancora comprarlo, ne sto leggendo di cotte e di crude sul nuovo disco, ma ogni recensione, bella o brutta, mi invoglia comunque a comprarlo. Pochi soggetti riescono a smuovere le viscere con le parole, Brondi ci riesce.
RispondiEliminaniente sorprese ma sicuramente grandi testi, è già tanta roba di questi tempi.
RispondiEliminami hanno regalato disco e libro.
RispondiEliminaper ora la chiamerò felicità.anch'io.