Vi manca il Festivalbar?
Tranquilli, a voi ci pensa non Italia 1 bensì Pensieri Cannibali. La playlist della rubrica musicale di luglio è intitolata "Tutti ar mare, tutti ar mare, a mostra' le chiappe chiare" ed è la colonna sonora ideale per una giornata in spiaggia all'insegna della spensieratezza. Il surrogato perfetto alle vecchie compilation blu e rosse del Festivalbar. A seguire trovate poi gli album e le canzoni del mese. Buon ascolto e buon proseguimento d'estate.
Album del mese
Wet Leg "moisturizer"
Crescere, che fatica! Un giorno sei un ragazzino di belle speranze con tutta la vita davanti e un sacco di sogni nel cassetto, quello dopo ti guardi allo specchio e sei un uomo la cui stempiatura si fa sempre più evidente e che in questo mondo fa sempre più fatica a trovare motivi per sperare e per sognare.
Crescere è una fatica anche per i gruppi musicali, naturalmente. Nel 2022 le Wet Leg erano la nuova band più cool della scena indie rock britannica e ora si ritrovano alle prese con la sfida del secondo album, quello che per Caparezza è sempre il più difficile nella carriera di un artista. Le Wet Leg, che nel frattempo sono diventate i Wet Leg visto che alle due ragazze che hanno formato la band si sono aggiunti ufficialmente i tre musicisti che le accompagnavano in tour, hanno superato la prova brillantemente. Il nuovo "moisturizer" mantiene la freschezza del loro esordio omonimo e allo stesso tempo suona più sfaccettato, più ricco, più da band. Non è ancora il loro disco della maturità, e meno male. Per quello ci sarà tutto il tempo. Per ora le Wet Leg, o se preferite i Wet Leg, sono ancora giovani, spensierate e spericolate. Stanno diventando adulte, ma con calma, con i loro tempi, perché crescere è faticoso, ma, se lo si fa nel modo giusto, può anche essere bellissimo.
(voto 8/10)
Gli altri album
Alex G "Headlights"
Passeggiavo per il lungomare di Santa Margherita Ligure e pensavo a quanto fosse una città piena di contraddizioni. Una vecchina chiedeva l'elemosina con un cartello in cui diceva di essere malata di diabete davanti a un banchetto di caramelle zuccheratissime, mentre di fianco le passava schifato un tardo yuppie con polo Ralph Lauren appena sceso dal suo yacht. Poco più in là una donna affascinante in abito da sera si preparava a fare indigestione di cuori spezzati quella sera, seguita da una ragazzina disabile che nella sua vita non sarà mai guardata in quello stesso modo dai maschi. Magari le va meglio così. Chissene importa dello sguardo dei maschi?
A farmi da colonna sonora nelle cuffiette mentre passeggiavo per il lungomare di Santa Margherita perso nei miei pensieri ci pensava Alexander Giannascoli, meglio noto come Alex G, un artista che è anche lui una contraddizione vivente. Dopo essere stato per anni un esponente della scena statunitense più indie, di recente ha collaborato con una popstar come Halsey e ha firmato un contratto con una major. Cosa che negli anni '90 sarebbe stata vista come un tradimento assoluto dello spirito alternative, mentre oggi quasi nessuno ci fa più caso.
I dischi di Alexander Giannascoli, cantautore statunitense con chiare origini italiane, per la precisione abruzzesi da parte della famiglia del padre, sono stati puntualmente presenti nelle classifiche dei migliori dischi degli ultimi 15 minuti, pardon, degli ultimi 15 anni, di Pitchfork e di vari altri siti musicali fighetti con cui di solito mi trovo piuttosto in sintonia. Per un sacco di tempo a me è invece sembrato soltanto parecchio sopravvalutato e non me lo sono filato più di tanto. Non so bene perché, nonostante avesse tutte le carte in regola per piacermi, l'amore nei suoi confronti non è mai scattato. Fino a che una canzone non ha cambiato tutto.
"Afterlife" è una meraviglia che parte con un suono di mandolino, sembra quasi una versione più positiva di "Losing My Religion", e tocca il suo climax nel ritornello con un falsetto tanto assurdo quanto meraviglioso. La diffidenza che avevo nei confronti di questo artista si è così finalmente dissipata e ho cominciato ad attendere con curiosità il suo nuovo album, "Headlights", che non delude le aspettative ed è tra le cose più belle che possiate sentire quest'anno. Parola di uno che non è mai stato un suo fan e che adesso si sta ricredendo. Alex G, mi tocca ammetterlo, sei un ca**o di fuoriclasse.
(voto 8/10)
Justin Bieber "SWAG"
Dannato Justin Bieber, questa volta mi avevi quasi fregato. Hai droppato il tuo nuovo album del tutto a sorpresa, senza promozione e senza annunci, se non un cartellone pubblicitario pubblicato appena poche ore prima dell'arrivo in streaming su Spotify, e a me 'sta cosa dei dischi lanciati così, de botto, senza senso, affascina sempre, anche se non è più un'enorme novità. La curiosità quindi c'era, poi comincio a suonare i primi due pezzi di "SWAG" e sono sorprendentemente validi. Cosa c'è allora che non va?
C'è che il resto dell'ascolto procede in maniera decisamente più stanca e annoiata, per un totale di 21 brani e 54 minuti di musica che appaiono troppi e troppo poco ispirati. Justin, avevi la mia curiosità, ma hai perso la mia attenzione.
(voto 5/10)
Natalie Bergman "My Home Is Not in This World"
Tra una reunion degli Oasis e un ritrovo di Joey e Pacey di Dawson's Creek, l'anomala estate 2025 si sta rivelando la stagione della nostalgia. Per chi anziché i 90s rimpiange più che altro gli anni '60/'70, il nome su cui tuffarsi in cerca di refrigerio è quello di Natalie Bergman, cantautrice con una parentela cinematografica. Nonostante il suo cognome non è una discendente del grande regista svedese Ingmar Bergman, bensì è la nipote della compianta attrice Anne Heche.
Il suo nuovo disco simbolicamente intitolato "My Home Is Not in This World" ci gette in un mondo che non è quello contemporaneo. Ci teletrasporta in un passato fatto di suoni vintage che hanno il calore dell'analogico e rappresentano una bella boccata d'aria fresca in un pianeta sempre più dominato da fredde diavolerie tecnologiche digitali. Puro revivalismo, puro boomerismo, certo, ma un boomerismo fatto bene.
(voto 6,5/10)
Gelli Haha "Switcheroo"
Gelli Haha è una tizia che si veste sempre e soltanto di rosso dalla testa ai piedi. Indossa persino delle lenti a contatto rosse agli occhi. Perché lo fa? Perché è una comunista sfegatata o è una grande fan della Ferrari, o semplicemente perché le piace il rosso da matti?
E io che ne so? Non sono mica il suo portavoce. Andate a chiederlo a lei. Quello che so è che in questi giorni mi sto godendo parecchio il suo dischetto d'esordio "Switcheroo". Che poi a dirla tutta tutta lei non è un'esordiente totale. Un paio d'anni fa aveva già pubblicato un album con il suo vero nome, Angel Abaya, solo che non se l'era filata nessuno e così ora ha deciso di vestire i rossi panni del suo alter ego Gelli Haha. Il risultato?
La fama planetaria non è ancora arrivata, sebbene se la meriterebbe più di tante scialbe popstar senza idee e senza fantasia, ma se non altro sta cominciando a guadagnarsi un suo seguito di culto e il suo disco, se glielo consentirete, saprà rinfrescare la vostra estate meglio di un Calippo e 'na bira.
(voto 7+/10)
Canzoni Top del mese
#3 The Charlatans "We Are Love"
Nell'estate del ritorno degli Oasis e dei Pulp, senza dimenticare i Suede che hanno pronto un nuovo disco, ecco che dal balcone del Britpop si riaffacciano anche i Charlatans. Il gruppo guidato da Tim Burgess in realtà non si è mai sciolto, ma è dal 2017 che non pubblica un nuovo album. Per rimediare, il 31 ottobre arriva "We Are Love", anticipato in questi giorni da un prelibato singolo omonimo che è tutto da amare. Che spettacolo, questa Britpop Summer.
#2 Poliça "Dreams Go"
I Police li conoscono tutti, la polizia (purtroppo) anche, i Poliça (sempre purtroppo) invece ce li filiamo ancora in pochi. Chi sono i Poliça?
Sono un gruppo electropop/trip hop di Minneapolis, con una cantante dalla voce molto particolare e dal suono raffinato e avvolgente. Con il loro nuovo singolo "Dreams Go", primo assaggio dal loro nuovo album omonimo in uscita il prossimo 13 ottobre, si propongono con sonorità più pop, sognanti e lynchiane che in passato e che potrebbero fare ampliare la loro popolarità. Anche se dubito diventeranno mai famosi quanto i Police o gli sbirri.
#1 Wolf Alice "The Sofa"
Dimenticate il motto "sesso, droga e rock'n'roll". Le band di oggi preferiscono un'altra attitutidine e altri temi. Dopo le Wet Leg che hanno dedicato una loro passata hit alla poltrona allungata "Chaise Longue", ecco che i Wolf Alice hanno appena pubblicato un inno al sofà. Sì, il caro vecchio sofà. "The Sofa" è una ballata emozionante, accompagnata da archi che fanno invidia ai The Verve, e il mio consiglio per voi è quello di mettervi comodi sopra al vostro sofà di fiducia, schiacciare il tasto play e godervela belli tranquilli. Per quanto questo pezzo possa far prendere bene, non cominciate però a limonarvi il vostro sofà, per carità.
Canzone Flop del mese
Robbie Williams, Laura Pausini "Desire"
Robbie Williams funziona su tutto. Dove lo metti, va sempre bene. Tranne che in un pomposo inno per la FIFA e il già dimenticato Mondiale per club in duetto con Laura Pausini. Ecco, la Pausini invece è una che dove la metti, va sempre male. Tanto che, cosa mai successa prima, è riuscita a farmi odiare persino un pezzo cantato da Robbie. Ci voleva lei per realizzare il peggior singolo della carriera ormai ultradecennale di lui.
Cotta del mese
Blackpink
Dopo essersi dedicate alle loro carriere soliste, Rosé, Lisa, Jennie e Jisoo sono tornate insieme all'interno delle Blackpink con una tamarrata di canzone che risponde al nome di "Jump" e con un nuovo video. È sempre un piacere risentirle, ma soprattutto è sempre un piacere rivederle.
Guilty Pleasure del mese
Tyler, the Creator "Don't Tap the Glass"
Tyler, the Creator è uno di quei rapper che con ogni suo album crea un mondo, un concept. Per il suo nuovo lavoro "Don't Tap the Glass" ha dichiarato che questa volta non ha voluto realizzare un concept album e invece a ben vedere lo è eccome. Questo è il suo party album. Un disco fatto apposta per farci muovere le chiappe e farci staccare da tutto il resto, soprattutto dallo schermo del cellulare, almeno per una fo**uta mezzoretta.
"Don't Tap the Glass" è quindi ciò che ci voleva per chi desidera un disco hip hop estivo leggero leggero. Il risultato però è persino troppo leggero per gli standard cui ci ha abituati il rapper. Tyler gioca a fare il Pharrell, che non a caso è uno dei pochi ospiti presenti all'interno dell'album, solo che non è Pharrell e l'ascolto fila via in modo sì godibile, ma l'impressione è anche quella di un divertissement non del tutto memorabile e riuscito. La trasformazione di Tyler, the Creator in Tyler, the Entertainer non può quindi ancora dirsi del tutto completata.
(voto 6,5/10)
Reunion del mese (e forse del secolo)
Oasis
Che palle la nostalgia dei bei tempi andati! È una cosa che ho pensato spesso. Tipo quando i miei genitori parlano di quanto fossero favolosi i favolosi anni '60. Adesso vedo le immagini dei concerti britannici del tour della reunion degli Oasis e mi tocca fare retromarcia: che bella la nostalgia dei bei tempi andati! Gli Oasis sono stati il mio primo amore musicale e il primo amore, si sa, non si scorda mai. Rivedere insieme i fratelli Gallagher mi ha così inevitabilmente smosso qualcosa dentro.
In occasione del loro reunion tour, Noel e Liam hanno optato per una setlist particolare. Non hanno scelto di suonare un greatest hits dell'intera carriera degli Oasis come l'avrebbe concepito la loro casa discografica, lasciando fuori hit come "Go Let It Out" o "Stop Crying Your Heart Out" e preferendo concentrarsi quasi esclusivamente sul periodo 1994-95.
Una celebrazione per i 30 anni dei loro primi due album "Definitely Maybe" e "(What's the Story) Morning Glory?", con un occhio di riguardo anche per le B-side contenute nella raccolta "The Masterplan", e ben poco spazio per il resto della loro produzione. Ancora una volta hanno deciso di fare di testa loro ed è anche per questo che sono così tanto amati e allo stesso tempo così tanto odiati.
Alla fine, in questa splendida Oasis Summer, resta solo un dubbio: come abbiamo fatto negli ultimi 16 anni a vivere senza di loro?
Spu**anamento del mese (e forse del secolo)
Gli amanti ripresi dalla kiss cam al concerto dei Coldplay
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