mercoledì 28 agosto 2013

LA QUINTA STAGIONE, SIMBOLISMO FOR DUMMIES




La quinta stagione
(Belgio, Olanda, Francia 2012)
Titolo originale: La cinquième saison
Regia: Peter Brosens, Jessica Woodworth
Sceneggiatura: Peter Brosens, Jessica Woodworth
Cast: Aurélia Poirier, Django Schrevens, Sam Louwyck, Gill Vancompernolle
Genere: ecologista
Se ti piace guarda anche: The Village, Il nastro bianco

INVERNO
Solita vita, in un paesino sperduto nel nulla del Belgio, più precisamente nelle Ardenne. C’è una festa per celebrare la fine della stagione più fredda dell'anno, c’è la bella del paese (oddio bella, sembra appena uscita da un manicomio) che la dà via un po’ a tutti e c’è lo scemo del villaggio che sta a tavola a chiacchierare amabilmente con un gallo. Solite cose che capitano in tutti i paesi.

"Perché indossi quello stupido costume da gallo?"
"Perché indossi quella stupida maschera scopiazzata da Arancia Meccanica e/o Eyes Wide Shut?"

PRIMAVERA
Solita vita, sembra sempre inverno. Dov’è il sole? Dov'è la primavera? Perché le mucche non danno latte? Perché le api sono congelate? Perché i fiori non spuntano? Perché le ragazze non vanno in giro mezze ignude a festeggiare lo Spring Break?

"Coraggio, tirati su! Prima o poi l'estate arriverà
e le ragazze torneranno a indossare bikini!"

ESTATE
Solita vita, nel paesino più sfigato delle Ardenne. L’inverno non vuole proprio saperne di finire. Sembra di stare a Masone, il paesino più sfigato della Liguria, dove piove sempre. Non ci credete? Se passate in autostrada da quelle parti, vedrete una nuvoletta fantozziana perenne. Qualcosa del genere capita anche al villaggio rurale al centro del film La quinta stagione, quindi non è che sia proprio uno spunto fantascientifico. Questo infatti non è certo un film fantascientifico. Non aspettatevi alieni, astronavi, robot, mostriciattoli verdi, Will Smith o cose del genere. Non aspettatevi nemmeno che succeda qualcos’altro. La quinta stagione rappresenta l’immobilità totale. Un paese di solito regolato dai cicli delle stagioni in cui, quando questi cicli se ne vanno a puttane, tutto rimane fermo. Come fotografia di ciò, La quinta stagione è perfetto. La fotografia, anche parlando a un livello cinematografico, è proprio ciò che funziona di più in questa pellicola. A livello visivo, La quinta stagione possiede un discreto fascino. Per il resto, è un film che resta immobile, non si avvicina mai ai suoi personaggi, con i suoi campi lunghi scopiazzati da The Village e Melancholia, pellicole, Opere di ben altra caratura sia a livello di contenuti, che pure a livello estetico.
L’unico personaggio protagonista sembra essere la Natura, probabilmente anche per ragioni di budget. Dopo tutto, la Natura mica devi pagarla e metterla in regola. Una Natura comunque imprevedibile che si ribella all’uomo, proprio come fa il gallo nella sequenza d’apertura. Tutto molto simbolico, quanto tutto molto freddo, come appunto in un inverno perenne. La quinta stagione avrà al suo interno tante belle e pure un pochino scontate metafore for dummies, dai cambiamenti climatici all’uomo che è più bestia delle bestie, però non basta. Come film non emoziona, non trascina, non coinvolge nemmeno nella scena clou della parte finale, quella in cui gli abitanti del villaggio indossano delle maschere per nascondere la loro malvagità di massa. Peccato che Stanley Kubrick l’avesse già fatto 40 e passa anni fa, con ben altra potenza. La quinta stagione ricorda anche Kynodontas, per intenti allegorici, ma senza la sua stessa forza. Ed è un po’ come Il nastro bianco di Michael Haneke senza una storia da raccontare e senza una Storia alle spalle. O è come un film di Lars Von Trier senza palle. Cinema d’autore senza Autori. La quinta stagione è una successione di belle fotografie, di bei quadri impressionisti, ma che non impressionano. Soprattutto, non funziona come film. Il cinema è arte in movimento. La quinta stagione è arte, se è arte, statica.

Si è tolta la vita perché non poteva sopportare una vita senza estate.
E soprattutto senza tormentoni musicali latino americani estivi.

AUTUNNO
Solita vita, a parte il fatto che i contadini si mettono a sparar fuori citazioni nichiliste di Nietzsche random ("Bisogna avere il caos dentro di sé per partorire una stella danzante") manco fossero delle liceali che vogliono impressionare il prof di filo. Il vantaggio della situazione in cui si trovano è che non dovranno immalinconirsi perché l’estate sta finendo e un anno se ne va. Vivendo in un inverno perenne, non hanno una bella stagione da dimenticare. Così come noi spettatori, non avendo assistito a un gran film, non ci rammarichiamo certo per la sua fine. Anzi, il finale più che lacrime suscita risate...

"Coccodè."
"Ma che dici? Sono un gallo, non capisco la lingua delle galline..."

LA QUINTA STAGIONE
(ATTENZIONE SUPER SPOILER!)
Solita vita, nel paesino più sfigato delle Ardene. Anzi no, colpo di scena: arrivano gli struzzi. Ci mancavano solo loro.
Ma per favore…

"Hey gente, come butta?"

Il blog Pensieri Cannibali consiglia comunque di vedere questo film. Non d’estate né in autunno, non d’inverno né tanto meno in primavera, ma durante la quinta stagione. O, come si dice nei paesi non delle Ardenne ma delle mie parti, consiglia di vederlo la smaiia dij tre giòbia, la settimana dei tre giovedì.
(voto 5/10)



4 commenti:

  1. Il riferimento a Masone è perfetto. L'unica volta che sono passata da quelle parti e c'era il sole credevo di aver sbagliato strada!
    E sul film la penso più o meno come te.

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  2. Sembra interessante, nonostante il voto basso. Bhe, penso che lo vedrò

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  3. Ho detto all'incirca le stesse cose sul mio blog, l'ho definito anch'io statico :) e ho parlato della fotografia.

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  4. Il fatto che tu ne abbia parlato maluccio mi fa ben sperare: potrebbe non beccarsi un sacco di bottigliate! ;)

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