Non so per quale motivo di preciso, chissà?, ma in questi giorni, in queste ore, mi è ritornato in mente, bello come era forse ancor di più, un vecchio racconto che avevo scritto tre anni fa. Eccolo qui di nuovo. Piuttosto attuale, credo.
Se ne sta con la canna di
una semiautomatica calibro 8 puntata alla tempia, a guardare le lancette mentre
scandiscono ore minuti secondi per sempre perduti. Non gli piace proprio
starsene lì con le mani in mano (si fa per dire, visto che in mano c'ha una
pistola).
Ci sono persone che vanno
a fare la spesa al supermercato e alla cassa devono fare una lunga coda.
Persone che dal medico e all’aeroporto siedono in una sala ad aspettare per
ore. Persone che fissano gli orologi senza fare nulla. Persone che passano la
vita in una lista d’attesa.
Per lui è la prima volta.
Non ricorda quando e se ha mai fatto la spesa. Il dottore ce l’ha sempre avuto
personale. Il jet privato parte a un suo fischio e gli orologi li guarda solo
per sapere quando è ora di chiudere un colloquio che dura da troppo tempo e gli
sta facendo scemare l’attenzione.
Eppure se ne sta lì seduto
su una poltrona rossa imbambolato a guardare quelle lentissime lancette che fanno
tic-tac tic-tac come la canzone di Madonna o quella di Gwen Stefani. Per la prima volta in vita sua è
indeciso. Non sa che cosa fare.
“Basta solo che lo fai.”
I dubbi gli alitano sul
collo.
“Fallo senza pensarci.
Come hai sempre fatto.”
L’ambizione lo fa apparire
graziosamente brutto, mentre fuori sta scoppiando la rivoluzione.
“Le cose andranno meglio,
dopo che l’avrai fatto.”
Essere cancellato dalla
faccia della Terra ma restare impresso nei libri di Storia.
“Proprio così: tu sarai
Storia.”
Andare con la mente in
posti in cui non era mai stato prima. In posti in cui nemmeno un jet privato
sarebbe potuto arrivare.
“Allora, non hai ancora
deciso? Guarda che stanno venendo a prenderti. Sono già qui fuori.”
Organizzare il grande
addio. Doveva organizzare almeno il grande addio. Essere sicuro che nessuno
avrebbe potuto rovinare il suo ricordo.
“La storia ti brama. Tutti
i più grandi ti stanno aspettando, lassù. Non vedono l’ora di averti nel loro
club esclusivo.”
Riflettere un momento.
Ripensare a un modo per apparire ancora più memorabile e potente. Una statua!
Ma certo, erigere una statua di dimensioni mastodontiche (non a scala reale, perché se no sarebbe stata troppo piccola) che ne riportasse
intatte le sue fattezze in tutti i secoli dei secoli, amen.
“Eccola, la parolina
giusta: amen. I dubbi, quelli lasciali ai perdenti. Tu sai sempre cosa fare,
anche ora. Basta indecisioni.”
E allora il colpo parte
all’interno della canna. Lacera la carne. Rimbomba per tutto il salone. Sul
muro si forma una chiazza di sangue. Si domanda se qualcuno la pulirà o se
invece la lasceranno lì per farla vedere agli studenti in visita guidata.
Fermi un attimo. C’è qualcosa
di strano se con i suoi stessi occhi vede questa grossa macchia di sangue
colare sul muro e se si sente ancora così maledettamente vivo?
“Cristo Santo! Non ha
funzionato… Ricarica e ritenta, sarai più fortunato.”
Un altro colpo esplode
BANG stavolta fa pure eco BAAANG per il salone BAAAAAAANG ed ecco comparire
un’altra macchia di sangue sul muro.
Ma anche stavolta, niente
da fare. In fondo l’aveva sempre sospettato e adesso ne aveva la prova certa.
“Sei immortale. Siamo
immortali. Vedremo la muraglia cinese venire giù, i vampiri morire uno ad uno
così come tutte le persone intorno a noi. Alla fine ne rimarrà solo uno, e non
sarai tu, Christopher Lambert. Sarò io. Saremo noi.”
Sicuro di sé per la non
del tutto inaspettata ma comunque piacevole scoperta appena fatta, si toglie
finalmente la canna della calibro 8 dalla tempia e avvicina il telefono
all’orecchio. Chiama gli addetti alle pulizie extracomunitari, chè quelle chiazze rosse non si
possono proprio vedere, non si possono.
Tempo tracorso
trentaseisecondi ed eccoli lì in salone a pulire quelle macchie di sangue dal
muro senza fare domande.
“Non bisogna
necessariamente essere morti, per entrare nella Storia. Tu sei vivo. Noi, noi
siamo vivi. Questo è un nuovo giorno, questo è un nuovo inizio. Abbiamo ancora
tanto da fare.”
Le macchie sono totalmente
sparite. Non vi è più alcuna traccia di quello che è capitato lì dentro. I
ragazzi delle pulizie hanno fatto un buon lavoro. E bravi gli extracomunitari. Il muro è tornato ad essere
immacolato, perché questo è un nuovo giorno, questo è un nuovo inizio.
“E adesso via, verso
l’infinito e oltre.”
That's all, folks?
bel racconto, complimenti!!!!
RispondiEliminache bella storia! ironica, accattivante e surreale.....peccato però per il finale! XD
RispondiEliminaanyway, I'm kidding....finalmente l'Imperatore se ne va!
Il racconto è molto cinematografico..bello.
RispondiElimina..chissà le altre puntate come saranno..
Gioia et gaudio....!!!!
RispondiEliminache bel racconto!!!
RispondiEliminastrepitoso!!!!