Ferrari
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martedì 16 aprile 2024
Michael Mann, hai scambiato una Ferrari con una Twingo
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lunedì 5 novembre 2018
BlacKkKlansman, la non recensione
BlacKkKlansman
Regia: Spike Lee
Cast: John David Washington, Adam Driver, Laura Harrier, Topher Grace, Ryan Eggold, Jasper Pääkkönen, Paul Walter Hauser, Corey Hawkins, Alec Baldwin
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giovedì 27 settembre 2018
L'uomo che uccise Don Chisciotte e i blogger che uccisero il cinema
C'è chi lotta contro i mulini a vento, come Don Chisciotte, e chi come me lotta contro James Ford. A ciascuno il suo.
Anche questa settimana l'eterna lotta tra il Bene (cioè il sottoscritto Cannibal Kid) e il Male (cioè lui) si ripete all'interno della rubrica sulle uscite nei cinema italici. E anche questa settimana c'è un nuovo ospite che prova a mettersi in mezzo alle nostre risse verbali. In questa puntata è il turno di...
Guido Mastroianni, attore e regista teatrale, entertainer e anche autore del blog Guimas Box Office, ultimamente un po' trascurato ahi ahi ahi, ma che vi consiglio di seguire comunque, spronando l'autore a pubblicare di più. Intanto potete sentire la sua voce, o meglio leggere la sua penna, qui su Pensieri Cannibali.
L’UOMO CHE UCCISE DON CHISCIOTTE
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"Terry Gilliam c'ha messo vent'anni a girare un film... e allora il PD?" |
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mercoledì 1 febbraio 2017
The Sound of Silence
Silence
Regia: Martin Scorsese
Cast: Andrew Garfield, Adam Driver, Liam Neeson, Ciarán Hinds, Yôsuke Kubozuka, Shin'ya Tsukamoto
Per la prima volta in assoluto, qui su Pensieri Cannibali fa il suo esordio una audio recensione, realizzata apposta per il nuovo film di Martin Scorsese.
Ecco tutto quello che c'è da sapere su Silence.
Ecco tutto quello che c'è da sapere su Silence.
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sabato 2 gennaio 2016
Star Wars: Il risveglio di Forza Italia
Star Wars: Il risveglio della Forza
(USA 2015)
Regia: J.J. Abrams
Sceneggiatura: J.J. Abrams, Lawrence Kasdan, Michael Arndt
Cast: Daisy Ridley, John Boyega, Adam Driver, Oscar Isaac, Harrison Ford, Mark Hamill, Carrie Fisher, Andy Serkis, Domhnall Gleeson, Max von Sydow, Lupita Nyong'o, Peter Mayhew, Anthony Daniels, Gwendoline Christie, Greg Grunberg, Ken Leung, Simon Pegg, Billie Lourd, Daniel Craig, Michael Giacchino, Nigel Godrich
Genere: stellare
Se ti piace guarda anche: gli altri Star Wars
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mercoledì 15 luglio 2015
Giovani si diventa, hipster pure
(USA 2014)
Titolo originale: While We're Young
Regia: Noah Baumbach
Sceneggiatura: Noah Baumbach
Cast: Ben Stiller, Naomi Watts, Adam Driver, Amanda Seyfried, Adam Horovitz, Maria Dizzia, Peter Yarrow, Brady Corbet, Ryan Serhant
Genere: quaranteen
Se ti piace guarda anche: Questi sono i 40, Lo stravagante mondo di Greenberg, Wish I Was Here, Afternoon Delight
Vi sentite vecchi?
Vi sentite costantemente fuori posto?
Vi sembra che il mondo di oggi non sia più lo stesso in cui siete cresciuti?
Vi sentite come il mio blogger rivale Mr. James Ford in un qualsiasi giorno della sua vita?
Non preoccupatevi. Il regista Noah Baumbach ha la soluzione che fa per voi: dovete cominciare a frequentare dei giovani, ma non dei giovani qualunque, dei giovani hipster.
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venerdì 15 maggio 2015
HUNGRY HEARTS E IL SAVERIO COSTANZO SHOW

Bonasera a tutti e benvenuti a questa puntata speciale del Maurizio Costanzo Show. Questa sera parleremo di uno dei film italiani rivelazione dell'annata: Hungry Hearts di un certo Saverio Costanzo.
Boni, ho detto di stare boni. Non mi fischiate. Non lo faccio assolutamente perché è mio figlio, no no. È stata una scelta del tutto casuale.
Per commentare lo splendido film Hungry Hearts, ci saranno con noi qui sul palco del Teatro Parioli degli ospiti incredibili e assolutamente competenti in campo cinematografico: Belen Rodriguez, Martino De Stefano... scusate, volevo dire Stefano De Martino, Vittorio Sgarbi e in collegamento esclusivo dal suo gabinetto avremo anche Fiorello.
Partiamo con Belen. Allora, Belen, l'hai visto questo magnifico Hungry Hearts? Che ne pensi?
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domenica 8 marzo 2015
WHAT IF, IL FILM IN CUI HARRY POTTER VUOLE USCIRE DALLA FRIEND ZONE
(Canada, Irlanda 2013)
Regia: Michael Dowse
Sceneggiatura: Elan Mastai
Tratto dall'opera teatrale: Toothpaste and Cigars di T.J. Dawe e Michael Rinaldi
Cast: Daniel Radcliffe, Zoe Kazan, Adam Driver, Mackenzie Davis, Rafe Spall, Megan Park, Jemima Rooper, Oona Chaplin, Sarah Gadon
Genere: boy meets girl
Se ti piace guarda anche: The First Time, Quel momento imbarazzante, In Your Eyes
Oggi vi insegno due espressioni inglesi. Perché?
Perché mi sento in vena di regalare un po' della mia immensa cultura in giro per il mondo. Gratis?
Certo che no. Siete pregati di finanziare Pensieri Cannibali con un bonifico sul mio conto alle Cayman.
Versato il bonifico?
Okay, allora potete procedere oltre con la lezione. Altrimenti potete farlo comunque, ma sappiate che mi state rubando del Sapere prezioso. Ladri!
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martedì 11 febbraio 2014
A PROPOSITO DI DAVIS, DEL FOLK, DEI COEN, DI CAREY MULLIGAN E DI GATTI
(USA, Francia 2013)
Titolo originale: Inside Llewyn Davis
Regia: Ethan Coen, Joel Coen
Sceneggiatura: Joel Coen, Ethan Coen
Cast: Oscar Isaac, Carey Mulligan, Justin Timberlake, John Goodman, Garrett Hedlund, Ethan Phillips, Robin Bartlett, Max Casella, Adam Driver, Alex Karpovsky, Helen Hong
Genere: folk
Se ti piace guarda anche: Sugar Man, Fratello, dove sei?, I’m Not Here
“Se non è mai stata nuova e non invecchia mai, è una canzone folk.”
Llewyn Davis
La frase d’apertura del “nuovo” film dei fratelli Coen spiega bene il mio rapporto nei confronti sia del loro cinema che della musica folk. E nuovo va inteso proprio nel senso che dà il protagonista della pellicola, Llewyn Davis. Anche i film dei fratelli da Oscar quest’anno ignorati dagli Oscar sono così. È come se esistessero già da sempre. È come se si rifacessero ogni volta a qualcos’altro. Di riferimenti alla Bibbia è pieno il loro cinema, si veda A Serious Man. Quanto all’Odissea, non parliamone. Sono proprio fissati i Coen. Non contenti di averne fatto la versione musical folk con Fratello, dove sei?, pure qui c’hanno inserito un personaggio chiamato Ulisse.
Quale personaggio?
Questo non ve lo svelo. Anche se la vera Odissea è quella che vive il protagonista.
I film dei fratelli Coen sono come canzoni folk già esistenti che si divertono a reinterpretare nel loro personale modo. L’amore per questo genere di musica emerge qui ancora una volta forte e chiaro, al punto che A proposito di Davis avrebbe potuto intitolarsi A proposito del folk, o in originale Inside Folk anziché Inside Llewyn Davis. Il film è liberamente ispirato alla biografia del musicista e cantore anni ’60 Dave Van Ronk, ma più che raccontare di lui o di quello che ne è il suo alter-ego fittizio ovvero Llewyn Davis, racconta uno stile di vita. Raccontare poi è una parola grossa. Quella scritta dai Coen è dichiaratamente una sceneggiatura priva di una vera e propria trama. È più un girovagare a zonzo insieme al loro protagonista. Un gattonare di casa in casa, di strada in strada, di città in città. Come un vagabondo. Come un micio randagio.
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"I'm bringin' sexy back (yeah), them other fuckers don't know how to act. Penso che ancora non siate pronti per questa musica... ma ai vostri figli, diciamo ai vostri nipoti, piacerà." |
A parlare qui, più ancora che i personaggi strambi pur sempre presenti, sono le canzoni. Belle, molto belle, soprattutto quelle cantate da Justin Timberlake, alla facciazza di chi tanto lo disprezza perché è troppo pop. Questa è una non storia che parla di musica e della vita del musicista. Non il musicista figo rock’n’roll oh yeah con le groupie attaccate al pene e una pera attaccata al braccio, quanto il lifestyle del musicista folk perdente che cerca di tirare avanti in quel di New York City a inizio anni Sessanta, prima che il genere venisse riportato in auge da un certo Bob Dylan. Sotto questo aspetto, A proposito di Davis è un lavoro assolutamente riuscito. Allo stesso tempo, per quanto il film possa non essere troppo coeniano, Llewyn Davis è invece uno dei più coeniani tra i personaggi presenti nella galleria del loro cinema. È un loser totale, uno che non vuole pensare al futuro, a progettarsi una vita, a essere come dicono gli altri.
Questo per quanto riguarda gli aspetti positivi, tra cui io ci metto dentro decisamente anche l’ottima interpretazione di Carey Mulligan. Ha un ruolo piccolo, però in una manciata di memorabili scene riesce a ritrarre bene il suo personaggio, che è un po’ l’opposto della deliziosa protagonista di An Education; nonostante riprenda il look anni ‘60 con frangetta di quel film, riesce qui a dar vita a una stronza come poche. Eppure, così come successo anche ne Il grande Gatsby, è talmente adorabile che persino nei panni di personaggi odiosi non riesce a farsi odiare del tutto. Oh Carey, quanto sei cara.
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"Ma la smettete di chiedermi Father And Son e Wild World? Vado in giro con un gatto, ma non sono Cat Stevens!" |
Eppure manca qualcosa, qualcosa in grado di trasformare la simpatia/empatia per questo loser, questo Llewyn Davis, e trascinarci davvero “inside”, dentro la sua vita, dentro la sua mente, dentro il suo cuore. Se la passione per la musica folk dei Coen emerge cristallina, così non è per il protagonista. Perché fa musica? È quasi come se la odiasse.
Inoltre la mancanza di una vicenda forte in grado di tenere davvero sulle spine a un certo punto si fa sentire. Più che raccontare una storia, come le ballate folk spesso sanno fare, A proposito di Davis ha un andamento da improvvisazione jazz, non c’è alcuno sviluppo e la trama gira attorno a se stessa. What goes around… comes around, come direbbe Justin Timberlake, qui relegato a un ruolo francobollo in cui non riesce a brillare molto come attore, ma solo come cantante.
Un altro problemino del film è proprio questo. I personaggi minori restano relegati troppo sullo sfondo, si vedano John Goodman e Garrett Hedlund buttati nella mischia a casaccio e incapaci di imporsi.
Inoltre la mancanza di una vicenda forte in grado di tenere davvero sulle spine a un certo punto si fa sentire. Più che raccontare una storia, come le ballate folk spesso sanno fare, A proposito di Davis ha un andamento da improvvisazione jazz, non c’è alcuno sviluppo e la trama gira attorno a se stessa. What goes around… comes around, come direbbe Justin Timberlake, qui relegato a un ruolo francobollo in cui non riesce a brillare molto come attore, ma solo come cantante.
Un altro problemino del film è proprio questo. I personaggi minori restano relegati troppo sullo sfondo, si vedano John Goodman e Garrett Hedlund buttati nella mischia a casaccio e incapaci di imporsi.
Alla fine, i Coen non si smentiscono mai. Decidete voi se vada presa più come una cosa positiva o negativa. Nonostante il mio non-amore nei loro confronti, questo film a me comunque è piaciuto. Sì, direi che mi piaciuto. Tra le pellicole dei fratelli registi lo metterei al secondo posto giusto dietro Fargo. I film dei Coen sono sempre un viaggio e questa volta ammetto che il viaggio in loro compagnia è stato per me più piacevole del solito, grazie anche a una fotografia che ricrea perfettamente quel mood alla The Freewheelin’ Bob Dylan, per altro già reso da Cameron Crowe in Vanilla Sky.
Però, c'è sempre un però. Una volta arrivati a destinazione, l’impressione è anche questa volta di non essere andati da nessuna parte, di aver girato a vuoto. Un bel girare a vuoto, ma pur sempre un girare a vuoto. Questo è il cinema dei Coen, un tipo di cinema che mi fa lo stesso effetto del folk, genere che occasionalmente ascolto anche e non mi dispiace, ma che di rado mi prende fino in fondo. L’ultima volta mi è capitato con la musica di Rodriguez scoperta grazie a Sugar Man, quasi un gemello in versione documentaristica di A proposito di Davis. Come una canzone folk, i loro film non invecchiano mai ma allo stesso tempo non dicono niente di nuovo. Così è il loro cinema, prendere o lasciare. E io per questa volta prendo, anche perché questa è una pellicola molto gattosa felina. E come fai a non volere bene a un gatto, o a una Carey Mulligan, o a un povero cantante folk sfigato?
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lunedì 9 dicembre 2013
FRANCES HA RUBATO IL MIO CUORE
(USA 2012)
Regia: Noah Baumbach
Sceneggiatura: Noah Baumbach, Greta Gerwig
Cast: Greta Gerwig, Mickey Sumner, Michael Zegen, Adam Driver, Grace Gummer, Michael Esper, Justine Lupe, Patrick Heusinger
Genere: indie
Se ti piace guarda anche: Girls, Damsels in Distress, Manhattan, Io e Annie
Uscita italiana prevista: aprile 2014 (forse)
Uscita italiana prevista: aprile 2014 (forse)
Mi sono innamorato.
Di chi?
Mi sono innamorato di Frances Ha.
Ci sono le recensioni razionali, e poi ci sono quelle che iniziano come sopra e capite già che non lo saranno. Per niente. Tutti i film ovviamente possono essere visti in maniera più o meno soggettiva, ma questo è un caso a parte. Se alla fine della visione di Frances Ha senti le farfalle allo stomaco e vorresti che la pellicola non fosse finita, che non finisse mai e vorresti solo continuare a vedere per sempre cosa la protagonista Frances combinerà, vuol dire che il film ha funzionato. Vuol dire che ti sei innamorato.

Capito?
No, vero?
È una cosa difficile da spiegare, per provarci passo la parola direttamente a lei, la protagonista del film Frances:
“È quella cosa quando sei con qualcuno e tu lo ami e lui lo sa e anche lui ti ama e tu lo sai. Ma sei a una festa e tutte e due state parlando con altra gente, poi guardi in fondo alla sala e i vostri sguardi si incrociano, ma non in maniera possessiva o con l’intenzione di fare sesso, ma perché quella è la tua persona in questa vita.”
Allora non vi resta che guardare questo film che provoca lo stesso effetto. Lo guardi e sai di amarlo. Però non è che te lo vorresti scopare. Lo ami e basta. Ami tutto di questo film.
La protagonista, per prima cosa. Greta Gerwig è la nuova fenomena del cinema indie americano, già splendida rivelazione nell’horror The House of the Devil e poi protagonista di quel sottovalutato gioiellino di Damsels in Distress. Un’attrice che si fonde in un tutt’uno con il suo personaggio, l’originalissima, folle Frances. Un’attrice, ma anche una sceneggiatrice, che qui firma a 4 mani con il regista Noah Baumbach uno degli script più freschi e frizzanti degli ultimi tempi. Nonostante tutti questi talenti, il suo vero sogno, il sogno di Greta non ha a che vedere tanto con il cinema, ma è quello di fare la ballerina, come la Frances del film. Non è che sia proprio un fenomeno come la Nina del Cigno nero, eppure ha uno stile tutto suo, molto personale, messo in mostra già nel mitico balletto della Sambola in Damsels in Distress, così come anche nel pazzesco video live agli YouTube Awards di “Afterlife” degli Arcade Fire diretto da Spike Jonze.
Come fai a non voler uscire con la sua “undateable” Frances?
E poi, una volta investito da quest’ondata di amore, oltre a Greta/Frances cominci ad amare anche tutto il resto. Tutto ciò che rende questo film da semplice film indie tra i tanti a Film Indie per eccellenza. E così ami anche la trama/non-trama che sembra quella di un episodio allungato di Girls, un episodio bellissimo di Girls. L’episodio definitivo di Girls.
“Credo che potrei essere la voce della mia generazione, o almeno una voce di una generazione,” diceva Lena Dunham nella puntata pilota di Girls e così è stato. La sua serie tv sta già facendo scuola, anche all’interno del nuovo cinema alternative americano. Perché, vedete, Frances è uno dei personaggi più singolari mai visti su schermo, e non solo su schermo, eppure allo stesso tempo riesce pure lei a farsi simbolo universale di un’intera generazione, proprio come la Hannah/Lena Dunham di Girls. La generazione dei 20/30enni incasinati di oggi. La mia generazione. Una generazione precaria. Una generazione multitasking che si trova a fare un sacco di cose differenti senza riuscire a portarne a termine manco mezza. Una generazione fottuta. Laddove però Girls, per quanto scritto alla grandissima, dà spesso un senso di incompiutezza, qui Greta Gerwig, grazie probabilmente all’aiuto della mano ormai esperta di Noah Baumbach, riesce a trovare una quadratura, a chiudere il cerchio con un (doppio) finale splendido.
Pur partendo da uno stile hipster alla Girls, Frances Ha possiede comunque uno slang e un linguaggio tutti suoi, e percorre anche altre strade. A livello visivo, Noah Baumbach sceglie di fotografare una New York City in bianco e nero che riporta esplicitamente alla mente Manhattan di Woody Allen, il tutto però con una spruzzata profumata di Nouvelle Vague, messa in evidenza dallo stile registico, narrativo, così come anche dalle numerose splendide musiche di Georges Delerue, Jean Constantin, Antoine Duhamel e altri compositori transalpini recuperate da varie pellicole anni ’60 tra cui I quattrocento colpi, più un’aggiunta di David Bowie con “Modern Love” che non fa mai male.
Ami la colonna sonora, dunque.
Ami pure i personaggi comprimari. Magari Sophie (Mickey Sumner) non tanto, perché è così egoista ed è così cattiva nei confronti della povera Frances che le vuole tanto tanto bene. Ecco, Sophie magari è l’unica cosa del film che non ami.
Sophie, sei una bruttona!
Sì, l’ho detto.
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Sophie: "Credevi forse non avrei letto quello che hai scritto su di me, maledetto d'un cannibale?" |

E ancora, ami la regia non invasiva ma funzionale al racconto di Noah Baumbach, uno che già aveva fatto cose niente male come Il calamaro e la balena e Lo stravagante mondo di Greenberg, pellicole che però lasciavano un po' con l’amaro in bocca e che erano un filino deprimenti. Frances Ha invece no. Nonostante la sua forte componente intellettualoide e sfacciatamente radical-chic, è una visione leggera come un palloncino che si libra in volo e che non puoi fare a meno di continuare a seguire con lo sguardo, fino a che non scompare all’orizzonte. Quando ciò accade, ti prende una sensazione triste ma allo stesso tempo buffa, che ti lascia con un sorriso ebete stampato in faccia. È questo che ti fa l’amore. È questo che ti fa Frances Ha. Tutto qua.
(voto 9/10)
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