Avevo un po’ paura, prima di ascoltarlo. Non sai mai che scherzi ti possano tirare i tuoi vecchi idoli.
Ma l’avete sentito ad esempio il nuovo album degli Smashing Pumpkins, Oceania?
Non farà sanguinare le orecchie come, per dire, l’ultimo degli Afterhours, ma questo può davvero essere considerato lo stesso gruppo che ha tirato fuori disconi come Mellon Collie, Siamese Dream e Adore? Vi prego, ditemi di no.
“No, non è la stessa band: a parte Billy Corgan, gli altri musicisti sono tutti cambiati!”.
Bene, grazie per la risposta.
Per fortuna, Fiona Apple non ha perso l’ispirazione come accaduto a Billy “non più the Kid” Corgan. Tutt’altro. Il paragone per lei può essere semmai quello con Terrence Malick.
Anche lei è infatti un’artista schiva, che odia i riflettori preferendo concentrarsi sulla sua arte e anche lei è tutto fuorché prolifica. Questo è appena il suo quarto album in 16 anni di carriera e arriva a 7 di distanza dall’ultimo. Una scarsa prolificità che la accomunava, al passato, con Malick, visto che il regista texano adesso s’è messo sotto al lavoro come un forsennato e gira un film dietro all’altro manco si fosse trasformato in Woody Allen.
Fiona Apple è davvero un’artista strana. La parola migliore per definirla sarebbe però “estranea”. Perché Fiona è del tutto estranea al resto dello showbiz musicale. Lo è sempre stata, anche se all’inizio c’avevano pure provato, a incasellarla.
A metà anni Novanta, nel 1996, esce il suo folgorante album d’esordio Tidal. Una raccolta di canzoni intime e personali. Solo per il fatto di essere una cantante donna, con testi più o meno arrabbiati e avere i capelli lunghi, l’industria discografica la etichetta così come nuova Alanis Morissette, che all’epoca vendeva milioni su milioni di dischi.
Ma vi rendete conta che quella era un’epoca in cui Alanis vendeva fantastiliardi di dischi? Quella dove non esisteva quasi lettore CD (perché allora c’erano ancora i lettori CD) su cui non girasse Jagged Little Pill? Non che non se lo meritasse o altro, però è ironic, come canterebbe lei, che oggi se esce un suo album nuovo a malapena una o due persone al mondo ne parlano e invece allora sembrava tipo la più grande cosa mai capitata sulla scena musicale. Davvero altri tempi.
Fatto sta che Fiona, capelli lunghi a parte, ben poco aveva a che vedere con la Morissette e la sua musica semmai portava più dalle parti di Tori Amos. E, di certo, ben poco aveva a che vedere con il resto della musica che passava sulle radio o in tv. Premiata come artista rivelazione agli Mtv Music Awards 1997, Fiona ha ad esempio “ringraziato” con il discorso più anti-Mtv mai sentito su Mtv. Dove – toh, guarda un po’ che caso – non è poi praticamente più passata…
"This world is bullshit. And you shouldn't model your life — wait a second — you shouldn't model your life about what you think that we think is cool and what we're wearing and what we're saying and everything. Go with yourself. Go with yourself."
Con il secondo album, Fiona ribadisce ancora di più la sua estraneità, la sua allergia al mondo dello showbiz. E al mondo, più in generale. Chiama alla produzione il compositore Jon Brion, fa un disco dalle forti atmosfere cinematografiche e gli dà il titolo più lungo nella storia della musica:
When the Pawn Hits the Conflicts He Thinks like a King What He Knows Throws the Blows When He Goes to the Fight and He'll Win the Whole Thing Fore He Enters the Ring There's No Body to Batter When Your Mind Is Your Might So When You Go Solo, You Hold Your Own Hand and Remember That Depth Is the Greatest of Heights and If You Know Where You Stand, Then You'll Know Where to Land and If You Fall It Won't Matter, Cuz You Know That You're Right
Roba che a Lina Wertmüller sarà preso un colpo dopo averlo letto, rimpiangendo non sia venuto in mente a lei.
Boicottato da Mtv, sbeffeggiato per il titolo, senza un singolone pop da sfoggiare, l’album commercialmente va molto meno bene rispetto all’esordio, eppure è una bomba pazzesca. Uno dei dischi più belli che io abbia mai sentito. Una gemma assoluta di rara intensità, paragonabile giusto alla grazia di Jeff Buckley.
Ai tempi del terzo album, Fiona viene poi boicottata persino dalla sua stessa etichetta discografica, la ben poco epica Epic Records, che non vuole farlo uscire perché “troppo poco commerciale”. Il lavoro rimane bloccato, i fan mettono in piedi un’organizzazione chiamata “Free Fiona” manco fosse Free Willy, fino a che la Mela non è costretta a tornare in studio con dei nuovi producer che regalano al tutto un po’ più di ritmo e alla fine, nel 2005, Extraordinary Machine vede extraordinariamente la luce. Disco notevolissimo, sebbene inferiore ai due precedenti, cui fa seguito un altro lungo stop ora interrotto con un nuovo album che è appena uscito a sorpresa sempre per la stessa Epic Records e con un titolo pure questo parecchio lunghetto:
Fiona Apple “The Idler Wheel Is Wiser Than The Driver of The Screw And Whipping Cords Will Serve You More Than Ropes Will Ever Do”
Genere: melò ma non smielato
Provenienza: New York
Se ti piace ascolta anche: Regina Spektor, Lana Del Rey, St. Vincent, Bjork, Joanna Newsom, Cat Power, Feist, Kimbra
Il nuovo album di Fiona, cui anziché l’intero titolo originale ci riferiremo con il più breve The Idler Wheel, è una magia fatta di voci, piano, qualche percussione e poco altro. Essenziale. È un disco essenziale. In tutti i sensi comunemente intesi del termine. Essenziale perché non potete perdervelo. Ed essenziale perché ha un suono scarno (ma tutt’altro che scarso), fatto di pochi elementi e del tutto naturale. Come se Fiona tenesse un concerto davanti a noi, solo per noi.
La sua voce regala magie a profusione ed è protagonista unica di uno spettacolo lungo 40 minuti. Non pensate però a vocalizzi, sfoggi inutili di virtuosismi o gorgheggi alla Mariah Carey. Fiona vomita fuori le parole che ha tenuto dentro di sé negli ultimi anni.
La sua voce sussurra, accarezza le orecchie, per poi accendersi all’improvviso a sottolineare alcune parole, come in “Daredevil” e “Valentine”, trasformarsi in coro come in “Periphery” o nel ritornello del singolo “Every Single Night”, toccare la poesia assoluta nell’incantevole “Anything We Want”, raggiungere il sublime in “Hot Knife” e poi pugnalarti quando meno te lo aspetti.
The Idler Wheel è un disco di canzoni pop con testi di un'urgenza espressiva di matrice quasi rap e suonato con un'attitudine jazz.
Un disco figlio diretto dei suoi album precedenti eppure dal suono diverso, scarno, ancora più personale, sentito e vissuto, un pugno dritto alla bocca dello stomaco della scena musicale di oggi. Un disco… essenziale, non ci sono altre parole per descriverlo.
E allora, che altro aspettate ancora ad addentare la Fiona Mela?
(voto 9+/10)
condivido in pieno tutto ciò che hai scritto, disco veramente bello
RispondiEliminaChe grande notizia, non ero al corrente! Proprio ieri ascoltavo per la solita volta "When The Pawn ..." ... che disco!
RispondiEliminafiona è così. arriva quando meno te lo aspetti, e sa sempre sorprenderti...
EliminaFiona Apple sta al mio ampli come una mela sta nella fiona
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