sabato 8 marzo 2014

LA BICICLETTA VERDE, LE QUOTE ROSA ARRIVANO A PENSIERI CANNIBALI




Essere donna in Arabia Saudita è un po’ come essere gay nella Playboy Mansion. Non è che puoi fare molte cose. A mostrarci la drammatica situazione femminile in questo paese è La bicicletta verde, un gioiellino di film diretto da Haifa Al-Mansour che, nonostante la pesantezza dell'argomento utilizza un tono leggero e gradevole. Essendo un film a tematica femminile, diretto da una donna, con protagoniste donne (la bravissima giovanissima Waad Mohammed e quella gnocca di sua mamma Reem Abdullah), mi sono sentito un pochino inadeguato a parlarne e così ho preferito lasciare la parola a una donna, AlmaCattleya del blog Farfalle eterne. E poi oggi è pure l'8 marzo, Giornata Internazionale della donna.
Quindi adesso basta Cannibal Kid, e parola ad Alma.

"La bici rosa la vedrei bene per Cannibal!"
La bicicletta verde
(Arabia Saudita, Germania 2012)
Titolo originale: Wadjda
Regia: Haifaa Al-Mansour
Sceneggiatura: Haifaa Al-Mansour
Cast: Waad Mohammed, Reem Abdullah, Abdullrahman Al Gohani, Ahd, Sultan Al Assaf
Genere: femmena
Se ti piace guarda anche: Persepolis, I gatti persiani
(voto di Cannibal 7/10)

La bicicletta verde, storia di emancipazione femminile in Arabia Saudita, diretto dalla prima regista donna di quel Paese ovvero Haifaa al Monsour.
Già queste promesse sembrano importanti ma il film com'è?
Ammetto la mia ignoranza in molte questioni che riguardano il Medio Oriente. Certo, alcune cose me le immaginavo, come il fatto che le donne dovessero coprirsi completamente con il velo così come il divieto di parlare per prime agli uomini, ma il Medio Oriente è vasto e non so quali siano le differenze, così come non so se tutto il Medio Oriente sia sempre così.
Detto questo, di cosa parla specificatamente il film?

"Pure queste le vedrei bene per Cannibal, non fosse che ne ha già un paio simile."
C'è questa ragazza Wadjda che sin dall'inizio viene vista come una ribelle perché non vuole sottostare a certe regole come non portare il velo. Non ho capito bene se sia più una presa di posizione o totale incoscienza.
Il fatto è che magari uno si aspetterebbe un vero film di denuncia, forte, con gente che grida, eppure quella che viene presentata è la realtà quotidiana, quella in cui vive appunto la protagonista che si deve scontrare con situazioni, come ad esempio il fatto che non si deve ridere troppo forte perché nella voce di una donna sta la sua nudità, oppure che se hanno il ciclo sono impure, frase che riecheggiava anche nell'Italia di qualche decennio fa e lascia ancora degli strascichi.
Eppure è nelle situazioni quotidiane, quelle più banali, che si inizia a rivendicare i propri diritti. Dopo aver visto un altro ragazzino con la bicicletta, Wadjda desidera andare in bicicletta, ma una femmina che va in bici è peccaminosa. Il simbolo della sua indipendenza sta appunto nella bicicletta del titolo (in originale invece il titolo è proprio il nome della ragazza), ma è troppo cara e così inizia a fabbricare braccialetti e a farsi pagare dei favori. Chiede a sua madre di prestarle dei soldi, ma lei non accetta, proprio perché andare su una bicicletta è peccaminoso e così l'unico modo che le resta per avere il denaro è partecipare a una gara di recitazione sul Corano.
È molto un film al femminile e sul femminile. Ci sono soprattutto due donne importanti nel film: la preside della scuola di Wadjda e la madre della ragazza. La prima è dura e integerrima, pronta a vigilare sulla cosiddetta "moralità" delle ragazze, e mi è sembrato strano che proprio lei indossasse dei tacchi. Avrei preferito che il suo personaggio fosse molto più sviluppato. Così sembra come il solito cattivo pronto a castigare ogni spontaneità possibile che vada oltre le norme. C'è una frase esemplare che la riguarda, ovvero quando dice a Wadjda: "Forse non ci crederai, ma da giovane ero come te" e fa un sottile ghigno. Possiamo solo intuire tutta la sovrastruttura morale che è stata costruita attorno non solo a lei, ma anche a tutte le altre donne che accettano di seguire delle norme. Sovrastruttura che le fa vedere in un gesto di due ragazze una loro presunta omosessualità.

E poi c'è la madre, anche lei parla secondo frasi che le sono state dette, però alla fine è pronta ad accogliere e ascoltare la figlia poiché spera che lei possa avere un futuro migliore del suo.
I maschi sono pochi ma presenti e il più delle volte sono ostili, anche quelli che non lo sembrano.
Niente è urlato e specificato parola per parola (l'accusa di omosessualità viene intuita). C'è sempre una frase che antepone il concetto. Ci sono molte pause che intendono parlare. In più non è presente neanche la colonna sonora e questo può far sembrare il film ancora più lungo di quello che in realtà dura, ovvero un'ora e trentadue minuti. Potrebbe essere un buon film da vedere per comprendere la situazione delle donne mediorientali eppure c'è qualcosa che mi manca.
Innanzitutto ho l'impressione che l'adattamento italiano non sia dei migliori ed è per questo che sospendo il mio giudizio riguardo la recitazione degli attori. Nei momenti in cui si legge il Corano (e si sentono appunto le voci originali) la parte vocale ha una tessitura particolare. Sembra tutto un canto. In più nel film si ha la parvenza di guardare dal di fuori i personaggi e questo può dare una fredda impressione.
Si rimane colpiti dalle frasi che ogni volta ci sono, frasi che portano chi si ribella ad agire in segreto. È insomma un buon tentativo, forse a tratti pesante. Magari non è come Persepolis (la graphic novel e il film successivo), davvero creativo e non solo perché è un film d'animazione. Inoltre film come questi possono parlare anche all'Occidente, in apparenza libero. Eppure quanti schemi mentali, quante frasi che ci sono state dette si ripetono, frasi che agiscono subliminalmente dentro le nostre teste e il più delle volte non ce ne accorgiamo neanche?
(voto di Alma 7,5/10)

16 commenti:

  1. Insomma caro Marco e soprattutto cara Farfalla eterna, che così gradevolmente hai recensito il film,...una pellicola da vedere e assaporare con lentezza, meglio in lingua originale , ma sarebbe stato troppo difficoltoso...
    Grazie ad ambedue e un abbraccio!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ti ringrazio così come ti ringrazio del commento che hai lasciato nel mio blog

      Elimina
  2. lo vidi in originale coi sottotitoli al Torino Film Festival, tra l'altro in un orario infame tipo le 9 del mattino, ma fu amore a prima vista. splendido per la capacità di parlare di così pesanti con un tono così leggero

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Io decisi di vederlo (ad un orario un po' meno infame) il giorno dopo, visto il tuo entusiasmo. (e poi non dire che non ti do mai retta).
      Un vero gioiellino, confermo.

      Elimina
    2. Com'è in lingua originale? E' davvero migliore come penso?

      Elimina
    3. Alma ciao, e complimenti!,
      Purtroppo non conosco l'arabo e ho dovuto fidarmi totalmente dei sottotitoli, quindi diventa difficile esprimere un giudizio, ma ricordo che Wadjda era molto brava e convincente, e anche i dialoghi con la madre erano coinvolgenti.

      Elimina
    4. io il film l'ho visto su streaming e devo dire che quando recitavano in Corano, e appunto come ho detto li si sentiva in originale, avevo gli occhi strabiliati. Sembrava davvero un altro film.
      Grazie per i complimenti ;)

      Elimina
    5. E' incredibile quanto il doppiaggio possa rovinare un film... In questo caso, poi, un doppiaggio molto scarso: non hanno curato nemmeno il sincronismo. L'ho visto in arabo con sottotitoli in inglese (!), poi doppiato in italiano, ed era proprio un altro film.

      Elimina
  3. Mi manca ancora, ma data la mia passione per il Cinema mediorientale, mi sa tanto che mi regalerà belle soddisfazioni.

    RispondiElimina
  4. Bello questo gesto proprio oggi. Cedere la parola a una donna, collega, forse amica non lo so. In ogni caso: Bravo Cannibal!!!
    Per quanto riguarda il film, devo recuperarlo.
    E complimenti ad Alma ovviamente. =)

    RispondiElimina
  5. Ringrazio Cannibale e senti... Te credo che posso metterlo nel curriculum? XD

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Certo che puoi metterlo.
      Se proprio ci tieni a rovinare il tuo curriculum ahahah :)

      Elimina
  6. Credo che questo post sia stato il modo miglior per augurare la vera festa della donna

    RispondiElimina
    Risposte
    1. thanx!
      per celebrare la festa della donna, mi è sembrato giusto far parlare una donna.
      se solo i politici, quando dicono di dare spazio ai giovani, facessero altrettanto... :)

      Elimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

DISCLAIMER

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica, pertanto non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. L'autore, inoltre, non ha alcuna responsabilità per il contenuto dei commenti relativi ai post e si assume il diritto di eliminare o censurare quelli non rispondenti ai canoni del dialogo aperto e civile. Salvo diversa indicazione, le immagini e i prodotti multimediali pubblicati sono tratti direttamente dal Web. Nel caso in cui la pubblicazione di tali materiali dovesse ledere il diritto d'autore si prega di Contattarmi per la loro immediata rimozione all'indirizzo marcogoi82@gmail.com