venerdì 9 dicembre 2016

Inferno: mai titolo fu più azzeccato





Inferno
(USA, Ungheria 2016)
Regia: Ron Howard
Sceneggiatura: David Koepp
Tratto dal romanzo: Inferno di Dan Brown
Cast: Tom Hanks, Felicity Jones, Ben Foster, Omar Sy, Sidse Babett Knudsen, Irrfan Khan, Ana Ularu, Fortunato Cerlino, Francesca Inaudi
Genere: pestilenziale
Se ti piace guarda anche: Il codice da Vinci, Angeli e demoni

Ci sono troppe persone nel mondo. Per risolvere il problema della sovrappopolazione, che nel giro di qualche decennio potrebbe portare all'estinzione dell'intera razza umana, una soluzione potrebbe essere quella di diffondere un nuovo virus della peste.
Fermi! Non denunciatemi! Non sono io a dirlo, ma uno ancora più psicopatico di me, un personaggio di Inferno: Bertrand Zobrist, uno scienziato transumanista (attenzione, Lapo: non ho detto transessuale) e fanatico di Dante. Un segno che leggere troppo la Divina Commedia può far male, capito Benigni?


Ci sono troppe persone nel mondo?
Può darsi, ma di certo ci sono anche troppi film nel mondo. Troppi film inutili, come questo Inferno. Se Il codice da Vinci riusciva a essere una pellicolona commerciale di solido intrattenimento anche per chi non è un patito del genere come me, questo nuovo lavoro tratto da un lavoro di Dan Brown con protagonista l'odioso professorone Robert Langdon dopo Angeli e demoni (che mi ero perso) non riesce a ripetere l'impresa. Inferno è lungo, lento, noioso, pesante.

A parte questi “piccoli” dettagli, quali sono gli altri problemi del film?
Sarebbe più veloce dire cosa funziona, ma qui siamo all'Inferno, mica in Paradiso, quindi le cose gradevoli sono bandite.
A non funzionare è soprattutto la regia. Non sono mai stato un fan di Ron Howard, però qui ha confermato in pieno il mio peggior timore su di lui, ovvero il fatto che non solo è un mestierante, cosa credo difficile da negare, ma è pure un mestierante molto mediocre. Inferno è privo di ritmo, ha una visione dell'Italia, in cui è ambientata buona parte della vicenda, parecchio stereotipata non solo per i luoghi comuni presenti, ma pure per le riprese da cartolina turistica del regista ammeregano. La solita visione hollywoodiana del nostro paese, mista a uno stile visivo che ricorda le fiction Rai. Quest'anno ne ho viste parecchie, e quindi so di cosa parlo. Va inoltre detto che alcune fiction Rai sono girate molto meglio di 'sta roba, su tutte Rocco Schiavone.

Per la serie #mainagioia, persino il prestigioso cast messo in campo da Ron Howard delude assai. Su Tom Hanks non è che riponessi molte aspettative però, dopo la prova a quota piuttosto alta in Sully, speravo in qualcosa di meglio. Invece qui è persino più bolso del solito, come se lui per primo fosse stanco del personaggio di Robert Langdon, figuriamoci noi spettatori.


Ben poco in parte pure Omar Sy, il “quasi amico” che, con quella faccia da tipo buono e simpatico che si ritrova, non è tagliato per fare il cattivone e di certo il doppiaggio italiano con quel finto accento francese non aiuta.


Male pure Ben Foster, sottovalutato attore che di solito adoro, qui quasi ridicolo nei panni del citato pesticida Bertrand Zobrist.


La grande delusione è però soprattutto Felicity Jones, strepitosa in La teoria del tutto e che qui appare un pesce fuor d'acqua. Segno che le grandi produzioni commerciali, se non altro quelle girate senza ispirazione ma solo per soldi come questa, tendono ad appiattire tutto, persino il talento di un'attrice tanto promettente. Adesso c'è da temere pure per Rogue One: A Star Wars Story anche se, almeno a guardare dai trailer, la performance della Jones sembra poter essere ben più convincente.


In un piccolo ruolo c'è pure il nostro Fortunato Cerlino che ormai, in ogni produzione internazionale ambientata in Italia che si rispetti, viene convocato. Peccato che, quando non fa Pietro Savastano, sembri davvero una pippa. Colpa sua, o colpa delle misere particine che gli concedono?


L'unica ad apparire in parte dell'intero cast internazionale è allora Sidse Babett Knudsen, attrice danese dal nome impronunciabile già vista anche nella serie Westworld che si candida a essere la prima scelta del cinema mondiale da qui ai prossimi anni per le parti della donna di mezza età affascinante e anche un filo ambigua. Isabelle Huppert permettendo.

"Cannibal in questo film ha preferito me a Felicity Jones???
Sono sotto shock!"

Sidse Babett Knudsen – che fatica dirlo di nuovo! – è una nota positiva della pellicola e poi...
Poi basta, non me ne vengono in mente altre. Per il resto sono due ore infernali in cui la sola idea di sceneggiatura sembra essere quella di infilare un inseguimento dietro l'altro – e a mio parere gli inseguimenti sono la morte del cinema, Mad Max: Fury Road escluso – all'interno di una trama che è la solita rimescolatura apocalittica già vista e stravista, con qualche riferimento culturale random soprattutto a Dante, e in cui viene trattato in maniera molto superficiale e poco approfondita il tema della sovrappopooo po po po po pooo pooopolazione. Un argomento affrontato altrove in modo ben più efficace, come nel libro Libertà di Jonathan Franzen e nella serie britannica Utopia. E così pure io ho messo dentro un paio di riferimenti culturali random che fanno molto Dan Brown.

"Guarda, Felicity, questo è un antico cimelio appartenuto prima a Dante Alighieri e poi a Leonardo da Vinci."
"Tom, veramente questo è un soprammobile che ho comprato ieri all'IKEA!"

A risvegliare l'interesse a un certo punto c'è un colpo di scena, che non vi svelo. Peccato che sia giocato troppo in anticipo, a metà film, e per tutta la seconda parte non succeda più altro di rilevante, o in grado di risvegliare l'attenzione. Dico solo che c'ho messo ben quattro giorni, tra un appisolamento e l'altro, per portare a termine l'intera visione.

"Inferno ha fatto addormentare persino me."

È stata insomma un'esperienza davvero... infernale. Tra tanti difetti, almeno non si può accusare questa pellicola di non essere coerente con il suo titolo.
(voto 4/10)

6 commenti:

  1. L'ho scampata bella, visto che un amico sadico voleva per scommessa portarmi a vederlo al cinema. Ovviamente, l'ho mandato all'inferno ;)

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  2. Il libro mi aveva deluso, perciò non ho tutta questa fretta di immergermi nel film...

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  3. Avevo già chiuso con questa serie ridicola dopo il primo, ridicolo film. Ho fatto gran bene. :)

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  4. ...io sono stata fortunata: ho visto prima "Inferno", dopo "Sully", quindi ho rivalutato Tom...

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  5. Due palle davvero sta saga di Dan Brown...

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  6. Due marroni. Due marroni anche il libro ma almeno nella versione cartacea Dan Brown azzarda un finale triste ed ambiguo. Qui invece siamo alle solite poracciate ammeregane tarallucci & wine.

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