mercoledì 6 settembre 2017

Death Noteflix





Death Note – Il quaderno della morte
Regia: Adam Wingard
Cast: Nat Wolff, Margaret Qualley, Lakeith Stanfield, Shea Whigham, Willem Dafoe, Masi Oka


Questa mattina mi è piovuto addosso un quaderno. Alle mamme rompiballe piovono addosso meteoriti, a me semplicemente quaderni. Sulla copertina di questo quaderno ci stava scritto: “Death Note”, ovvero “Il quaderno della morte”... Se il buon giorno si vede dal mattino, questa sarà davvero una lunga giornata.



Una volta aperto il quaderno della sfiga, ho cominciato a leggere.


Regola numero 1: L'umano il cui nome sarà scritto su questo quaderno morirà.

Regola numero 2: Questo quaderno non avrà effetto a meno che chi scrive non abbia in mente il volto della persona mentre scrive il suo nome. Quindi eventuali omonimi non verranno colpiti.

Regola numero 3: Se la causa della morte viene scritta entro 40 secondi dopo aver scritto il nome della persona, questa si verificherà.


E poi ci stanno elencate un sacco di altre regole noiose che però non c'avevo voglia di leggere. Come quando ti trovi di fronte a un manuale d'istruzioni di un nuovo gingillo tecnologico e all'inizio fai finta di guardarle, poi dopo 10 secondi circa ti annoi e cominci a usarlo facendone a meno. Cosa che può comportare gravi danni. E così mi sono messo a provare il Death Note, una specie di variante omicida del Genio della lampada.

Allora, vediamo un po'... quale nome potrei scrivere?

Uh sì, ne ho un paio di belli!*


Povia. Causa della morte: viene ucciso da un branco di piccioni inferociti.


Secondo nome che scrivo sul quaderno:


Povia. Lo so, l'ho già scritto, però lo scrivo di nuovo che non si sa mai. Metti che i piccioni falliscano. O metti che ritorni in vita sotto forma di zombie. Nuova causa della morte: viene ucciso durante un corteo di tizi di nome Luca che erano gay e ora stanno insieme a una pistola.



Accendo la tv. Niente. Non sembra essere successo niente. Passano i minuti. Vado su Facebook e ci sono un sacco di post di gente in festa che esulta. Che è successo? Abbiamo vinto i Mondiali?
Sì, figuriamoci. Con Ventura in panchina è già tanto se ci qualifichiamo per il rotto della cuffia nei play-off contro San Marino.
No, non abbiamo vinto i Mondiali. È successa una cosa ancora più positiva: Povia è morto. Povia è davvero morto e l'ho ucciso io. È tutta colpa mia... Hey, è tutto MERITO mio!

Qualche minuto dopo, sul profilo Facebook di Povia viene pubblicato un video in cui Povia annuncia di essere ancora vivo. Racconta che era in giro per strada quando è stato assalito da un branco di piccioni inferociti, ma è riuscito a sopravvivere. Mentre parla, si sentono i rumori di un corteo in lontananza che si fanno via via sempre più forti. È una manifestazione di tizi di nome Luca che sostengono il libero uso delle armi nel nostro paese e uno di loro "accidentalmente" gli spara. Questa volta Povia è morto, definitivamente. Il primo è andato.

Okay, adesso cosa me ne faccio di questo quadernetto della morte?
Personalmente non mi viene in mente nessun altro da uccidere.
Vabbé, pensiamo più in grande. La morte di chi contribuirebbe a rendere il mondo un posto migliore?


Donald Trump e Kim Jong-un. Causa della morte: si bombardano a vicenda con dei razzi a distanza e sono le uniche vittime. Tutti gli altri intorno a loro si salvano. Sì, persino Melania Trump, che l'è 'na bella MILF.



Chi c'è poi che mi sta sulle palle?


Ditocorto di Game of Thrones... ah no, a lui c'ha già pensato Arya Stark, che quella è più letale di qualunque Death Note.



E a proposito di Death Note, ho visto il film tratto dall'omonimo manga che a sua volta ha ispirato l'omonimo anime, di cui avevo guardato giusto un episodio o due quando era stato trasmesso da MTV e mi era anche garbato alquanto. Per questioni di tempo non avevo poi proseguito la visione, però mi sembrava un cartone cattivissimo, altroché Gru, Minions e compagni, e molto ben fatto. Tutto il contrario della pellicola live-action statunitense prodotta da Netflix che di solito non sbaglia mai un colpo, proprio come il Death Note, però a volte può capitare, si veda sopra con il primo tentativo fallito nei confronti di Povia.

Gli artefici di un simile scempio meritano la morte?
Oddio, forse è una punizione un tantino esagerata, anche perché se no a questo punto gente come Mel Gibson o James Cameron sarebbe finita sottoterra da un pezzo, però loro se la sono proprio cercata. Già solo per la controversa questione del whitewashing, ovvero la brutta abitudine in vigore a Hollywood di dare ad attori bianchi le parti di personaggi appartenenti ad altre etnie. Anche se ci sarebbe da discutere del fatto che la pratica del whitewashing sia usata persino dagli stessi giapponesi, visto che il protagonista di Death Note, manga e anime, non mi pare sia proprio il tipico nipponico...


Fatto sta che per il film Netflix hanno passato l'azione dal Giappone a Seattle e come protagonista hanno preso Nat Wolff, promettente attore “johngreeniano” visto in Colpa delle stelle e Città di carta, che però qui, sarà per via delle meches bionde o di chissà cosa, è del tutto fuori parte nella parte dello studente secchione sfigatello che grazie al quaderno si trasforma in spietato giustiziere in stile Dexter versione anime.


La parte della protagonista femminile è stata cambiata parecchio. Misa Amane nel manga era una idol giapponese, mentre qui diventa una cheerleader di nome Mia Sutton. Entrambe figure a loro modo nazionalpopolari, quindi il passaggio da una cultura all'altra ci sta. Fisicamente il cambiamento è notevole, visto che si è passati dalla biondazza a fumetti vestita come una pornostar (pure lei dai tratti ben poco nipponici), alla mora dal look più sobrio Margaret Qualley, giovane attrice anche lei in passato notevole, si vedano The Leftovers, The Nice Guys e lo spot KENZO World diretto da Spike Jonze, e che qui invece appare parecchio spaesata nei panni della giustiziera della notte, e pure del giorno.


Nella parte di Elle c'è poi Lakeith Stanfield, attore afroamericano visto in Short Term 12, Selma – La strada per la libertà, Straight Outta Compton, Scappa – Get Out e nel video di Moonlight di Jay-Z, per cui vale lo stesso discorso degli altri due interpreti: tanto bravo nelle occasioni precedenti, quanto poco credibile qui. Nel suo caso però si può parlare più che altro di “blackwashing”, visto che nel manga il suo personaggio era bianco come il latte. O come uno che non ha mai visto la luce del sole in vita sua.


Più azzeccata la scelta di Willem Dafoe come doppiatore di Ryuk, lo shinigami (cioè la “divinità della morte”) che è il proprietario originario del fo**uto Death Note, che è la sua copia umana sputata. Peccato che io una volta tanto abbia visto la pellicola doppiata, e quindi la voce del cattivone Dafoe non ho manco potuto apprezzarla. #mainagioia


Tralasciando la questione whitewashing, sono proprio i giovani attori che non funzionano nei ruoli principali, però poveretti. Di solito sono bravi e non meritano la morte per un unico passo falso. Gli concedo quindi la possibilità di rifarsi in futuro.

E allora che nome scrivo su questo maledetto quadernetto?
Forse quello del regista Adam Wingard?

Adam Wingard è salito agli onori delle cronache horror grazie a You're Next, filmetto indie che io ho trovato parecchio bruttarello e sopravvalutato. Dopodiché l'ho rivalutato alla grande con The Guest, sorprendente thriller-action dalle atmosfere 80s che mi ha esaltato non poco. Peccato che dopo abbia diretto Blair Witch, uno dei sequel/remake più inutili nella storia del cinema recente, e ora ha girato questa porcheria di Death Note, che però a livello visivo e di riprese non è nemmeno troppo terribile. La scena d'apertura, che possiede uno stile a metà strada tra Donnie Darko e 13 Reasons Why, ad esempio non è male. Peccato che poi il film continui.


A chi allora dare la colpa, e pure la sentenza di morte, per una pellicola così poco riuscita?
Agli sceneggiatori, ma certo!

Charley Parlapanides, Vlas Parlapanides e Jeremy Slater. Hanno addirittura unito tre menti illuminate per scrivere una porcata del genere, in cui tutto sembra accadere per caso e ciò che capita non trova grandi spiegazioni. Sarà che, come dice una delle frasi più azzeccate dell'intera pellicola, nel Death Note “ci sono troppe regole del cazzo”. Regole che nei vari numeri di un manga o nei diversi episodi di un anime possono trovare un maggiore spazio, mentre nelle durata di un filmetto da 100 minuti non hanno alcun approfondimento. E così tutto procede alla cazzo, in maniera affrettata e buttata lì alla buona. Ci sono più che altro una serie di scene di morti ammazzati in stile Final Destination, degne dei peggiori episodi della saga e non dei migliori. Morti anche parecchio assurde, nonostante una delle regole sia: “Le condizioni della morte indicate sul Death Note non si verificheranno qualora queste non siano possibili da realizzare fisicamente per la persona indicata, o che non sia ragionevolmente presumibile che venga effettuato da tale umano”.

Piuttosto inspiegabili pure le scelte della colonna sonora, che non sarebbe nemmeno niente male. Solo che non si sa perché si parta da pezzi di musica electro-indie di oggi e poi nella parte finale si viri invece all'improvviso verso classici degli anni '80 di Chicago, Air Supply, INXS e persino “Take My Breath Away” dei Berlin, il tema romantico di Top Gun. Gran canzone, ma cosa diavolo c'entra con questo film e con un ballo studentesco di un liceo nell'anno 2017?

Non sapendo chi si è occupato della selezione della soundtrack, non posso inserire il suo nome. Tengo quindi quelli dei tre sceneggiatori, che non hanno scusanti:


Charley Parlapanides, Vlas Parlapanides e Jeremy Slater. Causa della morte: guardando il film da loro stessi sceneggiato si rendono conto che non ha alcun senso e le loro teste esplodono.

"Elle, perché non stai seduto come una persona normale?"
"Perché io non sono una persona normale. E poi perché mi scappa la popò."

Adesso che ci faccio con questo Death Note?
Ho ancora un sassolino da togliermi dalla scarpa. Questa volta però non riguarda un umano.


Voglio la morte del moscerino che ieri notte ha continuato a tormentarmi e a mangiarmi per ore, anche se non so il suo nome. Causa della morte: la mia ciabatta che si schianta contro di lui.



E poi ho un ultimissimo nome da scrivere.


Death Note. Causa della morte: il quaderno prende fuoco per autocombustione sulle note di Firestarter dei Prodigy. Spero che la sua distruzione basti per impedire la realizzazione di un vociferato sequel di questo atroce filmetto.


(voto 4/10)

*Questo sito declina ogni responsabilità nel caso di eventuali morti dei soggetti nominati. Ogni riferimento a persone realmente esistenti inoltre è puramente casuale.


7 commenti:

  1. Come sai, non mi è dispiaciuto, nella sua inutlità.
    Le musiche e i neon di Wingard mi fanno fesso con poco. :)

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  2. No, il sequel no, per carità!
    Comunque io sono rimasta delusissima dal caro Nat Wolff e poi... veramente tre sceneggiatori per questa... roba??

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  3. Film veramente terrificante, soprattutto se si conosce o il manga - che non conosco - o l'anime che è veramente ottimo (piuttosto, recuperalo che ti droga di più di qualsiasi serie TV soprattutto fino ad un evento in particolare è un continuo crescendo). Anche visto come film a sè fa veramente schifo

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  4. Ahhaha su Povia mi ricordo la frase di un mio idolo, commentatore del Bologna calcio e non solo: 'l'altra sera ho visto michael Bolton cantare al Madison Square Garden, invece noi a Sanremo abbiamo Povia che vince con la canzone del piccione che caga!"

    Tornando in tema, direi che posso esprimere anche qui il disprezzo per questo film.

    Ma l'anime death note non è cattivo: è crudo e realistico nel dipingere il lato oscuro dell'indole umana..

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  5. Io ho ancora fermo lì in attesa l'anime, iniziato con gran foga, poi tralasciato per anni per altre serie TV. Di certo ha la priorità davanti a questo filmetto..

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  6. Devo recuperarlo, ma ho come l'impressione che potrei trattarlo anche peggio. :)

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