mercoledì 25 giugno 2014

BAMBOLE RUSSE, C’ERASMUS TANTO AMATI




Bambole russe
(Francia, UK 2005)
Regia: Cédric Klapisch
Sceneggiatura: Cédric Klapisch
Cast: Romain Duris, Audrey Tautou, Kelly Reilly, Cécile de France, Kevin Bishop, Evguenya Obraztsova, Lucy Gordon, Irene Montalà, Aïssa Maïga, Gary Love, Martine Demaret, Zinedine Soualem, Federico D’Anna, Cristina Brondo, Barnaby Metschurat, Christian Pagh
Genere: il secondo secondo me
Se ti piace guarda anche: L’appartamento spagnolo, Rompicapo a New York, Before Sunset – Prima del tramonto

Dare alla gente ciò che vuole. È di questo che parla Bambole russe, il seguito de L’appartamento spagnolo, il cult movie della Erasmus Generation. Sì, certo, parla anche di amore, amicizia e altre cosette del genere, ma per me soprattutto è un film che si scontra con il tema di quello che la gente si aspetta da noi. Nell’affrontare il sequel di una pellicola che si era rivelata un piccolo cult, il regista e sceneggiatore francese Cédric Klapisch si è trovato di fronte a un bivio: fare un Appartamento spagnolo 2 – Il ritorno, o fare qualcosa di diverso? Dare alla gente ciò che vuole o tentare un approccio differente?

Nel piccolo del mio blog, è un quesito che mi pongo anch’io spesso quando preparo un nuovo post. Devo confezionare il classico pezzo di merda cannibale, con qualche frase ironica piazzata in mezzo a una recensione, inserendo didascalie e immagini che cercano di strappare un sorriso o un mezzo sorriso, tentando un approccio simpatico in mezzo a qualche riflessione più o meno seria? Oppure, tanto per cambiare, potrei cercare di fare qualcosa di diverso? Potrei fare un post serioso al 100%? Alla gente piacerebbe?
E poi ancora, devo parlare bene di un film soltanto perché il resto della blogosfera l’ha osannato, oppure devo massacrarlo per fare la voce fuori dal coro? Per fare il bastard contrario?
La gente vuole leggere un’opinione per sentire una campana differente, oppure vuole sentire qualcosa che la faccia sentire meno sola, meno forever alone? La gente legge una recensione per trovare un nuovo punto di vista, oppure vuole solo essere confortata, sapere di avere ragione perché c’è qualcun altro che la pensa come lei?
La gente che legge Il Giornale lo fa per avere conferma che Berlusconi è un grande uomo ed è un povero perseguitato da quei bruti dei magistrati comunisti?
La gente che legge La Repubblica lo fa per avere conferma che Renzi è il Salvatore unico della Patria, l’uomo della provvidenza che cambierà il volto dell’Italia?
La gente che legge La Repubblica o Il Giornale lo fa per avere conferma che Beppe Grillo è un cattivone fascista?
La gente che legge il blog di Beppe Grillo lo fa per avere conferma che tutto il resto del mondo all’infuori del Movimento 5 Stelle fa schifo ed è composto da ladri e corrotti?
La gente che guarda Studio Aperto lo fa perché vuole vedere delle tette e dei servizi stupidi sulle mode del momento?
La gente che legge Pensieri Cannibali si è rotta di tutte queste domande?
Riguardo alle precedenti non lo so, ma la risposta alle ultime due è sì.

Tutti questi quesiti riconducono a una sola, fondamentale domanda: è nato prima l’uovo o la gallina?
Nah, questa era una di quelle solite stupide battutine cannibali che inserisco a caso tanto per fare contento il mio pubblico. La vera domanda essenziale è quella di inizio post: chi fa comunicazione, che sia attraverso la produzione di un film o anche solo di un post stupido come questo, deve dare al suo pubblico ciò che vuole, o deve provare a sorprenderlo?
Nel primo caso si gioca sul sicuro. Nel secondo c’è il rischio che possa deluderlo, questo pubblico.

"Amélie, proprio bello questo tuo look da no-global."
"Ma grazie!"
"Veramente ti stavo pigliando per il culo."
Cédric Klapisch si dev’essere trovato di fronte a tale dilemma, una volta che si è messo a lavorare al seguito de L’appartamento spagnolo, e qui infine dopo mezz’ora arriviamo a parlare di Bambole russe. Fondamentalmente, il film segue l’andamento del primo. Un’introduzione in terra francese in cui il protagonista Xavier (Romain Duris) non è più uno studente di economia bensì ormai uno scrittore. Ancora una volta si trova però alle prese con il suo primo amore, quella smorfiosetta di Audrey Tautou che trovo perfetta in questa saga, visto che anch’io provo nei suoi confronti un rapporto di amore-odio. Più odio che amore, se devo dirla tutta.
Dopodiché, Bambole russe viaggia in giro per l’Europa. Non Barcellona come nel capitolo 1, bensì Londra, San Pietroburgo e Mosca. La vicenda cambierà anche collocazione geografica, ma la trama resta sempre incentrata sui casini esistenziali e soprattutto sentimentali del protagonista. A questo giro riescono a ritagliarsi un pochetto di spazio in più i personaggi secondari. Martine (la citata Audrey Tautou) è diventata un’attivista no global e una mamma, il cazzaro William (Kevin Bishop) ha messo la testa a posto e a sorpresa è il primo della gang a sposarsi, Isabelle (Cécile de France) è quella che sembra essere cambiata di meno e continua (giustamente) a godersi la sua vita da lesbica single. Più attenzioni ancora sono riservate all’inglese Wendy, interpretata da una Kelly Reilly che nel precedente film era caruccia, mentre qui si trasforma definitivamente in una delle donne più fighe nella Storia dell’umanità.

"Pensieri Cannibali scrive che sei una delle donne più fighe della Storia."
"Ha assolutamente ragione!"
"Vedo che sei anche una delle donne più modeste della Storia."
Nonostante il maggior peso dei comprimari, anche questo secondo episodio resta di base tutto incentrato sul protagonista. Intatto pure l’approccio dello sceneggiatore e regista Cédric Klapisch, che sceglie una narrazione concitata che mescola i piani temporali e geografici, inserendo delle trovate registiche fantasiose che però sorprendono meno rispetto al primo capitolo. Bambole russe è come L’appartamento spagnolo, solo che questa volta manca un forte contesto da pellicola generazionale, regalato nell’altro film dal pretesto dell’Erasmus, così come manca la stessa freschezza.
Nella scelta se dare o meno alla gente ciò che vuole, Cédric Klapisch sembra allora aver scelto la strada più semplice. Ha replicato la sua hit senza rischiare, senza proporre qualcosa di nuovo. Ma è davvero questo che la gente voleva?

Io ho adorato L’appartamento spagnolo e ho trovato questo secondo capitolo della saga piacevolissimo. Eppure la magia della pellicola precedente qui è svanita. Se il primo era un piccolo cult generazionale, questa è “solo” una gradevole commedia romantica.
ATTENZIONE SPOILER
A confermare quest’impressione è anche il finale. Quello de L’appartamento spagnolo era un inno all’individualità, al vivere la propria vita senza responsabilità e senza farsi ingabbiare dalla società, hip hip hurrà. Questo di Bambole russe è il solito scontato, prevedibile, banale happy ending da romcom. Proprio ciò che la gente voleva.
Oppure no?
(voto 6,5/10)

4 commenti:

  1. A me aveva fatto cacare... e dire che quando è uscito non avevo ancora i neuroni devastati dai figli. Anzi, forse è per quello che mi aveva fatto cacare

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  2. Mi sono sempre rifiutata di vederlo per paura di incappare in una grande delusione, il tuo 6,5 e il tuo apprezzamento mi tentano non poco ora.

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  3. Mi ero perso il post nei giorni di follia di blogger.
    Concordo. Inferiore al primo e troppo incasellato.

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