venerdì 7 ottobre 2016

Romeo y Julieta






Cara Antía,

come va la vita, tutto bene?
Non è la classica domanda di circostanza, lo voglio sapere davvero. Sai com'è, è un “pochino” che non ci sentiamo. Quanti anni sono passati? Tredici?
Certo che ogni tanto potresti anche farmi una telefonata. Oppure mandarmi un messaggino su WhatsApp, che tanto non ti costa mica niente. Non devi scrivermi chissà che cosa. Basta che mi mandi un emoji scema e io sono contento.


Ecco, anche una così può andare.

Ho sentito dire in giro, da quella tua amica pettegola che non si fa mai gli affaracci suoi, che in questo tempo hai avuto tre figli. Ammettilo: stai cercando di battere il record del mio blogger-nemico Mr. James Ford per fargli un dispetto, vero? Se è così, significa che lo fai per me e significa che mi vuoi ancora bene.

Quanto a me, io in questi ultimi tredici anni che ho fatto?
Niente di particolare. Figli, dopo di te, non ne ho più avuti.
Scusa, la frase m'è uscita male. Detta così sembra che non ne ho più voluti a causa tua, ma non è così...
Oddio, forse avere una figlia che non ti caga per tredici anni senza un apparente motivo può essere una ragione sufficiente per non desiderare altri pargoli almeno per i prossimi due secoli. Fatto sta che non mi è più capitato di avere altri figli, grazie a Iddio.
In compenso in questi ultimi anni ho dato vita a un blog pseudo cinematografico. Si chiama Pensamientos Caníbales, se vuoi andare a dare un'occhiata lo trovi in rete. Se poi ti scappa anche qualche like su Facebook ai miei post non mi offendo. Non dico sia un blog di successo, in confronto per dire a quello di Chiara Ferragni è una merdina, però mi piace scriverci sopra e commentare i film che ho visto. Gradirei di più commentarli insieme a te come facevamo una volta, solo che tu sei sparita nel nulla per cercare la tua strada spirituale e spero almeno tu l'abbia trovata. Anche perché, se in tredici anni non ce l'hai fatta, tutto questo tempo l'hai buttato nel cesso, lasciatelo proprio dire, tesoro mio.

L'ultimo film di cui ho parlato sul mio blogghettino è Julieta di Pedro Almodóvar. È la storia drammatica di una tipa che si chiama Julieta. Con un nome del genere, Shakespeare insegna, la tragedia ce l'ha nel sangue. In effetti di cose non proprio piacevoli gliene capitano una dietro l'altra, al punto che sembra di stare nella versione spagnola e almodovariana di una serie anime giapponese degli anni '80 tipo Candy Candy o Peline Story. Sono varie le varie disgrazie che capitano a questa povera donna, una bella povera donna interpretata da giovane da Adriana Ugarte e poi da vecchia... pardon da più anziana da Emma Suárez, entrambe bravissime. Insomma, fa un po' strano il passaggio dall'una all'altra, però sempre meglio una scelta del genere piuttosto che usare il trucco in maniera diciamo discutibile per invecchiare i personaggi come in J. Edgar di Clint Eastwood.


"Non è che ci assomigliamo molto."
"Se magari provassi a toglierti quel sacco di patate dalla testa, Emma..."

Nonostante la mestizia degli eventi che la coinvolgono, Julieta non indugia troppo nel dolore. È un melodramma appassionante, ma non deprimente. Una pellicola esistenzialista, eppure priva di pesanti seghe mentali e filosofiche. Una storia piccola e semplice e allo stesso tempo dannatamente efficace. Lontano dalla commedia Gli amanti passeggeri, così come dal thriller dark La pelle che abito, Almodóvar torna al cinema che sa far meglio, con un parente nemmeno troppo lontano del suo capolavoro Tutto su mia madre. Diciamo che può esserne considerato il figlio o, meglio ancora, la figlia.

Julieta non sarà una visione sconvolgente o qualcosa di mai visto prima. Lì per lì coinvolge ed emoziona, ma senza scatenare pianti fragorosi. Eppure è uno di quei film di cui al termine ti resta attaccato qualcosa. Sarà perché nella storia di un genitore che non sente più la figlia per anni mi sono ritrovato abbastanza. O sarà anche per quel finale, che sul momento fa rimanere un po' spiazzati per non dire incazzati e che poi invece ripensandoci sembra una conclusione perfettamente in linea con il resto della storia. Un finale che ti abbandona, il grande tema del film, ma non ti lascia da solo, bensì con il ricordo di un thriller dell'anima destinato a rimanere un'enigma senza una risposta e destinato a restarti dentro a lungo.

Spero che questa mia lettera sia servita per convincerti, mia cara Antía, a guardare il film e magari pure a rispondermi. O se non altro a mandarmi una maledettissima emoji di tanto in tanto, eddai!

Con immutato amore,
il tuo paparino
Romeo


Julieta
(Spagna 2016)
Regia: Pedro Almodóvar
Sceneggiatura: Pedro Almodóvar
Ispirato ai racconti: Fatalità, Fra poco e Silenzio di Alice Munro
Cast: Adriana Ugarte, Emma Suárez, Rossy De Palma, Michelle Jenner, Inma Cuesta, Daniel Grao, Darío Grandinetti, Priscilla Delgado, Blanca Parés
Genere: materno
Se ti piace guarda anche: Tutto su mia madre, Candy Candy, Peline Story
(voto 7+/10)

5 commenti:

  1. La recensione è bellissima, ma il film meno, secondo me.
    La prima ora mi ha convinto, un raffinatissimo melò, ma il finale - con l'omosessualità OVVIAMENTE tirata in ballo e tocchi di C'è posta per te con la De Filippi - mi è parso irrisolto e pure un po' ridicolo. Non ho afferrato il punto, anche se a livello stilistico, al solito, Almodovar merita. Che bella la protagonista, che bella la colonna sonora.

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  2. già, recensione bellissima! Il film non l'ho visto perché Almodovar mi deprime il sistema nervoso come pochi, ma avendo letto il libro della Munro a cui si ispira sono curiosa. Se ho tempo lo recupero ;)

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  3. C'hai visto più cuore di me, stranamente. Il ritorno ai sentimenti e al femminile di Almodovar mi è piaciuto, ma fin là perchè le tragedie della povera Julieta son davvero troppe e quel finale, no, non mi è andato giù.
    Aspetto un Antìa per capirci meglio.

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  4. Confrontato al precedente "gli amanti passeggeri" questo sembra quasi un capolavoro. Ma siamo lontani anni luce dall'Almodovar di un tempo.

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  5. Almodóvar ha fatto un altro film? Lo vengo a scoprire ora :I

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