domenica 21 novembre 2021

Il collezionista di carte non è un film su un collezionista di carte

 



Il collezionista di carte

Quando vedete uno che a carte vince sempre, i casi sono 3:

#1 Ha un culo pazzesco

#2 Bara

#3 Sa contare le carte. È un “card counter”, che non è un collezionista di carte come il pessimo, ed erroneo, titolo italiano di questo film lascia intendere. È una strategia usata nel gioco d'azzardo che consiste nel ricordarsi tutte le carte che sono uscite, e quindi chi ha una memoria da schifo come me è già escluso dalla categoria in partenza, dopodiché bisogna sapere anche calcolare le probabilità con cui determinate carte potrebbero uscire nelle mani successive. In pratica, bisogna essere come La ragina degli scacchi delle carte, senza necessariamente essere stilosi e fighi come lei.

"Non è vero che sono stilosa e figa...
Chi prendo in giro? Lo sono eccome!"

Il protagonista di questo film, William Tell, sa appunto contare le carte. Una passione, che io più che altro definirei una patologia, scoperta durante il periodo in cui era in carcere e poi usata non tanto per fare soldi, quando per passare il tempo. Il prossimo passo è osservare la gente che lavora nei cantieri, io lo avviso. William Tell rientra nella categoria di quei personaggi solitari e di poche parole, come Ghost Dog, il pilota di Drive, o Nicolas Cage nel recente Pig. Quegli uomini tormentati dal passato che per anni sono andati a letto presto, come Noodles di C'era una volta in America.

"Scusate, ma io devo andare a dormire.
Sono le 8 di sera, s'è fatta 'na certa.

Nei suoi panni c'è Oscar Isaac, attore che ho sempre apprezzato parecchio ma con cui negli ultimi tempi il feeling si era spezzato, a causa dei noiosi e irritanti ruoli ricoperti in Scene da un matrimonio e Dune.

"In effetti, in questa serie mi prenderei a schiaffi da solo."

Qui per fortuna Oscar Isaac tira fuori un'interpretazione che – nomen omen – definirei da Oscar, accompagnato da una manciata di ottimi comprimari: Tye Sheridan, Willem Dafoe e la sempre idolesca Tiffany Haddish.

"Dimmi la verità, Tiffany: in Scene da un matrimonio sono davvero così noioso?"
"Non sei noioso. Sei una rottura di coglioni del decimo livello."

Dirige e scrive il tutto con maestria Paul Schrader, il regista di American Gigolo. Pellicola con cui questo suo ultimo lavoro condivide il fatto di essere un thriller-ma-non-troppo-thriller, di quelli che si concentrano più sullo studio del personaggio che non sulla vicenda “crime” di per sé. Quei thriller, e quei film, che piacciono a me.
(voto 8+/10)

"Caro Pensieri Cannibali, hai ragione: il titolo italiano del film fa schifo.
Se lo chiamavano Il piccolo grande mago delle carte, avrebbe avuto più senso.




4 commenti:

  1. Ma lo sappiamo che i titolisti italiani son fatti così. Vuoi mettere il riferimento a Il Collezionista Di Ossa come fa figo? Invece di Il Contacarte...

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  4. Uno di quei film solidi che ti acchiappano dal primo minuto, e non solo per la presenza di Isaac e del suo stile di arredamento.
    Il peccato veneziano è averlo visto nei primi densissimi giorni, senza essere riuscita a dargli il tempo che meritava.

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