mercoledì 15 agosto 2018

Un ponte per le vacanze





Il ponte Morandi per me era il simbolo dell'inizio delle vacanze. Una volta passato, tiravo un sospiro di sollievo e sapevo di essere in ferie. Un sospiro di sollievo perché un po' avevo finito per temerlo, quel tratto. Colpa di mia sorella, che lo considerava a rischio già da tempo, e colpa del mio migliore amico, che ne era letteralmente terrorizzato. Una volta mentre lo passavamo era stato quasi colpito da un attacco di tachicardia e io lo prendevo in giro per questo. Alla fine però ha avuto ragione lui, purtroppo.


Non ho idea del perché i ponti crollino, o di chi siano le responsabilità, né tantomeno ho intenzione di cercarle. Non è certo compito dei processi mediatici stabilirle. So solo che il Morandi era il ponte di Brooklyn de' noantri e ora è il nostro Ground Zero. Uno spazio vuoto che lascia un vuoto all'interno di una città, così come delle nostre vite. Adesso – e con adesso intendo da qui a chissà quanti anni a questa parte – sarà costruito un altro ponte, ci saranno altri ricordi da costruire, altre direzioni da percorrere, altre strade, magari la fastidiosa Serravalle, che considero molto meno poetica e affascinante. Di sicuro senza di lui il viaggio non sarà più lo stesso.

L'ultima volta che ho passato l'amatodiato Morandi è stato giusto pochi giorni fa. Come al solito ho trovato traffico. Quelle code infinite di macchine che si vedono al telegiornale, che ho affrontato suonando “Felicità puttana” dei Thegiornalisti a palla sull'autoradio. Ero tranquillo. Mi godevo quei minuti di pre-vacanza, quegli ultimi minuti di pre-vacanza, tanto sapevo che di lì a poco il traffico sarebbe terminato, il ponte sarebbe finito e sarebbero iniziate le ferie vere e proprie a Rapallo.


Una volta non amavo particolarmente Rapallo. La giudicavo una cittadina noiosa. Di recente ho imparato ad apprezzarla. La considero la mia seconda casa. Una specie di porto tranquillo dove rilassarmi, raccogliere i pensieri e ricaricare le pile in vista della stagione successiva. Tutte le volte che ci vado, il Morandi rappresenta – o meglio ahimè rappresentava – l'ultimo ostacolo. La tana del Bianconiglio che conduce dalla routine quotidiana al paese delle meraviglie vacanziere. Un ponte per Terabithia. Una volta passato quel tratto, in genere la coda sparisce per magia e da lì all'arrivo alla meta del casello rapallino è questione giusto di pochi minuti. Le vacanze possono ufficialmente iniziare e così è stato anche quest'anno. Per me. Per qualcuno meno fortunato che nella tarda mattinata del 14 agosto passava di lì, le vacanze non sono mai cominciate.

Il primo pensiero naturalmente va alle vittime di questa tragedia. A chi abitava lì sotto e a chi si trovava a transitare per quel tratto, tra cui ci sarei potuto essere anche io, se solo fosse stato un altro giorno, se solo fosse stato un altro momento, il mio momento. Il secondo pensiero va a lui, a quel viadotto imponente e minaccioso che fin da bambino ha rappresentato un punto fisso della mia vita, in particolare della mia estate, e che immaginavo ci sarebbe stato per sempre. Eterno come il sole. Eterno come il mare (sporco) di Rapallo. E invece anche i ponti possono morire. Rest in peace, Morandi, senza di te le vacanze non saranno mai più le stesse.


5 commenti:

  1. Un pensiero per tutte le vittime e per le famiglie delle vittime. Questa mattina ho letto di un camionista eroe che ha bloccato il traffico annunciando che il ponte stesse crollando, cosa avvenuta poco fa. Spero che si possa conoscere il nome di questo eroe.

    Buone vacanze e buon ferragosto!

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  2. Mi unisco al tuo pensiero.
    Sereno Ferragosto.

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  3. Poveretti, ora i politici si danno la colpa a suon di twitt e frecciatine su Facebook e soprattutto a suon di fake news...l'italia purtroppo è questa...nessun rispetto per le persone morte in questa tragedia :(

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  4. Sono con te, anche se da quel ponte non sono mai passato.

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  5. Il ponte non aveva lo stesso valore per me, che non so neppure se l'ho fatto più di due o tre volte nella vita, eppure quel giorno è stato lostiano: da Pietra ligure, infatti, siamo andati a Genova per portare i bambini all'Acquario, arrivando una quarantina di minuti dopo il crollo con il navigatore che ci segnalava di uscire prima. Probabilmente non era neanche il nostro giorno.
    Resta il dispiacere per chi quel giorno l'ha dovuto vivere.

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