lunedì 27 novembre 2023

La musica di Novembre 2023, dai Beatles a Colapesce Dimartino








Gli album del mese

Colapesce Dimartino "Lux Eterna Beach"

Cantautorato italiano. Un genere che in genere mi fa sbadigliare al solo sentirlo nominare. Quando di mezzo ci sono Colapesce e Dimartino, la migliore espressione del cantautorato italiano contemporaneo, gli sbadigli per fortuna sono invece banditi del tutto. Perché?

Credo perché, oltre a prendere il meglio dal cantautorato italiano del passato, ci aggiungono un tocco internazionale, tra i Kings of Convenience e Sufjan Stevens, e condiscono il tutto con più che gradite dosi d'ironia e leggerezza pop. "Lux Eterna Beach" rischia di essere il loro ultimo album insieme almeno per un po' di tempo, prima che tornino a dedicarsi alle loro carriera soliste, e dentro c'hanno messo tutta la loro idea di musica e di mondo. Non dimenticando di inserire anche un pezzo dai toni politici come "Ragazzo di destra", che non ha mancato di generare polemiche e meno male, visto che oggi, salvo alcuni rapper o popstar come Elodie e Marco Mengoni, la maggior parte degli altri artisti italiani mainstream hanno una gran paura anche solo di sfiorare temi politici, pur di non alienarsi una parte di pubblico.

Al di là dei testi, da leggere con attenzione, "Lux Eterna Beach" anche a livello musicale rappresenta una luce nel cantautorato attuale, italiano e non solo, ed è una spiaggia che affaccia su un mare in cui è un piacere fare un bello "Splash".
(voto 7,5/10)



Marta Del Grandi "Selva"

Merita un posto tra i Grandi di oggi della musica italiana, benché la sua proposta sia parecchio lontana dal resto della scena musicale italiana. E ciò non è mica un male. Marta Del Grandi è una cantautrice dalle parti di Joni Mitchell e Fiona Apple e il suo nuovo album è una bella Selva in cui perdersi.
(voto 7+/10)



André 3000 "New Blue Sun"

André 3000 degli Outkast (quelli di "Hey Ya!" e "Ms. Jackson", per intenderci) ha pubblicato il suo primo album solista ed è qualcosa che manco Nostradamus o i Maya sarebbero riusciti a predire: un disco strumentale composto da pezzi di musica ambient jazz new age in cui suona il piffero... scusate, il flauto. Che sia stato obbligato dal suo insegnante di musica delle elementari a farlo?
Fatto sta che il risultato per i primi minuti può anche avere un suo certo fascino, poi però la noia prende il sopravvento, e pure un certo fastidio, e l'unica cosa interessante che rimane sono i titoli dei brani. Applausi per il coraggio, sbadigli per il risultato.
(voto 4/10)



Kevin Abstract "Blanket"

Per uno strano scherzo del destino, o sarà forse perché ormai i confini tra generi si fanno sempre più sottili e mi sa che manco esistono più, alcuni dei dischi rock più interessanti dell'anno li hanno realizzati dei rapper. È il caso di Lil Yachty con lo psichedelico "Let's Start Here", ma in parte anche di Lil Uzi Vert con "Pink Tape", che in mezzo a roba trap c'ha messo pure una cover dei System of a Down e pezzi con Bring Me The Horizon e Babymetal. Ed è ora il caso di Kevin Abstract, ex membro dell'ormai dismesso collettivo hip hop Brockhampton, che ha tirato fuori un promettente disco tra grunge e indie rock, in cui, non so se sono io fuori o cosa, ma dentro ci sento vaghi echi di Smashing Pumpkins e Soundgarden.
(voto 7+/10)



Aesop Rock "Integrated Tech Solutions"

Proprio mentre giunge al termine un anno che in ambito hip hop non ha regalato troppe soddisfazioni, con tanti rapper come abbiamo visto sopra che si sono allontanati dal genere, ecco che è uscito quello che rischia di essere uno dei dischi rap più fighi dell'anno, se non il più figo in assoluto. Per gli amanti di certe sonorità old school tra Beastie Boys e Run The Jewels, il nuovo di Aesop Rock è da non perdere.
(voto 7/10)




Le canzoni top

#3 The Smile "Wall of Eyes"

Prosegue lo spin-off dei Radiohead intitolato The Smile, con il loro secondo album in arrivo il 26 gennaio 2024, anticipato dalla title track "Wall of Eyes". Viene il sospetto che ormai i The Smile siano la prima occupazione di Thom Yorke e Jonny Greenwood e i Radiohead soltanto un passatempo sullo sfondo e li si può anche capire. Possono continuare a fare buona, ottima musica, senza la pressione di dover per forza fare dei capolavori all'altezza di "Ok Computer", "Kid A" e "In Rainbows". E comunque possono anche cambiare denominazione, ma il modo in cui Thom riesce a esprimere l'alienazione contemporanea a 30 anni da "Creep" è rimasto immutato. Vedere il video di "Wall of Eyes" diretto dal fido alleato Paul Thomas Anderson per credere.



#2 Björk ft. Rosalía "Oral"

Lo so che negli ultimi tempi i dischi di Björk sono stati una delusione piuttosto che no. Il bello di questa sua "nuova" canzone "Oral" è però che si tratta di un pezzo della fine degli anni '90, quando l'islandese era all'apice della sua creatività, ma che ai tempi l'artista aveva giudicato troppo pop per dargli uno spazio in "Homogenic" o "Vespertine".

25 anni dopo, Björk ha finalmente deciso di riprendere il brano, coinvolgere Rosalía e pubblicarlo come singolo di beneficenza per sostenere la lotta contro gli allevamenti di salmoni in Islanda. Il risultato è la sua canzone migliore da anni a questa parte, e pazienza se è una canzone "vecchia".



#1 Beatles "Now and Then"

E poi dicono che i giovani d'oggi fanno solo musica trap con l'auto-tune. Giusto lo scorso mese è uscito l'album d'esordio a tutto rock'n'roll di una nuova band chiamata Rolling Stones, ed eccoci ora a parlare del singolo di debutto di quattro ragazzotti di Liverpool con la passione per la musica d'altri tempi, i Beatles.

Sono dei tipi molto modesti e con i piedi per terra, che si autodefiniscono "più famosi di Gesù" e si fanno chiamare Fab Four. La loro "Now and Then" è una ballata nostalgica e, nonostante a quanto pare i quattro per la registrazione si siano fatti aiutare dall'intelligenza artificiale, suona calda ed emotivamente forte. Certo, nel pezzo si sentono echi di Radiohead e Blur, ma i quattro hanno già un loro sound e credo sentiremo ancora parlare di loro a lungo.




Guilty Pleasure del mese
Dua Lipa "Houdini"

Dua Lipa è tornata, un po' diversa dal passato, ma sempre irresistibile. "Houdini" non nasconde le sue sonorità pop-dance anni '80, non troppo distanti da quelle del suo ultimo album campione di vendite "Future Nostalgia", eppure specie nel finale assume dei contorni più psichedelici, più spinti, tra Daft Punk e Tame Impala. Non a caso tra gli autori e produttori della canzone c'è Kevin Parker, mister Tame Impala in persona. E anche questa volta a Dua la magia di fare un pezzo che resta incollato in testa è riuscita. Ecco (forse) perché si chiama Houdini.




Cotta del mese
Tyla

Cara Giorgia, mai sottovalutare l'acqua. Specie se viene usata come dalla cantante rivelazione Tyla nel suo video.




Album da recuperare
Robbie Williams "Life thru a Lens"

Sull'onda emotiva di quella perla di Robbie Williams, la docuserie indovinate un po' su... Robbie Williams, mi sono andato a riascoltare un po' di suoi dischi e non c'è niente da fare. Il mio preferito, quello a cui sono sempre stato più affezionato, resta ancora oggi il suo esordio "Life thru a Lens". C'è "Angels", il singolone che l'ha trasformato in una megapopstar solista dopo aver lasciato i Take That, che devo dire suona meglio oggi rispetto alla fine degli anni '90 quando la trasmettevano mille volte al giorno e mi era venuta un po' a noia, ma non solo. É un disco di Britpop commerciale finché si vuole, ma che nella sua semplicità possiede una sua purezza e una sua innocenza che fanno quasi commuovere. Come la docuserie su Robbie.





1 commento:

  1. Vedo che non hai dato il voto ai ragazzotti di Liverpul.
    Io la sufficienza gliela do, anche se un po' più di vivacità non guasterebbe. Comunque sono giovani e possono sicuramente migliorare.
    Obladì obladà

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