giovedì 30 aprile 2020

Serial Killer di aprile 2020: le serie che avreste dovuto vedere, anche perché sarete mica usciti?




Questo mese c'è tanta roba seriale di cui parlare, sia nel bene che nel male, quindi cominciamo subito una nuova puntata di Serial Killer. Per chi ancora non lo sapesse, la rubrica mensile di Pensieri Cannibali dedicata alle serie TV.



Serie top del mese

Unorthodox
(miniserie, stagione 1)

Unorthodox non è proprio una serie ortodossa. Si tratta di una produzione tedesco-americana ed è il primo show di Netflix ad essere parlato principalmente in yiddish, la lingua della comunità degli ebrei ashkenaziti. Se siete tra i pochi a non conoscerla, mi spiace per la vostra ignoranza ma potete stare tranquilli, visto che ci sono a vostra disposizione i sottotitoli.
Questa miniserie mette in scena una comunità che non viene generalmente molto rappresentata dai grandi media, quella ebraica ortodossa. Tra i prodotti recenti, mi viene in mente giusto Disobedience, ottimo e sottovalutato film diretto da Sebastián Lelio passato alla storia per il memorabile bacio tra Rachel Weisz e Rachel McAdams che meriterebbe di essere guardato solo per quello, e comunque non solo per quello.

La protagonista di Unorthodox è una giovane donna ebrea di 19 anni che scappa da un matrimonio combinato a dir poco frustrante e dalla restrittiva comunità ebraica ortodossa di New York City e si trasferisce a... Berlino. Un'ebrea che cerca una vita migliore in Germania?
Sì. I tempi sono cambiati e i tedeschi ormai non sono più nazisti. Vero?


Questa ragazza si trova così a scoprire un mondo per lei inedito, libero. Si sente un po' come ci sentiremo noi al termine di questa quarantena. O più probabilmente quando verrà trovato un vaccino.


L'aria di libertà che si respira nella nuova vita della protagonista si pone in contrasto con i flashback della sua vecchia vita, quella molto limitata a NYC, e ce la fa sentire anche a noi spettatori. Dopo un inizio difficoltoso, diciamo che i primi 20 minuti del primo episodio non sono proprio immediati, questa vicenda vera, basata sull'autobiografia di Deborah Feldman Unorthodox: The Scandalous Rejection of My Hasidic Roots, cattura e si finisce con il volerne ancora. E invece no. Questa serie poco ortodossa dura appena quattro episodi ed è giusto che sia così, senza tirare le cose troppo per le lunghe.

Un'ultima cosa. Hey, non l'ho ancora detta?
La protagonista Shira Haas è una fenomena. Tipo Tatiana Maslany in Orphan Black. O una Natalie Portman agli esordi. Credo che di lei sentiremo ancora parlare, e non solo in yiddish.



High Fidelity
(stagione 1, episodi 1-3)

Top 5 delle migliori trasposizioni delle opere di Nick Hornby

5. Febbre a 90°

Colin Firth tifoso dell'Arsenal allo "stadio" terminale. Tutto britannicissimo. Pure troppo?

4. Juliet, Naked - Tutta un'altra musica

L'ossessione del protagonista hornbyiano questa volta è per un cantante, Tucker Crowe (interpretato da Ethan Hawke), che negli anni '90 ha inciso un unico album di culto. Cosa succede però se il suo idolo si innamora della sua compagna? Succede che ci troviamo di fronte a una bella romcom, impreziosita da un'ottima parte musicale.

3. Alta fedeltà

Il libro cult di Nick Hornby, quello che lo ha trasformato in uno scrittore rockstar, alla prova del cinema americano. Un adattamento in cui qualcosa, tipo la britannicità, va persa, ma altro si guadagna, grazie anche a un Jack Black idolesco più che mai.

2. High Fidelity
"Ecco come sto passando la mia quarantena."

Mi è bastata la visione dei primi tre episodi per capire che seguirò questa serie finché verra prodotta. Una rilettura moderna e al femminile con Zoë Kravitz proprietaria di un negozio di dischi in fissa con le top 5, che però riesce a essere altamente fedele, nello spirito, al romanzo originale. Io sono in fissa, oltre che con liste & classifiche varie, anche con questa serie.

1. About a Boy - Un ragazzo
"Ecco come stiamo passando noi la nostra quarantena."

Nonostante l'apprezzamento per la nuova versione televisiva di Alta fedeltà, la mia trasposizione preferita degli scritti di Hornby resta About a Boy - Un ragazzo. Anche se rispetto al romanzo è sparita tutta la parte legata agli anni '90 e ai Nirvana, è una commedia che funziona alla grande, con uno Hugh Grant irresistibile che qui è un po' il mio modello di vita.


Run
(stagione 1, episodi 1-3)

Correte a vedere questa serie!
Non è un ordine, è un consiglio.
Anzi no, ve lo ordino proprio con un decreto ministeriale!
Per una volta che c'è una serie fresca, e anche un minimo originale, non ve la dovete far sfuggire, quindi mettetevi in moto. O meglio in treno. E' infatti questa l'ambientazione principale della serie, o se non altro dei primi episodi. Trattandosi di una romcom, perché sì Run fondamentalmente è una romcom o se preferite runcom, vengono alla mente Se mi lasci ti cancello e Prima dell'alba. La storia invece ricorda più quella dei sequel di quest'ultimo, Before Sunset - Prima del tramonto e Before Midnight, dato che racconta di due ex che si ritrovano dopo anni. Di più non vi dico, aggiungo solo che tra le produttrici c'è Phoebe Waller-Bridge, oh yes quella di Fleabag e Killing Eve, e quindi dopo avervi detto questo so già che starete correndo a vederla senza manco bisogno di un decreto.


Quiz
(miniserie in 3 episodi)

Chi vuole conoscere la storia dell'origine di Chi vuol essere milionario?

A. Gerry Scotti              B. Chris Tarrant
C. Michael Sheen          D. Io

Risposta: io.
L'accendiamo?

Quiz è la miniserie britannica in 3 episodi che racconta la vicenda di una coppia (interpretata da Matthew Macfadyen di Succession e da Sian Clifford di Fleabag) che avrebbe barato pur di conquistare il tanto sognato milione di sterline. Oltre a questa faccenda di improbabili criminali in stile Tiger King, Tonya e Fargo, raccontata con British humour, viene però mostrato pure come lo show è nato nel Regno Unito. Show che poi è stato ricalcato in tutto e per tutto anche in varie altre nazioni, tra cui l'Italia. Persino le facce che fa Gerry Scotti sono le stesse che qui fa Michael Sheen che fa lo storico (ormai ex) conduttore della versione british Chris Tarrant.

"Ma chi è Gerry Scotti?"

La miniserie fila via che è un piacere, intrattenendo e coinvolgendo quanto le puntate più avvincenti di Chi vuol essere milionario?. Può inoltre tornarvi utile per cultura generale nel caso, durante un quiz, vi capiti proprio una domanda su Chi vuol essere milionario?.



Serie flop del mese

Diavoli
(stagione 1, episodi 1-4)

Diavoli ce la mette tutta per essere una serie super internazionale e super figa. In apparenza lo è anche. Alessandro Borghi e Patrick Dempsey sono super fighi, nessuno lo mette in dubbio.

"Siamo super fighi, e ci baciamo pure."

Il cast poi è assolutamente international: oltre all'attore italiano e allo statunitense di origini irlandesi, ci sono anche la blogger italiana Lisa Costa una blogger interpretata dalla spagnola Laia Costa, il danese Lars Mikkelsen, la tedesca Pia Mechler, i britannici Malachi Kirby e Harry Michell, il britannico di origini indiane Paul Chowdhry, l'olandese Sallie Harmsen e la polacca naturalizzata italiana Kasia Smutniak, che io in genere apprezzo molto ma che qui è un po' scarsina, va detto. Recita pure peggio del Dottor Stranamore.

"Cosa???"

Il cast United Colors of Benetton è impreziosito da un'ambientazione super cool londinese e da una co-produzione made in Italia + Regno Unito + Francia. E pure la regia firmata dal britannico Nick Hurran ce la mette tutta per impressionare, tra scene montate rapidissimamente e improvvisi rallenty.

Bella la confezione, iper patinata, ma dentro c'è ben poco. O meglio, i contenuti ci sarebbero anche. Diavoli è ambientato nel mondo dell'alta finanza del 2011 e prova a ripercorrere gli eventi economici, così come anche socio-politici, del periodo. Il tutto tra spiegazioni didascaliche, come quelle dei termini più finanziari. Il tentativo di rendere interessante questi temi non si può però dire molto riuscito, non certo come invece fatto da La grande scommessa, per dire. Ci si gioca allora la carta del thriller cattivo e trasgressivo, ma American Psycho era tutta un'altra cosa, sempre per dire.

"Io come blogger sono molto meglio di questo Cannibal Kid, diciamo anche questo."

Resta comunque una buona interpretazione di Alessandro Borghi che si dimostra non solo all'altezza, ma decisamente superiore rispetto al resto del cast. Che sia il suo trampolino di lancio verso una carriera sempre più internazionale e un approdo addirittura a Hollywood?
Certo, sentirlo doppiato fa un effetto straniante, ma Borghi ha chiarito il motivo. Per riassumere, ha detto che lui non è un doppiatore.

Apprezzabile anche la massiccia campagna di marketing per il lancio, che ha cercato in tutti i modi di spacciarcela per una serie evento, al punto che quasi quasi ci credevo. Il più grande inganno di Diavoli è stato quello di far credere al mondo di essere una grande serie.


La casa di carta
(quarta parte)

Lo siento. Mi spiace parlare male di La casa di carta. E' una serie che all'inizio mi ha esaltato tantissimo e che ho sempre difeso contro gli attacchi, numerosi, molto numerosi, che le sono piovuti addosso da tutte le parti. Cioè, gente che considera i film del Marvel Cinematic Universe dei capolavori dice che La casa di carta è inverosimile e recitata de mierda?


Quanto al fatto che sia inverosimile ok, è anche abbastanza vero. D'altra parte, pure il mondo in cui viviamo adesso non era inverosimile fino ad appena un paio di mesi fa?

Sulla questione recitazione, non tutti gli interpreti sono fenomenali, certo, però apprezzo la loro passionalità tipicamente spagnola, simile a quella degli attori italiani. Lo stile britannico ad esempio è un'altra cosa, più impeccabile, più teatrale, più perfetto, e allo stesso tempo anche più freddo. Per una serie giocata sull'intrattenimento e sulla spettacolarità, a volte anche trash, ci sta un tipo di recitazione di questo tipo.


Proprio il trash è il principale punto di forza di questa quarta parte, o se preferite il secondo capitolo della seconda stagione. Le sequenze musicali dedicate alle canzoni italiane "Ti amo" e "Centro di gravità permanente" in particolare sono i momenti più memorabili dei nuovi episodi.



E' il resto che non mi ha convinto un granché. La vicenda della rapina ormai comincia a diventare ripetitiva e lo so che è la tematica centrale della serie - che nei paesi anglosassoni non a caso è stata chiamata Money Heist - solo che la formula si sta logorando. Dopo aver rubato le idee ai film di Tarantino, dalla scelta dei nomi sullo stile de Le iene alla scena della siringa di Pulp Fiction, e a vari heist movie, forse è ora di rubarle da qualche altra parte.


Tales from the Loop
(stagione 1, episodio 1)

Tales from the Loop è una serie lenta. Non è un parere soggettivo. È proprio così. Ci sono scene al  rallenty, movimenti di macchina lenti, la colonna sonora è dominata dalle lente e dolenti note di piano di Paul Leonard-Morgan e Philip Glass, pure le persone camminano lentamente, per lo più in mezzo alla neve, ma anche quando non sono in mezzo alla neve si muovono comunque lentamente.

Il difetto numero uno della serie è però un altro. La protagonista, almeno del primo episodio, è una tra le più insopportabili bambine nella storia delle bambine insopportabili e mi ha fatto passare ogni voglia di proseguire con la visione.


Per il resto la serie avrebbe anche del potenziale. Con la sua combinazione ragazzini + componente fantascientifica + atmosfera anni '80 ha scomodato paragoni con Stranger Things e Dark. Della prima è priva della componente più pop, divertente, esaltante. Della seconda possiede invece noia e trama cervellotica. In pratica, Tales from the Loop non è il nuovo Stranger Things. È il nuovo Dark. E io ooodio Dark.


Guilty Pleasure del mese
Outer Banks

La serie Guilty Pleasure questo mese è particolarmente scarsina, lo specifico subito. Outer Banks si lascia guardare e a un certo punto crea persino assuefazione, ma io mi aspettavo di più. Sarà che dalle premesse sognavo un Goonies per le nuove generazioni. Così non è. La vicenda sulla carta sarebbe anche simile. Protagonisti sono i "Pogues", da non confondere con il gruppo anglo-irlandese, degli adolescenti appartenenti alla classa più povera della costa turistica delle Outer Banks, in Carolina del Nord, e sono alle prese con un'avventura alla ricerca di un tesoro. A mancare sono l'atmosfera 80s, l'umorismo, il senso di mistero, di meraviglia. Inoltre i protagonisti non sono dei veri losers come i Goonies. Sono troppo belloni e bellone. Il protagonista maschile John B interpretato da Chase Stokes sembra uscito da un catalogo di Abercrombie & Fitch e ha perennemente dei problemi con i bottoni delle sue camicie. Saltano sempre via, chissà perché?


La protagonista femminile Sarah Cameron è la "principessa" dei Kooks, che pure in questo caso non sono il gruppo musicale, bensì il gruppo di fighetti ricchi di Outer Banks. A interpretarla c'è Madelyn Cline, che sembra Jasmine Trinca nel corpo di Gigi Hadid.


Più che dalle parti dei Goonies, si finisce allora in zona The O.C., ma molto meno coinvolgente, o dalle parti di serie estive come Summerland. Un guilty pleasure in pratica scarsino, ve l'avevo detto, ma questo mese non ho trovato di meglio.


Cotta del mese
Jodie Comer (Killing Eve)

Il più grande pregio di Killing Eve è Villanelle. Un personaggio irresistibile, interpretato da una Jodie Comer sempre più pazzesca e per cui perdere sempre più la testa.

Il più grande difetto di Killing Eve è quando in scena non è presente Villanelle. La serie è ben scritta anche nella terza stagione da poco partita, le vicende sono ben orchestrate, il resto del cast è di alto livello e anche gli altri personaggi non sono affatto male. Solo che Villanelle è talmente forte da papparsi tutta la serie. A questo punto cambiate il titolo in Villanelle, inseritela in tutti e 40 i minuti di ogni episodio, e nessuno si farà male.



A post shared by Jodie Comer (@jodiemcomer) on




7 commenti:

  1. Tales from the loop mi è parsa splendida, il quarto episodio resterà una delle cose più commoventi e poetiche viste quest'anno.

    Mi manca Run.

    Io sto seguendo Normal People, già la amo, e Little Fires, nonostante l'abisso tra una Whiterspoon perfetta e una Washington dal perenne ghigno piagnone.

    RispondiElimina
  2. Ma possibile che tutte quelle che devo vedere sono mediocri? A questo giro Diavoli, uff.

    RispondiElimina
  3. Non sarò una blogger fortunella come Laia Costa che recita con Borghi, ma me la cavo lo stesso, dai. E almeno non faccio serie Flop ;)

    Ti consiglio però di proseguire con i racconti dal Loop, il primo episodio l'ho trovato noiosissimo anch'io, ma già con il secondo è scoccato l'amore: malinconico, romantico, bellissimo. Fino alla fine.

    Mi segno invece sia Run che Quiz, quest'ultimo quando è saltato fuori?!?

    Se alla Casa di Carta avevo già deciso di non dare il mio tempo nemmeno in quarantena, mi ravvedo su Altà Fedeltà. Se pure un fan di Hornby come te lo approva -e non solo per la presenza della Kravitz- allora mi posso fidare. Pensavo non potesse reggere il paragone con il film.

    RispondiElimina
  4. Io, invece, ho adorato alla follia Tales from the Loop! Tanti cuori per questa serie ahah
    Mi è piaciuta molto anche Alta Fedeltà: non avevo grandissime aspettative ma il progetto mi ha davvero sorpreso con una rilettura davvero interessante del materiale originale.
    Su Jodie Comer siamo d'accordo: sempre al top! :D

    RispondiElimina
  5. La serie di High Fidelity potrebbe perfino unirci nel parere, chissà. Vedrò di provarla.

    RispondiElimina
  6. The designs and the styles on the web might stand correctly as per your need and thus fulfill your desire of having an extremely good looking shoe rack. Shoe Holder

    RispondiElimina
  7. Un sito interessante in cui puoi trovare e guardare film per te https://filmpertutti.cloud/ Mi piace sempre, dal momento che è completamente gratuito.

    RispondiElimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

DISCLAIMER

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica, pertanto non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. L'autore, inoltre, non ha alcuna responsabilità per il contenuto dei commenti relativi ai post e si assume il diritto di eliminare o censurare quelli non rispondenti ai canoni del dialogo aperto e civile. Salvo diversa indicazione, le immagini e i prodotti multimediali pubblicati sono tratti direttamente dal Web. Nel caso in cui la pubblicazione di tali materiali dovesse ledere il diritto d'autore si prega di Contattarmi per la loro immediata rimozione all'indirizzo marcogoi82@gmail.com