Genere: it-hip-hop
Provenienza: Milano, Italia
Se ti piace ascolta anche: Marracash, Ensi, Entics, Emis Killa, Dargen D’Amico, J-Ax
I Club Dogo non sono dei rapper, sono dei selvaggi, capaci di uscite romantiche come questa:
“Pensavo fosse amore e invece era MDMA”.
Anche se non sembra, anche loro però hanno un cuore che batte (a un ritmo hip-hop da 80BPM al minuto, naturalmente) e a conferma di questa azzardata tesi hanno appena fatto uscire un pezzo di beneficenza in favore dei terremotati d’Emilia intitolato “Se il mondo fosse”, in collaborazione con J-Ax, Marracash ed Emis Killa. Il tutto fatto senza buonismi di sorta alla LigaJovaPelù. Ed è proprio questo il punto di forza di ciò che fanno. A parte una parte musicale particolarmente curata, in questo album ancor più che nei precedenti il loro punto di forza sta nelle parole, letteratura di strada nuda e cruda. Cattiva, ma quasi mai gratuitamente cattiva. Se si guarda al di là dei termini più hip-hoppari yo yo fratello tipo “Dicono Dio Gìo Dio Mio Vai Zio, Dio Gìo Dio Mio Vai Zio” o certe sparate gangsta-rap sui soldi o meglio sul ca$h, i loro testi sono piccole perle di ingenio creativo.
Qualcuno potrà accusarli di essersi fatti via via più commerciali: “Siete diventati troppo commerciali, bro!” e in effetti vari pezzi virano parecchio verso il pop, però a livello di rime e testi non hanno smussato alcun angolo e il loro nuovo disco è disseminato di idee e di riferimenti di tutti i tipi. In “Erba del diavolo” ad esempio c’è una rima dedicata a Game of Thrones, visto il loro nome decisamente inevitabile:
La mia lingua è peggio di tutte le spade dentro al trono,
La Furia dei Club Dogo ha la furia di Khal Drogo.
E c’è pure una rima dedicata a me. Forse…
Non metto una rosa tra i denti, sul petto una rosa dei venti,
figlio di Annibale, il flow cannibale, tu pagami gli alimenti.
Nella parte chiamiamola “emotiva” dell’album, i Club Dogo giocano invece a fare gli Eminem all’italiana. “Tutto ciò che ho”, scritta come una lettera da parte dei fan, è la loro “Stan”, mentre “Se non mi trovi” è alla lontana la loro “Love the Way You Lie”.
Il pezzo cult dell’album, oltre al contagioso primo singolo “Chissenefrega (in discoteca)”, è però senza dubbio “P.E.S.” con il ritornello cantato da Giuliano Palma, un irresistibile inno al videogame per eccellenza sul calcio Pro Evolution Soccer. E pure un vago inno al fumo…
Nell’insieme, tra un’ospitata e l’altra, c’è qualche momento più debole e facilmente commerciale (“La fine del mondo” con i Power “Rangers” Francers), ma tutto sommato niente che possa far gridare allo scandalo. I Club Dogo non si sono venduti. Certo, ora sono più accessibili rispetto a un tempo, passano in radio e pure in discoteca. Però chissenefrega?
(voto 6,5/10)
Io vorrei aggiungere anche il lato 'educativo' di questo album, racchiuso nella frase: 'tira su le mani come se non te ne fotte un caxxo',che ricorda ai ragazzi come,di fatto, il congiuntivo sia morto...
RispondiEliminabeh, è una licenza "poetica" eheh :)
EliminaNon ci soni sono le donne in bikini di 50cent, ma a me sembra che l'intenzione sia quella. A parte il vecchio Neffa, non riesco a trovare un rapper decente che canti in italiano. Mah.
RispondiEliminaconcordo
EliminaScusate ma..Neffa "rapper decente"? Richiedo intervento Cannibale.
Eliminaai tempi dei messaggeri della dopa decente lo era.
Eliminao almeno, sempre più che ai tempi della sua signorina! :)
Son dei bravi ragazzacci, niente piu'....
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