lunedì 21 gennaio 2019

Suspiria: la #41yearschallenge 1977 vs 2018





10 Years Challenge fatti più in là!
Qui su Pensieri Cannibali la posta in gioco viene alzata, con la 41 Years Challenge cinematografica. La super sfida è tra il Suspiria del 1977 e il Suspiria del 2018 e, proprio come il film di Luca Guadagnino, sarà in 6 atti più un epilogo.

#10yearschallenge is for boys
#41yearschallenge is for men


Suspiria (1977)
Regia: Dario Argento
Cast: Jessica Harper, Stefania Casini, Flavio Bucci, Miguel Bosé, Barbara Magnolfi, Alida Valli, Eva Axén, Patricia Ingle, Susanna Javicoli, Joan Bennett, Udo Kier

vs

Suspiria (2018)
Regia: Luca Guadagnino
Cast: Dakota Johnson, Tilda Swinton, Tilda Swinton, Tilda Swinton, Mia Goth, Chloë Grace Moretz, Jessica Harper


Atto #1 La regia

Dario Argento nel 1977 arrivava dritto dal suo capolavoro, nonché film più celebre, Profondo rosso. Incurante del pericolo di doversi confermare dopo una pellicola del genere, d'altra parte se fosse un fifone non sarebbe il maestro italiano dell'horror, riusciva a bissare realizzando una pellicola per certi versi ancora più inquietante e pure più affascinante: Suspiria. Ottima la regia del papà di Asia, soprattutto per la capacità nel costruire la tensione, però Luca Guadagnino con il suo remake non-remake del 2018 riesce a fare ancora di meglio.

Arrivando pure lui da un film splendido come Chiamami col tuo nome, il siciliano conferma di essere registicamente in stato di grazia e di poter filmare qualunque cosa, pure un horror non-horror, in una maniera pazzesca. In particolare, il Luca si dimostra un fenomeno nelle scene di danza. Dopo aver fatto ballare Ralph Fiennes in A Bigger Splash e Timothée Chalamet e Armie Hammer in Chiamami col tuo nome, qui Guadagnino prende quel manico di scopa di Dakota Johnson e la trasforma in una provetta Roberto Bolle al femminile. Potere di un montaggio sensazionale e di una regia infernale. Questa sì che è magia. O è meglio dire stregoneria?

And the winner is... Luca Guadagnino


Atto #2 La fotografia e le scenografie

Qui non c'è gara, e non è colpa del nuovo Suspiria. È solo che per me il Suspiria del 1977 è uno dei film esteticamente più belli di sempre, con forse la fotografia più clamorosamente favolosa di tutti i tempi. La scena in taxi iniziale è meraviglia allo stato puro.


Applausi quindi per il direttore della fotografia Luciano Tovoli, ma menzione d'onore pure per le scenografie di Giuseppe Bassan che sono un'autentica opera d'arte.

Per quanto visivamente e tecnicamente curato, curatissimo, il remake non-remake di Luca Guadagnino quindi si deve arrendere. Suspiria del 1977 in questo campo batte tutti.

And the winner is... Suspiria (1977)


Atto #3 La protagonista

Jessica Harper si è fatta conoscere con Il fantasma del palcoscenico, cult movie di Brian De Palma particolarmente adorato dai Daft Punk, e in Suspiria conferma di essere la Scream Queen per eccellenza degli anni '70. Il suo personaggio però non è che abbia una costruzione psicologica particolarmente approfondita e non le consente quindi chissà quale performance recitativa.

Meglio le cose vanno a Dakota Johnson. La sua Susie Bannion 2.0 è un personaggio dotato di maggiori sfumature, anche se magari non 50, con cui l'attrice mostra - sorpresa, sorpresa! - di possedere buone capacità interpretative, oltre che danzerecce. La ragazza ha ancora ampi margini di miglioramento, ma quando è in coppia con Luca Guadagnino dà il suo meglio. Con buona pace di Christian Grey e di Chris Martin.

And the winner is... Dakota Johnson


Atto #4 Il resto del cast

I livelli recitativi del Suspiria originale non è che siano da Metodo Stanislavskij, e manco da Metodo Kominsky. Basti prendere Miguel Bosé, non proprio il massimo della recitazione. E nemmeno del canto, ma questa è un'altra storia...


Nel comparto recitativo ha quindi gioco facile il nuovo Suspiria. Se la povera Chloë Grace Moretz è troppo sacrificata, in tutti i sensi possibili, ha invece modo di mettersi in mostra Mia Goth, attrice lanciata da quel volpone di Lars von Trier in Nymphomaniac, che qui buca lo schermo con uno sguardo raggelante.


L'MVP del cast è però Tilda Swinton, l'attrice feticcio di Luca Guadagnino che per lui questa volta si fa letteralmente in tre. In vesti inaspettate persino per lei.


And the winner is... Suspiria (2018)


Atto #5 La colonna sonora

Dopo l'iconico tema sonoro composto per Profondo rosso, per Suspiria i Goblin realizzano una musichetta meno nota, ma ancora più evocativa ed efficace. Una buona parte del merito dell'angoscia provocata dalla pellicola è loro, ancor più di Dario Argento. Il suo cinema senza le loro musiche non a caso perde una dose notevole di inquietudine.



Per il suo Suspiria versione 2018, Luca Guadagnino ha chiamato a sé Thom Yorke, il cantante dei Radiohead qui per la prima volta alle prese con la composizione di una colonna sonora. Un campo in cui va così a “sfidare” il compagno di band Jonny Greenwood, ormai accompagnatore musicale ufficiale del cinema di Paul Thomas Anderson. Il lavoro di Yorke è composto da composizioni strumentali purtroppo prive della tensione e della naturale angoscia che i Goblin erano capaci di provocare. I pochi pezzi cantati presenti sembrano invece degli scarti dall'ultimo album dei Radiohead, lo splendido A Moon Shaped Pool. Sono pur sempre meglio del 90% del resto della musica in circolazione nel mondo, ma non rientrano tra i vertici della produzione yorkiana. Devo dire che da lui mi aspettavo qualcosina in più. Il risultato più sorprendente di questa #41yearschallenge è quindi la sconfitta della Testa di Radio.



And the winner is... Goblin


Atto #6 La sceneggiatura

Veniamo al punto debole di entrambi i lavori. Se le sceneggiature fossero all'altezza delle regie e dei sublimi reparti tecnici, ci troveremmo di fronte a due autentiche pietre miliari. Il risultato finale è invece in entrambi i casi quello di prodotti dotati di un enorme fascino, cui però sembra mancare qualcosa a livello narrativo. Tipo dei personaggi davvero interessanti. Tipo delle storie davvero coinvolgenti.

In questo caso, less is more. La sceneggiatura di Suspiria anno 1977 è molto basic. È un horror che propone una sfilza di morti ammazzati, accompagnata da qualche riflessione e spiegazione sulla componente esoterica presente. Niente di troppo elaborato, e può andare bene anche così.

La sceneggiatura realizzata da David Kajganich per il nuovo Suspiria prende parecchi elementi dell'originale, più di quanti si potrebbe pensare a una visione superficiale. Per quanto sia un remake/reboot che si discosta liberamente dal precedente film, a ben guardare gli elementi base sono rimasti gli stessi. Pure la figura dello psicologo, benché in modo più marginale, faceva già la sua comparsa nel lavoro di Dario Argento, interpretato da Udo Kier. Nel Suspiria anno 2018 assume comunque un ruolo più centrale. La sua vicenda dai contorni storico-romantici appare però come un di più forzato e non necessario. Così come il passaggio di ambientazione da Friburgo alla Berlino divisa dal Muro fa assumere alla pellicola contorni storico-politici sulla carta intriganti, ma che in fin dei conti appaiono inutili. Gli elementi aggiunti dalla nuova sceneggiatura finiscono così per sembrare superflui e portano la pellicola a un'insensata durata di 2 ore e mezza, che non fa altro che diluire la tensione presente. Molto apprezzabile il tentativo di voler essere qualcosa di più di un semplice film di genere, meno il risultato.

And the winner is... Suspiria (1977)


Epilogo - Il giudizio finale

Il Suspiria del 1977 è ancora oggi un horror teso e soprattutto di enorme e misterioso fascino. Un gioiello da vedere e da ascoltare. Il Suspiria del 2018 è un update, più che altro un omaggio, che in particolare nella prima parte riesce a proporre una bellezza tua sua, personale. A mancare è però un vero crescendo psicologico, spaventoso e soprattutto emotivo, quello proposto ad esempio da un lavoro per certi versi simile come Il cigno nero di Darren Aronofsky, e nella chiusura, spiace molto dirlo, rischia di scivolare nell'involontariamente ridicolo. A livello registico Guadagnino dà ulteriore prova di essere uno dei migliori cineasti oggi in circolazione, ma quando non ha a disposizione una sceneggiatura da Oscar come quella di Chiamami col tuo nome, il risultato finale dei suoi lavori resta incerto. Qualcuno ha menzionato Melissa P.?

Suspiria (1977): voto 7,5/10
Suspiria (2018): voto 7-/10

And the winner of the #41yearschallenge is... Suspiria (1977)


6 commenti:

  1. Grandissimo modo per confrontare i due Suspiria, davvero un colpo di genio ;-) Cheers!

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  2. Recensione-sfida divertentissima, anche se onestamente non avrei saputo né potuto confrontarli.
    Bestie troppo diverse, eticamente ed esticamente, ma affascinanti entrambi a modo loro.

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  3. #41challenge davvero bella, e che nonostante sia difficile fare il paragone fra due film diversi, mi trova abbastanza d'accordo. Ok, io preferisco la colonna sonora di Yorke, ma perchè più d'atmosfera e meno spaventosa.
    E a conti fatti, preferisco l'esperienza Guadagnino nonostante la fotografia di Argento.
    Ancora non mi capacito che quel vecchino è la Swinton, letto dopo la visione non volevo crederci.

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  4. Dai alla fine concordo con quasi tutti i tuoi voti.
    Suspiria anni '70 era esteticamente bello per i colori, Suspiria di oggi lo è per le trovare registiche.
    In quello odierno c'è forse più poesia ermetica ma manca il mistero, il giallo.

    Moz-

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  5. Bellissima l’idea della challenge😉 e bellissimo il post. È sempre un piacere leggerti. Su entrambi i film Suspiria vorrei dire che Argento e Guadagnino non hanno capito un cavolo del Suspiria De Profundis di De Quincey da cui hanno tratto i loro film. Tra i due io tengo quello del 1977 che almeno è un prodotto onesto dell’inventiva registica di Argento ma questo nuovo adattamento di Guadagnino lo butto giù dalla torre senza pensarci: per me è un esercizio di stile impacchettato per essere venduto. Sceneggiatura e regia strizzano l’occhio agli esteti, il casting invece mette d’accordo un po’ tutti con la presenza della bravissima Tilda e purtroppo la (Jennifer Lawrence dei poveri) Johnson che continuo a vedere come una statua di sale ma che si vende bene grazie alle espressioni da cerbiatto impaurito.

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  6. Idea della challenge davvero niente male, devo ancora recuperare Guadagnino ma un bel confronto, quando sarà il momento, ci sta tutto.
    Un pò come i nostri. ;)

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