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martedì 13 ottobre 2015

Black Depp - L'ultimo gang-star





Black Mass - L'ultimo gangster
(USA 2015)
Titolo originale: Black Mass
Regia: Scott Cooper
Sceneggiatura: Mark Mallouk, Jez Butterworth
Tratto dal libro: Black Mass: The True Story of an Unholy Alliance Between the FBI and the Irish Mob di Dick Lehr e Gerard O'Neill
Cast: Johnny Depp, Joel Edgerton, Benedict Cumberbatch, Kevin Bacon, Dakota Johnson, Jesse Plemons, Peter Sarsgaard, Corey Stoll, Rory Cochrane, David Harbour, Adam Scott, Julianne Nicholson, Juno Temple, W. Earl Brown, Luke Ryan
Genere: gangsta
Se ti piace guarda anche: The Iceman, Mystic River, Nemico pubblico, Chi è senza colpa

C'è una cosa che tutti sanno: i brutti sognano di essere belli.
C'è però anche un'altra cosa che non tutti conoscono: i belli sognano di essere brutti. Neanche troppo segretamente. Il caso più evidente è quello di Charlize Theron. Pur di dimostrare di essere un'attrice valida e non solo un bel pezzo di manza, si è letteralmente trasformata in un monster.
Tra gli altri che si sono sempre divertiti a imbruttirsi c'è Johnny Depp. Una buona parte della sua carriera l'ha giocata sul trasformismo e sul fare il freak, meglio se per Tim Burton, però negli ultimi tempi si è davvero superato. Se in Mortdecai si è mortificato con dei baffetti che lo hanno reso inchiavabile anche agli occhi delle più accanite tra le sue fan, con Black Mass - L'ultimo gangster ha cercato di fare ancora di meglio. O meglio, diciamo di peggio. In Black Mass è un pelatone con degli occhi chiari inquietanti. Il risultato è un incrocio tra Pippo Baudo per la (non) capigliatura e il suo Cappellaio Matto di Alice in Wonderland per lo sguardo da pazzo.
Bello, vero?

"Non avrò molti capelli, però in compenso posso puntare su un gran bel sorriso!"

lunedì 21 settembre 2015

Tutti pazzi per Carey





Via dalla pazza folla
(UK, USA 2015)
Titolo originale: Far from the Madding Crowd
Regia: Thomas Vinterberg
Sceneggiatura: David Nicholls
Tratto dal romanzo: Via dalla pazza folla di Thomas Hardy
Cast: Carey Mulligan, Matthias Schoenaerts, Michael Sheen, Tom Sturridge, Juno Temple, Jessica Barden
Genere: romcom d'altri tempi
Se ti piace guarda anche: Jane Eyre, Wuthering Heights, Testament of Youth

Certo che le donne sono propri degli esseri strani. Quasi più dei francesi. Prendiamo Bathsheba Everdene, la protagonista di Via dalla pazza folla (Far from The Madding Crowd), romanzo ottecentesco di Thomas Hardy portato sul grande schermo dal danese Thomas Vinterberg con protagonista Carey Mulligan.
Già il nome Bathsheba Everdene, che razza di nome è? Quasi peggio di Katniss Everdeen...
Quello che non si capisce è come si sceglie gli uomini.

ATTENZIONE SPOILER
Il primo a chiederla in sposa è Matthias Schoenaerts. A me gli uomini non piacciono, però se uno come Matthias Schoenaerts mi chiedesse di sposarlo, farei quasi fatica a dirgli di no. Bathsheba Everdene invece lo rifiuta senza battere ciglio.

"Mi vuoi sposare, Carey?"
"Ma ci conosciamo da appena 5 minuti."
"Che ne dici di andare prima a un cinema, e poi magari sposarci?"
"Basta che non andiamo a vedere un film in costume della BBC. Non li sopporto, quelli."

domenica 7 giugno 2015

DIRTY GIRL, JUNO TEMPLE È UNA RAGAZZA (S)PORCA





Dirty Girl
(USA 2010)
Regia: Abe Sylvia
Sceneggiatura: Abe Sylvia
Cast: Juno Temple, Jeremy Dozier, Milla Jovovich, Dwight Yoakam, Mary Steenburgen, Jonathan Slavin, William H. Macy, Nicholas D’Agosto, Melissa Manchester
Genere: 80s
Se ti piace guarda anche: I ragazzi stanno bene, Easy Girl

Ragioni per vedere questo film?
Juno Temple.
Devo anche stare a scrivere un’intera recensione per convincervi a guardarlo? Non vi bastano le parole: Juno Temple?
L’avete visto Killer Joe?
Avete visto Juno Temple in Killer Joe?
Avete davvero bisogno di ulteriori parole?
E allora ve le do’: Juno Temple qui è pure una zoccola, una dirty girl, una ragazza (s)porca.
Dopo che vi ho detto ciò, non siete ancora corsi a vederlo?
Avete proprio bisogno di una recensione?
Facciamola, a questo punto, visto che siete proprio incontentabili e pure rompiscatole.

mercoledì 29 ottobre 2014

HORNS, HARRY POTTER È PROPRIO UN CORNUTO






Horns

(USA, Canada 2013)
Regia: Alexandre Aja
Sceneggiatura: Keith Burnin
Tratto da: La vendetta del diavolo di Joe Hill
Cast: Daniel Radcliffe, Juno Temple, Max Minghella, Joe Anderson, Heather Graham, Kelli Garner, James Remar, Kathleen Quinlan, David Morse
Genere: cornuto
Se ti piace guarda anche: Odd Thomas, Invisible, Botte di fortuna – The Brass Teapot

Daniel Radcliffe nella sua vita ha un grande, enorme rimpianto.
Quello di non essersi fatto Hermione/Emma Watson, che chiaramente gli ha sbavato dietro per tutta la saga di Harry Potter?
Sì, anche. Ma all'inizio del film Horns ne ha pure un altro. Quello di aver perso l'amore della sua vita, Juno Temple.

lunedì 6 ottobre 2014

SIN CITY – UN PAIO DI TETTE PER CUI UCCIDERE





Sin City – Una donna per cui uccidere
(USA, Cipro 2014)
Titolo originale: Sin City: A Dame to Kill For
Regia: Frank Miller, Robert Rodriguez
Sceneggiatura: Frank Miller
Cast: Mickey Rourke, Josh Brolin, Joseph Gordon-Levitt, Eva Green, Jessica Alba, Bruce Willis, Rosario Dawson, Christopher Meloni, Juno Temple, Powers Boothe, Dennis Haysbert, Jeremy Piven, Ray Liotta, Jamie Chung, Jaime King, Julia Garner, Christopher Lloyd, Marton Csokas, Jude Ciccolella, Alexa Vega, Lady Gaga
Genere: fumettoso
Se ti piace guarda anche: Sin City, Spirit, Gotham



La recensione cannibale

Sin City – Una donna per cui uccidere è stato il super mega floppone dell'estate americana. Costato $60 milioni, in patria sta facendo fatica a raggiungere quota $15 milioni e nel weekend d'apertura è riuscito a mala pena a entrare nella Top 10 dei film più visti, nonostante la totale assenza di grandi concorrenti. Perché un tonfo così clamoroso?
Per prima cosa, va detto che Robert Rodriguez non è che sia sempre una garanzia al box-office. Già la poco riuscita operazione Machete Kills doveva fargli fischiare le orecchie in tal senso.
Un altro motivo va secondo me ricercato anche nel tempismo. Il tempismo è tutto nella vita e questo Sin City 2 è giunto nel momento probabilmente meno propizio. Dal primo capitolo del 2005 è passato troppo tempo per poterne sfruttare l'hype e allo stesso tempo ne è passato troppo poco perché si possa parlare di riscoperta vintage.
Il problema fondamentale sta però probabilmente nella natura intrinseca del film stesso. Sin City 1 era un cult movie wannabe, ma non era un cult movie vero e proprio. A livello visivo rappresentava qualcosa di nuovo e di davvero fico, un modo di usare la computer grafica per realizzare un cine-fumetto folgorante, anni luce più avanti di quanto visto prima di allora e che avrebbe aperto la strada a 300 e cloni vari. Peccato soltanto che nell'anno 2014 una pellicola girata in questa maniera non faccia più notizia e la sua indubbia bellezza estetica finisca di affascinare dopo appena pochi minuti.
Una volta che viene a mancare l'effetto “WOW!” della realizzazione tecnica del film, Sin City – Una donna per cui uccidere lascia di fronte a ciò che è veramente, e che forse già il primo Sin City era: una pellicola vuota. Terribilmente vuota.

venerdì 3 ottobre 2014

MAGICA MAGICA JUNO





Magic Magic
(Cile, USA 2013)
Regia: Sebastián Silva
Sceneggiatura: Sebastián Silva
Cast: Juno Temple, Emily Browning, Michael Cera, Agustín Silva, Catalina Sandino Moreno
Genere: surreal-horror
Se ti piace guarda anche: Tom à la ferme, Possession, Rovine, Amer

Più che un film magico magico, Magic Magic è un film strambo strambo. Il titolo più adatto sarebbe quindi stato Weird Weird.
Cosa c'è di strano strano, vi chiederete?
L'inizio non è che sia poi il massimo dell'originalità o del mai visto prima. La partenza è quella classica di migliaia, forse di milioni, di altri horrorini teen passati in abbondanza sugli schermi negli ultimi anni, da Chernobyl Diaries a Wolf Creek, passando per Hostel e Rovine. In pratica, un gruppo di ragazzi parte per una meta di vacanza improbabile. Nel caso di Magic Magic, la californiana Juno Temple va a trovare sua cugina Emily Browning in Cile e, insieme a un gruppetto di amici di lei, se ne vanno a stare in una baita al freddo. Se uno decide di andare in vacanza in posti tipo Chernobyl, il deserto australiano o, in questo caso, la parte più disabitata e desolata del Cile, che non si lamenti poi se le cose vanno a finire male...

Puntualmente è quanto capita anche qui, ma con una sostanziale differenza. In Magic Magic non incontriamo mostri, vampiri, licantropi, fantasmi, serial killer psicopatici, maniaci stalker o cose di questo genere. Incontriamo una serie di fatti strani o, per dirla con il titolo del film che ha lanciato Emily Browning, una serie di sfortunati eventi, legati soprattutto ad animali. Cani che vengono abbandonati per strada, cani che vogliono accoppiarsi selvaggiamente con Juno Temple, uccelli che vengono uccisi e cose di questo tipo.
La povera Juno Temple inoltre non riesce a dormire, comincia ad avere le visioni e tutti sembrano essere contro di lei. È solo la sua immaginazione? Sta impazzendo? Oppure sono gli altri ad essere pazzi?

Magic Magic non imbocca le strade già percorse dai film sopra menzionati. Prende piuttosto il sentiero del thriller-psicologico alla Polanski con accenni visionari e weirdutine a manetta. Il regista cileno Sebastián Silva riesce a costruire un'atmosfera incredibilmente tesa e angosciante giocando con le ambientazioni del suo paese d'origine e usando molto bene il sonoro, sia i rumori di sottofondo che le canzoni, non a caso Silva è anche un musicista. Le scelte fatte per la colonna sonora sono molto curiose e variegate e spaziano dal jazz retrò dal gusto sinistro di “Minnie the Moocher” di Cab Calloway a “Pass This On” dei Knife, già usata nello splendido Les Amours Imaginaires di Xavier Dolan. Con quest'ultimo giovane regista canadese, Silva sembra avere diversi punti in comune. Entrambi sono gay, entrambi stanno all'infuori dei circuiti del cinema hollywoodiano, così come pure di quelli indie tradizionali, entrambi hanno uno stile personale e strano. Inoltre la costruzione della tensione di questo film non è molto distante da quella del recente Tom à la ferme di Dolan. Sarà per la vicinanza geografica, ma Silvia prende poi qualcosina anche dal connazionale Alejandro Jodorowsky‎, visto che Magic Magic si avvicina più spesso dalle parti del surrealismo che non a quelle del thriller-horror classico. Emerge inoltre la sensazione di spaesamento che affiora quando si è in un paese lontani da casa, un paese in cui ci si sente stranieri, un'impressione che fa quasi somigliare questo Magic Magic a un Lost in Translation virato verso il thriller.

A impreziosire in maniera ulteriore il già intrigante ritratto che finora ho cercato di dipingervi ci pensa poi il cast. Ho guardato un sacco di film con Juno Temple, un po' perché lei mi piace parecchio, un po' perché è una delle giovani attrici più impegnate del cinema contremporaneo, ma mai l'avevo vista tanto convinta e convincente. È come se fosse del tutto posseduta dal suo personaggio, che a sua volta forse è posseduto da forze magiche o semplicemente dalla follia. Ancora più brava del solito pure Emily Browning, un'altra delle interpreti più promettenti del panorama attuale, e addirittura sorprendente Michael Cera. Per una volta mette in un angolo i suoi tipici ruoli da simpatico nerd per trasformarsi in un nerd inquietante. Meno brillante invece Agustín Silva, probabilmente ingaggiato solo perché è il fratello del regista. Eh sì, a quanto pare il sistema di raccomandazioni funziona anche in Cile.

"Dite che questa pelliccia sarebbe sembrata esagerata persino addosso a Liberace?"

Magic Magic è allora sicuramente un film da recuperare, come ho fatto io seguendo il consiglio del sempre prezioso Bollalmanacco di Babol, soprattutto perché ha la capacità di sorprendere e stupire. Con la sua originalità, è una visione che non offre punti di riferimento precisi e che in ogni momento ti fa domandare: “E adesso dove vuole andare a parare?”. Una dota assai rara in un mondo di pellicole create con lo stampino, soprattutto in ambito thriller-horror. La sua stranezza si trasforma però in un boomerang nella parte conclusiva. Una chiusura da “Meh!” che lascia con un punto interrogativo gigante sopra la testa. Un grande peccato, perché pare un finale un po' campato per aria e frettoloso e ridimensiona l'intero lavoro, per il resto notevole e magari non magico magico, ma sicuramente strambo strambo.
(voto 7-/10)

mercoledì 10 settembre 2014

MALDEFICENT





Maleficent
(USA, UK 2014)
Regia: Robert Stromberg
Sceneggiatura: Linda Woolverton
Ispirato a: La bella addormentata nel bosco
Cast: Angelina Jolie, Elle Fanning, Sharlto Copley, Imelda Staunton, Juno Temple, Lesley Manville, Sam Riley, Brenton Thwaites, Hannah New, Isobelle Molloy, Ella Purnell
Genere: fiaba finto alternativa
Se ti piace guarda anche: La bella e la bestia, Frozen, Biancaneve, Shrek, Il grande e potente Oz

C’era una volta, tanto tempo fa, un blogger cinematografico odiato da tutti. Maldeficent Kid era il suo nome.
Perché era tanto detestato?
Forse perché osava parlare male di film che al resto del popolo del web erano piaciuti molto, come Avatar o Mary Poppins o Gravity o Forrest Gump, mentre invece elogiava pellicole altrove parecchio detestate come Under the Skin o Cattivi vicini. Ma certo che se non ridete con Cattivi vicini, ve lo meritate proprio, Alberto Sordi!
Maldeficent Kid non aveva peli sulla lingua e diceva sempre ciò che pensava, anche se a volte questo poteva renderlo antipatico o impopolare. C’era in particolare un pensiero che non condivideva con il resto del mondo e riguardava Angelina Jolie. Anche altre star considerate sex-symbol mondiali come Jennifer Lopez erano da lui detestate. Però se quella chiappona di J. Lo fosse passata dalle sue parti, due colpi magari glieli avrebbe anche dati. Ma ad Angelina Jolie proprio no.
Angelina Jolie per tutto il mondo era una figa stellare, mentre per Maldeficent Kid era un mostro. Un mostro terrificante. Altroché sex-symbol.

"Fuck you, Maldeficent Kid!"

Quando girò Maleficent nel ruolo della protagonista Malefica, Angelina Jolie era di suo già così terrificante che i truccatori non doverono fare molto. Niente make-up, niente effetti speciali. Angelina Jolie era al naturale.

"Ma quanto sono sexy?"

Per Maldeficent Kid era quindi un mistero capire come una tale spaventosa creatura venisse invece considerata tanto splendida da milioni, forse da miliardi di persone. Non riusciva nemmeno a immaginare cosa fosse passato nella testa di Brad Pitt per mollare quella fregna gigantesca di Jennifer Aniston, lei...


Per mettersi con lei...

"Ma che davero?"

...fino addirittura a sposarla in un castello della Francia, la tenuta da fiaba della celebre coppia.


Un’altra cosa che non riusciva a comprendere è come in molti considerassero Angelina Jolie un’ottima attrice. Il reale valore artistico della Jolie era per Maldeficent Kid inferiore a quello di Alessia Merz, “attrice” italiana che agli inizi di carriera le venne preferita durante i casting di quel filmone di Jolly Blu. Poco tempo dopo quella clamorosa disfatta, la Jolie venne premiata con un generosissimo premio Oscar.
Un premio Oscar dato a una cui giusto qualche mese prima era stata preferita la Merz, vi rendete conto?

"Sono un'attrice migliore di te, Angelina. Fattene una ragione."

Maldeficent Kid non riusciva a capacitarsi di ciò, così come non riusciva a comprendere tutta la sua enorme popolarità e le lodi nei suoi confronti in film come il noiosissimo Changeling di Clint Eastwood o il successo mondiale Maleficent.Come poteva una favoletta modesta, scontata e già stravista e strasentita come quella aver fatto incassi tanto strabilianti, negli USA così come in Italia e un po’ ovunque nel globo?
Qualche mese prima, un film fiabesco e all’apparenza simile sempre prodotto dalla Disney come Frozen aveva fatto ancora meglio, ma in quel caso, per quanto fosse un prodotto dall’impianto piuttosto tradizionale, si trattava di una visione irresistibile arricchita da personaggi davvero accattivanti. Una pellicola divertente e commovente in grado di sciogliere il cuore persino di Maldeficent Kid. Maleficent invece gli ha ricordato piuttosto lo spento La bella e la bestia in versione francese di appena pochi mesi prima.
L’unico merito che può essere attribuito al film, oltre al brano “Once Upon a Dream” interpretato da Lana Del Rey sui titoli di coda, è quello di mostrare, soprattutto al pubblico più piccolo, che in una storia ci sono sempre almeno due lati, due modi differenti di raccontarla. La fiaba de La bella addormentata nel bosco, che già aveva sempre fatto addormentare Maldeficent Kid, può essere vista da un punto di vista differente. Può essere raccontata dando spazio anche alla cattiva, ma poi nemmeno troppo, Malefica e non solo all’odiosa e sempre sorridente Aurora, resa un po’ più sopportabile dall’adorabile Elle Fanning.
"Oh, povera. E' finita in coma guardando questo entusiasmante film, chissà perché?"

La particolarità di questo film non è però niente di particolare nell’anno 2014, a oltre una decina di anni dall’arrivo di Shrek, che già mostrava il mondo delle fiabe dal punto di vista di un cattivone. Questa Maleficent sembra poi la copia sbiadita di Regina della serie tv Once Upon a Time. Se a ciò aggiungiamo il fatto che, al di là del fatto di presentare come protagonista una che in teoria è una villain, si tratta di una classica pellicola Disney vecchio stampo, con tanto di gag infantili che non fanno ridere, tutto il successo ottenuto davvero non si spiega. Così come Maldeficent Kid non condivide i giudizi positivi, anche da parte di chi non ha apprezzato particolarmente il film, nei confronti dell’interpretazione della Jolie. Sì, Maldeficent Kid ammette che un pochino inquietante l’ha trovata in questo ruolo, ma solo perché i suoi zigomi sporgenti da zombie anoressica gli hanno fatto una gran paura. Molto più delle corna, messe in testa forse dalla produzione del film, o forse dal neo maritino Brad Pitt, chissà?
Per il resto, nonostante il suo nome, Maldeficent Kid non è riuscito a immedesimarsi per niente nella (finta) cattiva Maleficent, una che vive nella brughiera insieme a dei mostriciattoli che paiono un incrocio tra gli amichetti di Noah e le creature innominabili di The Village. Tutta colpa dei pregiudizi che nutriva nei confronti della Jolie?
Può essere. Eppure Maldeficent Kid era già in passato riuscito a sconfiggere i pregiudizi e ad apprezzare ad esempio un film come Saving Mr. Banks, altra produzione della Disney con un altro attore da lui parecchio odiato come Tom Hanks. In quel caso aveva ammesso che si trattava di una pellicola di buon livello, mentre qui siamo di fronte a una favoletta banale raccontata da un’onnipresente e fastidiosa voce fuori campo che si lascia anche seguire, ma solo tra uno sbadiglio e l’altro. Alla faccia del titolo, di Maleficent c’è poi ben poco e il buonismo la fa da padrone.

"Ma statte zitt, Maldeficent Kid, che ti è piaciuto Colpa delle stelle..."

Questo per quanto riguarda il film. Volete invece sapere com’è finita la storia di Maldeficent Kid?
L’odiato blogger pubblicò sul suo sito Pensieri Malefici la recensione/stroncatura di Maleficent e venne brutalmente criticato dagli spettatori entusiasti della pellicola e da tutti i fan di Angelina Jolie, che spedirono Maldeficent Kid in esilio nella brughiera insieme all'altrettanto ripudiata Jennifer Aniston. Cosa di cui non si lamentò troppo. Nel frattempo, Angelina Jolie insieme a Brad Pitt e ai loro 1000 figli festeggiarono nel loro splendido castello francese la cacciata del nemico blogger. E vissero per sempre felici e contenti.
(voto 4,5/10)

domenica 15 giugno 2014

BOTTE DI FORTUNA, MA BOTTE DI CULO ZERO




Botte di fortuna
(USA 2012)
Titolo originale: The Brass Teapot
Regia: Ramaa Mosley
Sceneggiatura: Tim Macy
Cast: Michael Angarano, Juno Temple, Alexis Bledel, Billy Magnussen, Alia Shawkat, Bobby Moynihan, Steve Park, Jack McBrayer, Debra Monk, Thomas Middleditch, Matt Walsh, Cristin Milioti
Genere: (s)fortunato
Se ti piace guarda anche: Rapture-Palooza, Fatti, strafatti e strafighe, Jumanji, L’arte di cavarsela

Quali dolori sopportereste per denaro?
Io, da buon sadomasochista quale sono, arriverei ad accetterei di:

  • Fare una maratona di inguardabili film action selezionati apposta per me dal mio blogger nemico Mr. James Ford.
  • Andare a letto con Conchita Wurst.
  • Guardarmi tutti gli episodi di tutte le stagioni di Walker Texas Ranger con l’amichevole compagnia di Chuck Norris in persona che replica su di me le mosse compiute sullo schermo.
  • Giocare una partita a calcetto con gli amici selezionando volutamente Paletta in squadra con me.
  • Considerare Laura Pausini una cantante rispettabile e, per dimostrarlo, assistere a un suo INTERO concerto.
Nah, quest’ultima cosa mi sa che non la farei per nessuna somma di denaro al mondo. I protagonisti di Botte di fortuna invece non si fanno alcun scrupolo e accettano in pratica qualsiasi tipo di cosa dolorosa per denaro. Accettano persino che il loro film, originariamente intitolato The Brass Teapot ovvero La teiera d’ottone, esca in Italia con questa assurda vanziniana denominazione, Botte di fortuna, e per altro mi risulta sia stato distribuito solo per il mercato home-video.

Cosa succede in questo film dal titolo tanto sfortunato?
Succede che i due protagonisti, il simpatico Michael Angarano e la simpatica ma soprattutto sexy gnocchetta Juno Temple, una coppia di giovani sposini, un giorno per caso trovano una teiera d’ottone. Trovano non è la parola più esatta… Diciamo che Juno Temple la ruba a una povera vecchina che di lì a poco morirà.
La teiera d’ottone non è però solo una semplice teiera d’ottone di quelle che si vedono tutti i giorni. Anche in questo caso si fa per dire, considerando che io in tutta la mia vita credo di non aver mai visto una teiera d’ottone prima di questa bislacca pellicola.
L’unica altra teiera a cui sono abituato è La teiera volante, ovvero il blog di Lucien. Per il resto, io il tè me lo faccio quasi tutte le mattine, ma dentro un semplice merdoso pentolino a buon mercato e poi lo verso nella scodella senza l’utilizzo di sofisticate teiere.

Dicevo che la loro non è una semplice teiera. È una teiera magica. Ogni volta che qualcuno si fa del male o prova del dolore, sia fisico che psicologico, mentre si trova vicino ad essa, dalla teiera spuntano fuori delle banconote. Dei bei dollaroni fumanti tutti da spendere. Una volta che scoprono ciò, Juno Temple e Michael Angarano si danno alla pazza gioia. O meglio al pazzo dolore. Si provocano del male in tutti i modi possibili pur di far sputar fuori alla teiera dei soldi. Da squattrinati quali erano, lui lavorava in un call center mentre lei era una laureata che non riusciva a trovare un lavoro all’altezza dei suoi studi (no, a sorpresa il film non è ambientato in Italia!), si trovano così a nuotare nel denaro come Paperon de’ Paperoni. Come ben si sa, il denaro cambia le persone e, come diceva Notorious B.I.G., mo’ money mo’ problems, più soldi più problemi. Io non so se aveva ragione, ma proverei ad avere tanti soldi giusto per vedere se è vero. Fatto sta che i due, da simpatici fancazzisti quali erano, si trasformano in delle persone orribili, disposte a fare del male a se stessi e pure agli altri per denaro.

Lo spunto di questa pellicola è parecchio originale e curioso. Il film è fondamentalmente una commedia, ma ha anche dei risvolti fantasy che, almeno all’inizio, lasciano presagire a uno di quei filmoni anni ’90 per tutta la famiglia in stile Jumanji, con la teiera del potere che ricorda pure il tesssssoro de Il signore degli anelli. Nonostante questi vaghi riferimenti, Botte di fortuna non entra mai del tutto in territori fantasy per restare in quelli della comedy grottesca, avvicinandosi dalle parti di film come Fatti, strafatti e strafighe, ma senza provocare mai vere risate.
Botte di fortuna non azzecca allora la classica botta di fortuna e non riesce a trasformare una trama sconclusionata e spesso non solo assurda, quanto propria scemotta, in una pellicola davvero convincente. Sarà perché in casi come questo una semplice botta di fortuna non basta. Ci va proprio una gran botta di culo.
(voto 5,5/10)

giovedì 24 aprile 2014

AFTERNOON DELIGHT, GODURIA POMERIDIANA




Afternoon Delight
(USA 2013)
Regia: Jill Soloway
Sceneggiatura: Jill Soloway
Cast: Kathryn Hahn, Juno Temple, Josh Radnor, Jessica St. Claire, Jane Lynch, Michaela Watkins, Josh Stamberg, John Capelos, Suzy Nakamura, Annie Mumolo
Genere: indie pleasure
Se ti piace guarda anche: The Sessions – Gli incontri, Short Term 12, Shame, Nymphomaniac

Cosa si intende con Afternoon Delight?
State pensando a qualcosa di sessuale?
Ebbene sì. Per una volta non siete i soliti depravati, visto che il senso è proprio quello.
“Afternoon Delight” è un pezzo degli anni ’70 della Starland Vocal Band che, dietro alla sua musichetta e ai suoi coretti da chiesa, si riferisce in maniera più o meno esplicita e più o meno pruriginosa al trastullarsi in pieno giorno, da soli o in compagnia.



"Hey, l'hai visto il finale di How I Met Your Mother?"
"Mamma mia, che stronzata!"
Afternoon Delight è ora anche il titolo di una gradevole commedia indie che parla guarda caso di quello, del cercare il piacere durante il giorno, del sapersi godere la vita non solo di notte, non solo nel weekend, non solo in vacanza, non solo in circostanze straordinarie, ma sempre. Anche in un pomeriggio qualunque.
Afternoon Delight è un film che va goduto allo stesso modo. Non in una visione serale, bensì in un tranquillo pomeriggio. Ogni pellicola ha un momento giusto per essere gustata, e questo è il classico filmetto pomeridiano. Quello che fai partire senza grosse aspettative giusto per passare il tempo e poi alla fine ti lascia qualcosa. Non che sia un lavoro indimenticabile, nonostante il solito esagerato Quentin Tarantino l’abbia inserito nella sua personale Top 10 dei film migliori del 2013, eppure è una visione che si fa seguire molto bene e che si ricorda con un sorriso sulle labbra.

La protagonista è Rachel, una donna intorno ai 40 anni sposata e con figli, una desperate housewife benestante che affronta una precoce crisi di mezza età. Con il marito (l’anonimo Josh Radnor di How I Met Your Mother) a letto le cose non funzionano più e così, per far ritornare il loro rapporto piccante, decide di seguire il consiglio della solita amica disinibita e andare insieme al consorte in uno stripclub. È qui che Rachel riceverà una bella lapdance fatta da Juno Temple che le cambierà la vita.
Rachel diventerà lesbica?
Diventerà bisex?
Si metterà a fare le cosacce a tre insieme al marito?
La situazione è più complessa di così, fatto sta che tra lei e la sexy zoccoletta Juno Temple si instaurerà un rapporto particolare… Di più non vi dico, se no vi rovino la visione pomeridiana.

La pellicola è girata dall’esordiente Jill Soloway nel più tipico stile indie hipster da Sundance Festival che va per la maggiore oggi, con un tocco femminile che la fa avvicinare alla serie Girls o al film Frances Ha, però in una versione più adulta. A convincere particolarmente è la relazione tra la sexy, qui ancora più sexy del solito, Juno Temple e l’interprete di Rachel, un’ottima Kathryn Hahn, attrice caratteristica vista finora qua e là in vari ruoli minori, da Crossing Jordan al recente I sogni segreti di Walter Mitty passando proprio per le citate Girls. Una caratterista che qui dimostra di avere il carattere per reggere, alla grande, un personaggio da protagonista.
E allora, Afternoon Delight è proprio quello che promette il suo titolo: un bel piacere, da gustarsi rigorosamente di pomeriggio, tanto per sgarrare un po’, così, giusto per deviare dalle abitudini. Come una serata alcolica che comincia con qualche oretta di anticipo rispetto al solito. Come un seghino diurno. O come una sveltina alla luce del sole.
(voto 6,5/10)

giovedì 10 aprile 2014

WILD CHILD, BIMBAMINKIA SELVAGGIA




Wild Child
(USA, UK, Francia 2008)
Regia: Nick Moore
Sceneggiatura: Lucy Dahl
Cast: Emma Roberts, Alex Pettyfer, Kimberley Nixon, Georgia King, Natasha Richardson, Juno Temple, Sophie Wu, Shirley Henderson, Nick Frost, Aidan Quinn, Lexi Ainsworth, Linzey Cocker, Shelby Young, Johnny Pacar
Genere: bimbominkioso
Se ti piace guarda anche: L’altra metà dell’amore, Ragazze a Beverly Hills, Mean Girls, Pretty Little Liars

Dopo Wild Boys dei Duran Duran, ecco a voi parecchi anni dopo… Wild Child.
Nei panni della Wild Child troviamo Emma Roberts che, insomma, tanto child non è, almeno non più. Wild invece sì. Parecchio. Immaginatevi un incrocio tra Paris Hilton e Lindsay Lohan ma ancora più festaiola, un po' meno fatta però più scatenata. Una ragazzina americana viziata e dedita alla bella vita che, dopo averne combinata una più grossa del solito, viene spedita dal papi dritta in un collegio inglese. Un collegio per sole ragazze di quelli in mezzo alla campagna in una dimora che sembra Downton Abbey. ‘Nammerda, in pratica. O anche a shit, per dirla con gli amici inglesi. Dalle stelle alle stalle, la nostra wild child poco child e molto wild all’inizio avrà vita dura nel collegio. Le sequestrano l’iPhone che tanto non può usare perché in campagna non c’è campo, ha un accesso limitatissimo a Internet e deve vestirsi con la divisa scolastica dell'istituto che nel film viene vista come una roba da sfigati, mentre in realtà ha il suo che di sexy. Perlomeno se a indossarla sono Emma Roberts e Juno Temple.


Come in ogni pellicoletta adolescenziale/di formazione che si rispetti, dopo le prime difficoltà con la mean girl della scuola di turno, la nostra wild child naturalmente si farà qualche amichetta e, altrettanto naturalmente, scatterà pure del tenero tra lei e l’unico wild boy che può frequentare l’istituto, ovvero il figlio della preside che, ancor più naturalmente, non è un nerd con gli occhialetti alla Harry Potter, ma è un bonazzo che pare uscito da un catalogo di Abercrombie. Sto parlando di Alex Pettyfer, quello che a Hollywood stanno provando in tutti i modi a trasformare in un divo con film come Sono il numero quattro, Beastly e Magic Mike, ma ancora non ci sono riusciti e chissà se ci riusciranno mai.


"Qui non c'è Internet! Come faccio a controllare Pensieri Cannibali?"
In Wild Child ci sono dunque il più o meno lanciato Alex Pettyfer e la ultra lanciata Emma Roberts, che di recente si è vista in parecchi film tra cui Come ti spaccio la famiglia e in più in tv in American Horror Story: Coven. Ma non è finita qui. Il cast di contorno della pellicola è di buon livello, con la pure lei più che lanciata Juno Temple, Georgia King avvistata nella serie tv The New Normal, Kimberley Nixon della serie UK Fresh Meat, e pure alcune presenze British garanzia di quality come Natasha Richardson e Shirley Henderson (Trainspotting e Il lercio).
Un cast valido pieno di sgallettate, più un tocco britannico che riesce a tenere lontano l’odore di americanata, pur presente, fanno di questo Wild Child un film tutt’altro che imprescindibile, ma se non altro una visioncina leggera leggera, buonista un po’ troppo per i miei gusti eppure non sdolcinatissima al 100%.
Riassumendo: se siete patiti di stronzate bimbominkiose (come me) e/o siete neo fan della neo divetta Emma Roberts (come me), un’occhiata potete dargliela, miei cari wild cannibal children. Altrimenti continuate pure ad astenervi in maniera altrettanto wild.
(voto 6/10)

"Eccola qua, la recensione cannibale. Beh, poteva anche sprecarsi un po' di più..."

domenica 30 marzo 2014

LOVELACE, LA PROFONDA STORIA DI GOLA PROFONDA




Lovelace
(USA 2013)
Regia: Rob Epstein, Jeffrey Friedman
Sceneggiatura: Andy Bellin
Cast: Amanda Seyfried, Peter Sarsgaard, Juno Temple, Robert Patrick, Sharon Stone, Adam Brody, Chris Noth, Bobby Cannavale, Hank Azaria, Chloë Sevigny, Debi Mazar, Wes Bentley, Eric Roberts, James Franco
Genere: soft-porno
Se ti piace guarda anche: Boogie Nights, Dietro i candelabri

Hanno fatto un film su Linda Marchiano.
Chiiiiiiii?
Codesto nome non vi dice nulla? Riproviamo con quello di battesimo: Linda Susan Boreman.
Ancora niente?
E va bene, diciamolo in un altro modo: hanno fatto un film su Linda Lovelace.


A questo punto, ai più esperti di cinema porno tra voi, ovvero il 90% dei lettori cannibali, saranno scattate le antenne, e pure qualcos’altro. Linda Lovelace è stata infatti la prima vera pornostar dell’industria delle pellicole per adulti. Questo per una sua grande abilità.
La recitatione?
No, l’arte nel fare i pompini, esibita generosamente, mooolto generosamente in Gola profonda, un pornazzo che nel 1972 si è trasformato in un vero e proprio fenomeno della pop culture e ha sdoganato il genere a luci rosse presso un pubblico vasto e anche intellettualoide. Ovvio, non è che le famiglie si siano messe a portare i bambini a vederlo al posto dei film Disney, però ha fatto registrare incassi paurosi, mai realizzati prima e credo nemmeno dopo da un porno. Il merito di tanto clamore stava in una cura quasi autoriale nella realizzazione da parte del regista e sceneggiatore (ebbene sì, il film aveva una sceneggiatura di 42 pagine!) Gerard Damiano, così come in una buona dose di ironia presente e poi soprattutto in lei, Linda Lovelace, lei e la sua bocca. Gola profonda è stato un cult movie che ha sdoganato i film erotici e pure l’arte del pompino presso il pubblico di massa, o quasi, talmente entrato nell’immaginario collettivo dell’epoca da essere persino usato come alias dall’informatore segreto dello scandalo Watergate.

Lovelace il film racconta di come una ragazza timorata di Dio, una brava ragazza con dei genitori vecchio stampo e solidi valori sulle spalle, sia diventata un fenomeno del porno. Racconta della lavorazione della tanto discussa, famosa e famigerata pellicola Gola profonda, con tanto di protagonista maschile interpretato da Adam “Seth Cohen di The O.C.” Brody. O almeno nella prima parte racconta questo, risultando un Boogie Nights meno d’autore, d’altra parte tali Robert Epstein e Jeffrey Friedman in 2 non fanno 1 Paul Thomas Anderson, ma comunque è una piacevole ricostruzione del mondo del porno degli Anni Settanta.

"Sono la bomba sexy di Basic Instinct, non si vede?"
Nella seconda parte il film prende invece tutta un’altra piega. Si trasforma nel dramma di Linda Lovelace, fanciulla sfruttata dal sistema pornografico e che vedrà a mala pena $1000 dei $600 milioni che il suo film di maggior successo frutterà nel mondo. Soprattutto, ci mostra una fanciulla sfruttata dal marito, interpretato da un perfido Peter Sarsgaard, a mio parere uno degli attori più in forma del moemnto, si veda anche la sua recente partecipazione all’ultima stagione di The Killing, ma purtroppo troppo sottovalutato. È lui il più convincente del cast, che vede anche il prezzemolino James Franco nei panni di Hugh Hefner di Playboy, una sempre spumeggiante Juno Temple e una Sharon Stone irriconoscibile, lontana anni luce dai tempi sexy di Basic Instinct e che qui ha la ben poco hot parte della madre della protagonista.


"Giro 50 film all'anno, volevate me ne perdessi uno sul mondo del porno?"

E la protagonista?
Mi sono sempre chiesto se Amanda Seyfried mi piacesse o meno. In Mean Girls era spassosissima, in Jennifer’s Body veniva offuscata alla grande da Megan Fox, in filmetti come Dear John e Letters to Juliet mi era sembrata parecchio insipida, in Les Misérables è una lagna come del resto tutta la pellicola, mentre in cose non eccezionali come Cappucetto rosso sangue, Gone e In Time non mi era dispiaciuta. Questo film però ha risolto il dubbio: Amanda Seyfried non mi piace. Nonostante abbia il ruolo di una pornostar, nonostante si intravedano le sue tettazze che non sono niente male, mi ha fatto meno sesso di quanto immaginassi e la sua performance anche a livello recitativo mi ha convinto ben poco.

"Mi stai sempre addosso, mi succhi via la vita.
E io che pensavo fossi brava a succhiare solo qualcos'altro..."
Il problema del film comunque non è la Seyfried che, sebbene meno Sexyfried del previsto, bene o male se la cava ancora. Il problema è lo svaccare della pellicola nella seconda parte, nel suo trasformarsi in un melodrammone in cui alla povera Linda Lovelace ne capitano di tutti i colori, manco fossimo dentro un film di Lars von Trier. A differenza delle pellicole del bastardissimo Von Trier, qui però le sue sofferenze ci vengono inflitte in maniera ruffiana, per impietosire lo spettatore, e ne emerge anche un discorso moraleggiante e accusatore nei confronti della pornografia. La denuncia nei confronti di un ambiente maschilista è del tutto giusta e condivisibile fin che si vuole, ma il modo in cui viene messa in scena non convince molto. Un peccato, perché l’inizio del film intriga con le sue atmosfere 70s e invece nel finale si sprofonda nel biopic televisivo. Televisivo? Magari, visto che il recente film tv Dietro i candelabri – Behind the Candelabra della HBO è parecchio più avvincente e riesce a evitare le trappole del facile pietismo in cui cade questo film per il cinema.

Attenti allora a come vi approcciate a questo Lovelace. Se vi aspettate un film su:
- Porno, yeah!
- Trombate, doppio yeah!!
- Pompini, triplo yeah!!!
Sarete soddisfatti solo in piccola parte. Uno pensa a una roba come Gola profonda e si immagina il sesso e il divertimento, quando dietro alla sua realizzazione e alla sua protagonista in realtà c’è tutta un’altra storia. Lovelace è un biopicone drammone non malvagio, solo deprimente come pochi altri film visti di recente. Ebbene sì. Lovelace è un film sul mondo del porno, ma lo fa ammosciare.
(voto 6-/10)

venerdì 14 dicembre 2012

COTTA ADOLESCENZIALE 2012 - N. 6 JUNO TEMPLE

Juno Temple
Genere: juno-style più che giunonica
Provenienza: Londra, Inghilterra, UK
Età: 23
Il passato: Diario di uno scandalo, Espiazione, St. Trinian’s, Mr. Nobody, Lo stravagante mondo di Greenberg, Kaboom, I tre moschettieri
Il suo 2012: Killer Joe, Dirty Girl, Il cavaliere oscuro - Il ritorno
Il futuro: Little Birds, The Brass Teapot, Jack and Diane, Small Apartments di Jonas Akerlund, Lovelace, Jack and Diane, Afternoon Delight, Truck Stop, Horns di Alexandre Aja, Maleficent, M, Wild Side, Girls’ Night Out
Potrebbero piacerti anche: Emma Roberts, Romola Garai, Sarah Chalke, Lily Cole, Saoirse Ronan, Teresa Palmer, Ellen Page
Perché è in classifica: perché il suo sguardo fa male

Probabilmente Juno Temple verrebbe definita da Sgarbi una culattona raccomandata. Perché? Perché Juno Temple è figlia d’arte, suo padre è Julien Temple, regista e icona punk, specializzato in videoclip e autore de La grande truffa del rock’n’roll. La ragazza è partita quindi avvantaggiata, ma poi comunque uno deve dimostrare di saperci fare per conto suo, altrimenti uno come Davide Rossi, il figlio di Vasco, bastasse solo il cognome del padre sarebbe uno degli attori più famosi d’Italia. E invece chi ca**o l’ha mai visto?
E così Juno recita a più non posso in un sacco di films (ma non in Juno), perlopiù in ruoli piccoli, con cui poco a poco esce dall’ombra paterna per imporsi come uno dei volti più interessanti del panorama cinematografico attuale, e soprattutto futuro.
Quest’anno ha ottenuto una minuscola parte ne Il cavaliere oscuro - Il ritorno (chi l’ha notata alzi la mano!) e poi ha fatto la femme fatale ma più che altro la zoccoletta di provincia nella spensierata e gradevole commedia ambientata negli 80s Dirty Girl (recensione prossimamente).
Soprattutto, a folgorare è stata la sua apparizione in Killer Joe. Non solo perché appare nuda. Beh, un po’ anche per questo, ma a folgorare è stato soprattutto il suo sguardo. Uno sguardo che fa male.



lunedì 22 ottobre 2012

Hey (Killer) Joe

Killer Joe
(USA 2011)
Regia: William Friedkin
Sceneggiatura: Tracy Letts
Cast: Emile Hirsch, Matthew McConaughey, Juno Temple, Thomas Haden Church, Gina Gershon, Marc Macaulay
Genere: assassino
Se ti piace guarda anche: Fargo, Cose molto cattive, Piccoli omicidi tra amici


Un film che si apre con il “boschetto” peloso di Gina Gershon, non può che essere un gran film. E infatti…
Killer Joe è la pellicola più fo**utamente divertente dell’anno.
Come, divertente? Leggi il titolo Killer Joe e pensi a un thriller criminale serio e serioso. E poi leggi il nome del regista, William Friedkin, ti viene in mente L’esorcista, ti si gira la testa come a Linda Blair e immagini che ti troverai di fronte a un horror. E poi vai a vedere il nome del protagonista, Matthew McConaughey, e ti aspetti una commedia romantica delle sue.
Invece no, no e ancora no.
Sbagliato, in tutti e tre i casi.
Killer Joe è sì una storia criminale, ma è un vero spasso.


"Tranquilla, Gina. Ti raserò l'aiuola, quando ritorni da scuola."
Gran parte della brillante riuscita della pellicola però non è solo dovuta a William Friedkin, che pure dirige bene e con la diligenza del buon padre di famiglia e infila anche qualche riuscita sequenza onirica. I meriti e gli applausi principali vanno allo sceneggiatore Tracy Letts, anche autore dell’opera teatrale da cui il film è tratto. E in effetti l'impostazione teatrale si sente, in positivo, nella notevole cura dei dialoghi, tra i migliori sentiti in questa annata cinematografica. Tracy Letts, già autore dello script di Bug - La paranoia è contagiosa diretto sempre da Friedkin che a questo punto mi dovrò recuperare, racconta una vicenda che non presenta grandi caratteri di novità: un piccolo spacciatore (Emile Hirsch) ha un disperato bisogno d’amore… No, vabbé che è un film con McConaughey, però no. Ha un disperato bisogno di soldi, non d'amore. Per procurarseli, decide di far fuori la madre, con cui evidentemente non ha buonissimi rapporti, in modo da intascarsi i soldi della polizza sulla vita.
Ok? Ci siamo? State prendendo appunti, oppure state chiacchierando con il vicino di banco?
Avete bisogno di una pausa?
Ok, 5 minuti. Fumatevi una siga, prendetevi un caffè, mangiate una schifezza, ma poi rientrate in aula. Siamo d’accordo?

Nel frattempo, approfitto della pausa per mostrare a chi rimane in aula un video musicale in cui compare Juno Temple. Chi è Juno Temple e cosa c’entra con questo film lo vedremo dopo…



Allora, eccoci tornati. Ma perché nonostante siano passati 5 minuti, mezza classe non è ancora rientrata?
Peggio per loro. Io vado avanti a spiegare.
Dunque, dove eravamo rimasti? A Juno Temple? Bene, a lei ci arriviamo tra poco.
Dicevamo di Emile Hirsch, che vuole ammazzare la madre insieme al padre (Thomas Haden Church) e alla matrigna (Gina Gershon, una delle donne più sexy della storia, parere personale, e ho detto sexy quando sarei potuto essere molto più volgare). Visto che sono degli incapaci, hanno bisogno di qualcuno che faccia per loro il lavoro sporco. Così ingaggiano Killer Joe, ovvero Matthew McConaughey.
Se fino a qualche settimana fa qualcuno mi avesse detto che Matthew McConaughey avrebbe figurato nella classifica dei migliori attori cannibali dell’anno, gli sarei scoppiato a ridere in faccia, a quel qualcuno. Invece, le cose in pochi giorni possono cambiare e le sue recenti prestazioni in Magic Mike e in questo Killer Joe ci consegnano un Magic Killer Matthew. Tanto di cappello (da cowboy) a lui, che finalmente si sta affrancando dal solito ruolo da bonazzo nelle romcom. Come Julia Roberts ha fatto e sta facendo negli ultimi anni. Potremmo quindi definirlo una versione maschile di Julia Roberts: e allora, ebbravo Giulio Roberts!

Per compiere questo sporco lavoro, ovviamente Killer Joe vuole in cambio dei soldi. Ma siccome Emile Hirsch e compagnia oltre che degli incapaci sono pure dei senza soldi (non mi è uscita fuori un’espressione migliore), come faranno a pagarlo?
Non potendo avere il danaro, Killer Joe -mica scemo - vuole essere pagato in natura dalla sorellina di Emile Hirsch, ed eccoci arrivati finalmente a Juno Temple.
Juno Temple è la figlia di Julien Temple, regista cult punk de La grande truffa del rock’n’roll, e l’abbiamo già vista in ruoli più o meno piccoli, più o meno grandi in film parecchio interessanti come Diario di uno scandalo, Espiazione, Mr. Nobody e Kaboom e s'è fatta pure una comparsata nel blockbuster Il cavaliere oscuro - Il ritorno. In pratica è uno dei volti più promettenti del cinema britannico e ora pure di Hollywood e qui illumina la pellicola, già di suo illuminata da una sceneggiatura ricca di dialoghi strepitosi ed esilaranti.
Juno Temple in questo film ha la parte della giovane verginella innocente che nella sua cameretta ha appese le foto di Justin Bieber e di un giovane Joseph Gordon-Levitt ma che allo sguardo “che fa male” di Killer McConaughey (e pure dei nostri) diventa una vera e propria femme fatale. Pure lei con il “boschetto” proprio come la matrigna Gina Gershon.
Gina Gershon che tra l'altro si ritaglia una scena memorabile che ha a che fare con il succhiare una coscia di pollo, ma di più non vi dico...

"Hey, che avete da guardare? Mi scappa la cacca e la faccio qui..."
Questa allegra combriccola si mette dunque a orchestrare un omicidio, tra dialoghi e situazioni surreali, ma più che surreali pulp, ma più che pulp tarantiniani. In molti hanno già fatto tale paragone e in effetti la storia, i personaggi e le battute sono di quelle che ricordano il buon Quentino. A differenza di molte altre pellicole pulp, o pulp-wannabe, il regista Friedkin adotta però uno stile suo, a parte la classica inquadratura “tarantina” da dentro il bagagliaio, e non si limita a scimmiottare il regista iena. Anche perché scimmiottare una iena, insomma, la vedo un po’ dura.

Killer Joe allora fa centro?
Riguardo a come vada avanti la vicenda e se Killer Joe - Il personaggio riesca o meno nei suoi intenti criminali, lascio a voi il piacere di scoprirlo.
Quanto a Killer Joe - Il film, sì: è un centro pieno. Un centro da pellicola più fo**utamente divertente dell’anno.
(voto 8/10)


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