venerdì 26 agosto 2016

Bat For Lashes, blink-182, Teenage Fanclub etc. – La musica di luglio e agosto 2016





Non sono molto bravo a tenere rubriche fisse e l'appuntamento di luglio con le (psuedo) recensioni musicali del mese era svanito. Un po' per questioni di tempo, un po' perché è estate, la stagione in cui lo scazzo prevale e in cui le rubriche fisse possono saltare.
Adesso però è tempo di recuperare e di rimettersi al lavoro sul serio... si fa per dire.
Ecco allora in un colpo solo alcuni dischi passati nello stereo, o meglio nelle casse del pc e delle cuffiette dello smart phone, di Pensieri Cannibali nel corso dei mesi sia di luglio che di agosto.

Bat For Lashes “The Bride”

Attendevo il nuovo album di Natasha Khan alias Bat For Lashes come un bambino aspetta il Natale, come un fan di Game of Thrones attende una nuova stagione di... Game of Thrones, o come il mio blogger rivale Mr. James Ford aspetta una nuova WrestleMania, qualunque cosa essa sia.
E qual è la sensazione, dopo che è arrivato il suo album numero 4?
È una sensazione strana. Non posso parlare di delusione, perché “The Bride” è un disco ottimo. Un concept album non sul matrimonio, bensì sulla triste e molto cinematografica storia di una ragazza a cui il futuro marito muore in un incidente stradale giusto poco prima di arrivare all'altare. Che sfiga! O che fortuna?
Non posso però nemmeno parlare di esaltazione totale, visto che “The Bride” non è il capolavoro assoluto che da lei mi attendevo, quello che resta nelle sue corde, ma non è ancora riuscita a realizzare del tutto. Per il momento Natasha ha inciso quattro bei dischetti e il mio preferito resta il secondo, “Two Suns”, solo che la fanciulla può dare ancora di più.
Di questo suo nuovo lavoro comunque non ci si può lamentare, se non per qualche passaggio a vuoto e qualche momento lento di troppo. Anche questa volta gli sprazzi di incanto puro alla fine prevalgono, soprattutto nei pezzi più sognanti come “Honeymooning Alone” e il singolo “Sunday Love”.
Il fidanzamento, musicalmente parlando, con Natasha può quindi proseguire. Per le nozze invece, beh, per quelle c'è sempre tempo...
(voto 7,5/10)



blink-182 “California”

Sono troppo vecchio per queste stronzate...
Anzi, no. Sono loro che sono troppo vecchi per fare queste stronzate di dischi pop-punk da dodicenni.
(voto 5/10)



Good Charlotte “Youth Authority”

Idem come sopra.
Lo so, mi sono sbattuto molto per scrivere le recensioni dei nuovi dischi di blink e Good Charlotte. Come d'altra parte loro a comporli.
(voto 5/10)



Steven Tyler “We're All Somebody From Somewhere”

Steven Tyler degli Aerosmith ha tirato fuori un disco country. Ma che davero?
Sì. Non è la scadente trama di una nuova puntata della serie tv Nashville, ma la realtà. Peccato che la visione del leader degli Aerosmith del country sia parecchio banale. D'altra parte già il titolo “We're All Somebody From Somewhere” (ma va, Steven?) non lascia certo ben sperare. Il disco è in pratica una raccolta di ballatone, ma ballatone brutte e poco ispirate, roba stracciapalle e non stracciamutande come “Crazy” o “I Don't Want to Miss a Thing”, il tutto con l'aggiunta di qualche banjo e di qualche chitarrina che fa tanto stereotipo country. Dopo la partecipazione come giudice ad American Idol, gli ultimi album blues degli Aerosmith che non s'è filato nessuno e questo epic fail country da solista, tornare a fare un bel disco di sano rock'n'basta con Joe Perry e i tuoi altri amichetti ti fa proprio schifo, Steven?
(voto 4/10)



Avalanches “Wildflower”

Probabilmente non avevate mai sentito parlare degli Avalanches prima d'ora. Perché?

1) Perché hanno pubblicato un unico disco, “Since I Left You”, nell'ormai lontano 2000 e all'epoca alcuni di voi forse non erano manco ancora nati.

2) Perché quell'unico disco, benché diventato un cult per noi nerd musicali, a livello commerciale non è che avesse avuto tutto 'sto successo pazzesco.

Il loro disco d'esordio in ogni caso può essere considerato una pietra miliare dell'era moderna poiché è un vero e proprio capolavoro nell'arte del “sample”, ovvero nel prendere pezzi di brani già esistenti e riutilizzarli per creare della musica nuova, in maniera non troppo distante da quanto fanno Quentin Tarantino in campo cinematografico o la serie tv Stranger Things in quello televisivo.
Nel loro primo album erano presenti tipo 3.500 sample diversi. Un intero archivio musicale riversato all'interno di un disco solo. Potete quindi capire perché per la composizione del loro secondo disco ci abbiano messo giusto 16 anni. Nonostante il tempo passato, il nuovo “Wildflower” prosegue nella stessa direzione, con un suono moderno reso più saporito da un retrogusto retrò. Non sarà un lavoro epocale o rivoluzionario come il precedente, un'influenza enorme per molti produttori hip-hop ed electro di oggi, ma è un lavoro che suona enormemente ricco e stratificato, eppure si fa ascoltare in maniera molto scorrevole e piacevole. Un'impresa che può sembrare facile, ma non lo è. Non a caso ci sono voluti 16 lunghi anni.
(voto 7/10)



Michael Kiwanuka “Love & Hate”

Love & Hate. Amore & odio. Un po' come quella di qualunque altro artista, la musica di Michael Kiwanuka (tra l'altro presente pure nella colonna sonora della nuova serie tv The Get Down) la si ama o la si odia. Sentitevi liberi di fare quello che volete. Se però la odiate, siete proprio delle brutte persone. #sapevatelo
(voto 7,5/10)



Teenage Fanclub “Here”

Potrei per caso non essere fan di una band che si chiama Teenage Fanclub?
Eh no, dai. Il gruppo indie-pop-rock scozzese ha firmato una serie di album mitici negli anni '90 e una serie di canzoni-inni, almeno per un mondo alternativo, capitanati da “The Concept”, il brano leitmotiv del film Young Adult con Charlize Theron. Negli ultimi tempi il loro sound si è addolcito e le chitarre distorte hanno via via lasciato spazio ad armonie vocali di marca Beach Boys e a un gusto melodico sempre più accentuato. Il nuovo “Here” è così un disco di pop malinconico perfetto per accompagnare le giornate di fine estate. Leggero e profondo. Immediato e raffinato. Adolescenziale e maturo.
(voto 7/10)



Crystal Castles “Amnesty (I)”

E così è successo. Dopo la separazione dei due membri fondatori, Alice Glass che se ne è andata per i fatti suoi e Ethan Kath, che invece si è tenuto il nome della band e ha ingaggiato un'altra vocalist, una certa Edith Frances, era inevitabile. Cosa era inevitabile?
Che i Crystal Castles diventassero la brutta copia, a tratti quasi una parodia, di quello che sono stati in passato. I loro primi tre album electropunk, in particolare il debutto omonimo del 2008, resteranno sempre tra i lavori più identificativi del folle suono del nuovo folle millennio, mentre questo quarto è destinato a essere ricordato come il poco riuscito tentativo di inaugurare un nuovo corso con una nuova cantante. Un diludendo, in attesa, e soprattutto nella speranza, che Alice da sola riesca invece a tirare fuori un altro paese delle meraviglie.
(voto 5,5/10)



Canzone del mese bimestre
Diego Mancino “Succede d'estate”

La musica italiana estiva non è solo Fabio Rovazzi, grazie a Iddio.
Diego Mancino, con la sua splendida e nostalgica “Succede d'estate”, lui sì che va a comandare.



Il peggio del mese bimestre
Fall Out Boy ft. Missy Elliott “Ghostbusters (I'm Not Afraid)”

Mi piacciono i Fall Out Boy, mi piace Missy Elliott e mi piace la canzone dei Ghostbusters. Tutti e tre questi elementi combinati insieme però non funzionano e danno vita a un pezzo che non acchiappa per niente. Né i fantasmi, né i vivi.

3 commenti:

  1. Questa volta mi trovi ignorantissimo.
    Però, anche se rischio il pubblico linciaggio, posso dire che a me i Blink non sono mai, ma mai andati a genio?

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  2. Diego Mancino (riferimento a Maradona?) credo che abbia ascoltato un migliaio di volte Estate di Bruno Martino e qualcosa gli è rimasto in testa :)

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  3. Mi stupisce che tu ti sia scomodato per recensire i Blink, che non mi paiono cannibali per niente! ;)

    RispondiElimina

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