martedì 29 luglio 2025

Ma dici sul serie? Too Much, Smoke, Pesci piccoli e le altre serie tv di Luglio 2025







Serie del mese
Too Much
(stagione 1)
Si può vedere su: Netflix

C'è stato un periodo, diciamo soprattutto gli anni '80, in cui il termine "troppo" aveva una connotazione principalmente positiva: "troppo giusto", "troppo forte", "troppo ganzo". Negli ultimi tempi invece è stato usato soprattutto in maniera negativa, tipo: "non ce la faccio, quella persona è troppo per me". Adesso grazie alla serie Too Much le cose potrebbero cambiare di nuovo. O forse no?

Personalmente, questa serie mi è piaciuta... too much. Sarà scontato da dire, sarà anche una ca**ata da dire, ma è la verità. Il suo merito principale?
Avermi ricordato quanto mi era mancata Lena Dunham e la sua scrittura pungente, disincantata eppure non priva di una certa dolcezza di fondo. Dopo aver firmato e interpretato Girls, una delle serie simbolo degli anni 2010s, Lena sembrava destinata a conquistare il mondo e invece è sparita quasi nel nulla, salvo qualche piccola apparizione in alcune serie e in C'era una volta a... Hollywood di Quentin Tarantino, la regia di un film period drama passato piuttosto inosservato (Catherine con Bella Ramsey) e poco altro.


Adesso Lena Dunham ha fatto il suo ritorno in grande stile con una nuova serie semi-autobiografica da lei creata, scritta e diretta e in cui per sé ritaglia anche un piccolo ruolo da attrice nei panni della sorella della protagonista. Protagonista che è una trentenne newyorkese che va a lavorare a Londra ed è interpretata dalla favolosa Megan Stalter, che il pubblico della serie Hacks già conosce bene, e che come i personaggi di Girls è complicata, eccentrica e non sempre facile da amare.


Un personaggio "too much", come tutta la serie, come tutto ciò che riguarda Lena Dunham e le sue creazioni. Anche questa volta pubblico e critica si sono divisi e anche questa volta io sto dalla sua parte. Too Much è una serie imperfetta, con i suoi difetti, ma anche con almeno un episodio da applausi (il quinto, una specie di autopsia di una storia d'amore finita) e con tanto cuore. Persino too much.
(voto 7+/10)


Le altre serie

Smoke - Tracce di fuoco
(stagione 1, episodi 1-6)
Si può vedere su: Apple TV+

I'm a firestarter, twisted firestarter. Avrebbero potuta iniziarla sulle note dei Prodigy Smoke, serie incentrata sulla caccia a due pericolosi e misteriosi piromani che mettono letteralmente a ferro e fuoco la regione del Pacific Northwest, negli USA. Però forse sarebbe stato troppo prevedibile, sebbene di sicuro impatto. La sigla d'apertura dello show è invece affidata a un pezzo inedito di Thom Yorke, e un brano di Thommino caro non lo si butta mai via.


È proprio per via di Thom Yorke che ho iniziato a vedere Smoke. Se il leader di Radiohead e The Smile ha legato il suo nome a questa serie, sebbene solo per la sua sigla, per me è garanzia di qualità e quindi anche in questo caso ero pronto a mettere la mano sul fuoco. Non ho sbagliato a farlo. Smoke è una serie creata e scritta da Dennis Lehane, che è l'autore dei romanzi da cui sono stati tratti film come Mystic River, Gone Baby Gone e Shutter Island, per dire, e non a caso la scrittura è uno dei punti forti dello show.


L'altro punto di forza sono i suoi personaggi, tra cui spiccano la detective Jurnee Smollett, il silenzioso Ntare Guma Mbaho Mwine e un sorprendente Taron Egerton, attore che in genere non mi convince molto e che qui invece sta riuscendo a stupirmi, in positivo.


Se il caldo di questi giorni non vi basta e cercate una serie capace di alzare ulteriormente la temperatura, accendete i vostri schermi su Smoke. Occhio solo a non scottarvi.
(voto 7/10)


Stick
(stagione 1)
Si può vedere su: Apple TV+

Hanno fatto una serie ambientata nel magico mondo del golf, e stickazzi! Io, non so bene perché, me la sono vista e a sorpresa mi è pure piaciuta. E ancora più stickazzi!

La serie in questione di chiama Stick, senza -azzi, e vede come protagonista il naso più pacioccoso di Hollywood Owen Wilson nei panni di un ex campione di golf in crisi esistenziale che cerca di lanciare un nuovo giovane riluttante fenomeno del golf. Una trama assolutamente classica nell'ambito delle storie sportive, solo che questa volta si parla di uno sport che in genere non è tra i più discussi al mondo e tra i più rappresentati sul piccolo come sul grande schermo. Da quando non facevano una serie sul golf? Da Tutti in campo per Lotti?


Per quanto consideri il golf uno dei pochi sport più noiosi del tiro delle bocce (ma quando la fanno una bella serie sulle bocce, intese come sport e non altro?), Stick è diventata la mia serie "feel good" del momento. La mia "comfort series". La guardo e sto bene. Mi sento in pace con il mondo, che immagino sia quello che sentono gli appassionati di golf quando sono sul campo con una mazza in mano. A parte Trump, che quello in pace con il mondo non si sente mai.

"Make America golf again"

Stick è la classica serie che non cambierà questo mondo che avrebbe un gran bisogno di essere cambiato, ma che fa un gran bene al cuoricino. Lancia inoltre due interpreti emergenti che credo vedremo ancora in varie occasioni: Peter Dager e Lilli Kay, protagonisti per altro di una bella ship.


Stick ha anche il merito (o demerito?) di avermi persino fatto rivalutare - in parte - il golf. Non è che adesso mi metterò a praticarlo, anche perché è un'attività principalmente per fo**uti miliardari, né tanto meno mi metterò a guardarlo, ma se non altro non mi sembra più il modo peggiore possibile per passare il proprio tempo libero.
(voto 7/10)


Pesci piccoli - Un'agenzia. Molte idee. Poco budget
(stagione 2)
Si può vedere su: Prime Video

Pesci piccoli crescono. Dopo una prima stagione a tratti caruccia e simpatica, ma ancora parecchio acerba, la serie dei The Jackal con la seconda cresce, si evolve e sviluppa meglio le sue idee. Toccando il suo vertice nel delirante e irresistibile "La fantagenzia", episodio parodia della Melevisione in cui fa un'apparizione il suo storico conduttore Danilo Bertazzi.


Se questa è la trovata più clamorosa e riuscita, anche gli altri episodi sanno regalare piccole grandi soddisfazioni e confermano l'idolo assoluto dei The Jackal e della serie. Chi?

No, non lui.

Naturalmente sto parlando di Gianluca Colucci alias Fru.

È sempre più lui il pesce grosso di questo show. Oserei dire che il problema maggiore della serie è che gli viene riservato persino troppo poco spazio. La mia idea per il futuro è allora quella di uno spin-off tutto dedicato a Fru in cui è lui il protagonista assoluto. Possibile titolo?
Pesci piccoli - Un'agenzia. Molto Fru. Poco Ciro.
(voto 6,5)


The Waterfront
(stagione 1)
Si può vedere su: Netflix

Stanno per tornare. Katie Holmes e Joshua Jackson sono stati avvistati di nuovo insieme sul set del film Happy Hours, il primo lavoro di una trilogia diretta dalla Holmes.

"Che dici, chiamiamo anche Dawson per questa nostra reunion?"

"Nah!"

Mentre gli storici interpreti di Joey Potter e Pacey Witter fanno venire gli occhi a forma di cuore a tutti noi Millennials nostalgici, il creatore di Dawson's Creek Kevin Williamson ha intanto creato una nuova serie. Diciamolo subito: con Dawson's Creek non c'entra una beneamata mazza. Siamo più dalle parti di drama venati di crime come Ozark e Bloodline, solo in una versione meno autoriale e più da soap opera.


Ammetto che all'inizio sono rimasto piuttosto perplesso di fronte alle vicende della famiglia Buckley, che domina l'industria ittica locale (ma peeerché?) di una cittadina che ricorda Capeside, e questo appare l'unico riferimento principale a Dawson's Creek. Episodio dopo episodio ho però cominciato ad appassionarmi ai loro intrighi, e ho anche iniziato a chiudere un occhio sull'inespressività di Jake Weary, l'anello debole del cast. E dico anello debole per non dire cagno maledetto.


A catturare l'attenzione negli ultimi episodi ci pensa in particolare Topher Grace, attore brillante della sitcom That '70s Show qui favoloso in versione cattivone ricco di soldi e ricco di umorismo. Non dico che il suo arrivo abbia un impatto clamoroso quanto quello di Giancarlo Esposito nella parte di Gus Fring in Breaking Bad, anche perché paragonare 'sta soap a Breaking Bad sarebbe come paragonare la cacca alla Nutella, ma la differenza la fa, eccome.


Certo, da Kevin Williamson, che tra le tante cose è anche l'autore di Scream, mi aspetto sempre qualcosa di un livello superiore, però alla fine questa The Waterfront si lascia guardare volentieri e come intrattenimento estivo fa il suo dovere. Niente di più, niente di meno.
(voto 6/10)


Cotta del mese
Clara Galle (Olympo)
(stagione 1)
Si può vedere su: Netflix

È proprio il caso di dirlo. Guardo Olympo esclusivamente per la trama. La trama:

Se Clara Galle, già vista nella saga young adult di Dalla mia finestra e nella valida serie Ni una más, non è il vostro tipo e non vi gusta (pazzi!), sono sicuro che all'interno della spagnola Olympo troverete un motivo di "trama" per seguirla che faccia al caso vostro, visto che questa serie è piena di manze e di manzi da competizione.


Per il resto, c'è poco altro da segnalare. Olympo è una specie di versione sportiva di Élite, al cui confronto la stessa Élite appare quasi come un capolavoro. Un suo grande pregio? È così trash che è difficile distogliere lo sguardo. Dagli occhi spaccanti di Clara Galle, e non solo.
(voto 4/10)


Guilty Pleasure del mese
Adults
(stagione 1)
Si può vedere su: Disney+

L'etichetta che gli hanno affibbiato è pericolosa. Adults è stato definito il Friends della Gen Z, e in parte, a volerlo riassumere molto velocemente, è così. C'è però da aggiungere che una serie come Friends è un fenomeno così legato agli anni '90 e ha avuto un impatto sulla pop culture dell'epoca talmente irreplicabile che il confronto è impietoso e ingiusto. Da tali presupposti, Adults ne esce già sconfitto.


Se invece ci limitiamo a prenderlo come un ritratto ironico e spensierato della confusa e impacciata Gen Z di oggi, che poi a ben vedere non è poi tanto differente da noi confusi e impacciati Millennials cresciuti nei 90s, Adults è piuttosto efficace. Soprattutto, ha un grande merito: fa ridere. Anche grazie all'apparizione di alcune riuscite guest-star, su tutte un fantastico Charlie Cox.


Adults fa ridere o, almeno, a me questa prima (e spero non ultima) stagione ha fatto ridere parecchio, di gusto, in maniera scema, spensierata, come si fa quando hai 20 anni. Poco importa allora se sei arrivato a un'età in cui potresti essere il padre di un* di quest* ragazz*, l'importante è spassarsela.
(voto 6,5/10)




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