Zoe
Regia: Drake Doremus
C'è una nuova droga in giro. Si chiama Benysol. A dirla tutta è un farmaco. Una medicinale legale. Come il Viagra. Se però il Viagra è un medicinale per il sesso, il Benysol è un medicinale per l'amore. È una pillola che, quando la prendi, ti fa provare le sensazioni del primo amore. Chi ha inventato una cosa del genere? E chi volete che l'abbia ideata, se non la compagnia in cui lavora Mark Renton di Trainspotting?
Nel film Zoe, Ewan McGregor è una specie di... boh? Genio. Uno Steve Jobs delle intelligenze artificiali. O una versione buona del Jared Leto di Blade Runner 2049. Non si capisce bene fino in fondo quale sia il suo lavoro, comunque è un tipo che è riuscito a creare un robot umanoide che prova dei sentimenti, delle emozioni, che sembra in tutto e per tutto una persona vera. Poteva per caso dargli le sembianze di un cesso?
Ovviamente no. Poteva avere l'aspetto di Alicia Vikander, solo che quel film era già stato fatto, ed era splendido e si chiamava Ex Machina.
La sua creatura artificiale, Zoe, ha invece l'aspetto di Léa Seydoux. E mica la buttiamo.
La sua creatura artificiale, Zoe, ha invece l'aspetto di Léa Seydoux. E mica la buttiamo.
Léa Seydoux è un'attrice bravissima, ma è così seducente che spesso uno non se ne rende neanche bene conto. Non è la prima cosa di lei che si nota, ed è un peccato. Il fatto che sia così figa per lei a livello recitativo è quasi un handicap, poverina.
Nel film invece l'handicap che ha il suo personaggio, o che almeno percepisce come tale, è quello di essere consapevole di essere un'intelligenza artificiale. Può qualcuno consapevole di essere finto, condurre una vita serena e felice?
Un altro quesito che si pone il film è: può qualcuno innamorarsi di una creatura artificiale, sapendo che è una creatura artificiale?
Beh, se ha le sembianze di Léa Seydoux io direi di sì. Ewan McGregor invece non ne è così convinto. Ewan McGregor in questo film riesce a innamorarsi soltanto se prende il Benysol. È dipendente dal Benysol come Mark Renton era dipendente dall'eroina. In pratica, questa è la versione sci-fi di Trainspotting, o almeno il suo personaggio lo è. Per il resto la pellicola sembra un incrocio tra Lei di Spike Jonze e Se mi lasci ti cancello diretto da Michel Gondry e sceneggiato da Charlie Kaufman. A questo punto uno può pensare che Zoe sia il film più figo che si possa vedere in questo momento nel mondo e la verità è che non è proprio così. Perché?
Perché la pellicola è sceneggiata da tale Richard Greenberg, uno che nel suo script ha messo dentro un casino di idee, alcune buone e altre meno, ma non ne ha sviluppata nessuna in maniera particolarmente brillante o originale. E soprattutto non è Charlie Kaufman.
L'altro problema è che il regista non è né Spike Jonze, né Michel Gondry, bensì Drake Doremus. ⇩
Drake Doremus è un po' come questo film: sulla carta potrebbe essere uno dei migliori registi del mondo, o se non altro uno dei miei preferiti. È un regista classe 1983, quindi della mia generazione, che gira pellicole indie giocate principalmente su due personaggi: è il principino dei “boy meets girl movies”, in pratica. Un sottogenere che io adoro. A livello visivo inoltre ha un buon occhio e le sue pellicole in genere partono da spunti intriganti. Peccato che tutte le volte non riesca a convincermi fino in fondo. Like Crazy con Anton Yelchin, Felicity Jones e Jennifer Lawrence aveva un cast enorme ma non mi aveva fatto impazzire; Passione innocente - Breathe In con Felicity Jones e Guy Pearce era sì caruccio però pure troppo innocente e non m'aveva fatto appassionare; Equals con Kristen Stewart e Nicholas Hoult, che rappresentava la sua prima incursione nel genere sci-fi romance, era una palla assurda e mi aveva fatto andare giù le mutande; Newness con Laia Costa e Nicholas Hoult infine era potenzialmente il film perfetto per parlare delle relazioni nell'epoca di Tinder e invece si perdeva per strada e ancora una volta mi aveva fatto provare delusione.
Drake Doremus è un po' come questo film: sulla carta potrebbe essere uno dei migliori registi del mondo, o se non altro uno dei miei preferiti. È un regista classe 1983, quindi della mia generazione, che gira pellicole indie giocate principalmente su due personaggi: è il principino dei “boy meets girl movies”, in pratica. Un sottogenere che io adoro. A livello visivo inoltre ha un buon occhio e le sue pellicole in genere partono da spunti intriganti. Peccato che tutte le volte non riesca a convincermi fino in fondo. Like Crazy con Anton Yelchin, Felicity Jones e Jennifer Lawrence aveva un cast enorme ma non mi aveva fatto impazzire; Passione innocente - Breathe In con Felicity Jones e Guy Pearce era sì caruccio però pure troppo innocente e non m'aveva fatto appassionare; Equals con Kristen Stewart e Nicholas Hoult, che rappresentava la sua prima incursione nel genere sci-fi romance, era una palla assurda e mi aveva fatto andare giù le mutande; Newness con Laia Costa e Nicholas Hoult infine era potenzialmente il film perfetto per parlare delle relazioni nell'epoca di Tinder e invece si perdeva per strada e ancora una volta mi aveva fatto provare delusione.
Con Zoe le cose non cambiano molto. Il lavoro contiene tanti motivi d'interesse al suo interno, a partire da una nuova coppia di protagonisti belli belli in modo assurdo come Ewan McGregor e Léa Seydoux, per passare poi a una Christina Aguilera in versione robot-escort gnoccolona.
C'è poi anche il bell'addormentato Theo James, ma il suo personaggio, che in teoria dovrebbe/potrebbe giocare un ruolo centrale, in realtà risulta parecchio anonimo e inutile.
C'è poi anche il bell'addormentato Theo James, ma il suo personaggio, che in teoria dovrebbe/potrebbe giocare un ruolo centrale, in realtà risulta parecchio anonimo e inutile.
Zoe propone in più tanti spunti sci-fi che sarebbero notevoli, non fosse che danno la costante sensazione di déjà vu nei confronti di altri titoli sopracitati come Lei, Se mi lasci ti cancello, Ex Machina, Blade Runner e Blade Runner 2049, più un pizzico di Westworld. Il film inoltre sembra sempre essere lì lì sul punto di esplodere, e invece rimane costantemente con il colpo in canna, finendo per apparire come una versione meno cattiva di un episodio di medio livello di Black Mirror. Drake Doremus è come una persona che sa cucinare, che sa cucinare decisamente bene, che prende tutti gli ingredienti migliori nei negozi migliori e li prepara seguendo la ricetta da manuale. È uno che sa cucinare bene, ma non è un vero chef. Gli manca il guizzo del fuoriclasse. Il lampo di genio. Non è uno Spike Jonze o un Michel Gondry e, dopo aver visto 5 suoi film, devo dire che probabilmente non lo sarà mai.
Una volta dette tutte queste cose, aggiungo però che a questo Zoe non sono riuscito a volere male, anzi. Al suo interno c'è una certa disperazione di fondo, un male di vivere così profondo, così sentito, da apparire vero. Come Léa Seydoux nel film. È un'intelligenza artificiale. È finta. In teoria non potrebbe provare emozioni vere. Invece le prova e le fa provare.
(voto 6+/10)
Doremus mi piace sempre più che a te, ma questo mix qui un po' mi spaventa.
RispondiEliminaProverò a giorni. :)
Altra potenziale cannibalata che penso di avere molta paura di guardare.
RispondiEliminaNonostante la Seidoux.