venerdì 31 gennaio 2014

NEL BLU DIPINTO DI BLUE JASMINE




"Una recensione di Blue Jasmine? Oh, ma che bello!"
Blue Jasmine
(USA 2013)
Regia: Woody Allen
Sceneggiatura: Woody Allen
Cast: Cate Blanchett, Alec Baldwin, Sally Hawkins, Bobby Cannavale, Michael Stuhlbarg, Louis C.K., Alden Ehrenreich, Peter Sarsgaard
Genere: alleniano
Se ti piace guarda anche: qualunque altro film di Woody Allen a parte To Rome With Love che quello te lo puoi anche risparmiare

Continuo a non capire. Woody Allen mi piace o meno?
Ci sono alcuni suoi film che ho apprezzato parecchio (Midnight in Paris e Io & Annie su tutti), altri che invece considero sopravvalutati (Match Point e Manhattan, per esempio), mentre altri sono proprio delle porcatone (Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni e l’atroce To Rome with Love), e ancora ve ne sono alcuni che mi sembrano piuttosto buoni ma non eccezionali (come Sogni e delitti, Vicky Cristina Barcellona, Scoop e Basta che funzioni). E ce ne sono un sacco che non ho visto perché questo gira un film all’anno e per recuperarli tutti bisognerebbe prendersi un anno sabbatico soltanto per recuperarli.
Di Woody adoro il suo tipo di umorismo, cinico, bastardo e vagamente, ma neanche troppo vagamente, intellettualoide. Mi piace la sua attitudine snob. Ai Golden Globe Awards che si sono tenuti una manciata di settimane fa ad esempio gli hanno fatto l’onore di consegnargli il premio alla carriera e lui non s’è manco scomodato di andare a ritirarlo, tanto per dire quanto è snob. Di Woody adoro inoltre l’influenza che ha avuto sulle nuove generazioni, su serie come Girls o Louie.

"Non è iniziata benissimo. Meglio berci su."
Il mio problema con Woody Allen… qual è il mio problema con Woody Allen?
Il principale è proprio quello che gira un sacco di film. Uno all’anno è troppo, considerando il tempo e la cura necessari che si devono riporre sia nella fase di scrittura che nella pre-produzione che poi nel girare. Ormai Woody ha sviluppato un suo modello di lavorazione che gli consente di sfornare una pellicola dopo l’altra come se fosse in catena di montaggio e il problema è proprio questo. Spesso si ha la sensazione di un compitino annuale svolto con diligenza, senza però il fuoco dentro. Senza che ci sia una reale urgenza creativa. La voglia di dire e di fare, nonché l’anarchia di una pellicola come Io & Annie, sono ormai un ricordo lontano, persino nelle sue pellicole recenti più riuscite. C’è sempre l’impressione di una costruzione eccessiva, finta e ormai affiora una certa ripetitività. I personaggi di Woody continuano a essere una variante di Woody, pure in questo ultimo Blue Jasmine. Non inganni l’aspetto di Cate Blanchett, decisamente poco somigliante all’occhialuto regista newyorkese. Jasmine non è altro che un altro, l’ennesimo alter-ego di Allen. Come sarebbe Woody se fosse una bionda ricca che improvvisamente si trova con le pezze al culo?
Sarebbe così, sa-sa-sa-sarebbe Ja-ja-ja-jasmine.
"Beh dai, non sta andando nemmeno troppo male."

Con Blue Jasmine, Woody conferma comunque la sua abilità di scrittura perché questo, checché possa sembrare, è un altro esercizio di scrittura del regista e sceneggiatore precursore degli hipster. I dialoghi sono anche questa volta ottimi, i personaggi sono ben costruiti, qualche battutina azzeccata emerge qua e là, anche se l’umorismo è diventato più acido e feroce del solito.
La cosa migliore di Blue Jasmine è questa. Ci propone un Woody Allen incazzato. Non si sa bene in particolare con chi o con cosa. Forse con tutti. Ce n’è sia per la upper class che per i proletari.


"Io come Meryl Streep? Ma che scrive, quel Cannibal Kid?"
Eppure il film non morde del tutto. Così come l’interpretazione di Cate Blanchett. Brava, bravissima Cate Blanchett, ma la sua è una di quelle performance che sembrano più una strizzatina d’occhio all’Academy e alle varie giurie di premi piuttosto che un far vivere per davvero il suo personaggio. Uno di quegli esercizi di recitazione, una di quelle interpretazioni impeccabili alla Meryl Streep. La blue Jasmine della Blanchett è un personaggio notevole, ma resta per tutto il tempo un personaggio di fiction, non si trasforma mai in una persona vera. Anche le scene di maggior follia, recitate con una notevole intensità, non sfociano mai in un lasciarsi andare completo, liberatorio, come la straordinaria Natalie Portman de Il cigno nero, tanto per fare un esempio non a caso, o come il sorprendente Leonardo DiCaprio di The Wolf of Wall Street. Quindi brava, bravissima Cate Blanchett, ma l’Oscar io non glielo darei. Tanto l’Academy glielo consegnerà di sicuro, quindi a cosa conta la mia opinione?

"Beh, almeno noi non ci possiamo certo lamentare..."
Ho amato invece Sally Hawkins. Sally Hawkins sì che è un fenomeno. Come già capitato con la idola Poppy di Happy Go Lucky, Sally Hawkins è una di quelle attrici che riescono a trasformare un personaggio in una persona, una persona a tutto tondo, nonostante la costruzione molto fiction del cinema di Allen. La Hawkins l’ho adorata, così come anche Louis C.K., il grandissimo comico della sopra citata serie Louie. Uno che ha un tipo di umorismo parecchio alla Woody Allen, uno per giunta di New York City, uno quindi che non poteva mancare di comparire prima o poi in un suo film. In attesa che Woody gli regali una pellicola da protagonista assoluto, qui Louie, per quanto in un ruolo piccolo, ci regala i momenti più divertenti della visione. Applausi pure per gli altri attori del cast, soprattutto il tamarro Bobby Cannavale, il sempre più promettente Alden Ehrenreich che qui fa il figliastro della Cate Blanchett e il sempre sottoutilizzato e sottovalutato Peter Sarsgaard.

"Cannibal Kid, sono parecchio adirata con te!"
Menzione negativa invece per Michael Stuhlbarg e il suo macchiettistico personaggio del dentista maniaco.
Un’altra cosa che non mi convince mai del tutto nei film di Allen sono poi le musiche. Questo jazzettino che usa spesso e volentieri cosa mi rappresenta? È poco emozionante, poco trascinante e, più che come accompagnamento di una pellicola cinematografica, andrebbe bene come musica da ascensore. A spiccare qui è giusto una rilettura in chiave jazzata di “Blue Moon”, che pure è carina ma è incapace di creare un vero trasporto emotivo. Almeno per quanto mi riguarda. Tutto il film mi ha dato la stessa impressione. Guardabilissimo, scivola via che è un piacere, eppure la sensazione che manchi qualcosa non mi ha abbandonato dall’inizio alla fine. Per quanto questa volta sia incentrato su un personaggio femminile, per quanto sia un po’ meno comedy e più amarognolo del solito, alla fine è sempre il solito Woody. Non certo al suo peggio, in confronto al precedente To Rome with Love il livello è tornato per fortuna a essere molto ma molto più alto, però nemmeno al suo meglio. È un Woody medio, con tutti i pregi e i difetti del caso. Perché?
Ancora una volta torniamo lì. Al fatto che gira troppo. In questo Blue Jasmine c’è fondamentalmente solo un’idea narrativa: alternare il presente da miserabile poveretta in quel di San Francisco della protagonista al passato in cui era una benestante, molto benestante in quel di New York. Un espediente non certo nuovo e che dalla serie Lost in poi è diventato alquanto abusato e che comunque qui tutto sommato funziona. Basta che funzioni. Peccato sia anche l’unico spunto del film e te credo, quando uno ne gira uno all’anno, non è che può avere tutte le volte tremila idee.
Posso allora solo immaginare cosa tirerebbe fuori se girasse una pellicola ogni dieci anni. Ma so già che non lo scoprirò mai. Woody continuerà a sfornare il suo film annuale, io continuerò a guardare e apprezzare di più o di meno o a storcere il naso a secondo del caso, senza però mai rimanere travolto completamente dal suo cinema. Senza mai amarlo del tutto. E per questo motivo oggi mi sento un blue Cannibal.
(voto 6+/10)

giovedì 30 gennaio 2014

CHRISTIAN BALE DAYLE



Oggi è il Christian Bale Day!
L’attore gallese spegne 40 candeline e per l’occasione io e il solito gruppetto di blogger cinefili organizzati abbiamo deciso di festeggiarlo con una festa a sorpresa. Eh sì, perché questo mese abbiamo già indetto una giornata tutta per un personaggio, Martin Scorsese, però ci dispiaceva per il povero Bale e allora abbiamo deciso di bissare pure con un giorno a lui interamente dedicato che se no mi si metteva a frignare e se poi quello sbrocca, diventa pericoloso.
Ecco qui tutti i blog che partecipano all’eventone:

Director's cult
Non c'è paragone
Ho voglia di cinema
White Russian
Life functions terminated
Montecristo



Bella lì, anzi Bale là lì, perché così posso approfittare dell'occasione per parlare un po’ di uno dei miei attori preferiti in the world. Che poi mi chiedevo: “Ma quand’è che ho cominciato a considerare il Bale uno dei miei attori, se non addirittura il mio attore favorito in assoluto, Leo DiCaprio che con The Wolf of Wall Street ha messo la freccia di sorpasso permettendo?”
Il primo film che l’ha fatto salire alla ribalta mondiale, conferendogli lo status di baby celebrity, è stato L’impero del sole. Quel vecchio figlio di una buona donna di Steven Spielberg per una volta c’ha visto lungo. Christian Bale già allora era un piccolo portento recitativo. Eppure non è stato lì che il Bale è entrato nelle mie grazie.
Vediamo un po’ cosa ha fatto d’altro: proseguendo nel suo Curriculum Vitae su IMDb, ci sono titoli che ancora mancano alle mie visioni come Piccole donne e Ritratto di signora, quindi niente. Più su che c’è?
Velvet Goldmine. Bingo! È lì che ho cominciato a considerarlo davvero un grande. In mezzo a un Jonathan Rhys Meyers in versione David Bowie e a un Ewan McGregor alter-ego di Iggy Pop, zitto zitto sbucava lui, il vero grande protagonista di quella splendida pellicola glam. Eppure non è stato nemmeno quello.

"Hey tu coso, hai messo su ciccia!"
A trasformare Christian Bale in un mio idolo totale è stato American Psycho. Il film di Mary Harron non raggiunge gli stecchi picchi di genialità e cattiveria del romanzo di Bret Easton Ellis da cui è tratto, ma c’è un aspetto della pellicola che funziona al 100%. Christian Bale è un Patrick Bateman perfetto. È riuscito nell’impresa quasi impossibile di rendere un personaggio che sembrava poter vivere soltanto su carta in carne e ossa. Bale/Bateman è inquietantissimo e comico allo stesso tempo. È un pazzo serial killer e contemporaneamente un buffone. Le due facce contrastanti di un personaggio simile nelle mani di quasi qualunque altro attore al mondo, pure di quelli bravi, avrebbero prodotto un risultato disastroso. Con Bale invece si raggiunge il sublime, in quella che per quanto mi riguarda è una delle interpretazioni più pazzesche e mostruose nell’intera storia del cinema mondiale.

"Sono il te del futuro, pirla! O sono il te del passato?"
Da lì in poi, Christian Bale ha giocato il resto della sua carriera sui contrasti: da una parte il bellone superficialone muscoloso e dall’altra il freak, il mostro, lo psicopatico pelle e ossa. Il gallese ha dimostrato di essere l’attore più trasformista di Hollywood e dintorni, passando dall’anoressia insonne de L’uomo senza sonno al fisicato Bruce Wayne/Batman, che con il suo Bateman oltre al cognome ha molti punti di contatto. Visto che a quanto pare il suo sport preferito pare essere quello di perdere e poi rimettere su peso nel giro di pochi mesi, anche più di recente ci ha regalato nuove trasformazioni fisiche impressionanti, con il magrone da Oscar di The Fighter alternato agli impegni con i capitoli successivi della saga nolaniana dell’uomo pipistrello, per poi diventare un pelatone con la panzetta da alcolizzato nel recente American Hustle, che gli è valso una nuova nomina per la statuetta dorata.

Negli ultimi mesi, il Bale è stato protagonista anche di un’altra pellicola, passata decisamente più inosservata rispetto ad American Hustle e da noi manco ancora uscita: Out of the Furnace. Perché un film che vanta nel cast Christian Bale, ma anche Casey Affleck, Zoe Saldana, Forest Whitaker, Willem Dafoe e persino Woody Harrelson è passata tanto sotto silenzio e, per una volta, non a torto?
Andiamo a capirne il motivo.

Out of the Furnace
(USA, UK 2013)
Regia: Scott Cooper
Sceneggiatura: Brad Ingelsby, Scott Cooper
Cast: Christian Bale, Casey Affleck, Zoe Saldana, Woody Harrelson, Forest Whitaker, Willem Dafoe, Bobby Wolfe, Boyd Holbrook
Genere: provincia americana
Se ti piace guarda anche: Shotgun Stories, Cogan – Killing Them Softly, Ain’t Them Bodies Saints

Out of the Furnace è un film brutto?
No.
Out of the Furnace è un film inutile?
Sì.
Out of the Furnace è un film noioso?
Dio, sììììììì!

"Hey, ma tu sei quella di Avatar?"
"Proprio io, finalmente te ne sei accorto."
"Ok, in tal caso non stiamo più insieme!"
Ci sono soprattutto due tipi di pellicole che mi fanno incazzare: quelle che un sacco di gente considera dei capolavoroni assoluti ma non si capisce bene il perché, come Avatar o Gravity o Braveheart, e poi le pellicole inutili. Quelle che le vedi e ti chiedi “E allora? Ce n’era davvero bisogno?”. E ti chiedi anche cosa abbiano trovato attori tutt'altro che disoccupati come Bale, Whitaker e Harrelson in una sceneggiatura del genere. Out of the Furnace è un film che racconta una di quelle storie piccole, di vita della profonda provincia americana, di quelle già mostrate in maniera più efficace in un sacco di altre pellicole analoghe. Un thriller drama del tutto anonimo, sia per scrittura che per regia che per personaggi, che sfocia nel più tradizionale dei revenge movie, senza neppure lo stile dei revenge movie orientali e restando solo nell’ambito delle storie di giustizia privata che tanto piacciono all’americano medio. E allora lo vedi e ti chiedi: “C’era davvero bisogno di un altro revenge movie?”

"Il Cannibale ultimamente mi si è ritorto contro, devo rimetterlo in riga!"
Posso capire i film brutti. Ma questi film non pessimi quanto mediocri mi fanno incazzare ancora di più. Dopo il valido Crazy Heart, che però registicamente non è che si segnalasse in maniera particolare, Scott Cooper gira un’altra storia da America country, solo che stavolta non ha una storia interessante da raccontare. La vicenda è incentrata su due fratelli: Bale è quello più responsabile, lavora in fabbrica ma un giorno fa un incidente in auto e finisce in galera; Casey Affleck è invece quello più "fuori", un reduce dall’Iraq che non riesce a trovare un posto nella merdosa cittadina in cui vive e così per passare il tempo e racimolare dei soldi entra in una specie di fight club. Tra salti temporali repentini e affrettati, il film procede senza mai catturare l'attenzione o provocare un'emozione e tu resti lì in attesa che finalmente spicchi il volo. Sai che questo Out of the Furnace possiede il potenziale per uscire dalla mediocrità in cui è immerso, la stessa mediocrità in cui vivono i suoi personaggi. Lo sai perché se Bale e gli altri hanno deciso di girarlo c’avranno visto qualcosa, una luce in grado di illuminare una visione di livello tanto medio. Aspetti, aspetti, aspetti un altro poco, fino a che il film finisce, il decollo non c’è mai stato e tu resti lì a chiederti: “E allora?”

Nell’anonima mediocrità in cui è avvolta questa pellicola, che per atmosfere è vicina a certo cinema dei Coen o di Jeff Nichols o di Andrew Dominik senza possedere una personalità sua, finisce pure il nostro eroe di giornata. Bale qui se la cava, perché Bale se la cava sempre, ma nemmeno lui riesce a regalare alcun lampo, anche solo uno, anche solamente mezzo, a un film che fa incazzare. Perché una sola cosa è peggio dei film brutti o di quelli sopravvalutati. I film medi. E un film medio con il re degli estremismi come Christian Bale non lo posso davvero accettare.
(voto 5-/10)

Il giudizio di Pusheen the cat sul film



DALLAS CINEMA CLUB




Periodo non male nei cinema. Se ancora non l’avete guardato, il consiglio della settimana, del mese, dell’anno è di andare a vedere The Wolf of Wall Street, che continua a ululare nelle sale italiane! Attenzione però anche a un paio di novità molto promettenti in arrivo nei nostri cinema a partire da questo fine settimana.
Vediamo quali sono con i miei commenti e con i commenti di MrJamesFuckinFord.

"Su Ford, avvicinati. Non fare il timidone."
Dallas Buyers Club di Jean-Marc Vallée
Il consiglio di Cannibal: viva il Cannibal Buyers Club, abbasso il Dallas Forders Club!
Un film che affronta le tematiche di AIDS e omosessualità negli anni ’80 in odore da Oscar?
Potrebbe sembrare una ruffianata. Lo sarà per davvero?
Potete farvene un’idea andando ad ammirare le prove recitative di Matthew McConaughey e Jared Leto su grande schermo. Altrimenti lo scoprirete a breve su Pensieri Cannibali, con una recensione che si preannuncia già da non perdere.
E quella di WhiteRussian?
Boh, sì, no, forse, chissà, magari si può dare un’occhiata pure a quella…
Il consiglio di Ford: un redneck ed un efebo uniti per la stessa causa? Non è la storia di Ford e Cannibal, ma quella di Dallas Buyers Club!
Film interessante, questo Dallas Buyers Club in odore di Oscar, almeno per quanto riguarda le interpretazioni.
McConaughey e Leto strepitosi, anche se dal film, forse, ci si poteva aspettare qualcosa in più. Un pò come dalla rivalità sempre più spenta tra il sottoscritto e Peppa Kid.
Comunque, a brevissimo la recensione fordiana che chiarirà del tutto la questione sicuramente meglio di quella cannibalesca!

"Guardate quante letterine di MrFord."
"Non imparerà mai a mandare un'e-mail, quello ahahah!"
I segreti di Osage County di John Wells
Il consiglio di Cannibal: il vero segreto di Ford? In realtà adora i teen movies!
Altro film in odore da Oscar per le sue protagoniste Meryl Streep e Julia Roberts, altro film in odore di ruffianata. Sarà davvero così pure in questo caso oppure, come American Hustle ci ha ricordato di recente, le apprenze ingannano?
Io dico di provare a dargli una possibilità. E a Ford in particolare dico di prestare attenzione, visto che la sceneggiatura è firmata da Tracy Letts ed è tratta da una sua stessa opera teatrale. Chi è Tracy Letts? Quello di Killer Joe, il film fordiano del 2012. Quindi, caro James Ford, occhio a non bollarlo prematuramente come una visione per sole desperate housewives…
Il consiglio di Ford: i segreti di Casale Monferrato
Secondo film della settimana e secondo titolo spinto principalmente nella corsa agli Oscar dalle interpretazioni - questa volta femminili -: ancora manca all'appello, qui al Saloon, ma spero presto di poter avere modo di capire se si tratti della tipica sòla da coniglioni o di un film potenzialmente interessante e dunque per definizione fordiano.
Spero in ogni caso che possa creare una spaccatura insanabile tra le opinioni mia e di quel ciarlatano del Kid, che ormai potrebbe essere definito la Meryl Streep della blogosfera.

"AAAAAH! Sono più forte di Mr Fort!"
Hercules – La leggenda ha inizio di Renny Harlin
Il consiglio di Cannibal: e per me può anche avere fine
Ecco la puttanata fordianata della settimana, e forse del millennio!
Tra 300 e Spartacus, una pellicoletta avventurosa che il trailer annuncia realizzata “dai produttori de I mercenari - The Expendables”, come se fosse una cosa di cui vantarsi. Ma stiamo scherzando?
In più, il protagonista è Kellan Lutz, quello che nella saga di Twilight fa passare Robert Pattinson e Taylor Lautner come dei maestri di recitazione.
Se guardo questo film, mi sa che muoro.
Il consiglio di Ford: la leggenda è già finita.
In attesa del vero film dedicato al mitologico Ercole, ovvero quello che vedrà protagonista The Rock, ignoro felicemente quella che promette di essere una delle più grandi porcate dell'anno insieme al nuovo film firmato da Lars Von Trier.
Kellan Lutz protagonista, trailer ridicolo, aspettative sotto zero.
Mi pare quasi di essere tornato ai bei tempi in cui aprivo Pensieri cannibali e sapevo che avrei trovato opinioni completamente diverse dalle mie.

Il segnato di Christopher B. Landon
Un selfie di MrJamesFord
Il consiglio di Cannibal: l’ho segnato tra i film da NON vedere
Segnato?
Chi ha segnato?
La Rubentus? Il Milan no dai, non ci credo che abbia segnato.
Ah, Il segnato è un film?
Ed è annunciato come lo spinoff latino-americano di Paranormal Activity?
Ma che è, uno scherzo di cattivo gusto come il Milan tornato alla vittoria?
Il consiglio di Ford: questo film è segnato. Dalle bottigliate.
Ancora ebbri della sbornia da Scorsese della scorsa settimana, probabilmente finiremo per accettare di buon grado la distribuzione di un'altra potenziale schifezza atomica che potrebbe addirittura ambire ad un bel posto al sole nella decina dedicata al peggio di fine anno.
In realtà, probabilmente concedere una visione a questo film potrebbe risultare perfino più dannoso che ascoltare i consigli calcistici, cinematografici e in ambito femminile del Cannibale. Anzi, i consigli del Cannibale e basta.

Belle & Sebastien - Lo scatto scandalo che sta facendo il giro del mondo.
Belle & Sebastien di Nicholas Vanier
Il consiglio di Cannibal: molto meglio Ford & Cannibalien
Per me i Belle and Sebastian sono un gruppo fondamentale della scena indie-pop scozzese, e basta. Del resto, del cartone o del libro che sia, non me n’è mai fregato niente. Questa nuova versione si preannuncia poi come la classica pellicola fatta apposta per far piangere i cuori teneri. Ford, è il tuo film, io nel frattempo me ne vado a caccia. A caccia di Tom Hanks da abbattere uahahah!
Il consiglio di Ford: va bene il revival, ma qui pare il ritorno dei morti viventi!
Ricordo con grande affetto il cartone animato dedicato a Belle e Sebastien, che ai tempi delle scuole elementari finivo per incrociare spesso e volentieri appena tornato a casa, più o meno dopo l'ora di pranzo.
Non riesco ancora a vedere, neppure sforzandomi, quali potrebbero essere i vantaggi - o il bisogno - di rispolverare questo vecchio titolo attraverso un film che si preannuncia come una cocente delusione: che poi è un po’ la stessa cosa che accade quando mi ritrovo a contattare Peppa Kid per una nuova collaborazione, e mi chiedo sempre per quale diavolo di motivo continui a sopportarlo.

"Allora Ford, ti butti? Dai, che tra un'ora ho un altro suicidio, di un certo
Cannibal Kid, che mi aspetta. Pare che anche lui abbia visto il mio film.
La gente che sta bene di Francesco Patierno
Il consiglio di Cannibal: la gente che sta male va a vadere questo film
Claudio Bisio, Diego Abatantuono e la nevrastenica Margherita Buy tutti insieme nella solita commedia che vorrebbe parlare in maniera brillante e tagliente dell’Italia in crisi di oggi?
Portatemi i sali che ho un mancamento!

Okay gente, mi sono ripreso. Dove mi trovo?
Sto scrivendo una rubrica insieme a MrFord?
Portatemi di nuovo i sali che ho un altro mancamento!
Il consiglio di Ford: la gente che sta bene andrà a vedere - o rivedere - The wolf of Wall Street. Altro che questa roba.
Non poteva passare una settimana senza che il Cinema italiano proponesse la sua ennesima commedia "alternativa" che di alternativo ha soltanto di essere, fortunatamente, l'unica del weekend. Inutile dire che da queste parti finirà dritta dove le conviene con tanto di bottigliate accademiche.
Roba da star male anche più di quando, quotidianamente, mi rendo conto di stare collaborando con Katniss Kid da anni.

mercoledì 29 gennaio 2014

RUSH, LA RECENSIONE SFIDA




La recensione di Rush di James Hunt
Wooo oooh, che sballo di film!!!
Ovviamente intendo le parti in cui ci sono io. Davvero cool ed esaltanti. Le scene in cui c’è Niki Lauda invece sono noiose e quelle potete mandarle avanti veloce, che tanto non vi perdete nulla. Il resto del film però è una bomba, con belle fighe, belle corse e bella musica. Continuo a vedermelo e a rivedermelo, anche perché non è che abbia poi molto altro da fare, qua. Mi hanno sbattuto in Purgatorio per via di quell’incidentino capitato a Niki. Un po’ è stata colpa mia lo ammetto, però adesso il grande capo spero mi prenda presto lassù in Paradiso con sé. O che altrimenti mi spedisca giù all’Inferno, dove pare diano dei party grandiosi a cui non mi spiacerebbe affatto partecipare. Qua in Purgatorio sto anche seguendo quanto capita a Michael Schumacher. È una cosa noiosa tipo le scene di Niki Lauda in ospedale, però il finale è da thriller. Il grande capo non ha ancora deciso quale destino affidargli. A lui comunque un poco ci tengo, perché Michael Schumacher come pilota era un precisino in stile Lauda e come uomo pure, eppure qualcosa in comune ce l’abbiamo: sia io che lui non si sa bene se siamo buoni o cattivi. Boh, chissà? Non lo sappiamo nemmeno noi. L’unico che può stabilirlo è il grande capo lassù. Sperando prenda una decisione al più presto, ché la cosa sta cominciando a diventare un pochetto pallosa. Prenderà Schumi con sé in Paradiso, lo spedirà all’Inferno, lo manderà da me in Purgatorio così avrò finalmente un rivale alla mia altezza con cui fare le gare, oppure deciderà di tenerlo ancora un po’ sulla Terra?
(voto di James Hunt 7,5/10)


La recensione di Rush di Niki Lauda
Allora. Non state a dar retta a quello stordito di James Hunt. Sì, in alcuni momenti il film Rush è uno “sballo”, come piace dire a lui che è morto ma si crede di essere ancora un ggiovane, mentre per altri aspetti lo è di meno. Analizziamo allora la pellicola in maniera razionale. Ci sono alcune cose che funzionano, altre meno, altre sono migliorabili, come la Ferrari, quella macchina di merda che mi avevano dato da guidare e che io ho contributo a rendere un vero “sballo”.

Questi americani. La prima cosa che si nota è che ci mettono sempre un sacco di enfasi e di retorica. Quella buona per commuovere il grande pubblico, ma con me non funziona, anche se il film parla di me. Di me e di quell’altro. James Hunt. È vero che tutto sommato lo stimavo e sono vere le parole inserite a fine pellicola. Però è una cosa che ho detto una volta in un momento di debolezza, in un determinato contesto e quindi adesso non è che James Hunt fosse la mia persona preferita nell'intero mondo. Sì, è stato un buon rivale, ma non ingigantiamo la cosa più del necessario, sebbene agli americani piaccia tanto ingigantire le cose. Quindi sì, io James Hunt lo stimavo, ma non è che lo amavo o cosa, che credete?

Nonostante le mie riserve per un progetto del genere, mi tocca comunque ammettere che sono riusciti a portarla bene sullo schermo, la nostra sfida, questi dannati americani. Questo dannato Ron Howard, uno di cui, tra blockbusteroni come Il codice da Vinci e schifezze come Il dilemma e Il Grinch, non è che mi fidassi molto. Eppure qui fa il suo dovere, diligente e poco fenomenale a livello registico, ma efficace quel che basta. Già la nostra sfida è stata epica di suo, figuriamoci con tutti i mezzi del grande cinema hollywoodiano. Il film allora funziona. È un buon intrattenimento. Corre via veloce in tutte le sue parti, soprattutto quelle che vedono me protagonista, ovvio. Le scene con James Hunt saranno anche fighe e divertenti e tutto, peccato il suo personaggio abbia ben poca sostanza. La vera anima della pellicola sono io. Io che rappresento un tipo di pilota diverso dal solito. Un “nerd” se volete, almeno in confronto a quello spaccone di un bellone di un campione di un James Hunt. Prima un nerd e poi, dopo l’incidente, un mostro. È lì che si cela il vero spettacolo del film. Belle e palpitanti le gare, ma a far risultare vincente la pellicola è principalmente il mio personaggio, e diciamolo senza troppa modestia.

Per il resto, la pellicola qualche lacuna e qualche difetto lo presente. Adesso io non è che me ne intenda di cinema quanto di automobili. In quanto rompipalle precisetti della situazione non posso comunque fare a meno di notare come la regia di Ron Howard sia persino troppo classica e patinata. La sceneggiatura firmata da Peter Morgan (quello di Frost/Nixon e Hereafter), per quanto perfettamente orchestrata, lascia poi vari aspetti in superficie e si limita a puntare soprattutto sulle parti più spettacolari della vicenda. I personaggi femminili (quelle fregne di Olivia Wilde e Natalie Dormer più l’affascinantissima Alexandra Maria Lara) hanno lo spessore di una figurina e la parte italiana… beh, su quella meglio stendere un velo pietoso. Per interpretare Clay Regazzoni non c’era davvero nessuno meglio di Pierfrancesco Favino? Non so, a 'sto punto tra un po' ingaggiavano Beppe Fiorello... E quei due tizi italioti che mi offrono un passaggio a un certo punto della storia?
Ma che davero?
Comunque dai, la smetto di fare il precisetti della situazione e dico che tutto sommato questo film mi è piaciucchiato. Tra tutte le cose, ce n’è però una che non mi va davvero giù. Per fare James Hunt hanno preso quel figaccione di Chris Hemsworth e per interpretare me hanno chiamato Daniel Brühl?
Bravissimo attore, eh, però fisicamente non credo mi somigli molto. Io avrei optato per qualcun altro. Non so, Brad Pitt ad esempio. O Ryan Gosling. Sì, quello che in Drive stava sempre in auto. Non potevano prendere lui? Sembriamo gemelli separati alla nascita, non credete?
(voto di Niki Lauda 6,5/10)


Rush
(USA, Germania, UK 2013)
Regia: Ron Howard
Sceneggiatura: Peter Morgan
Cast: Chris Hemsworth, Daniel Brühl, Olivia Wilde, Alexandra Maria Lara, Natalie Dormer, Pierfrancesco Favino, Stephan Mangan
Genere: veloce
Se ti piace guarda anche: Driven, Giorni di tuono, Cars
(voto di Cannibal Kid 7/10)


martedì 28 gennaio 2014

FILM VERGOGNA




In rete impazza la moda di creare liste, meme, giochini vari. Ho così deciso di crearne un paio anch’io, per una serie che potremmo chiamare “Lavare i panni sporchi in pubblico”.
Si tratta dei Dischi Vergogna, di cui mi occuperò nei prossimi giorni, e dei Film Vergogna, di cui parlerò oggi.
Cosa significa Film Vergogna?
Sono quelle pellicole che amate segretamente. Quelle commerciali, o fatte da registi scadenti, o interpretate da attori notoriamente cani/cagne, o tutte queste cose insieme. I “guilty pleasure” più guilty e vergognosi che vi piacciono tutt’oggi, oppure che vi sono piaciuti in passato e di cui magari avete consumato il VHS.
Va bene fare i fighi e dire di amare il cinema di Kubrick, Welles e Bergman, ma non è quel momento. Adesso è il momento di lavare i propri panni sporchi in pubblico. Adesso è l'ora della vergogna.


Via alla lista nera dei miei 10 Film Vergogna!

10. Armageddon
Ma come?
Io non sono quello che denigra sempre il regista più fracassone tra i registi fracassoni, ovvero Michael Bay?
Sì, sono proprio io ed è per questo che mi vergogno di aver apprezzato in particolare un suo film, il campione d'incassi Armageddon. Una ruffianissima e colossale americanata che per una volta ha fottuto anche me. In una maniera apocalittica.

"Ben, se sopravvivi a questa missione mi prometti che la smetti di recitare e ti dedichi solo alla regia?"
"Giurin giurello."

9. Da grande
Da grande con Renato Pozzetto è un film geniale, poetico, emozionante, che sarebbe stato poi plagiato l’anno successivo da Big, il remake mai ufficialmente riconosciuto con protagonista il già allora odioso Tom Hanks. Bravissimi Fellini, Pasolini, Sorrentino, Antonioni, però la pellicola nostrana più scopiazzata all'estero (si vedano anche 30 anni in un secondo o 17 Again) è questa. Un po’ mi vergogno a dirlo, ma Da grande è uno dei più grandi film nella storia del cinema italiano!

"Questa lista fa davvero ridere."

8. Howard e il destino del mondo
La trashata anni Ottanta ci va. Questo è stato uno dei primi film preferiti della mia vita, giusto dopo Ritorno al futuro. Ma se Ritorno al futuro resta a oggi un capolavoro assoluto e insuperato, questo ha invece accusato pesantemente l’inesorabile incedere del tempo. Rivisto di recente si è rivelato una minchiatona, con una trama banalotta ed effetti speciali agghiaccianti, ma io al papero alieno Howard non posso fare a meno di voler bene ancora adesso.


7. Yuppies – I giovani di successo
Un film dei Vanzina tra le vergogne cinematografiche non può proprio mancare. Nell’ampia scelta a disposizione fornita dalla loro filmografia, almeno quella piacevolmente trash degli anni ‘80 mentre quella successiva è solo spazzatura della peggior specie, ho selezionato Yuppies, il film che ha ispirato The Wolf of Wall Street. Ehm, forse...
Una pellicola comunque che rappresenta quel decennio alla perfezione e che, rivisto oggi, funziona come un efficacissimo horror, perché l’Italia da allora non è quasi cambiata di una virgola.


6. Jumanji
Che figata, Jumanji!
Lo so che c’è gente che lo considera una merdina, ma questo è uno dei pochi film in grado persino oggi di farmi tornare in un istante un bambinetto. Con Robin Williams ho un rapporto conflittuale, a volte non lo reggo proprio, però qui è irresistibile, per non parlare di una giovanissima e già favolosa Kirsten Dunst.
Il mio cult infantile per eccellenza.

"Tiratemi fuori da questa classifica!"

5. Notte prima degli esami
Notte prima degli esami è un film di merda, girato di merda, recitato di merda (dico solo: Nicolas "Cage" Vaporidis), pieno di stereotipi di merda, eppure riesce a dare una visione divertente e piuttosto veritiera del periodo della maturità.
Lo so, questo film fa schifo e mi sento una persona sporca e cattiva a dire che mi è piaciuto, però mi è piaciuto.
Padre Terrence Malick, perdonami perché ho peccato.


4. Nemicheamiche
Non ci sono tantissimi film che mi fanno piangere come una fontanella, ma ce ne sono alcuni di davvero vergognosi. Tralasciando Un ponte per Terabithia, che è un gioiellino di pellicola che non mi vergogno affatto di amare, tra quelli più ruffiani e discutibili vince Nemicheamiche, epico scontro famigliare-generazionale tra Susan Sarandon e Julia Roberts. La classica pellicola da fazzoletto che dovrei odiare con tutto me stesso e che invece  mi fa piangere tutte le volte. Sigh :(

"Mamma, mi viene da piangere."
"Oh, che tenera. Perché sono malata?"
"Ma va, perché siamo finite in questa lista nera."

3. Che bella giornata
Sì, mi piace Cacca Zalone.
Sono un itagliano medio!

"Sta zitto, che piaccio pure a te!"

2. High School Musical
La pubblica umiliazione raggiunge qui il suo apice.
Eppure High School Musical è un musicarello Disney perfettamente orchestrato, con una sceneggiatura che ha tutte le cose al posto giusto, canzoncine che non sono così male, almeno se paragonate ad altre robacce disneyane recenti, una Vanessa Hudgens già stragnocca e un personaggio idolesco come la superficiale e stronzetta Sharpay (Ashley Tisdale). Sarà anche la bimbominkiata del secolo, però funziona. High School Musical in pratica è il Grease del nuovo millennio. E dopo di questa vado a nascondere la testa sotto la sabbia come gli struzzi.


1. Cruel Intentions
In giro ci sono un sacco di film più scandalosi di questo, si veda la mia numero 2. Cruel Intentions s’è però beccato il primo posto per quanto vergognosamente mi piace. Per me questa pellicola, una revisione in chiave teen anni Novanta de Le relazioni pericolose, è un capolavoro totale, un film avanti nei tempi che ha anticipato l'avvento di tutte le Gossip Girls, Mean Girls e Spring Breakers successive, uno dei miei film preferiti in assoluto di tutti i tempi. O dovrei dire era, perché è da parecchio che non lo rivedo e oggi potrebbe anche farmi un’altra impressione?
Che faccio, me lo rivedo rischiando di trovarlo – magari a ragione – una robetta, oppure conservo l’idea – probabilmente fallata – che si tratta di un Capolavorone?


Vi invito a partecipare a questa pubblica gogna con i vostri personali Film Vergogna, qui sotto tra i commenti, oppure pubblicando le vostre liste su Facebook o sui vostri blog o dove vi pare. Se lo fate, magari segnalate che tutto è partito da questo post, please:
http://pensiericannibali.blogspot.it/2014/01/film-vergogna.html

SUNDANCE FESTIVAL: I PREMI 2014 E IL VINCITORE 2013 FRUITVALE STATION



Lo scorso weekend si è concluso il Sundance Film Festival, il Cannes del cinema indie americano. I nomi più hip e soprattutto più hipster della Hollywood alternativa si sono mossi tutti nella fredda cittadina dello Utah per presentare le loro nuove pellicole.

Chi ha vinto, quest’anno?
Il grande trionfatore è stato Whiplash, diretto da Damien Chazell, pellicola con l’emergente Miles Teller nei panni di un batterista jazz che, alla ricerca della perfezione musicale, perde la sua umanità… Storia intrigante, per un film che si è portato a casa sia il Gran Premio della Giuria che quello del pubblico.


Tra gli altri film premiati ci sono poi stati il cileno/francese To Kill a Man, l’etiope Difret, l’australiano Sophie Hyde for 52 Tuesdays, il norvegese-olandese Eskil Vogt for Blind, i britannici Ula Pontikos for Lilting e God Help the Girl e gli americani Imperial Dreams, Cutter Hodierne for Fishing Without Nets, Craig Johnson & Mark Heyman for The Skeleton Twins, Christopher Blauvelt for Low Down e The Octopus Project for Kumiko, the Treasure Hunter e Justin Simien for Dear White People.
Finito con l'elenco dei vincitori?
Finito e l'elenco dei premi nelle categorie dei documentari ve li risparmio.

Il Sundance propone pellicole spesso interessanti e che rappresentano il volto più fresco e originale delle tendenze cinematografiche americane. Pellicole che spesso da noi ovviamente non arrivano. Persino i film vincitori sono spesso ignorati dalla distribuzione italiana, a parte qualche caso come Fuga dalla scuola media – Welcome to the Dollhouse, The Believer, Un gelido inverno – Winter’s Bone o Re della terra selvaggia – Beasts of the Southern Wild, arrivati comunque dalle nostre parti in ritardo clamoroso e in 2 sale in croce.

Per celebrare questo sempre vitale Festival, io vi propongo non il film vincitore dell’edizione 2014, che a me nello Utah non m’hanno mica invitato 'sti maledetti, bensì quello trionfatore dello scorso anno: Fruitvale Station, che si era portato a casa sia il Gran premio della giuria che quello del pubblico, oltre che il premio di miglior debutto al Festival di Cannes 2013. Attualmente si trova in rete con sottotitoli italiani e a marzo sembra sarà persino distribuito nelle nostra sale con il titolo Prossima fermata: Fruitvale Station. Incredibile!

Prossima fermata: Fruitvale Station
(USA 2013)
Titolo originale: Fruitvale Station
Regia: Ryan Coogler
Sceneggiatura: Ryan Coogler
Cast: Michael B. Jordan, Melonie Diaz, Octavia Spencer, Ariana Neal, Ahna O’Reilly, Kevin Durand, Chad Michael Murray, Marjorie Crump-Shears
Genere: tutto in una notte
Se ti piace guarda anche: La 25ª ora, Rampart, End of Watch – Tolleranza zero, Collateral

Fruitvale Station è un film tratto da un fatto di cronaca realmente accaduto a San Francisco, California, USA, nella notte di Capodanno del 2009.
State già sbuffando?
Vi ho visti, non potete negarlo.
Lo so, le pellicole tratte dalla cronaca spesso non sono il massimo, perché devono aderire ai fatti, non si possono concedere troppe licenze artistiche, devono far fronte al confronto con i veri personaggi, che poi se no i famigliari si lamentano e scrivono ai quotidiani in lacrime. Per carità, certe volte fanno bene, come nel caso di certe patetiche revisioni storiche fatte dalle fiction Rai, ma in altri casi si devono rendere conto che un film è comunque un film.

"Dimmi te se devo essere l'unico al mondo ancora con un cellulare a conchiglia."
Tutta questa premessa per dire comunque che no, Fruitvale Station non è la classica pellicola su un fatto di cronaca. Oddio, nella parte finale lo diventa un pochino, però era inevitabile. Per il resto, si tratta di un film che parla di una vita, non di un caso di cronaca di quelli che farebbero felici Salvo Sottile, e non si limita nemmeno a essere soltanto il racconto di un episodio di razzismo. Per di più, si tratta di un film bello.
Perché questo film è bello?
Difficile spiegarlo. Perché Jennifer Lawrence è bella?
Non c’è un perché. È così e basta guardarla per capirlo. Lo stesso vale per questo film.
Se proprio vogliamo cercare di esprimere il suo fascino con parole, possiamo dire che Fruitvale Station è una di quelle pellicole che ti fanno sentire vicine al loro protagonista, in questo caso il 22enne Oscar Grant, un ragazzo dei sobborghi di San Francisco che cerca di “tirare avanti”. Ha una figlioletta, convive con una ragazza latina, è appena stato licenziato, è uscito da poco di galera, sta cercando di uscire pure dallo spaccio di droga. È la notte di Capodanno e la sua vita già parecchio travagliata può ancora prendere qualunque binario. È la notte di Capodanno ed è un nuovo inizio.

"Al prossimo che dice che somiglio a Selena Gomez gli stacco le palle, chiaro?"
A interpretare Oscar Grant troviamo un ottimo Michael B. Jordan, già visto nella serie tv Friday Night Lights e nel film Chronicle, uno che, se non si sputtana con delle pellicolette commerciali, potrebbe persino ambire al titolo di Michael Jordan del cinema. Senza B. in mezzo. Solo che adesso c’è chi lo indica tra i possibili protagonisti della nuova versione dei Fantastici 4 e quindi il rischio di finire invischiato nelle paludi delle porcherie hollywoodiane è già forte.
In attesa di vedere come procederà la sua carriera, possiamo gustarcelo qui, un tutt’uno con il suo personaggio. Un giovane uomo come tanti, che si trova a dover fare i conti con il suo passato, in una maniera non troppo distante dall’Edward Norton de La 25ª ora.
Da segnalare inoltre nel cast la promettente caliente Melonie Diaz, una versione tettona di Selena Gomez, e una breve apparizione di Chad Michael Murray, per anni bravo ragazzo di One Tree Hill che qui, in pochi istanti, cambia radicalmente la sua immagine da buono a cattivo. E chissà che ciò non faccia bene alla sua carriera, arenatasi da quando ha abbandonato la serie tv teen.
Sarà curioso vedere in che direzioni procederà pure la carriera dell’esordiente Ryan Coogler, regista e sceneggiatore della pellicola. La sua opera prima è puro Sundance style: racconta una storia piccola ma grande, ci propone un personaggio comune, è una produzione low-budget girata con uno stile realistico con poche quanto riuscite concessioni poetiche. Insomma, tipico stile Sundance, eppure allo stesso tempo lontano da certo cinema indie hipster fighetto, che pure mi piace ed è ben riassunto in questo simpatico video-parodia.



Fruitvale Station non rappresenta un nuovo modello per la cinematografia indipendente americana e non è un capolavoro totale, ma i ricevimenti che ha ottenuto se li merita. Perché riesce a trasportare un fatto di cronaca in una cornice da grande cinema, con una sceneggiatura perfettamente architettata che rimanda a pellicole che si svolgono tutte in poche ore come Collateral e Margin Call. Perché è un film onesto, sentito, neo neorealista senza essere neo neopalloso. Un film non tanto di cronaca nera, quanto di vita vera.
(voto 7,5/10)



lunedì 27 gennaio 2014

LA GIORNATA DELLA MEMORIA RANDOM ACCESS



Random Access Memories” dei Daft Punk è l’album dell’anno. L’ha detto Pensieri Cannibali qualche settimana fa con i suoi Cannibal Music Awards, l'hanno ribadito i Grammy Awards 2014 che si sono tenuti la scorsa notte.
Io e i Grammy siamo d’accordo?
Per la prima volta nella storia della musica, è successo. I premi di quest’anno mi sono sembrati più sensati del solito e hanno visto il trionfo assoluto e strameritato dei Daft Punk che si sono portati a casa vari premi oltre a quello di album dell’anno, mentre Lorde con la sua “Royals” si è aggiudicata il grammofono dorato per la canzone dell’anno e pure questo award ci sta.
Non contenti di aver stravinto qualsiasi cosa, i Daft Punk si sono pure esibiti in una performance indimenticabile in compagnia di Pharrell Williams, Nile Rodgers degli Chic e Stevie Wonder.



Un'esibizione da applausi.


Quali sono stati gli altri numerosi premiati? Tra Vampire Weekend, Macklemore & Ryan Lewis, Justin Timberlake, Alicia Keys, Adele e molti altri, beccatevi qua sotto l'elenco dei premi.

Album of the Year
Daft Punk, “Random Access Memory”

Song of the Year
Lorde, “Royals” (Joel Little & Ella Yelich O’Connor)

Record of the Year
Daft Punk, “Get Lucky”

Best New Artist
Macklemore & Ryan Lewis

Best Pop Duo/Group Performance
Daft Punk, “Get Lucky”

Best Rock Song
Dave Grohl, Paul McCartney, Krist Novoselic & Pat Smear, “Cut Me Some Slack”

Best Pop Solo Performance
Lorde, “Royals”

Best Rap/Sung Collaboration
Jay Z featuring Justin Timberlake, “Holy Grail”

Best Pop Vocal Album
Bruno Mars, “Unorthodox Jukebox”

Best Country Album
Kacey Musgraves, “Same Trailer, Different Park”

Best Dancing Recording
Zedd featuring Foxes, “Clarity”

Best Dance/Electronica Album
Daft Punk, “Random Access Memories”

Best Comedy Album
Kathy Griffin, “Calm Down Gurrl”

Best Rap Performance
Macklemore & Ryan Lewis featuring Wanz, “Thrift Shop”

Best Rap Song
Macklemore & Ryan Lewis featuring Wanz, “Thrift Shop” (Ben Haggerty & Ryan Lewis)

Best Rap Album
Macklemore & Ryan Lewis, “The Heist”

Best R&B Performance
Snarky Puppy With Lalah Hathaway, “Something”

Best Traditional R&B Performance
Gary Clark Jr, “Please Come Home”

Best R&B Song
Justin Timberlake, “Pusher Love Girl” (James Fauntleroy, Jerome Harmon, Timothy Mosley & Justin Timberlake)

Best Urban Contemporary Album
Rihanna, “Unapologetic”

Best R&B Album
Alicia Keys, “Girl On Fire”

Best Gospel/Contemporary Christian Music Performance
Tasha Cobbs - ”Break Every Chain [Live]“

Best Gospel Song
Tye Tribbett, ”If He Did It Before… Same God [Live]“

Best Gospel Album
Tye Tribbet, Greater Than [Live]

Best Blues Album
Ben Harper With Charlie Musselwhite, “Get Up!”

Best Music Video
Justin Timberlake featuring Jay Z, “Suit & Tie,” (David Fincher, video director; Timory King, video producer)

Best Music Film
Paul McCartney, “Live Kisses” (Jonas Åkerlund, video director; Violaine Etienne, Aron Levine & Scott Rodger, video producers)

Best Country Solo Performance
Darius Rucker, “Wagon Wheel”

Best Country Duo/Group Performance
The Civil Wars, “From This Valley”

Best Country Song
Kacey Musgraves, “Merry Go ‘Round” (Shane McAnally, Kacey Musgraves & Josh Osborne)

Best Rock Performance
Imagine Dragons, “Radioactive”

Best Metal Performance
Black Sabbath, “God Is Dead”

Best Rock Album
Led Zeppelin, “Celebration Day”

Best Alternative Music Album
Vampire Weekend, “Modern Vampires of the City”

Producer of the Year, Non-Classical
Pharrell Williams

Best Pop Instrumental Album
Herb Alpert, “Steppin’ Out”

Best Traditional Pop Vocal Album
Michael Buble, “To Be Loved”

Best Reggae Album
Ziggy Marley, “Ziggy Marley in Concert”

Best World Music Album
Gipsy Kings, “Savor Flamenco” & Ladysmith Black Mambazo, “Live: Singing For Peace Around The World”

Best Children’s Album
Jennifer Gasoi, “Throw A Penny in the Wishing Well”

Best Spoken Word Album
Stephen Colbert, “America Again: Re-Becoming The Greatness We Never Weren’t”

Best Instrumental Composition
Claire Fischer, “Samientos For Solo Alto Saxophone And Chamber Orchestra”

Best Latin Pop Album
Draco Rosa, “Vida”

Best Tropical Latin Album
Pacific Mambo Orchestra, “Pacific Mambo Orchestra”

Best New Age Album
Laura Sullivan, “Love’s River”

Best Jazz Vocal Album
Gregory Porter, “Liquid Spirit”

Best Song Written From Visual Media
Adele & Paul Epworth, “Skyfall”

Best Musical Theater Album
Cyndi Lauper, “Kinky Boots”

Best American Roots Album
Edie Bickell & Steve Martin, “Love Has Come For You”

Best Americana Album
EmmyLou Harris & Rodney Crowell, “Old Yellow Moon”

Best Bluegrass Album
Del McCoury Band, “The Streets of Baltimore”

Best Folk Album
Guy Clark, “My Favorite Picture of You”


Questo per quanto riguarda la parte dei premi musicali. Ma qui su Pensieri Cannibali non ci facciamo mancare anche la parte più glamour, con la sezione dedicata agli awards del red carpet red porchet.

Red Porchet Grammy 2014

Best Gnocca
Anna Kendrick


Best Couple: MILF featuring a Toy Boy
Madonna & David


Ah, no scusate, David è suo figlio, non il suo nuovo toy boy. Allora si aggiudicano il premio Best Couple: Mother & Son

Best MILF Solo Performance
Julia Roberts


Best R& B-Side
Beyoncé


Best Manico di Scopa Country Pop
Taylor Swift


Best saresti sexy anche con un sacco della spazzatura addosso, ma così proprio non ci siamo
Katy Perry


Best questa sera non ho bisogno del Viagra duo/solo performance
Paul McCartney (+ Katy Perry, se ci sta)


Best Classic Country Look
Willie Nelson


Best Contemporary Country Look
Neil Young e consorte


Best Cappello Sobrio R&B Country
Pharrell Williams


Best Dark Gothic Death Metal Solo Look
Lorde


Best Cess
Kelly Osbourne


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