Inside Out 2
Ah, com'erano belli i cari vecchi tempi!
Ve lo ricordate il lontano 2015?
A quei tempi i treni arrivavano puntuali, il Covid non si intravedeva ancora manco all'orizzonte, e nei cinema usciva una splendida pellicola intitolata Inside Out. Eravamo felici e non ce ne rendevamo conto.
Da allora un sacco di cose sono cambiate e anche Inside Out è cambiato. Nel sequel le cose sono diverse. Ci sono delle nuove emozioni, che però non valgono quelle vecchie. Alcune, diciamolo pure, sembrano una brutta coppia delle precedenti. Ansia non è per caso una Paura per la Gen Z?
E Invidia non vi ricorda per caso una versione invidiosa di Disgusto? Hanno pure lo stesso colore. E adesso non datemi del razzista, come fanno sempre con noi poveri boomer nostalgici indifesi, solo perché ho detto che hanno lo stesso colore di pelle. Si somigliano così tanto che, se Digusto non fosse disgustata dall'idea di diventare mamma, potremmo quasi pensare che Invidia sia sua figlia.
Ennui e Imbarazzo poi sono inutili, per non dire imbarazzanti, e allora tra le nuove emozioni l'unica che si salva sono io, Nostalgia. Peccato che mi facciano comparire per pochi secondi appena. I migliori dell'intero film, comunque.
"Ci rivediamo in Inside Out 10, che racconterà della vita di Riley Andersen da pensionata" |
Viene così da rimpiangere le vecchie emozioni, che qui vengono relegate a un ruolo di comprimarie, per quanto di lusso.
Io avrei voluto che l'intero film fosse solo su di loro. Anzi, io non avrei voluto nessun Inside Out 2. Che bisogno c'è di un seguito, quando posso riguardarmi per la miliardesima volta l'originale che ho registrato su VHS?
Tanto lo sanno tutti: i sequel non sono mai all'altezza dei film originali, le cose vecchie sono sempre meglio di quelle nuove, e soprattutto si stava meglio quando si stava peggio.
(voto 5-/10)
L'ho dovuto stoppare perché mi pareva talmente caotico da darmi il mal di testa. Insopportabile.
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