Anno nuovo, rubrica vecchia.
L'appuntamento con i dischi del mese riprende qui su Pensieri Cannibali come lo scorso anno, ma lo fa con uno spirito rinnovato...
Nah, chi prendo in giro?
È sempre la solita roba, con un paio di aggiunte: quest'anno c'è anche uno spazio per il peggio musicale mensile e in fondo trovate pure una playlist Spotify con i miei pezzi preferiti del mese. Inoltre in questo gennaio 2016 c'è spazio per una manciata di dischi particolarmente interessanti.
Tra le mini-recensioni proposte c'è pure quella dell'ultimo di David Bowie. Per non farmi condizionare dalle emozioni post mortem, vi propongo la recensione così come l'avevo scritta prima della sua scomparsa, visto che il disco aveva cominciato a circolare da Capodanno, così non starò a tediarvi con riflessioni sul fatto che possa o meno essere stato concepito come il suo disco-testamento.
David Bowie “Blackstar”
David Bowie ha rilasciato il suo nuovo album “Blackstar” l'8 gennaio 2016, in occasione del suo 69esimo compleanno. 69esimo?
E com'è allora che questo disco suona come la compilation realizzata da un 18enne per gli amichetti di scuola?
A differenza di tanti suoi coetanei babbioni che ripetono sempre lo stesso disco in maniera stanca, giusto per fare cassa, Bowie è un eterno Peter Pan, un'anima in pena alla costante ricerca di nuove strade, di nuove avventure. A distanza di 3 anni dall'ottimo “The Next Day”, il Duca Bianco conferma la sua ritrovata vitalità artistica, ma lo fa con un disco molto distante dal precedente. A questo giro ci sono meno canzoni strofa/ritornello/strofa e più trip sonori lunghi eppure non soporiferi, com'è capitato ad esempio alla Bjork dell'ultimo album “Vulnicura”.
Bowie ha dichiarato di aver ascoltato molto il rapper Kendrick Lamar, durante le lavorazioni di “Blackstar”, e la cosa in effetti si sente. Ziggy Stardust si è quindi dato all'hip-hop?
No. Non sarebbe stata la sua cosa. L'influenza di Kendrick Lamar si sente più che altro nelle atmosfere jazzate che permeano il lavoro e nella voglia di proporre una versione nuova del jazz. Non quella che fa venire due palle così che si sente in sottofondo nei sempre più spenti filmetti di Woody Allen. Una versione cool del jazz, accompagnata da sonorità elettroniche e da una gran voglia di sperimentare e stupire. Il tutto fatto con la maturità di un 69enne e la freschezza di un 18enne.
Al contrario di Terminator, non è vecchio né obsoleto. David Bowie è forever young.
(voto 7,5/10)
Skunk Anansie “Anarchytecture”
Gli Skunk Anansie sono tornati!
In realtà non è che sia una notiziona poi così clamorosa visto che, dopo essersi sciolti nel 2001, erano ritornati sulle scene nel 2009 e da allora avevano già pubblicato due album. Solo che in pochi se ne erano accorti. Adesso che Skin ha fatto da giudice/vocal coach all'ultima edizione di X Factor, i riflettori a livello mediatico si sono però riaccesi su di loro, almeno qui in Italia. Il loro sesto album “Anarchytecture” è il proseguimento naturale del loro percorso. Purtroppo solo a tratti si riaccende la fiamma anarchica dei loro primi lavori, come nella fichissima “That Sinking Feeling”, e le ballatone le sanno ancora scrivere, ma di pezzi memorabili come “Hedonism” o “Secretly” a questo giro non ce ne sono.
Per quanto non ci sia da gridare al miracolo e per quanto il loro ritorno non sia certo una novità assoluta, fa comunque sempre piacere ascoltare gli Skunk Anansie. Ancora una volta. Per me è sì.
(voto 6/10)
Suede “Night Thoughts”
Non solo Skunk Anansie. Dritti dagli anni '90 sono tornati pure gli Suede, uno dei gruppi di punta della scena Britpop, e pure per loro non è che si tratti di un comeback nuovo di pacca, visto che erano già tornati nel 2013 con un album non eccezionale passato inosservato, “Bloodsports”. Destino che rischia di fare anche questo nuovo “Night Thoughts”, visto che il cantante Brett Anderson non ha partecipato in veste di giudice a nessun talent show. E sarebbe un peccato. Non che non abbia fatto talent show, bensì che il disco non se lo fili nessuno, considerando che ci riporta un gruppo in buona forma. Ai tempi d'oro del Britpop sarebbe persino potuto essere uno degli album dell'anno, adesso suona comunque abbastanza bene da meritarsi qualche passaggio. Ah, se solo fosse uscito 20 anni fa...
E ora, dopo il ritorno di Blur e Suede e quello imminente dei Kula Shaker, si attende solo che anche i fratellini Gallagher la smettano di fare i cazzoni da soli e tornino a fare i cazzoni insieme.
(voto 6,5/10)
Savages “Adore Life”
Le Savages hanno concepito l'inconcepibile. Note per essere tra le maggiori esponenti della nuova scena dark o gothic o di rock-depresso o come diavolo preferite chiamarla, le ragazze hanno osato intitolare il loro secondo album “Adore Life”. È qualcosa che fa pensare che il mondo abbia incominciato a girare al contrario. È come se Jovanotti e Roberto Benigni avessero scritto insieme un inno al suicidio.
Per quanto straniante possa apparire, l'inno alla vita delle Savages è tra le cose più belle sentite di recente. Anche perché non è che sia quanto di più solare si possa ascoltare in giro. Le Savages non hanno improvvisamente cominciato a fare canzoncine a metà strada tra Alvaro Soler e Shakira. Resta la loro rabbia rock alla Smashing Pumpkins in “The Answer”, la loro rilettura della new-wave in “Sad Person” e la loro versione del punk in “T.I.W.Y.G.”. E poi c'è “Adore”, quell'inno alla vita che, per quanto suoni scura e dalle parti più di PJ Harvey che della Macarena, ti fa pensare che anche tu un giorno potresti metterti a gridare: “La vita è bella!”.
O magari no.
(voto 7,5/10)
Daughter “Not to Disappear”
I Daughter sono un gruppo indie-pop inglese che si era segnalato nel 2013 con “If You Leave”, un album d'esordio molto acustico e delicato, oltre che con una malinconica cover di “Get Lucky” dei Daft Punk. Con il loro secondo lavoro “Not to Disappear” i Daughter, anche noti a Napoli come gli 'A sòreta!, ci dicono che non sono scomparsi, solo hanno cambiato il loro sound. Non che adesso siano diventati chissà quanto allegri o ritmati. I loro pezzi restano prevalentemente lenti e riflessivi, eppure questa volta si sono diretti meno verso il folk e più verso il rock. Non ne è uscito un disco heavy-metal, questo no, però un lavoro più elettrico, nervoso e variegato sì, senza farsi mancare il loro consueto tono nostalgico e tristarello. Quest'estate magari sarà meglio lasciarlo prendere polvere in un angolino, ma adesso “Not to Disappear” è l'album perfetto come accompagnamento sonoro di questa prima uggiosa, deprimente parte dell'anno.
(voto 7+/10)
Chairlift “Moth”
Il disco pop dell'anno, o se non altro del mese, o per lo meno del giorno, per quelli a cui di solito la musica pop non piace nemmeno.
(voto 6,5/10)
Canzone del mese
Radiohead “Spectre”
I Radiohead erano stati contattati per comporre il nuovo tema sonoro di James Bond. Incredibile, ma vero. Cosa ancora più incredibile avevano accettato e, cosa questa invece parecchio più credibile, hanno tirato fuori un gran pezzo, che fonde in maniera perfetta il suono bondiano con l'attitudine radioheadiana. Il risultato certo non è molto commerciale, però chissenefrega?
A quanto pare ai produttori di Spectre è fregato, perché hanno poi deciso di affidarsi al ruffiano e banalotto pezzo di Sam Smith, "Writing's on the Wall". Che spreco! Come avere a disposizione Hemingway e preferire rivolgersi a Moccia.
Per fortuna che i Radiohead hanno messo il loro pezzo online e quindi ci possiamo godere comunque questa perla (non)bondiana.
Il peggio del mese
J. Balvin “Ginza”
Se le persone che ascoltano musica reggaeton sono libere di sposarsi e adottare bambini, non vedo ragioni perché chiunque altro non debba esserlo.
Playlist Spotify
La musica di Pensieri Cannibali di gennaio 2016 sotto forma di playlist.
Le canzoni reggaeton a me sembrano tutte uguali, non sarei capace di distinguerle.
RispondiEliminaBowie e le Savages hanno tirato fuori due dischi spettacolo, bello anche quello dei Daughter.
Gli Skunk Anansie continuano a piacermi, ma io sostengo che Skin sia una forza della natura nonché una delle migliori vocalist in circalazione e fin troppo sottovalutata.
Adoro totalmente la canzone degli Skunk Anansie!!!!
RispondiEliminaE su Bowie,più che forever young,direi che lui è semplicemente forever.
L'odio per Skin ad X Factor, quasi quasi, mi ha fatto scordare com'è che canta. Ma quasi quasi, eh: spero di non vederla più in tivù, e che faccia pure il suo lavoro. Splendidi i Radiohead per Bond.
RispondiEliminaCom'è che non avevo ancora ascoltato la versione Bond dei Radiohead?!
RispondiEliminaSono già conquistata!
Ottimo pezzo, quello dei Radiohead, al contrario del pessimo Sam Smith.
RispondiEliminaBowie forever, ha ragione Lazyfish.
Su Bowie e Savages siamo d'accordo. Strano! Curioso per il disco dei Daughter, che oggi ho cercato, ma era finito. Gli Skunk sono morti da un ventennio, i Radiohead li aspetto con la bava alla bocca.
RispondiEliminaDai un ascolto ai Simo, la new sensation rock del momento.
RispondiEliminaBowie mi è piaciucchiato, gli Skunk ahimé non hanno più nulla da dire. Peccato, erano il mio gruppo preferito... uhm... venti anni fa :P
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