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martedì 13 dicembre 2011

Darren Aronofsky: Man of the year 2011 n. 5

Darren Aronofsky
Genere: genio
Provenienza: Broolyn, New York, USA
Età: 42
Il passato: π - Il teorema del delirio, Requiem for a Dream, L’albero della vita, The Wrestler
Il suo 2011: Il cigno nero, regia spot pubblicitari
Il futuro: il biblico Noah
Perché è in classifica: è uno dei più grandi talenti visivi dei nostri tempi (e oserei dire anche di sempre)
Ti potrebbero piacere anche: David Lynch, David Cronenberg, David Fincher

Uno che inizia la propria carriera con un film come π - Il teorema del delirio o è un genio o è un pazzo. Le sue opere successive hanno fatto propendere più per il genio (Requiem for a Dream) o più per il pazzo (L’albero della vita dai cui rami si è sviluppato il The Tree of Life di Terrence Malick, forse). Quindi è rimasto in bilico verso la sanità mentale, grazie allo stile documentaristico nudo e crudo con cui in The Wrestler ha donato vita e anima a quel non-sport che è il wrestling, il più inutile spettacolo dopo quello di Fiorello. Oppure verso la malattia mentale pura, con le visioni della ballerina Portman di Black Swan, con cui si è confermato ai vertici del cinema mondiale e ha pure inciso sulla cultura pop dei nostri giorni.
Ma siccome anche i registi multimilionari per mantenere il loro costoso stile di vita dissoluto devono scendere a compromessi, indecisi se comprare una Ferrari o una Lambo ma tutt’e due no perché la crisi economica si fa sentire pure per loro, Aronofsky in quest’annata ha pure diretto un video per quell’obbrobrio musicale rappresentato dall’infausta e moralmente sbagliata unione di Lou Reed e Metallica. E quindi ha anche diretto alcuni spot pubblicitari per la Revlon (con Jessica Biel e Pharrell Williams), Yves Saint Laurent (con Vincent Cassell) ma anche una dura campagna contro le metanfetamine (quest’ultima credo l’abbia girata gratis). Portando a casa risultati visivamente sempre notevoli.
Comunque troppe parole sono state persino sprecate. Per parlare di Darren Aronofsky basterebbe infatti una parola sola: GENIO.







martedì 3 maggio 2011

Macché Valentino Rossi, il genio delle moto è lui

Hot Rod - Uno svitato in moto
(USA 2007)
Regia: Akiva Schaffer
Cast: Andy Samberg, Isla Fisher, Ian McShane, Danny McBride, Jorma Taccone, Bill Hader, Will Arnett, Sissy Spacek
Genere: demenzial-geniale
Se ti piace guarda anche: Fatti strafatti e strafighe, Strafumati, Karate Kid

Trama semiseria
Rod Kimble è un ragazzo “speciale” che va in giro su un motorino scassato tipo Ciao con cui prova a fare dei salti pericolosissimi che ovviamente non gli riescono. Il povero Rod si crede infatti un grande stuntman, il piccolo dettaglio è che non gli riesce un numero che sia uno, anche se in compenso a fare figure di merda è un fenomeno assoluto. Un giorno però il suo odiato patrigno si ammala e ha bisogno di $ 50.000 per un trapianto al cuore, altrimenti muore. Rod allora cerca di guadagnare la notevole cifra tentando un numero in cui metterà a rischio la sua stessa vita: che cuore nobile, che ammirevole eroe, che animo sensibile che vuole salvare il patrigno a tutti i costi… La sua reale intenzione? Farlo rimettere in forma così può prenderlo finalmente a botte per bene!

Recensione cannibale
Nonostanti adori il genere demenziale e le commedie americane “ignoranti” (non so perché ma l’equivalente italiano invece mi disgusta alquanto) non avevo ancora visto questa perla di film consigliato da Frank Manila (non ricordo più se in un post o in un commento). Non che sia uscito poi da molto (è del 2007) e in Italia tra l’altro è stato distribuito direttamente in home-video senza promozione alcuna (però almeno si trova in italiano, ed è già un piccolo miracolo), comunque questa genialata entra subito di diritto tra i miei cult comici assoluti.

Hot Rod è un omaggio e allo stesso tempo uno sberleffo supremo nei confronti dei film anni ’80, in particolare di quelle avventure action/sportive alla Karate Kid in cui il protagonista sfigato di turno riesce all’improvviso a diventare un fenomeno in qualche campo. Le cose vanno all’incirca allo stesso modo pure qui, solo che il protagonista oltre che sfigato è pure uno spericolato demente totale, in una parola sola: genio! Il grandioso Rod è interpretato da un ottimo Andy Samberg, sorta di nuovo Adam Sandler (a partire dall’assonanza dei loro nomi) che fa parte del gruppo di comici (ma anche rapper/cantanti demenziali) dei Lonely Island, idoli del Saturday Night Live e autori anche di canzoncine musicalmente valide in collaborazione tra gli altri con Justin Timberlake, Nicki Minaj, Beck e Rihanna, oltre ad aver ideato lo stellare rap di Natalie Portman. Beccatevi un loro video musicale, check it out.


Tornando al film è in pratica una sequela di scene memorabili, tutte (o quasi) contenenti almeno un dettaglio, un’espressione o una battuta minimo geniali, quindi non starò a raccontarvele perché dovete vederle con i vostri occhi e poi chi cerca di descrivere qualcosa di divertente non sarà mai divertente quanto la cosa divertente in sé. Nonostante l’ambientazione sia nel presente, la colonna sonora è interamente anni ’80, e pure molti dettagli sia nei vestiti che nelle atmosfere sono prese pari pari da quel decennio. Cotte, mangiate e parodiate alla grande.


La trama come detto ricalca la solita storia dell’ascesa di un tizio improbabile da zero a mito, ribaltando però tutti i cliché buonisti su cui erano imperniate quelle pellicole di allora e anche quelle di oggi (alla Kung Fu Panda, per dire), in una parodia fuori dal tempo per ambientazione ma assolutamente moderna nell’umorismo politically scorrect, che per fortuna evita le cagate di espedienti di molte commedie odierne (animali, bambini e cose così).
E tra l'altro mi ha ricordato pure quell'episodio in cui Bart Simpson deve saltare la Gola di Springfield, con la sostanziale differenza che Rod è molto più incapace di Bart...
Come in tutte le storie che si rispettino c’è poi naturalmente anche una ragazza, la bella Isla Fisher, che nella vita privata è sposata con Sacha Baron Cohen (se questo nome non vi dice niente, vi dico: Borat) e quindi per stare insieme a quell’uomo è una che di umorismo deve averne parecchio.
Spettacolare poi il rapporto d’amore/odio (ma più che altro odio) tra Rod e il suo patrigno, il cattivissimo Ian McShane (visto nella serie Deadwood), mentre tra i comprimari c’è qualcuno della scuola Judd Apatow (Bill Hader) o proveniente da comedy televisive: Danny McBride (l'esilarante Eastbound & Down) e Will Arnett (l'ormai storico Arrested Development).

Camminando sul sottile e scivoloso confine tra culto e sculto, questo fila dritto a tutta velocità nel culto. Come al solito poco azzeccato il titolo italiano, visto che avrebbero dovuto chiamarlo: Hot Rod - Un genio in moto.
(voto 7/8)

martedì 15 febbraio 2011

Il labirinto della fauna

Un giorno scopriremo che Il labirinto femminile di Alfonso Luigi Sticazzi Marra è il libro che dà la risposta a tutti i quesiti della vita.
Un giorno scopriremo che suddetto libro prenderà il posto di Bibbia, Corano, Hagakure, Versetti satanici e insomma tutti i testi Sacri del mondo.
Un giorno scopriremo che questo libro ha generato nello spazio profondo intere culture aliene. E scopriremo forse anche che ha contribuito in maniera determinante a spazzare via intere culture aliene.
Un giorno scopriremo che Ruby Rubacuori in slip e reggiseno è la metafora più azzeccata della società spogliata in cui viviamo. E soprattutto che il tipo mascherato è la migliore rappresentazione possibile del fantomatico "regime".
Un giorno scopriremo che il "signoraggio bancario" e la crisi economica saranno risolti da quest'uomo geniale.
Un giorno scopriremo il senso segreto riposto in questi 60 secondi di puro delirio visivo, sonoro e mentale.
Un giorno, ma non oggi. Non siamo ancora pronti.
In attesa di diventarlo, vado a scaricarmi gratis le 140 delle 360 pagine del libro, per poter iniziare il mio percorso verso la luce della canoscenza. Grazie magnanimo Alfonso per aver illuminato la mia via. Che Dio, cioè tu, ti benedica.

venerdì 12 novembre 2010

Kanye West Side Story

Kanye West ha sempre avuto qualcosa di diverso da tutti gli altri rapper. Anzi, da tutti gli altri e basta. Bastava l’ascolto del suo primo singolo “Through the wire”, con quella voce di Chaka Khan mandata in loop per capire che qualcosa in lui bruciava tra le fiamme. Con i primi 3 album Kanye ha quindi rivoluzionato il suono hip-hop dalle fondamenta, utilizzando suoni e influenze tra le più diverse, dai Daft Punk a Elton John, da Curtis Mayfield ai Public Enemy, a da Ray Charles ai Can, rendendo il genere aperto a qualunque tipo di contaminazione.
Ma Kanye ha dimostrato di essere molto più di un semplice rapper. Nel 2005, in occasione di un concerto di beneficenza per l’uragano Katrina se n’è uscito con la frase:

George W. Bush doesn't care about black people.
A George W. Bush non frega niente delle persone di colore.

È lì che la presidenza Bush ha vacillato come non mai. Lo stesso W. ha in questi giorni ammesso che quello è stato il momento peggiore di tutti i suoi 8 anni di governo. Insomma, Kanye è stato per l’ex Presidente un uragano peggiore di Katrina, dell’11 settembre, dell’Iraq, di Al-Qaida, dell’Afghanistan, di Osama Bin Laden. In Italia qualche nostro cantantucolo ha le palle di fare qualcosa del genere nei confronti di Berlusconi? Conoscete già la risposta.

Poi nel 2008 con “808’s & Heartbreak” ha tirato fuori un disco totalmente inaspettato: niente rap, solo canzoni romantiche e depresse cantate in autotune. Ancora una volta un album emozionante, innovativo, avanti anni luce. Certo, Kanye sa anche essere una bella testa di cazzo, quando vuole: nel 2009 è salito sul palco mentre la giovane cantante country Taylor Swift riceveva il suo primo Mtv Awards, le ha strappato il microfono di bocca e ha cominciato a lamentarsi di come Beyoncé avrebbe meritato di più il premio.  Ubriaco? Strafatto? In ogni caso un episodio da mega stronzo. Ma anche questo è Kanye, un uomo il cui ego è pari solo alla sua genialità assoluta.

Kanye West "My Beautiful Dark Twisted Fantasy"
Il nuovo “My Beautiful Dark Twisted Fantasy” cambia ancora registro, è una colonna sonora per un film che Genye West ha nella sua beautiful mind e che ha anche trasformato in immagini con il suo debutto da regista nel mediometraggio di 30 minuti “Runaway”. Un viaggio sonoro ancora al di là di ogni genere. Stavolta torna, e alla grande, il rap, ma l’album può essere apprezzato anche da chi è estraneo agli yo yo perché questo è un capolavoro che trascende qualunque semplice definizione.


Alcune tracce del disco erano già uscite in rete, distribuite gratis dal magnanimo Dio Kanye nei suoi “Good Fridays” (una canzone in free download ogni venerdì), ma sentite assemblate insieme fanno davvero un figurone.
L’iniziale “Dark Fantasy” è un numero di prestige iniziale di quelli da rimanere a bocca aperta per la meraviglia alla David Copperfield, o meglio alla Christian Bale/Hugh Jackman, “Power” con quello schizoide campione dai King Crimson è semplicemente il pezzo più power dell’anno.


Su una canzone da brividi come “Runaway” è davvero difficile trovare parole all’altezza per descriverne la bellezza e la versione presente nell’album da 9 minuti è un trip allucinante, una delle esperienze sonore assolutamente da provare di questo 2010.


“All of the lights” è il momento pop con Rihanna ma niente concessioni commerciali visto che il pezzo è da 90, “Hell of a life” è un inferno di canzone rock che rilegge a modo suo “Ironman” dei Black Sabbath, “Blame Game” si avvale di una buona dose di delicatezza regalata da John Legend, “Lost in the world” è l’incanto realizzato con il cantante indie folk Bon Iver e ogni singola canzone è una meraviglia.

Le atmosfere cinematiche sono ovunque, avvolgono l’album in un’atmosfera magica, Kanye guarda alle cose fatte in passato ma sempre con un occhio rivolto al futuro e realizza il lavoro più compiuto, completo e personale di un’artista cui la definizione di genio sta persino stretta. E credo che lui, dall’alto del suo gigantesco ego, ne sarebbe totalmente d’accordo.
(voto 9,5)
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