Habemus Papam
(Italia, Francia 2011)
Regia: Nanni Moretti
Cast: Michel Piccoli, Nanni Moretti, Jerzy Stuhr, Margherita Buy, Renato Scarpa, Franco Graziosi, Gianluca Gobbi, Dario Cantarelli, Camillo Milli, Roberto Nobile
Genere: papale
Se ti piace guarda anche: Il dubbio, Lourdes, Uomini di Dio, Il Caimano
Morto un Papa se ne fa un altro. A meno che questo altro non decida di avere una crisi di coscienza.
Dopo Il Caimano, incentrato su un certo personaggione italiano di cui 2 o 3 di voi forse avranno sentito parlare nelle peggio intercettazioni di Caracas, Nanni Moretti non è che potesse fare un film su una persona qualunque, sarebbe stata un po’ una delusione e allora ha dovuto guardare ancora più in alto. Ma chi c’è più in alto di quello là?
Solo Dio, risponderebbe forse lui.
Ma fare un film su Dio è un progetto troppo ambizioso, meglio guardare un po’ più in basso, meglio restare umili e gettare piuttosto un occhio verso il suo rappresentante in Terra (così dicono), ovvero il Papa, che di film sul Papa, a parte le fiction leccaculo di Raiuno, non è che se ne facciano tanti.
Viene facile immaginare come sia venuto lo spunto per questo film a Nanni Moretti. Alla morte di Papa Giovanni Paolo II nel 2005 siamo rimasti tutti (nostro malgrado) a guardare all’elezione molto misteriosa di un nuovo pontefice, tra fumate nere, fumate bianche, fumate di Maria da parte del popolo dei Papa boys (oh, un modo per ingannare l’attesa dovevano trovarlo pure loro), e fumo nero sull’isola di Lost, che in quel periodo era ancora alle prime stagioni.
In quei giorni con tutto quel fumo non si capiva più niente e allora Nanni ha deciso di fare chiarezza e nella parte iniziale di questo Habemus Papam ci porta all’interno del Conclave per l’elezione di un nuovo Papa. Ovviamente il tutto è romanzato e visto attraverso l’ottica particolare del Baffo Moretti, che ci porta in mezzo a questo branco di cardinali e ce li mostra non come preti, non come servi di Dio, ma semplicemente come uomini. Uomini come altri, con le loro insicurezze, manie e passioni.
Il punto di vista ateo di Nanni che irrompe all’interno del mondo del Vaticano, riempito con le sue rigide (stupide?) regole d’altri tempi ottiene un effetto comico dirompente, ma il film non è tanto l’occasione per uno sberleffo religioso. L’ironia è presente in tutta la pellicola, soprattutto nella prima parte, ma comunque a un certo punto è come se lo stesso Moretti, partito con le intenzioni di demolire e sconsacrare l’istituzione della Chiesa cattolica tutta e del Vaticano in particolare, ne fosse poi diventato in qualche modo complice. Ha cominciato a vedere le cose dall’interno e ne è uscito con un film probabilmente diverso da quello che aveva intenzione di fare all’inizio. Ma questa è solo una supposizione.
Con questo non intendo certo sostenere che Moretti sia caduto nella trappola e abbia finito per fare un film pro-Chiesa. Questo no. Assolutamente no. Non è però finito nemmeno col fare una semplice parodia di questo mondo, pur lanciando qualche divertita ed esilarante frecciatina, con alcune sequenze (in particolare quelle del torneo di pallavolo) che rimarranno tra le cose più spassose di quest’ultima annata cinematografica.
Un esempio?
Cardinale: “Perché non giochiamo a palla prigioniera?”
Nanni Moretti: “Palla prigioniera? Cardinale, non esiste più da 50 anni, palla prigioniera.”
Margherita Buy incredibilmente nella parte della strizzacervelli e non della schizzata |
Nell’isolamento autoimposto del Conclave si rispecchia l’isolamento e la lontananza della casta religiosa (così come quella di qualunque altra casta, qualcuno ha parlato di quella politica?) rispetto alla gente “normale”, alla vita quotidiana. Una distanza siderale di cui anche il protagonista del film si rende conto e chissà invece se loro, quelli in Vaticano davvero e non per fiction, se ne renderanno mai conto…
C’è anche qualche frecciatina al sistema televisivo, ben raffigurato nel giornalista imbranato del TG2 a inizio pellicola, ma il cuore della storia è un altro.
Dando spazio soprattutto alla figura del Papa neoeletto in crisi, Nanni Moretti si è tenuto a una certa distanza, per quanto Nanni Moretti riesca a tenere se stesso fuori da un film. Il cuore della vicenda è infatti sui dubbi del protagonista e onore dunque al Moretti per aver realizzato su un personaggio del genere un film interessante dall’inizio alla fine anche per coloro a cui, come me, del Papa non gliene frega una Beata Madonna.
L’interpretazione di Michel Piccoli è valida, tanto di cappello anzi di Cappella Sistina, però non mi è sembrata così miracolosa come hanno gridato parecchi critici recensendo la pellicola. Insomma una buona prova, ma non così tanto da dichiararlo Santo Subito!
La figura di questo papam è per fortuna lontana dalle solite sviolinate. Fisicamente simile a Wojtyla, il personaggio del Papa è di rara antipatia: si mette a gridare all’improvviso, parla da solo, è egocentrico e pensa solo a se stesso, alla faccia della Santità… un personaggio molto umano e anche misterioso. Ma simpatico, non direi.
“Ma il mio mistero è chiuso in meeee” e il mistero del Papa, dell’uomo Papa, non si risolve facilmente come in una commediola americana, ma rimane sospeso, fino a un finale poco accomodante, beffardo e piuttosto bastardo, quasi alla Michael Haneke.
È difficile valutare questo film in termini di “bello” assoluto, sarà che mi è risultato difficile empatizzare con la figura del Papa, per quanto sia stato mooolto umanizzato da Moretti, come mai mi era capitato di vedere per un Papa (sarà che forse non ho mai visto film o fiction dedicati a un Papa…), però è una pellicola girata esteticamente alla grande e in grado di far riflettere, di porre interrogativi non solo religiosi senza voler pretendere di dare delle risposte.
Eppure rimane comunque una sensazione di distanza. Come per Moretti nei confronti della Chiesa. Come per noi (o almeno per me) nei confronti della Chiesa. Questo è un film molto meditato, si vede che c’è stata una cura notevole nella sceneggiatura per mettere in scena l’incertezza non solo di un personaggio, ma di una buona parte della società di oggi. Un film “importante” più che “bello”, cerebrale più che di cuore, interessante più che travolgente, che merita di essere visto e che merita attente riflessioni, però così come non habemus papam, non habemus capolavorum.
E se dopo Il Caimano questa volta Nanni ha preferito fare un film lontano dalla politica, nella scelta finale del Papa di questo film non è che si può trovare un messaggio subliminale, anzi un consiglio, riguardo a quello che dovrebbe fare anche un certo presidente del Consiglio?
Perché gli uomini, quelli veri, si prendono la responsabilità delle proprie decisioni. Tutti gli altri, gli omini, danno la colpa ai media.
Amen.
(voto 7+/10)
Habemus Papam è tra gli 8 film “papabili” (è proprio il caso di dirlo) per la nomination italiana agli Oscar 2012; gli altri film selezionati dalla Commissione di Selezione sono:
Corpo Celeste (Alice Rohrwacher)
Nessuno mi può giudicare (Massimiliano Bruno)
Noi credevamo (Mario Martone)
Notizie dagli scavi (Emidio Greco)
Tatanka (Giuseppe Gagliardi)
Terraferma (Emanuele Crialese)
Vallanzasca (Michele Placido)
Non l'ho ancora visto, ma l'ho recuperato di recente, quindi mi ci confronterò anche io, e vedremo che ne viene fuori.
RispondiEliminaDetto questo, secondo me il candidato sarà Noi credevamo.
Concordo (quasi) in pieno. Pre quel che riguarda i candidati posso dire che avrebbe qualche chances Terraferma, che oltre che su un'ottima regia può contare anche su un tema sempre attuale (v. http://immagineallospecchio.blogspot.com/2011/09/nuova-recensione-cineland-terraferma-di.html).
RispondiEliminaFilm strepitoso. Quel senso di lontananza di cui parli fa parte visceralmente del cinema di Moretti. Nessuno dei suoi film ti fa sentire "dentro", sono fotografie tra il profondo ed il surreale di qualcosa che riesce a coinvolgerti totalmente pur esistendo su un piano differente dallo spettatore. E' una delle grandi capacità di Moretti. Io gli darei un 9 pieno, a questo film.
RispondiEliminaPer certi aspetti credo che Moretti non abbia nei confronti della Chiesa lo stesso tipo di odio che invece nutre verso il B. Anche in "La messa è finita" aveva puntato la luce sull'umanità dei sacerdoti riuscendo, io l'ho capito un sacco di anni dopo, a fare emergere le debolezze, le antipatie e i lati insopportabili dei preti senza però distruggere la scelta che sta dietro alla vocazione (che poi uno ci può credere o no, ma questo è un discorso diverso)
RispondiEliminauna buona interpretazione di Piccolì, un ritmo accettabile, il solito narcisismo di Nannimoretti (ha più battute lui del protagonista); tutto sommato un film da vedere
RispondiEliminaqualche difetto (ma chi non ne ha?) come lo svizzerotto che si abboffa di dolci e finge di essere il papa
quanto agli Ammericani, forse gli piacerà: vanno matti per il colori cardinalizi, le uniformi delle guardie ecc (mentre di NOI CREDEVAMO non capirebbero una cippa e si addormenterebbero dopo 20 minuti)
discreto,
RispondiEliminaconcordo su quasi tutto specialmente sulla battuta della palla prigioniera!
detto questo la messa è finita era ben altra cosa e,a mio modesto parere,aveva tutt'altra profondità.
massimiliano
Non sono mai andato matto per i film di Moretti, li ho sempre apprezzati ma, a parte qualcuno, ci ho sempre visto qualche forzatura eccessiva, però devo dire che Habemus Papam mi è piaciuto parecchio....
RispondiEliminaSe solo lui evitasse di recitare e facesse il regista secondo me sarebbe perfetto.... Sono l'unico che pensa che Nanni Moretti è incapace a recitare?....
Concordo con la tua recensione, molto ben ragionata, tanto quanto lo e' il film di Moretti. Non siamo assolutamente di fronte al capolavoro ( ma Moretti ha mai girato davvero capolavori, a parte "La stanza del figlio", bellissimo film, quasi-capolavoro?). Mah.
RispondiEliminaOttima recensione,Marco.Non il miglior Moretti,ma,come scrivi,un film " importante ".
RispondiEliminaBel film, mi è piaciuto molto. La cosa che mi ha colpito di più è che il film è girato in bilico su una linea che sta' tra la serietà e l'ironia. Insomma, ho gradito moltissimo l'atmosfera sacro/profano che si respira in tutta la pellicola.
RispondiEliminaBella recensione.
Il primo tempo è da 9: la messinscena del conclave e dei "dietro le quinte" è semplicemente strepitosa, di una cattiveria sottilissima ma acutissima nel rappresentare l'assurdità di un laborioso e cerimonioso teatrino. Il secondo tempo, a mio parere, procede un po' a tentoni e butta lì alcune scene che sono sì divertenti ma che nel loro essere grottesche stridono un tantino (il torneo, il balletto). Il finale è perfetto, coerente con l'idea di clero che il film propone, ma credo che sia un'idea davvero troppo benevola e ingenua. Davvero la Chiesa avrebbe permesso un epilogo del genere, o forse avrebbe portato fino all'estremo la finzione protratta lungo tutto il film?
RispondiEliminaFilm deludente: Moretti prende un caposaldo del nostro tempo e ci gira intorno, lo guarda dall'esterno, infarcendolo di simpatia e metacinema, con l'inserto del teatro che in qualche modo fa da contraltare allo stato d'animo del protagonista. Mi sembra che al forza di un tema che si vende da solo metta in secondo piano una certa mancanza di ispirazione...in ogni caso molto rumore per nulla.
RispondiEliminanickoftime