lunedì 8 agosto 2022

Stardust - Polvere di Bowie





Stardust

Si può fare un film su David Bowie senza la musica di David Bowie?

⭐ #1 Se c’è un’artista che ha dimostrato che niente è impossibile, beh, quello è proprio Bowie.

"A me sembra comunque una pessima idea."

⭐ #2 È già stato fatto e il risultato, almeno per quanto mi riguarda, è stato grandioso. Parlo di Velvet Goldmine, uno dei miei film musicali preferiti di sempre. “Eravamo partiti per cambiare il mondo... e abbiamo cambiato solo noi stessi”, si dice nella pellicola. Sarà che quando l’ho visto avevo 17 o 18 anni, ma il mio modo di vedere il mondo Velvet Goldmine sicuramente l’ha cambiato. In quel caso il protagonista era il fittizio David Slade, però i riferimenti a David Bowie erano chiari.


⭐ #3 L’hanno fatto di nuovo. Stardust non è assolutamente ai livelli di Velvet Goldmine, però non è nemmeno il disastro annunciato che si poteva immaginare dopo l’uscita del discusso trailer. Il protagonista Johnny Flynn propone un accento “leggermente” forzato, ma dopo un po’ non ci si fa più troppo caso e non appare poi così fuori ruolo. Anche se io personalmente nei panni di Bowie vedrei meglio Achille Lauro. Ecco, l’ho detto.


Il problema numero 1 di Stardust non è allora tanto il protagonista, quanto la colonna sonora, e per un film musicale non è un difetto da poco. La famiglia di Bowie non è stata coinvolta nella lavorazione della pellicola e non ha concesso i diritti per usare le sue canzoni. Come in Velvet Goldmine, dove però l’assenza delle canzoni dell’artista veniva colmata da una soundtrack spettacolare, con pezzi firmati dai Venus in Furs, band fittizia con Thom Yorke dei Radiohead alla voce, scusate se è poco, oltre a brani di Roxy Music, Lou Reed, Shudder to Think, Brian Eno, Pulp e i Placebo alle prese con un pezzo dei T. Rex.

 

In Stardust invece ci si è arrangiati alla buona con delle cover anonime eseguite dal protagonista Johnny Flynn, che se la cava così così, di pezzi realmente coverizzati in quel periodo dal futuro Duca Bianco.

Nonostante tutti i suoi limiti e difetti, non sono comunque dispiaciuto di aver affrontato la visione di Stardust. È un lavoro che fa riflettere su come fare, e soprattutto su come non fare, un biopic musicale. Inoltre, è anche una riflessione personale di quello che, dopo l’uscita del sottovalutato “The Man Who Sold the World”, è stato uno dei periodi più difficili nella carriera di “David prima di Bowie”, come recita il sottotitolo italiano. O anche di quando David si sentiva come un Bowie che non ce l'ha fatta. Non ancora.

"Io invece mi sento più come un Achille Lauro che non ce l'ha fatta."

Un ritratto, veritiero o meno che sia, lontano dalle solite mitizzazioni di un artista e di un uomo in crisi. Cosa più importante, fa venire una voglia matta di andarsi a risentire i dischi di David Bowie di quel periodo. Quelle canzoni che avresti voluto sentire partire all’interno del film e invece niente, come un orgasmo trattenuto che non arriva mai.
(voto 5,5/10)




2 commenti:

  1. E poi ci sono quelli che fanno un film su Celine Dion utilizzando le canzoni ma non il nome. Vedi per dire ALINE La Voce Dell'Amore

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  2. Non bestemmiare 😅. Achille Lauro lo manderei a zappare.

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