lunedì 20 dicembre 2021

Oh mama mama mama, sai perché mi batte il corazon? Ho visto È stata la mano di Dio





È stata la mano di Dio

Oh mama mama mama,
oh mama mama mama,
sai perché mi batte il corazon?
Ho visto È stata la mano di Dio,
ho visto È stata la mano di Dio,
oh mama, inamorato sono!
[coro da stadio]


Sorrentino è cresciuto con il culto della mano di Dio di Maradona, io con quello del divin codino di Baggio. Lui con la musica dei Talking Heads, io con quella dei Radiohead. Lui con le VHS del regista di C'era una volta in America, io con quelle del regista di C’era una volta a… Hollywood. Lui con le tette di zia Patrizia, io con quelle di zia Pamela Anderson.


Pur con le piccole differenze del caso, anche per una questione anagrafica, mi sono quindi immedesimato parecchio nella ricostruzione, in bilico tra realtà e finzione, della gioventù di Sorrentino fatta attraverso il suo alter ego Fabietto nella sua nuova pellicola.



Sarà per questo che È stata la mano di Dio è stato il primo film di Sorrentino che ho amato veramente. Tutti i suoi lavori precedenti li ho stimati moltissimo. Questo l'ho proprio sentito mio.

La meno piccola differenza tra me e Sorrentino è che poi io sono diventato un blogger cinematografico sull'orlo del fallimento, mentre lui poi è diventato il cineasta italiano più acclamato nel mondo dai tempi di Federico Fellini. Accostamento non casuale. Se La grande bellezza era la sua rilettura de La dolce vita nella decadente Roma contemporanea, È stata la mano di Dio è un po' il suo Amarcord personale. A questo punto gli manca solo di girare il suo 8½, e chissà che non abbia già iniziato ad immaginarselo.

"Cosa stiamo guardando?"

"Beh, non avete mai visto una persona mangiare?"

La realtà è scadente, menomale che c'è il cinema. Soprattutto quello di Fabietto... pardon, di Paoletto Sorrentino.
(voto 8½/10)




6 commenti:

  1. Solo i lampi felliniani sono riusciti a scuotermi dal mio torpore. Mi ha convinto di più *L'amico di famiglia*. C'è una calma piatta, un racconto che dà l'impressione di un dolore assopito, come se non fosse il suo. Mi aspettavo molto di più e questo ha ingrandito la mia assenza emotiva.
    Sorrentino è il miglior regista italiano vivente, e come tutti i nuovi registi italiani si ispira a Fellini e Rossellini, ma nemmeno se fanno i salti mortali potranno inventare una sequenza incredibile del Maestro: mi riferisco alla *Saraghina* di Otto e mezzo.

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  2. Voglio un altro Young Pope dove può delirare sereno, anche coi lampadari sbragati e accesi.

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  3. Vederlo in una sala gremita e come me in lacrime, vederlo senza nemmeno sapere di cosa si sarebbe parlato e capire solo poco prima di quella scena che Fabietto era proprio Paoletto, e piangere da lì fino alla fine tutte le mie lacrime, resta una delle esperienze più belle di quest'anno complicato.
    Quando si dice il potere del cinema...

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  4. Bellissimo, evocativo, potente. Così tanto che qualche dettaglio kitsch, al solito, mi ha infastidito particolarmente. Non ho apprezzato né la scena di sesso, né il "pestaggio" gratuito della zia. Ma quando Sorrentino non fa Sorrentino convince come non mai.

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    1. La scena di sesso spero per Paoletto che non sia realmente autobiografica, LOL.

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    2. la scena di sesso può nn piacere esteticamente a qualcuno ma fa parte dell'intreccio e dei personaggi,un atto di volontariato unicum per sottrarlo al dolore e iniziarlo alla vita. Il pestaggio nn è affatto gratuito ma la reazione violenta a chi smaschera l'ipocrisia dei parenti che fanno finta di non sapere. Giù la maschera borghesi napoletane e tornano vajasse dei bassi.

      cronopio l.

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